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Autore: Arvati77    08/08/2016    1 recensioni
"…Il respiro del cuore è la voce dei sentimenti che si agitano in noi desiderosi di uscire allo scoperto, è il richiamo della libertà al di là dei limiti che ci impone chi vuole comandarci, è il soffio dell'anima che chiede solo di essere se stessa...".
Questa storia è ambientata a Verona, la mia città, e ripercorre uno scorcio di vita di persone come tante, individui che affrontano ogni giorno le piccole grandi battaglie della vita. Amore per l'arte, amicizia, passione, orgoglio, odio, tanti sentimenti si mescolano e si alternano in un avvicendarsi di situazioni e personaggi la cui evoluzione mette in risalto il costante ed altalenante scontro tra mente e cuore e la fondamentale importanza delle emozioni nella vita di ognuno. Seguendo percorsi che spesso travalicano gli angusti confini di convenzioni e buon senso, i protagonisti si ritroveranno faccia a faccia con loro stessi, arrivando a riscoprire la parte più vera e profonda della propria anima ed a compiere di conseguenza fondamentali scelte, nelle quali svanisce la distinzione tra vittima e carnefice, torto e ragione, e l'unica certezza è che ogni decisione, ogni azione reca con sé delle conseguenze alle quali non ci si può sottrarre.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO I


E' una limpida mattina di un giugno torrido dalle temperature africane. Sono appena le sei e già un'opprimente afa avvolge come un pesante manto la città di Verona.
In uno stretto vicolo del quartiere di Borgo Roma, all'interno di una cadente palazzina, il fastidioso suono di una sveglia annuncia l'inizio di un'ennesima giornata di lavoro. Il molesto rumore echeggia nel silenzio di un modesto e disordinato bilocale. Una bicicletta è appoggiata alla parete sulla quale spiccano vistose macchie di umidità; dal lavandino spuntano piatti e bicchieri da lavare e sui fornelli ci sono alcune pentole sporche; sul tavolo al centro della stanza sono sparsi gli avanzi di una cena a base di pizza al taglio e sulle sedie sono abbandonati dei testi teatrali. Il pavimento è costellato di giornali e spartiti, mentre in un angolo sono accatastati dei pesi da palestra. Dal divano letto lentamente si alza sbadigliando un ragazzo. I capelli biondo scuro, corti e spettinati, dritti sulla testa come gli aculei di un istrice, circondano il volto dai tratti non comuni, e la barba incolta dona un particolare fascino al viso mascolino sul quale spiccano due magnetici occhi blu dall'espressione per natura sagace e furba. Un piccolo orecchino dorato riluce sul lobo sinistro e sul braccio destro risalta un tatuaggio dal disegno orientaleggiante. La canotta senza maniche ed i corti pantaloncini mettono in risalto la muscolatura ben delineata del fisico atletico, che denota un assiduo impegno in attività sportive. Il giovane si stiracchia per sgranchirsi le membra intorpidite, dopodiché si alza in piedi e barcollando si dirige nella minuscola camera da letto, per spegnere la sveglia che continua imperterrita a suonare.
Una volta entrato, scavalcando la scarpe ed i vestiti sparpagliati per terra, arriva al comodino e pone fine al petulante rumore. Quindi volge gli occhi sulla persona placidamente addormentata tra le candide lenzuola di cotone: i lisci capelli castani, poco più corti delle spalle, coprono in parte il beato viso di fanciulla dai delicati lineamenti, mentre la colorata camicia da notte, lunga fino alle ginocchia, si adagia leggera sulle graziose femminili fattezze, lasciando solo intuire le proporzionate forme del corpo di donna. Il giovane in piedi accanto al letto, per nulla intenerito dall'angelica visione, si china e scuote bruscamente la ragazza assopita, chiamandola a gran voce:
"Marina, ti vuoi alzare?!".
Dopo un profondo sbadiglio, due grandi occhi celesti si spalancano su colui che ha osato disturbare il pacifico sonno, quasi a domandare il motivo del non gradito risveglio.
"Certo che hai proprio delle pessime maniere Simone!" replica Marina, sedendosi sul letto con le gambe incrociate.
"E' già tanto se non ti ho rovesciato in testa un secchio di acqua fredda." ribatte Simone uscendo dalla camera "E poi non capisco a cosa ti serva quella maledetta sveglia se non la senti mai.".
"Almeno la senti tu!" risponde prontamente l'altra, posando i piedi nudi sul pavimento.
Marina: spirito libero, indole ribelle, romantica, impulsiva, estroversa e talvolta lunatica, fiume straripante di emozioni in grado di travolgere tutto ciò che tenta di frenare il suo impetuoso corso. Solo ventiquattro anni ha dietro le spalle, ma già importanti e difficili scelte è stata costretta a compiere. Nata in una famiglia prestigiosa, non volendo piegarsi a convenzioni e restrittive regole, preferì abbandonare a diciannove anni la casa natia piuttosto di farsi soggiogare da chi pretendeva di spegnere i suoi sogni e le sue aspirazioni.
