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Autore: LatazzadiTea    07/08/2016    1 recensioni
Semina un pensiero e raccoglierai un’azione, semina un’azione e raccoglierai un’abitudine, semina un’abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino...
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Nell'oscurità più profonda di una foresta nella notte, una donna correva con il figlio appena nato in braccio braccata dal nemico, e da un branco di lupi affamati. I nemici all'inseguimento erano gli uomini del principe Yarikh, nuovo sovrano di Ydalir e zio del bambino! " esordì l'uomo con voce altisonante.

Seduto davanti al fuoco; raccontava agli astanti una delle leggende più conosciute della sua terra, d'altro canto: Garreth il viandante, era un Cantastorie e quello del raccontare era ciò in cui certamente, riusciva meglio. Intorno a lui si erano radunate molte persone intente ad ascoltare l'epica narrazione, i più attenti e spaventati erano proprio i bambini, il suo pubblico preferito. Li guardò soddisfatto, il suo intento era proprio quello, e dopo aver ingerito un buon sorso di liquore, lo sputò sul fuoco che fiammeggiò in alto, stupendo gli astanti e rinvigorendo in loro l'interesse, così lui: continuò a parlare.

"Il vecchio Re di Ydalir era morto dopo una lunga malattia proprio il giorno della venuta al mondo del suo unico erede. Così, pur di ottenere il potere, Il fratello minore del sovrano ordinò che il bambino, che fosse un principe o una principessa, venisse ucciso subito dopo la nascita. La regina, messa al corrente dai i suoi più fidati consiglieri dei perfidi piani di Yarikh, dopo aver partorito un maschio, fuggì dal castello per salvare il figlio dalla furia dello zio, che anelava al trono di Ydalir, più di qualsiasi altra cosa! " aggiunse.

"E poi, cosa succede alla regina? E al bambino, e ai lupi e... al principe cattivo?" domandò uno dei bambini più piccoli.

"La regina fu raggiunta dai lupi mentre fuggiva nella foresta, stremata inciampò e cadde a terra, restando in balia del branco affamato. Disperata e col bambino ancora attaccato al seno, la donna s'inginocchiò iniziando a pregare! " rispose il Cantastorie.

"Oh grande dea Lilitù, madre di ogni fiera creatura della notte, ascolta la mia preghiera. Darò il mio corpo in pasto ai tuoi figli, i lupi, per saziare i loro piccoli nascosti nelle tane, ma in cambio, ti prego... risparmia il mio bambino, il mio unico figlio! " continuò l'uomo, assottigliandosi la voce.

"E che fece la dea, Garreth?" chiese una delle donne che lo ascoltava.

"La dea sbucò fuori dalle fitte nuvole tempestose, portate da Tongen il dio del fulmine e del tuono. Lottò ferocemente contro di lui per poter favorire la giovane madre con la sua luce, ed esaudire il suo desiderio. Così nella lotta Lilitù litigò con Tongen, che alla fine le permise di risplendere sulla fitta foresta, ma ad una condizione: Lilitù avrebbe dovuto servirlo se il bambino o la sua discendenza non fossero riusciti a tornare sul trono del padre entro cinquecento anni. Lilitù acconsentì, ma anche lei pose una condizione... " Garreth riprese fiato, riportandosi il forte liquore alle labbra.

"Quale? Quale condizione Garreth? Parla, figlio di un cane!" esclamò imprecando, uno degli ascoltatori.

"Lilitù acconsentì, a patto che Tongen desse ai discendenti del bambino il suo potere. Tongen messo alla strette, diede il suo consenso e Lilitù esaudì la preghiera della regina. Ella come promesso, donò ai lupi il suo corpo e le bestie affamate dal lungo inverno, si saziarono delle sue carni... ma i lupi, dopo aver mangiato, caddero in un lungo sonno e al mattino, tutti si ritrovarono trasformati in uomini. Il capo branco, mosso a pietà raccolse il neonato a cui Tongen aveva donato i suoi poteri e lo adottò come fosse suo. Si narra da allora, che i lupi trasformati in uomini veglino sulla discendenza del bambino, che in una notte di luna piena divenne il figlio del fulmine e del tuono! " terminò il Cantastorie.

