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Autore: BebaTaylor    07/08/2016    0 recensioni
Avete presente quegli amici che nonostante la distanza, i litigi, i giorni, settimane — o addiritura mesi— di silenzio ogni volta che si ritrovano è come se si fossero visti il giorno prima?
Il rapporto fra Nick e Lynn è così.
Degli strani sogni, un improvviso trasferimento in un altro continente, un vecchio locale, una padrona di casa impicciona, degli amici che sanno ancora prima che tu intuisca qualcosa...
Come evolverà il rapporto fra Lynn e Nick?
Capiranno quello che gli altri hanno capito prima di loro?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Carter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è¨ reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Hummingbird

❀❀❀ Cinque ❀❀❀



 Nick entrò nel locale, fissando gli enormi teli di plastica trasparente che coprivano il pavimento e il bancone. I tavoli e le sedie erano accatastati in un angolo, coperti anche loro. I lampadari e le applique appese alle pareti, insiemi ai vari quadri e stampe erano stati tolti qualche giorno prima; aveva aiutato lui Lynn a toglierli e a sistemarli in vari scatoloni. Guardando meglio le pareti, Nick si accorse che i rettangoli più chiari erano spariti, sotto alcuni strati di vernice di un rosa pesca chiaro. 

«Lynn.» esclamò e sorrise quando lei si girò.

«Nick!» trillò lei, felice, andandogli incontro. Lo abbracciò e gli baciò velocemente le labbra.

«Come vanno le cose?» domandò Nick e le sfiorò i capelli, ancora incredulo di stare insieme a lei, che lei lo amasse come lui amava lei.

«Bene.» rispose Lynn, «Fra poco danno la seconda mano.» indicò i muri, dipinti con una tinta color pesca. «Poi mancano i bagni, lo spogliatoio e il mio ufficio ed è finito.» sospirò dal sollievo.

«Manca l'insegna.» notò lui e porse a Lynn il sacchetto che aveva portato. Lei glielo strappò dalle mani e lo aprì, afferrò il bicchiere con il cappuccino gigante e sorrise.

«Quella arriverà un paio di giorni prima dell'apertura.» disse togliendo il coperchio di plastica.

«Non mi dirai come si chiama, vero?» rise Nick e prese il bicchiere con il caffè macchiato, lasciando il sacchetto di carta sul bancone.

«Esatto.» rispose Lynn, le labbra sporche di schiuma di latte, «Lo scoprirai il giorno dell'apertura.» 

«Sai cattiva, sai?» soffiò lui prima di baciarla.

Lynn rise, «Oh, lo so.» disse, «Ma è una sorpresa.» esclamò. «E comunque, se volessi, potresti arrivarci.» disse.

Nick la osservò per un'istante, aveva pensato e ripensato a tutte le cose che piacevano a Lynn ma non riusciva a immaginarsi quale nome avesse dato al ristorante. «Uffa.» borbottò.

Lynn rise, «Dai, ormai mancano pochi giorni.» disse, «Poi la tua curiosità sarà soddisfatta.» esclamò appoggiandosi al bancone

«Ma io voglio saperlo.» protestò lui, le labbra piegate in un finto broncio.

Lynn rise, «Aspetti, aspetti.» cantilenò, felice. Afferrò la mani di Nick e intrecciando le dita con quelle di lui. Andava tutto bene: il suo locale stava per essere inaugurato, stava insieme a Nick... era felice.

Nick sbuffò, «Antipatica.» mormorò.

Lynn rise ancora, «Impaziente.» soffiò prima di baciarlo. «Sei terribilmente curioso.» mormorò con gli occhi socchiusi, fissando il viso di Nick da sotto le ciglia ricoperte di mascara nero.

«Tu non mi dici nulla.» protestò lui. «Io voglio sapere.» sbuffò, trattenendosi dal pestare il piede sul pavimento e fare i capricci come un bambino di tre anni, «Uffa.»

Lynn rise, «Dio, Nick!» sghignazzò, «Sei peggio di un bambino che fa i capricci!» lo prese in giro, «Sei infantile, ogni tanto.» aggiunse e piegò di lato la testa, continuando a guardarlo con il sorriso sulle labbra.