Questo accadde ben cinque anni fa. Il padre di Marina, Giorgio Castelli, avvocato di successo, uomo dispotico ed intransigente, dopo che la figlia ebbe conseguito il diploma di ragioneria con ottimi voti, le impose di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza e di accantonare gli studi di recitazione da lei seguiti per anni con fervente passione. Già in precedenza l'autoritario genitore aveva cercato di sottometterla spingendola ad allontanarsi da amici a lui non congeniali, ma in ciò non riuscì, come non riuscì poi a farle imboccare una strada da lei detestata. Convinto di vincere il confronto con l'indocile animo, pose Marina davanti ad un ultimatum: obbedire o andarsene di casa, e contrariamente alle previsioni paterne lei optò per la seconda soluzione, non supportata nemmeno dalla madre Clara, troppo debole e remissiva di carattere per opporsi all'arcigno coniuge. Giorgio Castelli considerò, e considera tuttora, l'atteggiamento della figlia come un tradimento, una terribile offesa, e di conseguenza giurò che non avrebbe offerto all'autrice del grave affronto alcun sostegno morale o materiale se prima non fosse tornata sui suoi passi. Invano il fratello maggiore di Marina tentò di placare le acque: troppo cocciuti ed orgogliosi erano i due litiganti perché uno solo di loro si rimangiasse quanto detto.
Successivamente, per quasi due anni la ragazza non mise più piede nella casa paterna, un'immensa villa circondata da campi coltivati a frutteto situata nella periferia veronese, e l'unico con cui non ha mai interrotto i rapporti è il caro fratello Mattia, grazie al quale di recente si è in un certo senso riavvicinata ai genitori, anche se sono rare le occasioni in cui li incontra: Natale, Pasqua, e qualche particolare circostanza in cui sia richiesta la sua presenza. Da quando se ne è andata di casa, Marina si mantiene lavorando, abile ad adattarsi a qualsiasi attività, e già svariati mestieri ha cambiato, non trascurando il suo primo amore: il teatro. Per sua fortuna ha sempre potuto contare sull'amico Simone, che fin dall'inizio l'ha ospitata. E con lui abita tuttora, disposta a qualunque sacrificio pur di non rinunciare alla propria libertà.
Anche Simone Girardi è indubbiamente un bel personaggio. Talvolta apparentemente burbero e rude nei modi, cela nel sincero e limpido sguardo la propria vera natura. Determinato e fiero, estroso ed energico, generoso e determinato, talora irascibile ed irruente, è capace di improvvisi slanci di dolcezza con le persone che gli stanno a cuore. Lavora in una palestra in centro città come istruttore di fitness e spesso alla sera si esibisce suonando la batteria con la sua rock band, gli Holiday, composta in tutto da tre elementi. Oltre a ciò, fa parte insieme a Marina di una compagnia teatrale, che allestisce spettacoli a livello locale. Nemmeno lui ha avuto una vita facile, benché abbia solo ventotto anni. I suoi genitori morirono in un incidente stradale quando era ancora un bambino e fu cresciuto dagli zii, insieme al fratello Daniele, di sei anni più grande di lui. Poco più che ventenne se ne andò a vivere per conto proprio, per non gravare sulle spalle di nessuno, e si cimentò in diversi mestieri, riuscendo nel contempo a concludere gli studi in Scienze Motorie, grazie a qualche aiutino economico del fratello, impiegato di banca. Già da un po' di tempo però Simone cerca di arrangiarsi da solo, nonostante talvolta lui e Marina fatichino ad arrivare a fine mese con i soldi che guadagnano. Sono evidentemente una coppia affiatata ed all'inizio della convivenza il legame tra loro non era soltanto di amicizia. Vissero un'intensa storia, che durò circa un anno, poi sostituita, seguendo un naturale iter, da un rapporto di differente natura ma non meno forte.
Torniamo al presente. Mentre Simone sta preparando il caffè, dalla camera da letto sbuca la sua coinquilina intenta a portare fino alla lavatrice una montagna di vestiti. La ragazza, sovrastata dal cumulo di indumenti, con passo incerto si aggira per la disordinata stanza, attenta a non inciampare. Il compagno la osserva divertito, senza muovere un dito per aiutarla: la scena è troppo buffa per non godersela fino in fondo!
Giunta alla meta, Marina molla a terra il pesante carico e, inginocchiatasi sul pavimento, comincia a riempire il cestello della lavatrice, sotto gli occhi perplessi dell'amico. Come era prevedibile, alla fine lo sportello non si chiude. La caparbia giovane tenta e ritenta, ma niente da fare, e Simone allora commenta:
"Credevi davvero di far stare lì dentro tutta quella roba?".
Marina, seduta di fronte all'oblò aperto, imbronciata rimugina su una possibile soluzione. Non ha tempo né voglia di perdere ore a lavare panni sporchi. Il compagno, sorridendo, si china di fianco a lei ed infila una mano tra gli indumenti stipati nel cestello, estraendo a fatica dalla muraglia di vestiti due paia di scarpe.
"Sei una pasticciona!" esclama Simone, rivolgendo con lo sguardo un benevolo rimprovero alla maldestra massaia.
"Non le avevo viste in mezzo al caos che c'è in camera!" si difende lei, per poi chiudere soddisfatta il dispettoso sportello.
I due, risolto il problema, farebbero ora colazione, se non fosse per un piccolo particolare, messo in evidenza da Simone:
"Non c'è niente da mangiare! E nemmeno un goccio di latte... Ieri non avevi detto che avresti fatto tu la spesa?".