"E che torneranno ad essere lupi, il giorno in cui la discendenza del principe scomparso tornerà sul trono di Ydalir! " aggiunse un altro dei bambini.

I presenti, soddisfatti dall'avvincente racconto tornarono tutti alle loro case gettando le loro monete nel cappello del Cantastorie che però, dopo averle contate; rendendosi conto del povero compenso, imprecò.

"La prossima volta dovremo fermarci in un paese più grande, bastano appena per comprare un po' di viveri e il foraggio per i cavalli!" esordì tristemente Gideon, a capo di quella combriccola di strani personaggi.

"Non abbiamo più tempo, siamo vicini alla capitale ma fra due giorni la luna sarà piena, non possiamo rischiare!" sbottò contrariata Ruin.

La ragazza aggrottò le sopracciglia, quando percepì nel vento, l'odore del sangue.

"Siamo partiti in cerca del Figlio del Tuono sette mesi fa e ancora nulla... siamo agli sgoccioli lo sappiamo tutti, è frustrante non avere indizi." si lamentò Kain, l'elemento più giovane del gruppo.

"Venite, la zuppa è pronta!" esclamò Skady.

Fra le due uniche ragazze appartenenti alla comitiva, per via del suo talento culinario, Skady era stata nominata: addetta alla cucina.

Un pasto caldo però, non bastò a far tornare il buon umore fra i cinque giovani partiti alla volta di Midh Ghard, capitale di quel regno, dalla loro casa sulla vetta del monte Lok, in cerca del Figlio del Tuono di cui narrava la leggenda. Perché Gideon e Skaby della tribù dei Lupi Neri, Ruin e Garreth dei Grigi e Kain dei Rossi, erano gli ultimi discendenti dei lupi protettori del legittimo erede al trono di Ydalir.

In cerca del legittimo sovrano e del loro destino, avevano lasciato un luogo sicuro per avventurarsi, là dove fossero stati scoperti, incontro a morte certa.

Erano partiti alle prime luci dell'alba verso Dharim, una cittadina a tre giorni di cammino dal piccolo villaggio in cui la sera prima avevano fatto tappa, ma prima avrebbero dovuto trovare un posto sicuro in cui rifugiarsi. Doveva essere abbastanza lontano da qualsiasi centro abitato, perché la luna piena incombeva su di loro, luminosa e magnifica: la stessa luna che gli avrebbe fatto riprendere forma animale, anche se solo per una notte. I giovani Boanerges, così venivano chiamati gli appartenenti al loro retaggio, nonostante la giovane età avevano - a dispetto dei loro coetanei umani - già raggiunto la maturità fisica e mentale, e ognuno di essi sperimentato quello che il loro popolo chiamava, il Risveglio.

Ogni mese la loro madre, la dea Lilutù, li trasformava di nuovo in lupi, dando ai suoi figli il modo di ritrovare i veri se stessi, tornando alla natura a cui appartenevano. Ovviamente non a tutti era concesso, molti Boan si erano accoppiati con gli umani, mettendo al mondo una progenie impura e incapace di risvegliarsi pienamente. Quella mattina, mentre percorrevano una delle strade secondarie che portavano alla città per dare meno nell'occhio, Gideon e gli altri, incontrarono alcuni drappelli di soldati. Erano in marcia verso i confini di Ydalir per fronteggiare gli attacchi di alcuni ribelli agli stanziamenti di sorveglianza sulle Montagne Viventi, una catena montuosa che delimitava i confini fra le Terre Dormienti, abitate dal popolo Sibir e Ydalir. Ai piedi delle quali si estendeva una grande pianura, chiamata Valle delle Forche.

"Ci saranno molti morti sul campo di battaglia, potremmo approfittarne! " esordì Garreth, ostentando agli uomini che incrociava sulla via grandi sorridi.

"Siamo lupi, non sciacalli! " replicò Ruin disgustata.