Nick la fissò e sfoderò il suo miglior sorriso, «Ma mi ami proprio per questo.» disse.

Lynn sbuffò e alzò gli occhi al cielo prima di bere un altro sorso di cappuccino, «Pare proprio di sì.» replicò e sorrise.

Nick posò il bicchiere sul bancone, «Ah, sì?» fece mentre un lampo passava negli occhi azzurri, «Pare proprio di sì?» ripeté e afferrò il bicchiere di Lynn per poi posarlo accanto al suo, «Sai cosa vuol dire questo?»

Lynn rise, «Nick!» squittì quando le dita di lui le sfiorarono i fianchi coperti dai jeans blu scuro.

«Vuol dire guerra.» esclamò Nick.

Lynn indietreggiò, «No, Nick.» disse, capendo cosa volesse farle, «Ti prego no.»

Lui rise e le si avvicinò, «Oh sì, invece.» rise, «Solletico.» disse e iniziò a inseguire Lynn, che scappava da lui ridendo. Lynn si ritrovò bloccata nell'angolo fra il muro e il basso muretto che divideva la sala dall'ingresso. «Sei mia.» soffiò Nick sul suo collo senza smettere di solleticarle la pancia e i fianchi, mentre Lynn non smetteva di ridere.

«Nick, smettila.» squittì lei, cercando di divincolarsi. Si aggrappò all ripiano del muretto e cercò di issarsi, «Nick!» strillò quando lui le alzò la canotta, «Smettila.»

«Oh, no.» rise lui mentre lei riusciva a salire sul muretto ricoperto dal telo di plastica, la fissò mentre si sdraiava, ansimante e sorrise.

Lynn lo fissò sorridendo, «Dai, Nick.» soffiò allungando le gambe, «Mi pare abbastanza.»

Nick rise e si chinò, «Forse sì...» mormorò, «Forse no.» soffiò e sfiorò con la punta delle dita la pancia di lei, toccando il draghetto tatuato. Abbassò ancora di più la schiena, senza smettere di fissarla, chiuse gli occhi e la baciò, stringendole il fianco, sentendo la pelle liscia sotto le dita; Lynn gli circondò il collo con le braccia. «Ti amo.» mormorò aprendo gli occhi e trovandola bellissima, con le guance rosse, le labbra socchiuse e i capelli arruffati. Le spalline sinistra della canotta e del reggiseno erano scese sul braccio, mostrando il colibrì.

«Hummingbird.» mormorò alzandosi di scattato e lasciando la presa sul fianco di Lynn che, presa alla sprovvista, quasi rotolò dall'altra parte.

«Nick!» strillò lei aggrappandosi ai mattoni rossi sporgenti, «Ma sei scemo?» gracchiò, «Mi stavi facendo cadere.» sbottò.

«Hummingbird.» ripeté Nick, mentre Lynn si metteva seduta. «Lo chiamerai così, vero?»

Lei lo osservò. «Cosa?» domandò.

«Il ristorante.» rispose Nick. «Hummingbird.» ripeté per la terza volta. «Colibrì.» disse indicando il tatuaggio di lei. «Ho ragione.»

Lei alzò le spalle. «Hummingbird?» domandò. «Non mi pare un nome adatto a un locale dove mangiare.» disse e saltò giù dal muretto, per poi andare a recuperare il cappuccino.

«Ah.» commentò Nick raggiungendo, «Mi avevi detto di pensarci, che potevo arrivarci da solo...» sospirò prendendo il caffè, «E io ci ho pensato.» disse, «Pensavo che potesse essere quello.» mormorò, deluso. Per momento aveva davvero creduto che potesse essere quello il nume del ristorate. "In fondo Lynn si era tatuata il colibrì solo perché le piaceva il disegno, poteva dare lo stesso nome anche al ristorante." pensò.

«Ritenta.» rise Lynn, «Andrà meglio la prossima volta.» disse.

«Signorina?»

Nick e Lynn si girarono verso i due uomini, «Sì?» disse lei.

«Abbiamo finito il bagno.» disse il più alto, «Venga a vedere.»

Lynn annuì, bevve un altro sorso e posò il bicchiere sul bancone, per poi raggiungere i due imbianchini, Nick dietro di lei.