Marina prova a difendersi:
"Hai ragione, ma ho avuto un sacco di cose da fare e me ne sono completamente dimenticata. Comunque, se hai fame, ci sono gli avanzi della pizza di ieri sera... Già, perché mi è toccato cenare da sola, visto che tu non c'eri...".
"E' inutile che cerchi di far sentire in colpa me se il guaio l'hai combinato tu. E poi lo sai che sono tornato tardi perché ho dovuto lavorare..."
Infatti Simone, per arrotondare lo stipendio che guadagna in palestra, insieme ai suoi due amici Claudio e Loris è sempre alla ricerca di ingaggi per suonare alla sera in qualche locale. Il genere preferito della band degli Holiday è il rock, ma pur di lavorare il trio si adatta con una certa versatilità ad ogni richiesta, o quasi.
Il giovane, rassegnato a digiunare, scuote la testa e rimprovera sorridendo la sbadata compagna:
"Sei una gran casinista! Lavori in un supermercato e qui abbiamo il frigo vuoto.".
"A parte il fatto che tu sei più incasinato di me," ribatte l'altra "ti assicuro che ieri non ho avuto un attimo libero! Oltre a coprire il mio turno ho dovuto sostituire una collega, non ho nemmeno pranzato, e alla sera sono pure arrivata tardi alle prove in teatro.".
Simone si avvicina all'amica e le dà un affettuoso bacio in fronte, incitandola poi a darsi una mossa per presentarsi almeno una volta puntuale al lavoro... Che lavoro? Nulla di speciale. Recentemente Marina è stata assunta come cassiera in un supermercato, impiego che non la gratifica minimamente ma che se non altro le permette di portar a casa uno stipendio sicuro. Immense soddisfazioni invece la ragazza le ottiene con la compagnia teatrale di cui da quattro anni fa parte, nella quale sono impegnati anche il suo coinquilino e Jenny, la sua migliore amica. Questo gruppo di emergenti attori è stato creato ed è tuttora gestito da una coppia di artisti, Luciana e Maurizio Marconi, che da qualche anno, abbandonate le scene, insegnano recitazione con la speranza di veder fiorire nuovi talenti in grado di far risorgere un'arte troppo spesso bistrattata. Per passione e per amore della professione a cui hanno scelto di dedicare la vita, i due coniugi hanno riunito con scrupolosa cura dei volonterosi e promettenti giovani che da anni si radunano almeno quattro sere a settimana in un vecchio e piccolo teatro, adibito agli spettacoli parrocchiali prima di esser preso in affitto dalla coppia di maturi artisti. Anche per merito della buona reputazione dei due fondatori, la compagnia è riuscita a farsi conoscere nell'ambito veronese, per poi spaziare nell'intera provincia, mettendo in scena rappresentazioni che, se pur inizialmente snobbate da stampa e pubblico, hanno ridestato un certo interesse verso il teatro conquistando varie fasce di età e riscuotendo in determinate occasioni un meritato successo.
Tutto ciò di certo non ha fatto ricredere il padre di Marina e lei, dal canto suo, non ha più cercato il supporto del genitore, sicura di non averne bisogno e di poter comunque contare su quello di suo fratello Mattia, che le vuole un bene dell'anima e senza riserve le offre costantemente il proprio sostegno, anche quando lei non lo chiede, anche quando lei, orgogliosa, rifiuta ogni aiuto soprattutto materiale. Sebbene in alcuni momenti l'intervento di Mattia sia risultato provvidenziale, Marina non vuole aver debiti con nessuno, vuole essere in grado di realizzare da sola i propri obiettivi, altrimenti tanto vale tornare a casa e piegarsi alla volontà paterna. Per questo motivo la giovane si adatta a svolgere anche un lavoro che non la soddisfa ma che se no altro le permettono di avere una discreta indipendenza. E' vero, le spese sono tante e non sempre lei ed il suo coinquilino riescono a sostenerle, però entrambi non temono di far rinunce e rimboccarsi le maniche se questo è il prezzo della loro libertà.
I due amici, come al solito, si accingono a lasciare l'appartamento per recarsi ai rispettivi posti di lavoro. Simone, prendendo la bicicletta appoggiata al muro, incita Marina, chiusa in camera, a darsi una mossa, e non appena la vede sbucare trafelata dalla stanza da letto, le lancia le chiavi dell'automobile, che lei afferra al volo affrettandosi ad uscire insieme al compagno.
Nell'angusto atrio della palazzina i due si soffermano un attimo per fare il punto della situazione. Marina giura di comprare qualcosa per riempire il frigorifero:
"Prometto che stavolta non mi dimentico di far la spesa. E poi, ho il pomeriggio libero, così posso sistemare un po' casa. Non si può vivere in mezzo a quella confusione!".
"Mi raccomando: ricordati l'appuntamento di stasera in teatro." sottolinea Simone lanciando un'eloquente occhiata all'amica, che di rimando lo guarda con furbesca espressione, replicando prontamente:
"Posso scordarmi di respirare ma non del teatro!".
Prima di uscire in strada i giovani osservano la serratura del portone d'ingresso: è da mesi che è rotta, chiunque potrebbe entrare indisturbato, ma a nessuno nel condomino pare importare, men che meno all'amministratore. I due si fissano un istante e poi scoppiano a ridere, comprendendo di aver pensato la stessa cosa: anche se un ladro dovesse intrufolarsi nel loro appartamento, di sicuro non troverebbe niente da rubare e nemmeno oserebbe avventurarsi in un simile caos, anzi, fuggirebbe a gambe levate!