"Non intendo mangiarli, se è questo che hai pensato. Quando i morti sono così tanti, vengono lasciati a marcire sul campo di battaglia. Fra loro, spesso ci sono nobili e ufficiali, ci sono famiglie disposte a sborsare grosse cifre per riavere il cadavere di un loro caro, oppure: potremmo depredare i nemici, la legge non lo vieta! " ribatté il compagno.

Gideon aveva annuito, era una soluzione infondo. la Valle delle Forche era abbastanza lontana, avrebbero potuto trasformarsi senza danneggiare nessuno ma poco dopo, mentre era immerso nei suoi pensieri, qualcosa istintivamente lo spinse ad alzare la testa. Proprio nel mentre, uno dei cavalieri gli passò davanti, incrociando il suo sguardo.

I fluenti capelli dorati; dai riflessi luminescenti, fuoriuscivano dal copricapo alato posandosi gentilmente sulle spalle e il piglio, acuto e fiero, sembrò trapassarlo come una scarica elettrica, benché fosse poco più di un ragazzo. Portava l'elmo aperto sul volto e gli occhi scuri, illuminati da lampi di luce: come quelli che attraversavano le nuvole in tempesta, lo fecero trasalire. Si sentì come tremare dentro, era la stessa sensazione provata il giorno in cui si era risvegliato la prima volta, quando in se, aveva sentito tutta la forza dell'universo esplodere inarrestabile, potente e magnifica, come la stessa energia primordiale che in origine, aveva dato vita alla terra a cui apparteneva.

Anche Garreth, quando lo vide, ne rimase colpito.

L' acerbo cavaliere portava i vessilli dell'Aquila sui paramenti della cavalcatura, l'armatura era nuova, fatta d'acciaio di Alviral ed era splendidamente decorata con smalti colorati e fregi in rilievo, inoltre, il candido e prezioso mantello: ricamato d'oro fino ai piedi, lo ricoprivano quasi interamente. Doveva essere certamente il rampollo di una nobile casata, pensarono tutti nel vederlo passare.

"L'hai sentito anche tu? " chiese Garreth sbalordito.

"Sì, l'ho sentito anch'io, è lui... è il nostro signore! " mormorò Gideon.

Stranamente la giovane aquila, si era girata verso di loro, e istintivamente, tutti gli s'inchinavano dinnanzi. Il cavaliere a sua volta, non riuscì a distogliere lo sguardo per molto tempo, mentre s'allontanava. Andava quasi certamente in incontro ad un destino oscuro quanto incerto, che forse, presto, lo avrebbe portato come loro, alla morte.

"Mi chiedo perché mandare un ragazzo così giovane, non è un usanza del nostro popolo. Non in uno scontro poco significativo, non c'è onore, né fama a scontrarsi contro un manipolo di banditi, ladri e straccioni, non ha senso!" esordì poco dopo, Garreth.

"Credo che lo scopriremo presto amico mio, se lui è chi penso che sia, allora abbiamo il dovere di proteggerlo! " gli rispose Gideon.

                                                                                             ***

Intanto, nella valle delle Forche, l'esercito nemico arrivato da oltre le montagne, si preparava ad attaccare.

"In alto i Vessilli vermigli! " gridò uno dei generali al comando della sua brigata di assaltatori. In particolare, uno di loro spiccava fra gli altri e veniva chiamato dai suoi compagni Al'dreth, il Frantumatore d'ossa.

Il giovane guerriero dai capelli candidi come la neve e gli occhi cerulei come il cielo della breve estate, della landa desertica dalla quale proveniva, era l'uomo più alto e forte del suo gruppo. Il corpo forgiato dalle innumerevoli battaglie a cui aveva partecipato, gli permetteva di muoversi nonostante la stazza, più velocemente di chiunque altro avesse mai incontrato.

