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Autore: Rhoy    26/04/2009    6 recensioni
Pansy ama la persona sbagliata. Colui che non ricambierà mai, se non trattandola come tutte le altre.
Il profumo che da il nome a questa One-Shot mi ha dato l'ispirazione.
Da non leggere se cercate un Draco romantico e dolce. Niente a che vedere con questa fan fiction.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Antaeus by Chanel

Quella notte, di dormire, proprio non se ne parlava.
Ero rimasta a guardare il soffitto, pensando. A cosa? Vi aspettate che risponda? In un periodo come quello di cose a cui pensare ve n'erano anche troppe.
Il sesto anno ad Hogwarts sembrava volermi distruggere. Non avevo il tempo di fare niente. Compiti, studio, impegni, responsabilità. Ed io non ero il tipo che trasgrediva in quel campo.
Ero stata brava ad accattivarmi la simpatia dei professori (eccetto la McGranitt) e non potevo giocarmela a due anni dagli esami finali.
Tutto questo mandava in fumo i miei mille progetti. Le uscite con Daphne e Millicent, gli incontri di Quidditch con Blaise, i festini con loro...
E poi c'era il pensiero maggiore. Quello più importante e pesante. Quello che mi offuscava la mente e non mi permetteva di pensare ad altro.
Quel ragazzo riusciva a rovinarmi la vita con la sua sola esistenza. Ora, per esempio, ero al buio, nel mio dormitorio, a guardare il soffitto. Daphne e Millicent dormivano tranquille. Niente avrebbe dovuto portarmi con la mente a Lui.
Invece era proprio quello che accadeva. E mi odiavo per questo.
Così potente, Pansy? Lo hai reso così forte, da poterti importunare anche in momenti del genere?
Gli hai dato la possibilità di portarti a star male senza nemmeno il bisogno di avvicinarti, di parlarti?
Sei assurda.
E lo ero davvero. Mi resi conto che stare lì sarebbe stato inutile. Ormai il flusso di pensieri aveva preso il via, non mi sarei riaddormentata.
Osservando la luna piena che lasciava cadere su Hogwarts una luce argentea e celestiale, mi alzai e, in pigiama, passai per la sala comune, raggiungendo i corridoi e correndo verso l'Aula di Trasfigurazione.
Il buio là dentro era, in qualche modo, contrastato dalla luce lunare che raggiungeva tutti i punti della stanza.
Quale posto migliore, per riflettere, di un aula vuota e silenziosa, al chiaro di luna, con una sigaretta?
Presi il pacchetto di Vogue al mentolo, tirandone fuori una ed accendendola con quei gesti, ormai così automatici.
Aspirai il fumo e buttai fuori. Prese forme strane, astratte. Si diffuse in un alone intorno a me e mi diede l'idea di qualcosa che andava per conto suo, nonostante fossi io a produrla.
Il fumo usciva dalla mia bocca, ma una volta fuori di essa prendeva le forme di ciò che esso stesso voleva. Io non avevo più potere. Era inutile alzare una mano e provare a modificarlo. Tutto ciò che ne ricavavo era vedere le mie dita muoversi nell’aria, cercando di afferrare qualcosa che c’era. Ma che non poteva essere toccata.
Qualcosa di inafferrabile.
Mi resi conto che il fumo non era l’unica causa della lacrima che ormai aveva solcato il mio volto.
Non ci voleva poi molto a capire cosa quel fumo rappresentasse per me. La situazione era diventata decisamente ingestibile. E l’immagine di me in quel momento ne era la prova.
Pansy Parkinson che piange… come ti sei ridotta…
Era troppo tempo che stavo così. Avrei dovuto finirla e ci avevo provato. Ma ogni volta che riuscivo a mettermelo in testa, quanto meno l’idea di farlo, Lui tornava, come a voler mettere in chiaro che ero sua. Come a volermi far capire che, con lui in giro, le mie decisioni razionali erano inutili.
Perché io lo volevo. Con tutta me stessa. E lui lo sapeva.
Volevo una persona che mi avrebbe fatto del male. Volevo Draco Malfoy.
Attirata dalla sua bellezza, dal suo orgoglio, dalla sua perfezione andavo incontro a qualcosa di più grande di me.
Lui, però, di colpe ne aveva davvero poche. Forse nessuna. Aveva sempre chiarito che con lui non sarebbero mai state più di semplici esperienze. Lo aveva chiarito con me come con tutte le altre. E chi andava da lui doveva sapere cosa aspettarsi.
La vera stupida ero io, a soffrirci ancora.
Il mio flusso di pensieri venne interrotto da qualcosa che non permise al mio cuore di dare l’ “okay” al battito successivo. Qualcosa che mi mozzò il respiro all’istante.