Alla fine, Simone parte in bicicletta diretto alla palestra, mentre Marina si incammina verso l'auto parcheggiata non molto distante. La vettura in questione non è una fuoriserie, o meglio lo è, nel senso che un modello del genere è ormai fuori produzione da anni! E' una modestissima utilitaria, regalata tempo fa a Simone dallo zio che, avendo comprato una moderna monovolume, aveva bisogno di spazio nel garage. La carrozzeria qua e là è ammaccata ed una portiera fatica ad aprirsi. Il motore di fiato ancora ne ha, nonostante l'età avanzata, però quando si mette in moto prende il via un concerto di indistinti rumori dalla dubbia provenienza. Meglio non indagare per non avere brutte sorprese!
Marina sta per salire in auto, ma si blocca quando i suoi occhi si posano su qualcuno che si sta avvicinando. Un uomo alto, fisico longilineo, corti capelli castani ad incorniciare un volto squadrato dai tratti marcati. Elegante, in giacca e cravatta, tiene in mano una valigetta di pelle e con portamento fiero cammina verso la ragazza che, immobile, lo sta fissando. Giunto ad un passo da lei, la rimira con affetto, puntandole addosso due intensi occhi verdi. Con un simile sguardo lo contempla Marina, che sorridendo gli rivolge una diretta domanda:
"Come mai da queste parti?".
"Non posso venire a trovare la mia sorellina?"
L'individuo in questione è dunque il fratello trentenne di Marina, Mattia, che seguendo le orme paterne ha intrapreso la carriera di avvocato, non per obbligo, bensì perché affascinato da tale professione, e per farsi strada con le proprie forze ha liberamente scelto di non lavorare nello studio del genitore. Lui e la sorella hanno da sempre un ottimo rapporto. Testardi entrambi, spesso si scontrano, anche duramente, ma sono sempre pronti a sostenersi l'un l'altra, legati da un profondo affetto e da un'incrollabile fiducia reciproca.
Marina si informa curiosa sul motivo della visita:
"Non mi dire che passavi per caso di qui alle sette e mezza di mattina! E' successo qualcosa?".
L'interrogato scuote la testa e con calma spiega la situazione:
"Ieri ho provato per tutto il giorno a chiamarti sul cellulare, ma era sempre irraggiungibile. Il telefono fisso non ce l'avete, e io cosa potevo fare per rintracciarti se non venire qui di persona?".
"Ho capito. Però non mi hai detto perché mi volevi parlare.".
"Volevo sapere quando ci sarà la prima dello spettacolo che tu e i tuoi amici state preparando."
"Fra un mese esatto." risponde prontamente Marina, sospettando che il fratello debba riferirle qualcos'altro. Infatti...
"Vorrebbe venire a vederti anche la mamma." confessa il giovane, cogliendo di sorpresa la sorella, che comunque non perde la parola e pungente commenta:
"Improvvisamente ha trovato il coraggio per disubbidire al maritino o farà tutto di nascosto come al solito?".
"Non essere così dura con lei."
"Già, perché con me sono stati sempre tutti teneri, vero?"
Nonostante la brusca reazione, Mattia intuisce chiaramente che la sorella è lieta dell'inattesa notizia e lei stessa alla fine è costretta ad ammetterlo:
"Dille che se davvero sarà tra il pubblico, io darò il massimo per lei.".
Con un affettuoso abbraccio i due si salutano e, soltanto quando il fratello è lontano, Marina si accorge di essere terribilmente in ritardo, perciò sale al volo in auto e mettendo in moto tra sé pensa:
"Stavolta mi licenziano! Sono proprio nei guai!".
Come volevasi dimostrare, non appena arrivata al lavoro, con più di mezz'ora di ritardo, la ragazza viene immediatamente convocata dal direttore del supermercato e, senza nemmeno tentare di giustificarsi, con un'espressione quasi sollevata si arrende all'idea di doversi cercare un altro impiego. Sinceramente non le dispiace lasciare il posto di cassiera, e poi ormai è abituata a simili cambiamenti. Troverà un nuovo lavoro, magari un tantino più interessante, ma di certo non può permettersi di perder tempo, deve rimboccarsi le maniche perché da solo Simone non può accollarsi tutte le spese di casa!
Per il momento comunque un compito da portar a termine Marina ce l'ha: fare la spesa. E non volendo trascorrere l'intera giornata da sola, decide di far una visitina a Jenny, la sua amica del cuore. Anche lei, da poco laureatasi in architettura, è alla caccia di un impiego e magari potrà dare qualche utile dritta alla neo-disoccupata.
La ragazza raggiunge in auto la zona in cui abita la compagna, nel quartiere periferico di Santa Lucia. Dopo aver parcheggiato di fronte al portone di un alto condominio, dà un'occhiata all'orologio. Non sono ancora le nove. Forse è un po' prestino, anche se i genitori di Jenny, lavorando entrambi, di sicuro sono già usciti. Vinta ogni esitazione, Marina suona il campanello e, quando l'amica le risponde al citofono, la invita a scendere e raggiungerla. Jenny, sorpresa e curiosa, in un attimo si fionda fuori di casa per scoprire il motivo dell'inattesa visita e ben presto dal portone della palazzina sbuca, visibilmente affannata, una ragazza di colore, dai folti e ricci capelli bruni, con un vivace volto dalla forma ovale ed i tratti marcati, le cui imperfezioni vengono oscurate dall'intensa espressione degli sconfinati occhi neri, profondi e penetranti. Un lungo abito dalle sgargianti tinte in parte nasconde le generose forme del prosperoso fisico, che discretamente si rivelano sotto il morbido movimento della leggera stoffa.