La porta era stata tolta e Lynn si affacciò nell'anti bagno, fissando le piastrelle del pavimento bianco sporco, con venature giallo chiaro, ricoperte dal telo di plastica, quelle del muro, con lo stesso motivo, il triplo lavandino e il marmo scuro che lo circondava, anch'esso ricoperto dal telo. L'ultimo quarto dei muri e il soffitto erano stati dipinti di un giallo paglierino. Le porte che conducevano ai bagni degli uomini, delle donne e dei disabili erano state tolte, rivelando le stesse piastrelle e lo stesso arredamento dell'antibagno; anche, le porte dei cubicoli dei gabinetti erano state tolte, i sanitari ricoperti dal telo. Anche lì i muri avevano lo stesso colore. «Va benissimo.» esclamò, «È perfetto.» sospirò, felice che la ristrutturazione fosse a buon punto. Mancava la seconda mano di vernice e pulire tutto quanto, ma il grosso era stato fatto.

«Dobbiamo dare la seconda mano.» disse uno dei due imbianchini, «Lo facciamo domani.» continuò, «Adesso manca solo di finire lo spogliatoio, i bagni del personale e il suo ufficio, signorina.»

Lynn annuì, «Che ore sono?» domandò.

«Cinque minuti a mezzogiorno.» rispose Nick, fermo dietro di lei.

Lynn annuì ancora, «Bene... andate pure a pranzare.» disse, «Ci vediamo qui alle due, okay?» esclamò e gli altri due annuirono, prima di sistemare quello che avevano usato. Lynn tornò al suo cappuccino, ormai freddo.

«Andiamo a mangiare, allora?» le chiese Nick, sfiorandole una spalla, toccandole la spallina della canotta.

«Ovvio.» rispose lei, finì il cappuccino e infilò il bicchiere vuoto nel sacchetto di carta. Aspettarono che gli altri due uscissero e lo fecero anche loro. Lynn chiuse le due porte del locale, infilò le chiavi nella borsa e fissò Nick. «Dove andiamo?»

Lui scrollò le spalle, «Scegli tu, cara.» rispose.

Lei lo fissò, gli occhi socchiusi, «Non chiamarmi cara.» disse e inspirò a fondo. «Pizza?» propose e Nick annuì, le prese la mano e la portò verso la sua auto.

***

Nick fissò Lynn, sdraiata accanto a lui. Era bellissima, con i capelli sparsi sul cuscino e l'espressione rilassata. Ogni volta che la fissava, Nick si chiedeva come avesse fatto a non capirlo prima. Come avesse fatto a non accorgersi di quanto l'amasse. Si ripeté che era stato fortunato a conoscerla, tanti anni prima, quando le aveva rubato la palla e lei aveva reagito con violenza, prima saltandogli sulla schiena e poi prendendolo a schiaffi.

Quasi rise quando si ricordò che aveva pensato che non avrebbe più voluto vederla... invece aveva continuato a frequentarla, a volerle sempre più bene, ad amarla.

«Sei un maniaco?»

Nick si trattenne dall'urlare nel vedere Lynn spalancare gli occhi e fissarlo. «Lynn.» gracchiò, «Sei sveglia?» pigolò

Lei accennò un sorriso e sbadigliò, portando le braccia oltre la testa e inarcando la schiena, stiracchiandosi i muscoli mentre il lenzuolo scivolava via dal suo corpo, mostrando il seno, «Già.» disse, «E tu mi guardavi fisso.» aggiunse, «A cosa pensavi?» chiese.

«A quanto ti amo.» rispose lui e si chinò per baciarla.

Lynn rise, «Ti amo.» soffiò sfiorandogli il viso. «Che ne dici di fare colazione?» propose dopo uno sbadiglio.

«Pronta per l'inaugurazione?» 

Lynn si fermò, seduta sul letto, i piedi immersi nel morbido tappeto celeste. Sentì le spalle contrarsi a quelle parole mentre lo stomaco si stringeva in una morsa. Non voleva pensarci, non voleva entrare in uno stato di agitazione, altrimenti —  ne era sicura —  sarebbe fuggita.

«Lynn?» chiamò Nick, «È stasera.»