Sentì le membra tese, come attraversate da una potente scarica di adrenalina prima di scattare verso il nemico difronte a lui, mentre i tamburi e i corni risuonavano alle sue spalle e il grido di battaglia dei suoi compagni riecheggiava nella Valle delle Forche, si preparò a combattere quella che sarebbe stata ricordata: come la più furiosa e sanguinaria battaglia mai avvenuta, fra il popolo delle Terre Dormienti di Sibir e il regno di Ydalir.
                                                                                           
                                                                                             ***

Gideon aveva guidato il carro per tutto il tragitto, mentre Garreth si occupava delle armi, Ruin e Kain, a cavallo, si erano posizionati ai lati. Imbracciando la sua balestra Skaby invece, fece capolino da dietro il barroccio per osservare meglio i dintorni nel caso sulla strada che percorreva le Fosse Ardenti, profondi strapiombi ai piedi della catena montuosa che costeggiava la Valle delle Forche e in cui venivano gettati ancora vivi i prigionieri di guerra, qualcuno li attaccasse.

Dovevano raggiungere le alte vette della montagna e attendere, la luna era quasi piena e presto si sarebbero nuovamente risvegliati. Come avevano previsto, si trattava dell'inizio di una vera e propria aggressione alle terre di confine da parte dei Sibir, per scacciare dai terreni coltivati e dalle proprie riserve di caccia, i contadini di Ydalir che vi abitavano. Il fragile trattato di pace fra i due popoli consisteva per lo più, in un pacifico tollerarsi a vicenda durante la stagione del raccolto. Le Terre Dormienti confinavano con Ydalir proprio là; dove erano più fertili, e spesso venivano sfruttate dai contadini del regno vicino. Durante i lunghi e gelidi inverni, davano agli abitanti di Sibir il poco necessario per vivere fino alla stagione della rinascita.

Nel corso della primavera e la breve estate, si riusciva a coltivare e cacciare a sufficienza, ma quegli ultimi due anni, i raccolti erano stati scarsi e il popolo aveva iniziato ad avere fame. A nulla erano valsi gli appelli del loro governatore al sovrano di Ydalir e così: essendo quello Sibir, un popolo forte ed orgoglioso, era esploso il conflitto. Il ricordo della barbarie e della spietatezza dei popoli delle Terre Dormienti in battaglia, non era stata dimenticata col tempo. Erano stati una stirpe sanguinaria e violenta in passato, forti della loro abilità nel combattimento, e favoriti dalla prestanza fisica dei loro uomini e delle loro donne.

La maggior parte dei Sibir era più alta e robusta del normale, tanto da valersi nomi come Massacratori di Dei o Giganti di Fumo. Persino i giovani Boanegers, discendenti dei lupi e abitanti del Lok: l'alta montagna dedicata agli dei Ydaliriani, sapevano bene che quei guerrieri avrebbero dato filo da torcere a Ydalir, nonostante avesse dalla sua parte un esercito ben armato e numericamente superiore.

Quella notte la grande madre di tutti i Boan si presentò in cielo più grande e splendente di quanto ricordassero e mentre i clamori della battaglia carichi di sofferenza e morte venivano portati in quel luogo sicuro ed appartato dal vento, i figli di Lilitù, la dea luna, ripresero la loro vera forma.

                                                                                             ***


Nel frattempo; nella valle, Al'dreth aveva combattuto per ore, uccidendo decine di centinaia di soldati nemici che come le onde del mare, avevano continuavano ad infrangersi su di lui e il suo esercito, riuscendo nuovamente a respingerli verso la loro terra. Senza remora alcuna si era gettato ancora nella mischia e loro avevano attaccato di nuovo, gettandosi su di lui come fameliche formiche. Quando finalmente riuscirono a sfiancarlo, i più valorosi fra i soldati di Ydalir lo sotterrarono sotto il loro peso, sacrificando la vita per riuscire a fermarlo. Il giovane generale finì a carponi, ma riuscì ugualmente ad alzare la testa e a vedere un minuscolo spiraglio sopra di lui da cui filtrava tenue, una luce calda ed azzurrina.

Attraverso quel groviglio di corpi ammassati su di lui, Al'dreth vide la luna. La loro madre era venuta a prenderlo pensò, per un attimo credette che quella, sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto prima di raggiungere i suoi antenati e chiudere gli occhi per sempre ma improvvisamente, il corpo forte e robusto iniziò a contorcersi. Le ossa presero a deformarsi e a scricchiolare, ci volle qualche minuto e un inimmaginabile sofferenza per trasformare il guerriero in un grosso e minaccioso animale. Quando infine il dolore si tramutò in furia, gli artigli affilati dilaniarono le carni dei suoi nemici, e le aguzze zanne se ne saziarono a volontà. Un ululato spezzò il silenzio piombato nella Valle delle Forche, alla fine di quella sanguinosa notte di battaglia e alle prime luci dell'alba, non rimase quasi più nulla di vivo su quella terra fredda e inumidita dalla brina mattutina.