Marina saluta l'amica con un raggiante sorriso, ricevendo di risposta una stupita domanda:
"Non dovresti essere al lavoro?".
"Dovrei." risponde l'interrogata con sbarazzina espressione.
"Ti hanno licenziata, vero?"
Non ha bisogno di conferme Jenny alla propria logica deduzione e non risparmia alla compagna un'occhiata di disapprovazione, alla quale fa seguito una schietta considerazione:
"Per forza sei sempre al verde! Non resisti mai più di qualche mese in un posto...".
"Non sono io che non resisto, sono gli altri che non mi sopportano!" ribatte la diretta interessata con beffardo sorriso.
"Hai una gran faccia tosta!" esclama l'amica scuotendo rassegnata la testa.
Jenny è diversa da Marina. Come lei è estroversa e chiacchierona ma non altrettanto impulsiva e scatenata. Di origini senegalesi, adottata a soli due anni da una coppia italiana, Serena e Nicola Benini, è cresciuta a Verona, coltivando la passione per il teatro. Proprio alla scuola di recitazione incontrò nel periodo dell'adolescenza Marina e da allora la due sono praticamente inseparabili. Si intendono al volo senza parlare, simili eppur differenti si completano a vicenda, complici e confidenti l'una dell'altra.
Le giovani si dirigono in auto verso un vicino supermercato e, arrivate a destinazione, entrano e si aggirano tra gli scaffali scegliendo con cura i prodotti meno costosi. Marina non ha molto denaro da spendere, di conseguenza Jenny la tiene sotto controllo onde evitare che acquisti roba inutile, e intanto chiacchiera con lei di svariati argomenti, finché ad un certo punto decide di darle un'importante notizia, taciuta finora per pura scaramanzia:
"Ultimamente ho mandato in giro diversi curriculum per iniziare a fare almeno un po' di pratica in qualche studio, e alcuni giorni fa mi hanno contattata... Domani ho un colloquio...".
"E' fantastico!" esulta Marina interrompendo l'amica "Cosa aspettavi a dirmelo? Non sarai superstiziosa?! Volevi prima esser sicura di venir assunta?".
"Stai calma per favore o mi metterai addosso una terribile agitazione..."
"E dov'è il colloquio?"
"Nello studio di un architetto: Lorenzo Bruni.".
Jenny è piuttosto preoccupata dallo strano sguardo di Marina e dalla sua malandrina espressione: deve aver in mente qualcosa e non c'è da star tranquilli quando fa così. Ed infatti l'imprevedibile ragazza se ne esce con una bizzarra proposta:
"Posso accompagnarti? Potrei approfittare della situazione per vedere se c'è un posticino anche per me. Magari serve una segretaria, o qualcuno che tenga la contabilità.".
Jenny si mette le mani tra i capelli, ma non riesce a far desistere l'insistente amica e alla fine è costretta ad accontentarla, augurandosi di non doversi pentire del favore concesso.
Lorenzo Bruni è il figlio trentacinquenne di un industrioso imprenditore, Giacomo Bruni, che con fatica è riuscito negli anni a farsi un nome nel mercato immobiliare, soprattutto nella compravendita di immobili da ristrutturare, e nel campo dell'edilizia. Lorenzo, laureatosi in architettura, oltre ad aiutare il padre nei suoi affari, da qualche anno è molto attivo nel campo dell'arredamento di interni, mantenendo contatti anche con l'estero. E' un giovane pieno di iniziative ed ama fortemente la sua professione, alla quale si dedica con serietà e perizia. Sua sorella minore Elisa invece gestisce insieme al marito un ristorante in centro città e proprio qui Lorenzo incontrò colei che da ormai tre anni è sua moglie, Loredana Forti, appartenente ad una famiglia così detta rispettabile nell'ambiente veronese. Questo giovane architetto, come è rigido e professionale sul lavoro, così sa essere espansivo e affabile fuori dall'ufficio, ma nel cuore cova un'inquietudine che soprattutto negli ultimi due anni è cresciuta in lui opprimendo il suo animo.
Tutto questo Marina e Jenny ovviamente non lo sanno, però alle orecchie di entrambe è giunta una voce riguardo a Lorenzo, che ha fama di esser stato in passato un vero dongiovanni... e chissà che non lo sia tuttora nonostante il matrimonio! I pettegolezzi volano rapidi di bocca in bocca, trovando terreno fertile sulle biforcute lingue di invidiosi e maldicenti, e se pure ci fosse dietro certe chiacchiere qualcosa di vero, finisce anch'esso per perdersi sotto un intricato ginepraio di fantasiose elucubrazioni.


Nel pomeriggio, Marina decide di riordinare casa con la collaborazione dell'amica, che da un po' non metteva piede nel modesto bilocale e non appena vi entra si lascia sfuggire uno spontaneo commento:
"Sembra che sia passata una mandria di tori inferociti!".