«Oh, lo so.» borbottò lei. «Sono pronta.» disse.

«Guardami, Lynn.»

Lei girò il viso e Nick rise. «Tu non sei pronta.» disse, «Hai la faccia di una che scapperebbe al Polo.»

Lei fece una smorfia, recuperò una maglia da terra e la indossò, «È una cosa grande, Nick.» soffiò spaventata e si chiese che idea assurda le fosse venuta in mente e se fosse ubriaca quando aveva firmato il contratto dell'acquisto dell'immobile. «Dio... cos'ho fatto?» pigolò voltandosi sul letto, mettendosi in ginocchio sul letto, le mani posate accanto alle gambe ripiegate e il bordo della maglia che le sfiorava le cosce.

Nick rise, «Dai, Lynn.» disse e le sfiorò i capelli, «Andrà tutto bene.» mormorò, «Sei bravissima, lo sai?» soffiò e le baciò i capelli.

Lei annuì, accoccolandosi contro di lui. «Davvero?» pigolò mentre lui le accarezzava la schiena.

«Davvero.» confermò lui e le baciò di nuovo la testa. «Andiamo in cucina.» mormorò.

Lynn si staccò a malavoglia da lui, perché avrebbe voluto rimanere lì per sempre — o almeno fino al giorno dopo, così avrebbe saltato l'inaugurazione — e andò in bagno.

Qualche minuto dopo raggiunse la cucina, dove c'era già Nick. «Bacon?» propose lui.

Lynn sentì lo stomaco stringersi in una morsa, «No, grazie.» rispose sedendosi su uno degli sgabelli della cucina di Nick.

«Uova?»

«No.»

«Cappuccino e basta?»

«Sì, grazie.» rispose lei, «Mi si chiude lo stomaco.» confessò con una smorfia.

Nick versò il caffè in una tazza, prese un pentolino d'acciaio, lo riempì di latte e con il monta latte creò la schiuma — era stata Lynn a spiegargli come fare —, «Dovresti mangiare, piccola.» 

«Non ho fame.» sbadigliò lei posando i gomiti sul ripiano.

«Devi mangiare, Lynn.»

«Non ho fame.» ripeté lei, «Magari più tardi, va bene?» propose, era sicura che non avrebbe mandato giù nulla di solido senza rischiare di vomitare.

Nick annuì, versò la schiuma di latte nella tazza e la sistemò davanti a Lynn, per poi allungarle la zuccheriera e un cucchiaino.

«Andrà tutto bene, Lynn.» esclamò Nick sedendosi di fronte a lei, «Stai tranquilla.» le sorrise.

***

«Avrei dovuto restare a casa.» si lamentò Lynn mentre Nick la trascinava in giro per il quartiere, «Così non mi rilasserò mai.» borbottò, «Nick!» esclamò, «Mi stai ascoltando?» domandò fermandosi improvvisamente.

«No.» ammise lui, «È da mezz'ora che vai avanti a ripetere le stesse cose.» ridacchiò. «E sì, ti rilasserai.» aggiunse annuendo, «Guarda.» le mise le mani sulle spalle e la fece voltare: dall'altra parte della strada si trovava un centro massaggi. Nick non diede il tempo a Lynn di ribattere, le prese la mano e, approfittando del verde pedonale, attraversò la strada. «Ho prenotato a nome di Lynn Sidle.» esclamò alla reception, una volta entrati. Continuava a stringere la mano di Lynn, le dita intrecciate con quelle di lei.

«Massaggio completo.» esclamò la ragazza dall'altra parte del bancone.

«Sì.» sorrise Nick, «Ci vediamo dopo.» aggiunse, scoccò un bacio sulla guancia di Lynn e se ne andò, lasciando la giovane impalata nell'atrio del centro, che non sapeva cosa dire.


Nick trascorse i seguenti novanta minuti gironzolando per il quartiere, le mani affondate nelle tasche, sentendosi felice.  