"Che puzza! Quest'odore è nauseante!" disse uno degli uomini addetti alla ricerca di superstiti fra le fila dei Sibir sul campo di battaglia.

"Sta zitto e continua a cercare, uccidi chiunque sia scampato dei loro, non possiamo permettere che si riprendano i feriti. Un Sibir morto è un Sibir in meno contro cui lottare! " gli rispose il compagno, che ne aveva individuato uno fra un ammasso informe di cavalli e cavalieri, orrendamente mutilati.

Alzò la lunga lancia e si preparò a dare il colpo di grazia quando il guerriero si mosse e una spaventosa creatura, dalle sembianze semi umane gli ruggì contro. Mentre l'enorme zampa gli staccava di netto la testa, facendola rotolare lontano, l'altro a poca distanza gridò e a detta di molti, quello fu l'ultimo terribile suono che si udì quel giorno, nella Valle delle Forche.

                                                                                           
                                                                                           ***


Gideon riaprì gli occhi ben oltre il tardo pomeriggio. Dopo la trasformazione, molti di loro non ricordavano quasi nulla delle notti trascorse come lupi, e lui non faceva eccezione. Gli altri suoi compagni si erano svegliati molto prima, infatti Skaby; era già intenta a preparare la cena.

"Gideon, dov'è Kain? Non è ancora tornato! " gli domandò Ruin preoccupa per il ragazzo.

"Non lo so... eravamo insieme nella foresta, ma poi ci siamo separati! " riuscì solo a ricordare.

Fortunatamente subito dopo, la giovane intravide il ragazzo avvicinarsi al loro campo, attraverso gli spuntoni frastagliati delle rocce in cui si erano nascosti.

Ma Kain, non era solo.

"Kain è un Sibir? Che diavolo credi di fare? " domandò Garreth, corso ad aiutarlo.

"No, è un Boan, è uno di noi! " ribatté l'altro, sedendosi a terra sfinito.

"Un Boan? Non è possibile, le tribù sono andate tutte ad ovest dopo la grande epurazione! " replicò Ruin.

"È un Bianco, guardate i suoi capelli, non è tornato ancora del tutto umano, si tratta di un risveglio recente. Guarda Gideon... ha ancora le orecchie ricoperte di pelo e il colore della sua pelliccia è candida, a parte il sangue. E i suoi occhi; sono azzurri! " disse sbalordito Garreth, sollevandogli le palpebre.

"Per la grande madre, un Bianco? Credevano fossero estinti, che fossero stati tutti uccisi durante la grande epurazione! " disse Skaby corsa ad ammirarlo.

"Legalo, metti un paio di manette di ferro a polsi e caviglie, e incatenalo. Quando si riprenderà sarà furioso. Dopo che sarà tornato in se, gli parleremo! " ordinò Gideon.

"Che hai? " gli chiese Garreth, notando l'espressione tesa sul volto dell'amico.

"Nessuno c'è ne aveva parlato, cosa faremo adesso? " rispose il giovane capo, profondamente turbato.

Certo non era preparato a gestire una situazione simile e Garreth ne intuì il disagio.

"Ci parliamo, come hai detto tu! Sulle prime non crederà ad una parola, ma gli dimostreremo che diciamo il vero! A seconda della sua reazione, decideremo il da farsi " disse l'altro, cercando di rassicuralo come meglio poteva.

Kain aveva raccontato ai compagni, che nella notte, si era allontanato dalla montagna e aveva chissà come, raggiunto il campo di battaglia. Non ricordava altro se non di essersi svegliato imbrattato di sangue a pochi metri di distanza dal Bianco, che fra immani sofferenze: stava riprendendo forma umana.