Seduta sul cornicione della finestra, con la sigaretta consumata a metà, riacquistai la mia maschera di sicurezza e tranquillità. Quella maschera che indossavo specialmente con lui, ma che mi veniva bruscamente strappata, rivelando il dolore e lo sforzo che impiegavo per portare avanti quella situazione.
Fu il suo profumo ad avvertirmi che Lui era nei paraggi. Ma a quell’ora? Strano.
Solitamente le sue “sedute” con la fila di ragazzine della scuola finiva prima. Non gli piaceva dare alla gente tanta importanza da rimaner alzato più di quanto avesse desiderato.
Mi voltai a guardare la porta e lo vidi lì, sulla soglia.
Era serio. I suoi occhi grigi scrutavano il mio volto con pacata curiosità.
-Che ci fai qui?- riuscii a chiedere, fredda.
Il suo sguardo non cambiò minimamente. Rimase com'era. Nella sua impeccabilità. Una delle cose che di lui mi faceva impazzire.
-Rispondi tu, visto che potrei farti la stessa domanda- quella voce, così melodica e elegante.
-Mi andava di fumare una sigaretta in pace. Ora puoi rispondere?-
-Ero in sala comune con Vanessa. Ti ho vista uscire e mi sono chiesto dove stessi andando- disse noncurante.
Con Vanessa. Appunto.
Palpai la mia guancia destra per assicurarmi che non vi fosse traccia della lacrima di poco prima e fui ben felice di scoprire che si era asciugata.
Forse era un gesto inutile. Averlo lì davanti a me, bello ed austero come sempre, mi faceva venire un groppo in gola. Ma sarei stata forte. Avrei stretto i denti, come facevo ogni volta in sua presenza.
Notò la mia espressione, probabilmente, perché disse –Giù di morale, Parkinson?-
Ed indovina un po’ per chi? -No, solo stanca-
Si avvicinò. Premetti inconsciamente la schiena contro la finestra. Quello che meno mi serviva era un contatto con lui.
-Quando ne vuoi parlare sono qui, lo sai- che bella frase. Così falsa eppure così convincente.
-Grazie-
Lui sapeva tutto. Sapeva che provavo qualcosa per lui e che lo evitavo per questo, ma non gliene era mai importato. Mi usava quando ne aveva voglia e poi.. fine della storia.
Però si divertiva ad illudermi. A vedere quella scintilla di speranza nei miei occhi, quando diceva qualcosa di dolce.
Ma ormai avevo imparato. La scintilla magari faceva capolino, comunque. Quello non lo controllavo. Ma dentro, ormai, avevo appreso: Draco Malfoy non avrebbe mai provato niente che non fosse attrazione fisica per nessuna. Per me soprattutto. Draco Malfoy era un insensibile bellissimo bastardo.
Questo era ormai diventato il mio mantra, per quanto non funzionasse affatto.
Stavo guardando per terra quando con un dito mi alzò il mento, fino a che non lo guardai negli occhi.
Ci sarei ricascata, ovvio. Draco Malfoy mi faceva quell’effetto ed ormai mi ero arresa. Lo avevo accettato.
Si avvicinò piano al mio viso. Osservavo i suoi occhi argentei con i miei, lucidi immagino.
Quando fummo alla distanza minima si fermò.
Stronzo. Voleva provocarmi. Anzi no. Peggio.
Sapeva che non avrei resistito. Che mi sarei avvicinata io ed il suo scopo era quello di farmi capire che, per quanto spazio lui mi lasciasse, la mia ossessione per lui era eterna. Voleva dimostrarmi che avrei rinunciato alla mia dignità, per averlo.
Ed era vero. Draco Malfoy aveva rovinato la mia persona, rendendomi quella che ero.
Una delle tante. Ma qualcosa di diverso l’avevo.
Quella che provavo io per lui non era solo attrazione. Qualcosa di più c'era. Ma poco importava, o sbaglio?
Colmai la poca distanza tra noi, raggiungendo le sue labbra, proprio come lui si aspettava.
Lo sentii ghignare sulla mia bocca.
Ecco. Felice ora?
Felice, poi. Per cosa? Per la consapevolezza di avere un’altra al suo seguito? No, ne aveva anche troppe.
Sarebbe stato troppo bello se la coscienza di avermi lo avesse reso contento.
Ma io lo sapevo. Per lui potevo essere solo un oggetto di sfogo.
Mentre le nostre labbra si muovevano in sincrono, lo sentii più forte che mai. Antaeus di Chanel. Il suo profumo.
Ciò che lo caratterizzava.


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Un ringraziamento a tutti coloro che hanno letto ed uno speciale a chi ha recensito.
violaDiVenerdì: la tua recensione mi ha lasciata a bocca aperta. Vorrei che tu provassi ciò che ho provato io, mentre la leggevo. Grazie, grazie e ancora GRAZIE. <3
barbidoluzza: sì, quella frase lo caratterizza, non è vero? Grazie mille. La tua recensione è stata bella e sincera. Un abbraccio.
fan_feathers: Ah sì? Allora la mia descrizione è stata abbastanza chiara. Grazie mille.
   
 
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