Certo, sarebbe stato ancora più felice se Lynn avesse abitato con lui, ma gli andava bene ugualmente, anche perché Lynn passava molto tempo a casa sua, lasciando spazzolini, spazzole, la piastra per capelli, vestiti, doccia-schiuma alla frutta... Nick sorrise e si infilò in un bar, afferrò uno dei giornali sportivi e si sedette, ordinò una bibita e decise di rimanere lì fino a quando Lynn non avrebbe finito il trattamento, poi sarebbe andato da lei, avrebbe pagato il conto. Una volta a casa avrebbe fatto di tutto, pur di distrarla e non farla sentire in ansia per quella serata così importante.

Nel tirare fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, Nick afferrò lo scontrino della pasticceria francese dove si erano fermati prima, dove lui aveva convinto Lynn a mangiare qualcosa.

Rimise lo scontrino in tasca e aprì il giornale, deciso a godersi quella giornata.


Quando ormai mancavano pochi minuti — sette, per la precisione — allo scadere dell'ora e mezzo, Nick fece il suo ingresso nel centro massaggi, salutò la ragazza alla reception e si sedette su una delle poltroncine, controllando Twitter. Fissò il tweet di Brian, dove diceva che lui, sua moglie e suo figlio avevano appena fatto il check-in in uno degli hotel di Los Angels.

"Bene." pensò Nick, "Ci siamo tutti." si disse. "E Aaron?" si chiese. Così pensò di inviargli un messaggio: "Aaron sai che giorno è oggi? Se non ti presenti Lynn ci resterà male e io ti darà un cazzotto." scrisse, "È alle 18:30. Cerca di essere puntuale." continuò a scrivere e inviò il messaggio.

Alzò il viso e sorrise nel vedere Lynn, le spalle rilassate e l'aria serena. Balzò in piedi e la raggiunse. «Tutto bene?»

Lei annuì, «Sì, grazie.» rispose.

«Rilassata e tranquilla?» domandò lui.

«Sì.» soffiò Lynn, «Va molto meglio.» ammise. Si sentiva tranquilla dopo che quelle ragazze le avevano fatto un massaggio, le avevano applicato una maschera alla pelle del viso e fatto una manicure e pedicure.

Nick sorrise e pagò il conto poi, mano nella mano con Lynn, uscì da quel posto.

***

«Lynn, tesoro... stai bene?» domandò Rochelle fissando Lynn che, seduta sul divanetto rosso del suo ufficio, fissava il muro davanti a sé.

«Certo.» rispose Lynn e ridacchiò, «Sono una favola.» annuì e guardò l'altra, «Tutto bene.»

«E allora andiamo di là.» disse Rochelle.

Lynn scosse la testa, la coda che sbatteva sulla sua schiena, lasciata scoperta dall'abito che aveva indossato per l'occasione, «Oh, no.» rise ancora e a Rochelle non sfuggì un pizzico di isteria nella voce dell'altra, «Io resto qui.» continuò, «Sto bene, qui.» annuì, «Ho il mio divanetto, la mia bottiglia d'acqua...» la indicò, posata sopra la scrivania poco lontana. «Io resto qui, sì.»

«Ah.» fece Rochelle, «Okay.» sospirò, «Sicura?»

Lynn annuì, «Sì, sì.» cantilenò.

Rochelle annuì a sua volta e uscì dall'ufficio, per ritrovarsi nel disimpiego che portava da una parte alle cucine, dall'altra allo spogliatoio e al bagno del personale. «Scusami.» fermò una delle cameriere, dai capelli castani legati in uno chignon, «Potresti... Lynn vuole parlare con Nick, potresti chiamarlo, per favore?» domandò.

«Subito.» sorrise la cameriera e oltrepassò la porta che portava alla sala del ristorante. Rochelle sospirò: era da un quarto d'ora che cercava di convincere Lynn ad uscire dal suo ufficio ma lei non voleva saperne. Aveva paura che potesse avere una crisi isterica da un momento all'altro.

Nick arrivò dopo mezzo minuto e non da solo: con lui c'erano anche gli altri Backstreet Boys.

«Avevo detto solo Nick.» si lamentò Rochelle.

«Lynn sta bene?» domandò Nick ignorando la moglie dell'amico.

«Non vuole uscire.» mormorò Rochelle, «Dice che sta bene lì.» distolse lo sguardo.