                                                                                             
                                                                                            ***


Al'dreth si era risvegliato di colpo, cercando di rimettere insieme i pensieri, ma dopo un istante si sentì malissimo e vomitò tutto quello che aveva nello stomaco. Un grido spaventoso mise tutti in allarme e Ruin entrò come una furia nella tenda dove il Bianco era stato portato. Il giovane Sibir era in piedi sopra il suo vomito; fatto di sangue e pezzi di carne e ossa alcune delle quali, chiaramente umane. La ragazza ebbe un tremito, lo guardò confusa e disgustata: avrebbe potuto vomitare a sua volta, ma si trattenne.

Capì dal suo sguardo terrorizzato e confuso, che il Sibir era completamente all'oscuro di tutto, e che non doveva avere la più pallida idea di cosa gli fosse successo. Inoltre le gridava contro in una lingua incomprensibile mentre lei, cercava disperatamente di farsi capire a gesti. Messi in allarme dalle grida del Sibir e dal silenzio di Ruin, gli altri infine la raggiunsero.

"Uscite! " ordinò Ruin, voltandosi verso di loro con fare minaccioso.

"Come sarebbe, che credi di poter fare, non parla nemmeno la nostra lingua! " sbottò Garreth, alquanto confuso da quella reazione.

La giovane Boan nonostante il freddo pungente, aveva iniziato a spogliarsi e Gideon seppur contrariato, obbligò tutti ad uscire dalla tenda. Anche temendo per l'incolumità della ragazza, decise di fidarsi dell'istinto e assecondare la compagna.

Al'dreth a quel punto si bloccò.

Era confuso, non ricordava nulla di ciò che gli era successo quella notte sul campo di battaglia, sapeva solo di essere ancora vivo anche se apparentemente, in mano nemica. Quelli che lo avevano preso prigioniero però, non sembravano appartenere all'esercito di Ydalir, così; quando la bellissima ragazza grigia gli si avvicinò nuda offrendogli il collo si tranquillizzò all'improvviso. Aveva un buon odore, pensò, mentre chino su di lei, l'annusava.

Era un profumo dolce ed eccitante, sconosciuto e famigliare al tempo stesso da cui si lasciò travolgere e nel quale, non percepì alcuna minaccia. Ruin senza pudore gli mostrò il suo segno, quello che li contraddistingueva dagli esseri umani e che tutti i Boan possedevano fin dalla nascita, lei lo aveva poco sotto il ventre, all'altezza dell'inguine. Poi senza timore, certa d'aver dato un chiaro segnale al giovane Sibir, ispezionò anche lui e Al'dreth, la lasciò fare. Il tocco gentile di quella mano sui muscoli duri e ben disegnati dell'addome, gli fece provare un brivido.

Fortunatamente Ruin, riuscì ad individuare lo stesso segno nell'interno coscia del giovane uomo e andando contro ogni logica, aprì le manette di ferro che impedivano al Sibir di muoversi, liberandolo. Al'dreth rimase spiazzato da quel gesto, il suo primo istinto era stato quello di scappare: magari facendosi scudo con la ragazza, ma pensò che prima di fare qualsiasi mossa, avrebbe verificato coi suoi occhi. Quando realizzò che il suo segno e quello della giovane straniera erano presso che identici, gli fu chiaro che fra lui e quella donna sconosciuta, ci fosse un legame.

Al'dreth prese una delle pelli che i ragazzi avevano lasciato all'interno della tenda, e la mise addosso a Ruin per coprirla. Quando finalmente uscirono all'esterno, nonostante avvertisse chiaramente l'ostilità dei due uomini di fronte a lui, tutti fecero in modo di far vedere al Bianco il loro segno.

Comunicare col Sibir non fu affatto facile, ci provarono a gesti, ma spiegare al ragazzo chi fosse e dare, e ricevere informazioni da lui, avrebbe comportato molto di più di un gesto, dovevano farlo a parole. Skaby poi, gli offrì una scodella della sua deliziosa zuppa e quasi avesse scordato cosa gli fosse uscito dallo stomaco solo poche ore prima, Al'dreth la divorò lasciando tutti a bocca aperta.