"E non hai ancora visto la camera da letto!" fa notare serafica l'altra, senza minimamente scomporsi.
"Forse non ti rendi conto di quanto ci sarà da sgobbare qui per ripulire questo macello!"
"Come sei esagerata! C'è solo un po' di confusione. I miracoli non si possono fare, e questa non è mai stata una reggia!"
"Tu e Simone avreste bisogno di una balia..."
"E chi la pagherebbe poi?!"
Concluso lo scherzoso scambio di battute, le due compagne iniziano la faticosa opera di pulizia, impresa non facile anche a causa della pesante afa che in questa bollente estate regna sovrana giorno e notte.
Nel tardo pomeriggio finalmente il lavoro può ritenersi terminato con successo: ora l'appartamento ha decisamente un aspetto abitabile!
Fatto un rapido spuntino per recuperare un minimo di energie, le due ragazze si preparano per l'abituale appuntamento in teatro con la compagnia. Jenny vorrebbe passar da casa per cambiarsi, ma non ne ha il tempo. Marina allora pensa di prestarle qualcosa di pulito da indossare e ripesca dall'armadio un ampio vestito dalla sottile e morbida stoffa, indubbiamente di raffinata fattura.
"E' troppo bello per me!" confessa Jenny rimirando l'elegante abito.
"E' da quando sono venuta via da casa dei miei che non lo metto." rimarca l'amica "A me va un tantino largo, però di sicuro a te va bene. Tienilo pure, te lo regalo volentieri.".
"Grazie... E' bellissimo!"
"Con la faticaccia che hai fatto per darmi una mano a riordinare qui dentro, dovevo trovare un modo per ricambiare."
"Non l'ho fatto per avere qualcosa in cambio."
"Lo so. Ma per favore, accetta questo regalo e sbrigati a vestirti. Dobbiamo uscire, non abbiamo molto tempo!"
Le due in fretta si preparano, prendono l'auto e si dirigono al piccolo teatro, sede della loro compagnia, situato in una stretta via nella zona di San Zeno. Sulla facciata dell'edificio sono evidenti i segni del tempo. Numerose crepe risaltano sul muro e l'intonaco è in più punti rovinato, scrostato o guastato da macchie di umidità. Ai piani superiori ci sono gli uffici di un'agenzia di assicurazioni, la cui entrata è separata da quella del teatro, posto al piano terra. Da un ampio portone di legno si accede ad un angusto atrio e da qui, attraverso un breve corridoio dalle ruvide pareti, si giunge nella sala principale. Il palco è abbastanza spazioso, mentre piuttosto esigua è la platea, le cui file di rustici sedili dal basso schienale si dispiegano sul pavimento dalla discreta inclinazione, tale che i posti più lontani sovrastino quelli più vicini al palco. L'illuminazione non è eccessivamente forte e ciò dona un particolare fascino al luogo già per sua natura denso di magia e suggestione.
Marina e Jenny arrivano per prime, tant'è vero che il portone è ancora chiuso. In attesa degli altri, chiacchierano rammentando il giorno in cui si recarono all'audizione per essere ammesse nella compagnia. Jenny scelse di interpretare alcune terzine estrapolate dall'Inferno dantesco, sfruttando tutta l'espressività del proprio plastico volto. Marina invece decise di cimentarsi in un brano tratto dall'Otello di Shakespeare e, necessitando di un partner, coinvolse allora Simone che, pur avendo studiato un po' di recitazione in passato, non aveva la minima intenzione di entrare in una compagnia teatrale. Alla fine però, colui che doveva essere una semplice comparsa fu incluso dai coniugi Marconi nel gruppo di attori con cura selezionati. Maurizio e Luciana infatti notarono nel giovane un talento innato, capace di emergere nonostante le evidenti lacune tecniche, ed affidandosi al loro intuito gli diedero fiducia vincendo le sue resistenze e persuadendolo a non sprecare la sua naturale propensione per la recitazione.
Soprattutto un dettaglio ricordano nitidamente Marina e Jenny e, come loro, anche gli altri membri della compagnia. In ognuno di essi è rimasto impresso il discorso fatto da Maurizio alla prima riunione in teatro, e se non le sue precise parole si sono fissate nella memoria, impossibile è dimenticare il profondo significato di quel fondamentale insegnamento, tanto pregnante da poter diventare un modello di vita. Così si rivolse quel giorno il maturo artista agli allievi, con voce ferma e carica di pathos:
"Avete presente quando, in alta montagna, respirando a fondo l'aria pulita vi gira la testa e sentite scorrere nelle vene una grande energia che vi dà i brividi? Bene, sul palcoscenico è il vostro cuore a respirare un'aria pura, libera dalle regole e dalle costrizioni della realtà quotidiana, un'aria palpitante di emozioni. Non abbiate paura di vivere fino in fondo le vostre passioni, anche se vi fanno girare la testa, perché solo provandole in voi nella loro pienezza potrete condividerle ed infonderle in coloro che vi circondano.".
Il respiro del cuore è la voce dei sentimenti che si agitano in noi desiderosi di uscire allo scoperto, è il richiamo della libertà al di là dei limiti che ci impone chi vuole comandarci, è il soffio dell'anima che chiede solo di essere se stessa. Ascoltare ed assecondare questo anelito interiore su di un palco non costa nulla, farlo nella vita reale può comportare un prezzo che non tutti sono disposti a pagare, e forse per questo spesso spesso le persone preferiscono soffocare la propria più intima essenza pur di non esporsi al vitale vento delle passioni...