«Co-cosa?» balbettò Nick per poi spalancare la porta. «Lynn!» esclamò avvicinandosi a lei, «Vieni di là, aspettano solo te.»

Lei voltò il viso verso di lui, «Che aspettino pure.» disse, «Io resto qui.» borbottò. «Non oltrepasserò quella porta.»

Nick sospirò, «Tesoro...» mormorò sfiorandole il viso, «Calmati, okay?» soffiò.

«Calmarmi?» rise Lynn coprendosi la bocca con la mano, «Come posso calmarmi se là fuori è pieno di gente che non aspetta altro che io cada per terra?» sbottò, «No, io resto qui.»

«Forse è meglio darle un po' d'acqua.» propose Howie.

«L'acqua te la ficco nel culo.» replicò Lynn, «Meglio una vodka.» borbottò, «Nick, mi fai portare un vodka con ghiaccio, per favore?» domandò sbattendo le ciglia.

«Vai a prendertela.» rispose lui. «Lynn.»

«Per favore?» chiese lei, «Nick? Per favore?» pigolò.

«È meglio dell'acqua.» esclamò AJ.

«Oh, taci.» sbottò Lynn.

«Prendi dell'acqua tesoro.» sospirò Nick porgendole un bicchiere di plastica pieno d'acqua.

Lynn bevve in un paio di sorsi, «Bene. Adesso posso andare a casa?» domandò.

«No.»

«Cattivo.» mormorò lei spostando lo sguardo da Nick alla finestra che dava sul giardino del cortile interno. «Ho bisogno d'aria.» disse e si alzò, andò alla finestra e fece scattare le due levette, alzò il sali-scendi e fece un respiro profondo. Andare di là, in mezzo a quella gente la terrorizzava.

«È arrivato Aaron.» esclamò Kevin, «Lynn, vieni a salutarlo.»

«Arrivo.» disse lei, «Arrivo.»

Gli altri si voltarono e iniziarono ad uscire dall'ufficio, Nick fu l'ultimo ad oltrepassare la soglia, «Lynn?» chiamò, «Lynn?» si girò, «Lynn!» esclamò quando la vide nell'atto di scavalcare la finestra. La raggiunse e l'afferrò, sollevando e allontanandola da lì. «Cosa pensavi di fare?»

«Scappare.» ammise lei, «Mi lasci?»

«No.» replicò lui mentre gli altri li osservavano, quasi divertiti. «E voi,» Nick li guardò «non ridete.» gracchiò, poi posò Lynn a terra ma, prima che lei potesse scappare, le mise una mano dietro la schiena e una sotto le ginocchia e la sollevò, ignorando le proteste di lei. Avanzò e una volta nella sala, lasciò andare Lynn, rimanendo comunque dietro di lei.

«Ehi, Lynn!» esclamò Aaron avvicinandosi, «Dove ti eri di nascosta?» domandò.

«Di là.» rispose lei.

«Sei bellissima e questo posto è una figata.» disse Aaron, l'abbracciò e le baciò le guance, «Quand'è che si mangia?» domandò.

Lynn fissò le persone già sedute, i camerieri che andavano avanti e indietro, deglutì mentre la voglia di fuggire si faceva strada in lei, inspirò a fondo, rendendosi conto che non poteva continuare così, che doveva accogliere gli ospiti, che non poteva nascondersi. Quel ristorante era suo. Era lei che lo dirigeva e che doveva assicurarsi che tutto fosse perfetto. «Il vostro tavolo è là.» disse. «Io vado.»

«Dove?» domandò Nick, pronto a seguirla, a non lasciarla scappare.

«A fare il mio lavoro.» rispose Lynn con un sorriso.

Nick seguì gli altri e andò a sedersi, continuando a girare la testa per guardare Lynn. Era così orgoglioso di lei che sarebbe andato lì, l'avrebbe stretta fra le braccia e baciata, davanti a tutta quella gente.

E poi Lynn gli avrebbe dato un pugno. Non amava le smancerie in pubblico e la cosa a Nick andava benissimo.

Nick si sedette, pensando che Lynn aveva organizzato tutto quanto così bene che niente avrebbe potuto andare male.