"Questa è fame vecchia!" constatò Garreth, ancora profondamente preoccupato per Gideon.

Ruin infine si rivestì in fretta; le temperature sulla montagna in quella stagione precipitavano velocemente e il gelo, quando erano in forma umana, non dava scampo neanche a loro.

"Avresti almeno potuto chiedere il mio parere, ha un corpo robusto il Sibir, ho avuto paura che potesse liberarsi e farti del male! " sbottò Gideon di malumore.

"È uno di noi, ho seguito l'istinto. Quando ha sentito il mio odore si è calmato subito, a qualsiasi razza o specie apparteniate; voi maschi, siete tutti uguali!" ribatté scherzosamente lei.

"Ti ha toccata?" gli domandò l'altro, mentre una luce animalesca gli attraversava gli occhi dorati.

"Beh, diciamo che a toccare sono stata io. Ho faticato a trovare il suo marchio, non è dove lo si vede di solito..." rispose lei, senza tuttavia cogliere il tono minaccioso che Gideon usava quando parlava del Sibir, ne a nascondere il piacere che aveva provato nell'accarezzare il corpo forte e muscoloso del Bianco.

Non aveva parole per spiegare quello che aveva sentito quando il suo sguardo, si era perso in quello di lui. Aveva avuto l'impressione daver vissuto tutta l'esistenza, in virtù di quell'unico istante, per quel solo e unico momento, in cui i loro occhi si erano incontrati.

Al'dreth dal canto suo, li aveva cercati quasi ossessivamente quegli occhi e aveva provato un certo fastidio nel vedere la ragazza grigia in compagnia del giovane uomo dalla chioma corvina. Da come parlava agli altri membri di quell'insolito gruppetto, doveva esserne il capo, l'altro, quello più vecchio e corpulento doveva essere il secondo e il ragazzino, il gregario. Doveva saperne di più su di loro e sul vero legame che li accumunava, ma parlare con loro sarebbe stato un problema visto che non parlavano la sua stessa lingua.

Per comunicare con Al'dreth, Gideon aveva ordinato a Garreth e Kain di catturare uno dei contadini scampati all'incursione Sibir nella Valle delle Forche la notte prima. Moltissimi erano in fuga e avendo vissuto ai confini con le Terre Dormienti, forse qualcuno poteva aver intrattenuto rapporti di scambio col nemico, imparandone l'idioma.

"Le truppe di Ydalir scortano la popolazione oltre il confine in attesa di rinforzi, se attacchiamo quella povera gente verremo presi di mira e considerati traditori o spie Sibir, è rischioso! " ribatté Kain.

Al'dreth si alzò in piedi in tutta la sua imponente statura, sentiva urgente il bisogno di tornare fra le fila dei suoi uomini, per riorganizzarli in vista di un altro possibile attacco. Sentiva qualcosa nell'aria e il suo istinto non aveva mai sbagliato. Quel terribile presentimento lo aveva preso allo stomaco e fece ricorso a tutta la sua disperazione per tirare fuori quelle poche parole che ricordava e che avrebbero potuto aiutarlo.

"Io andare... voi seguire me, mio campo, andare ora! " disse all'improvviso.

"Magnifico! Il bestione parla adesso, che facciamo, lo seguiamo veramente al suo campo? " volle sapere Garreth, quasi divertito dal modo buffo che Al'dreth aveva di esprimersi.

"Non abbiamo scelta, lui è uno di noi. Dobbiamo saperne di più! " rispose Gideon, stranamente accondiscendente.

Al'dreth non perse tempo, il cielo alle loro spalle era già in fiamme, dovevano sbrigarsi, conosceva molto bene quelle montagne e in meno di due ore di cammino, riuscirono ad oltrepassare il passo della Croce Arcana entrando direttamente, nei territori Sibir.




 Salve a tutti questa storia partecipa al contest indetto da Najara 87, Poker d'immagini. 
  Nel quale si prevede l'utilizzo di quattro immagini per lo sviluppo della storia
  che inserirò più avanti dopo la valutazione della giudice.
   Intanto se vi va, ditemi cosa ne pensate, buona lettura!





 
   
 
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