Marina e Jenny iniziano poi a parlare dei rispettivi ruoli nella commedia che tra un mese metteranno in scena: "La locandiera" di Goldoni. Marina ha ottenuto la parte della protagonista, Mirandolina, e con l'amica prova alcune battute, attenta a dar la giusta interpretazione per non rendere il personaggio una caricatura di se stesso. Mentre le due sono intente in tale attività, ecco arrivare tre componenti della cricca di attori: Christian, Pietro e Antonio, detto Tony. Il primo, alto, biondo, occhi verdi, con la sua sofisticata bellezza fu per un periodo oggetto dell'interesse di Marina, che invano tentò di conquistarlo non riuscendo mai però in tale intento. Pietro non è altrettanto prestante d'aspetto, ma è dotato di uno sguardo furbesco ed accattivante che dona al paffuto viso un peculiare fascino; basso e grassottello, sul palco riesce quasi a trasformarsi, conquistando la scena con la propria forte personalità. Infine, Tony, che del gruppo è il più giovane avendo solo ventun anni, magro ed agile nei movimenti, è in possesso di una particolare vena comica, anche se non disdegna ruoli tragici nei qual mettersi alla prova; una folta ricci chioma castana circonda il volto ovale dalla carnagione olivastra e dietro un paio di occhiali tondi spuntano due piccoli e guizzanti occhi neri.
Intanto da una via secondaria sbuca Simone in bicicletta. Lui stavolta ha preferito non prendere parte alla commedia allestita dalla compagnia, ben sapendo di non poter garantire la propria presenza negli incontri serali per via dei numerosi ingaggi ottenuti dalla sua band in questo inizio d'estate. Ma tuttavia, quando può, si aggrega agli amici in teatro per assistere alle prove durante le quali impara sempre qualcosa di nuovo.
Ben presto si uniscono alla comitiva radunata davanti al portone anche Francesca, alias Francy, ed Elena. La prima, trentunenne, è la più matura del gruppo; d'aspetto assolutamente normale, capelli e occhi castani, carnagione chiara, media statura, ha una voce in grado di assumere mille sfumature, densa di carica emotiva, intensa come l'espressivo viso dai tratti decisi, quasi mascolini in certi momenti. Elena invece tra tutti è la più timida ed introversa, eppure quando si immedesima in un ruolo riesce a trovare in sé il coraggio e la grinta che nella vita quotidiana non ha; minuta ed aggraziata nei movimenti, ha due enormi occhi castani perennemente spalancati sul mondo, come una curiosa bambina alla ricerca di tesori nascosti.
La compagnia è dunque al completo, ma dove sono Maurizio e Luciana? I giovani attori cominciano a preoccuparsi dell'inspiegabile ritardo ed invano tentano di rintracciare la coppia per telefono. I cellulari di entrambi sono irraggiungibili. Per fortuna i coniugi Marconi fanno presto la loro comparsa, trafelati e carichi di voluminosi borsoni. Il mistero viene svelato non appena il gruppo entra in teatro: nelle pesanti borse ci sono gli abiti di scena, dei quali come al solito si è occupata Luciana. Uno dei momenti più divertenti nella preparazione di ogni spettacolo è proprio la scelta dei costumi. La caccia a questo o quell'altro indumento si trasforma in una lotta senza regola, in cui vince il più lesto di mano. Ovviamente, tra amici è facile mettersi d'accordo con qualche equo scambio di accessori o vestiti, basandosi sui ruoli assegnati a ciascuno. Ad avere la peggio inevitabilmente sono coloro che vengono inseriti nella compagnia temporaneamente, in caso di necessità, per interpretare parti secondarie in drammi con parecchi personaggi: a queste comparse provvisorie tocca infatti accontentarsi di quello che rimane dopo la razzia fatta dai cosiddetti "titolari".
Concluso l'incontro in teatro, verso le dieci e mezza di sera i giovani attori si salutano e fanno ritorno alle rispettive abitazioni. Marina accompagna a casa Jenny e con sollecitudine le ricorda dell'appuntamento per l'indomani:
"Dove ci incontriamo domattina? Io pensavo di trovarci fuori dallo studio di quell'architetto.".
Jenny pone due precise condizioni:
"Prima di tutto, vedi di essere puntuale: ti aspetto per le nove, non tardare di un secondo. E poi, cerca di stare calma e non mettermi in imbarazzo: tieni la bocca cucita e non ci saranno problemi. Sono stata chiara?".
Marina annuisce senza esitare, giurando di fare del proprio meglio per non combinare pasticci, e con tale proposito impresso nella mente rientra nell'appartamento dove Simone la accoglie complimentandosi con lei per la bella ripulita data alla casa. La ragazza ammette di aver ricevuto un fondamentale aiuto da Jenny, ma un'altra confessione ben più importante deve fare al compagno, e fissandolo negli occhi con disarmante dolcezza gli rivela di essere stata licenziata.
"Non c'è bisogno che provi a commuovermi con quell'espressione da cucciolo abbandonato." osserva Simone con estrema calma "Non ho intenzione di arrabbiarmi, tanto lo sapevo che non avresti resistito molto in quel posto.".