Per chi aveva prenotato la cena c'erano i tavoli nella sala più grande, gli altri sarebbero entrati, avrebbero pagato quindici dollari e avrebbero avuto una cena a buffet, per poi andare a sedersi ai tavolini della saletta più piccola o a quella del piccolo giardino interno, oppure nella sala al piano superiore, che Lynn si era dimenticata di mostrargli la prima volta che l'aveva portato lì.

Fissò Lynn dietro la postazione da dove accoglieva gli ospiti, la vide sorridere e accogliere i clienti, ringraziandoli di essere lì.

E lui l'amava sempre di più.

***

Erano ormai le due di notte quando Lynn chiuse la porta del ristorante. La serata era andata benissimo, aveva ricevuto tanti complimenti —  sul cibo, sul locale, su tutto quanto —  e si era sentita stupida per quella crisi di panico, dove si era comportata come una sciocca, anche se gli altri le avevano detto che poteva capitare, l'avevano rassicurata dicendole che loro avrebbero la stessa cosa, se non peggio.

Nick osservò Lynn chiudere la pesante porta di legno e alzò lo sguardo, fissando la grande insegna che sormontava la porta e sorrise infilando le mani in tasca. «Hummingbird non mi pare un nome adatto a un ristorante.» esclamò in falsetto quando Lynn si girò. «Un cavolo.» borbottò.

Lei sorrise, «Lo avevo detto che sarebbe stata una sorpresa.» ridacchiò.

«Ma io avevo indovinato.» replicò Nick toccandosi il torace, «Io avevo indovinato» ripeté, «E tu mi hai detto che non l'avresti chiamato così.» le ricordò.

«Ma io non ti ho mica detto che non era giusto, eh.» rise avvicinandosi a lui «Ti ho solo detto che non mi sembrava un nome adatto a un ristorante.» disse afferrandogli la mano.

Nick spalancò la bocca, «Lo sapevo. Lo sapevo che avevo ragione.» disse, «Perché non mi hai detto che avevo indovinato?» borbottò.

Lynn scrollò le spalle mentre si avviava verso l'auto al braccio di Nick, «Perché volevo che fosse una sorpresa.» sorrise e girò il viso, incontrando gli occhi dell'uomo che amava, «E lo è stata.»

Nick ricambiò il sorriso, «Sei terribile, lo sai?» ridacchiò e si fermò per baciarle la testa.

«E mi ami per questo.» annuì lei.

«Sì.» confermò lui e aprì la portiera dal lato del passeggero. «Ovvio che ti amo, anche se indovino le cose e tu neghi.» disse, «Anche se quando ci siamo conosciuti mi hai preso a sberle.»

«Mi avevi rubato la palla!» esclamò lei sedendosi.

«Era rotolata da me, mi stava chiamando, mia cara Marie Lynn.» disse Nick quando si sedette.

Lynn scosse la testa, «Non chiamarmi così, Nick.» borbottò e nascose uno sbadiglio dietro la mano.

«Altrimenti che fai, mi dai un pizzicotto?» rise lui infilando la chiave nel blocco dell'accensione.

«Può darsi.» rispose Lynn, «Andiamo a casa?» soffiò guardandolo, «Ho sonno.»

«Sì.» Nick le baciò la testa. «Andiamo a casa.» mormorò. Prima o poi glielo avrebbe chiesto. Più prima che poi.

Gli avrebbe fatto quella domanda, le avrebbe chiesto se voleva andare a vivere con lui.

E Nick era certo che Lynn avrebbe risposto di sì.

***

Nick entrò nel ristorante, fissò Lynn che parlava con alcuni clienti e attese che si liberasse prima di avvicinarsi a lei. «Ciao.» mormorò.

«Nick.» sorrise lei, «Sei qui.»

«Bhe, ovviamente.» disse lui scrollando le spalle, «È ora di pranzo, dopotutto.»

Lynn incrociò le braccia al petto, «Tu vieni qui solo perché è ora di pranzo?» sibilò, gli occhi ridotti a due fessure, «Lo sai che ci sono tanti ristoranti, in città?»

Nick rise, «Oh, lo so.» annuì, «Lo so. Ma qui c'è la mia ragazza preferita.»