"Giuro che troverò al più presto un altro lavoro." afferma risoluta Marina.
"Lo credo bene! Altrimenti non ci rimane che fare una rapina in banca!"
I due amici scoppiano a ridere e, seduti a tavola, chiacchierano spensierati mangiando pane e prosciutto, con l'allegria di chi ancora riesce ad affrontare le difficoltà della vita senza perder la voglia di scherzare e di guardare con ottimismo al domani.


Alla mattina Simone viene svegliato di soprassalto dalla sua scatenata coinquilina, che all'alba con un balzo gli piomba addosso mentre è ancora addormentato.
"Sei pazza?!" urla il giovane inviperito "Oggi posso andare in palestra più tardi e tu mi rompi le scatole a quest'ora?!!".
Marina, senza levarsi di dosso dal povero compagno, con angelica espressione e dolcissima voce gli spiega il motivo della precoce levataccia:
"Mi dovresti aiutare a decidere come vestirmi oggi.".
"Tu sei tutta matta!" commenta Simone sbadigliando.
L'irrequieta ragazza, sedutasi di fianco all'amico, continua a fissarlo con languidi occhioni e lui, ancora sdraiato, distende un braccio per accarezzarle una mano.
"Dai, ho bisogno di te." insiste Marina con supplichevole voce.
"Da quando in qua ti servono i miei consigli per decidere come vestirti?" chiede sospettoso l'altro, sedendosi a gambe incrociate sul divano letto.
"Devo accompagnare Jenny a un colloquio di lavoro e non vorrei farle fare brutta figura."
"Allora faresti meglio a non andare con lei!"
La destinataria dell'ironica battuta risponde alla provocazione con una buffa linguaccia e si alza di scatto per poi precipitarsi in camera. Simone attende in silenzio di vederla sbucare nuovamente, ed infatti dopo alcuni minuti eccola comparire con un lungo abito nero.
"Sembri pronta per un funerale!" sottolinea scherzosamente il giovane.
Marina sparisce di nuovo e riappare poi con un paio di pantaloni ed una maglietta aderente, e stavolta è lei stessa a non esser soddisfatta della scelta:
"Col caldo che c'è rischio di morire con questa roba addosso!".
Mentre la ragazza è in camera che si cambia per l'ennesima volta, Simone, fuori dalla porta, le rivolge una spontanea domanda:
"Non sei tu che devi fare il colloquio. Perché ti preoccupi tanto di come vestirti?"
Nessuna risposta. Il giovane allora sbircia nella stanza, beccandosi un cuscino in faccia ed un minaccioso monito:
"Cosa vorresti fare? Non provare a spiarmi, sai!".
"Dimenticavo quanto sei timida!" ribatte ironico l'altro, aggiungendo poi:
"Sono sicuro che hai in mente qualcosa.".
Simone si dirige infine al frigorifero in cerca di una bibita con cui ristorare la gola riarsa e, mentre sta bevendo dell'acqua fresca direttamente dalla bottiglia, vede uscire dalla camera l'amica, che non gli risparmia un benevolo rimprovero:
"Sei un animale! Non sai che esistono i bicchieri?".
Il ragazzo tace e sorridendo squadra dall'alto in basso la coinquilina che, con addosso una minigonna da capogiro ed uno scollato top dagli sgargianti colori, gli si avvicina con aggraziate movenze chiedendogli un parere sul proprio abbigliamento.
Simone, dopo l'ennesimo sorso d'acqua, pone una legittima domanda:
"Cosa ti sta passando per la testa?".
Marina afferra la bottiglia che il compagno ha in mano e beve come lui aveva fatto prima. Dopodiché, confessa le proprie intenzioni:
"Jenny ha un colloquio nello studio di un architetto, e magari potrebbe esserci bisogno di una segretaria...".
"Vuoi che quell'architetto ti assuma o ti salti addosso?" rimarca l'altro senza distogliere gli occhi dall'appariscente ragazza, che con provocante sguardo ribatte:
"Devo giocare bene le mie carte.".
"Attenta a non scoprirle tutte subito..."
"Voglio solo farmi notare, niente di più."
Simone sorride, sa perfettamente che la sua amica non ricorrerebbe mai a certi compromessi per ottenere un lavoro o qualsiasi altra cosa, ha grinta e carattere a sufficienza per farsi valere senza sfruttare tanti stratagemmi. E' vero, sa valorizzare il proprio aspetto fisico, non passa inosservata, ma di lei a tutti giunge non l'immagine di una bella bambolina, bensì il travolgente impeto di una fervida mente e di un cuore palpitante. In questo soprattutto Marina e Simone si somigliano, nel loro apparire per ciò che sono, senza filtri o condizionamenti. Ruoli prestabiliti li interpretano esclusivamente sul palcoscenico, ed infondono sempre e comunque anche nei personaggi che portano sulla scena tutta la genuina verità delle loro emozioni.

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Eccomi tornata con una nuova storia in questa movimentata sezione! Dal momento che le vicende sono ambientate a Verona, ho pensato di mostrarvi i quartieri in cui è suddivisa la mia città così anche chi non la conosce potrà orientarsi un po'.
Per precisare: fatti e persone citati in questa storia sono di mia esclusiva invenzione. Ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Ci si ritrova a settembre, dopo le vacanze!!!
Marta

 

 


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