Lynn sciolse le braccia, «Dai, vatti a sedere.» sospirò, «Arrivo subito.» disse. Nick si allontanò e Lynn chiese a una delle dipendenti di sostituirla per una mezz'ora, mentre lei pranzava. Aveva deciso di chiudere l'Hummingbird dalle tre del pomeriggio alle sei, così aveva tre ore di pausa, in cui di solito andava a casa a riposare un'oretta.

Raggiunse Nick e si sedette davanti a lui, felice come non lo era mai stata. Andava tutto bene, fra di loro. Il ristorante aveva la sua clientela e le recensioni positive erano all'ordine del giorno: non poteva chiedere di meglio.

O forse... c'era solo quel piccolo particolare, quella piccola cosa: il fatto che vivessero in due case diverse. A lei non importava molto —  anche se non era del tutto vero,  —  le bastava stare con Nick —  e in ogni caso passava più tempo da lui, anche perché il ristorante non era molto lontana dalla casa del cantante.

Pensò che ci sarebbe stato tempo, per quello. Anche se...

Se Nick le avesse chiesto, in quel preciso istante, di andare a vivere con lui, lei sarebbe schizzata in piedi, avrebbe preso le chiavi di casa e dell'auto e sarebbe andata a casa a fare i bagagli.

«Ti amo.» soffiò Lynn prendendo la mano di Nick, «Tanto.»

Nick le strinse la mano e sorrise. «Anche io.»

***

Lynn spalancò la porta della casa di Nick ed entrò, lasciandosi andare a un lungo respiro, sentendo i muscoli della schiena contrarsi. Mosse piano le spalle e chiuse la porta, «Nick?» chiamò avanzando verso il salotto, «Nick?» chiamò ancora, stupendosi di non trovarlo sul divano, davanti alla tv accesa.

«Sono di sopra!» esclamò lui, «Vieni.»

Lynn salì le scale, sentendo le gambe sempre più stanche a ogni gradino fatto. Sbadigliò ed entrò in camera da letto.

«Stanca?» chiese Nick avvicinandosi, le posò le mani sul viso e le baciò la fronte.

«Sì,» pigolò lei «tanto.» alzò gli occhi e lo fissò prima di appoggiare la fronte contro la spalla di Nick. «Sono distrutta.»

Nick le carezzò la schiena, «Ti ho preparato un bagno caldo.» soffiò nel suo orecchio, «Ti rilasserà.»

Lynn annuì e abbandonò la borsa sul comò con uno sbadiglio. «Sarebbe perfetto.» disse. «Grazie.» sorrise e entrò in bagno, fissando la vasca che si riempiva sempre di più. Velocemente si spoglio, si avvicinò alla vasca a piedi nudi, sentendo le piastrelle fredde e poi la morbidezza del tappeto sotto i piedi.

Entrò in acqua con un gemito, posò la testa sul bordo della vasca e chiuse gli occhi.

«Come va?»

Lynn aprì un occhio e fissò Nick, «Molto meglio.» sospirò, «Grazie.»

Nick sorrise e si accucciò accanto alla vasca, «Mi fa piacere.» sorrise.


Lynn allungò le gambe sul letto e sbadigliò, si coprì con il lenzuolo e affondò la testa nel cuscino.

«Dormi?»

«Quasi.» rispose lei sentendo la voce di Nick.

Lui ridacchiò e le baciò la fronte. «Dormi.» sussurrò sdraiandosi accanto a lei e prendendole la mano. La fissò per qualche istante, dicendosi un momento prima che era il momento sbagliato, quello dopo si ripeteva che era il momento giusto.

Qualsiasi momento poteva essere quello giusto e lui non voleva più aspettare. «Lynn...» soffiò e la guardò aprire piano gli occhi. «Vieni a vivere con me?»

Lynn lo guardò e sorrise. «Sì.» rispose, causando un sorriso a Nick. «Però adesso ho veramente sonno.» sbadigliò accoccolandosi contro il petto di lui.

Nick la strinse a sé e le baciò il viso, sentendo il cuore scoppiare di felicità.


Fine.



E anche questa storia è finita! *esulta*
E niente, ringrazio tutte le personcine che leggono i miei deliri, siete dei pasticcini <3
Leggete le altre mie storie, se vi va!

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