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Autore: _Fy    09/08/2016    1 recensioni
Capita spesso di amare qualcuno proprio per le qualità che mostra di avere, che non ci rispecchiano ma che sentiamo nostre.
Forse ad ultimarci non è sempre la nostra copia perfetta.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Credo che si inizi realmente a vivere la propria vita una volta usciti dalla scuola superiore; il mondo ti si apre davanti, ed ogni scelta che fai determinerà quello che vuoi diventare.

Credi sia la fine ed invece è solo l'inizio.

Invidio le persone che sanno già quello che vorranno diventare, che conservano i loro sogni e sono determinati a portarli avanti con grande fiducia.

Io mi sento indifesa e spaventata.

Desideravo vivamente che la scuola finisse, che i compiti e le interrogazioni giungessero al termine, che l'ansia terminasse e lasciasse posto ad un po' di serenità.

Ma ora è la vita ad interrogarmi.

Ed io, faccio scena muta.

 

Il suono dell'ultima campanella mi giunge ovattato; Matteo, mio compagno di banco, nonché mio migliore amico, mi scuote riportandomi alla realtà.

 

- Finalmente l'incubo è finito! Perché fai quella faccia? Non sei felice?

Mi sorride; un sorriso così aperto e sincero, che le guance si tendono e la pelle intorno agli occhi inizia a formare delle grinze.

 

- Aspettiamo a parlare, dobbiamo ancora vedere i risultati degli esami!

Scuote il viso con espressione contrita e mi prende il naso tra l'indice e il pollice stringendolo delicatamente.

- La solita pessimista!

Raccolgo le mie cose dal banco e lui mi imita.

Ha ragione; d'altronde, come potrebbe non averne? Matteo, non è solo il mio compagno di banco, nel tempo, è diventato anche il mio migliore amico.

Mi abbraccia di sorpresa ed io lo lascio fare, mi stringo a lui, appoggiando il mio viso sulla sua maglietta nera spiegazzata.

Lo sento sospirare e il suo fiato caldo si scontra con la pelle olivastra del mio collo provocandomi un brivido.

Si alza dalla posizione curva in cui la mia statura lo costringeva a stare e mi lascia un delicato bacio tra i capelli corvini.

-Andrà tutto bene, scimmietta.

Mi viene da ridere se penso all'appellativo che mi ha affibbiato.

Gli pizzico un fianco e sobbalza allontanandosi di qualche centimetro da me.

- Speriamo!

Ribatto sorridendo.

Scuote ancora il capo e il suo sorriso non si spegne.

Se solo ripenso a come ci siamo conosciuti; il primo giorno di scuola ero così spaventata, ero capitata in una classe in cui non conoscevo nessuno, non ero stata così fortunata come Francesca, la mia ex compagna di banco delle medie, che era finita nella stessa classe con ben due delle nostre amiche di scuola.

Mi ero rannicchiata sulla sedia, dopo aver scelto con cura il posto in cui avrei trascorso i miei 5 anni scolastici; terza fila, banco centrale, né da secchiona né da scansafatiche.

Lui mi si era seduto accanto, mi aveva sorriso intuendo il mio stato d'animo e aveva iniziato a parlare con me facendomi dimenticare tutte le paure inutili che affollavano la mia mente.

Da allora non è più andato via.

 

- Ehi ragazzi! Sempre ad amoreggiare voi due?!

Mi giro sentendo la voce vispa di Claudia, accanto a lui, il suo ragazzo, Mirko.

Sono una bella coppia; lei bassina, alta un metro e cinquantacinque, dieci centimetri in meno di me, capelli biondi con qualche sfumatura castana, lisci, dal taglio corto a caschetto. Gli occhi castani, tendenti al miele.

Magrolina ma ben proporzionata.

Pelle diafana.

Sembra quasi una bambola di porcellana.

Carattere mite e gentile.

Lui è il suo opposto; scontroso e irrequieto tuttavia è un ragazzo simpatico. Alto, occhi scuri dal taglio allungato; quando ride, assomiglia ad un personaggio di un manga giapponese.

Capelli leggermente lunghi e lasciati raccolti in una coda scomposta.

Possente ma non troppo, dava l'aria di essere un tipo da non stuzzicare.

- Dovresti saperlo che ormai non fanno altro quei due!

Esordisce Francesca, spuntando alle mie spalle.

Sobbalzo spaventata emettendo un piccolo gemito di paura.

- Mi vuoi ammazzare prima del previsto?

Scherzo portandomi teatralmente una mano sul cuore come a simulare un attacco cardiaco.

- Basta così poco? Buono a sapersi.

Mi giro dalla parte opposta sentendo la voce di Andrea.

Sbuffo arricciando il labbro con fare infastidito.

- Gentile come sempre.

Ribatto annoiata.

Sorride lasciando intravedere i suoi denti bianchi che risaltano facendo contrasto con la sua pelle scura, gli occhi grandi e neri come pozze di petrolio mi fissano maliziosi e un sopracciglio nero si arcua dandogli un'espressione beffarda.

Lo detesto!

Avanza verso di me e mi sovrasta con la sua altezza, sorride ancora più malizioso per poi colpirmi la fronte con le dita.

- Ehi!!

Lo spingo, poggiando le mani sul suo petto coperto da una camicia bianca, lo sento caldo e avverto le forma dei suoi pettorali sotto i polpastrelli.

Arrossisco e mi affretto ad eliminare il contatto.

- Invece voi state sempre a punzecchiarvi!

Francesca ride e si porta alle spalle di Andrea, lo stringe dai fianchi appoggiando la fronte sulla sua schiena, i capelli biondi le ricadono sul viso e la frangetta le copre totalmente gli occhi azzurri.

Sarebbero una bella coppia se lui non fosse così stronzo e poco incline ai rapporti duraturi.

- Ragazzi, ancora qui? La scuola si è quasi del tutto svuotata

Mi giro distogliendo l'attenzione dai due, e lì, appoggiato sullo stipite della porta, in tutto il suo metro e ottanta di splendore, c'è Alessandro.

Biondino, occhi azzurri come il mare in inverno, torbidi e profondi, fisico asciutto e definito, bocca sottile, carnagione chiara.

Il prototipo ideale del principe azzurro.

Arrossisco riscoprendomi incantata a fissarlo senza aver spiccicato nemmeno una parola.

- Andiamo?

Matteo reclama la mia attenzione; annuisco senza nessun particolare entusiasmo e mi lascio trascinare fuori.

Alessandro mi sorride e posa una mano sul mio capo accarezzandolo e scompigliandomi i capelli.

E' un gesto che riserva solo a me.

Sorrido e so di avere le guance tinte di un leggero color porpora. Mi succede sempre quando lui mi è così vicino.

Alessandro, non è solo un bel ragazzo, è gentile e altruista, non si vanta e non si mette troppo in discussione, è intelligente e ha le idee chiare su quello che vuole fare in futuro.

L'avvocato, come suo padre.

Forse è proprio questo che mi piace davvero di lui; la sua sicurezza.

E non ha bisogno di tirarla fuori con arroganza e spavalderia, al contrario, è un ragazzo pacato ma risoluto.

Qualità che a me mancano.

Capita spesso di amare qualcuno proprio per le qualità che mostra di avere, che non ci rispecchiano ma che sentiamo nostre.

Forse ad ultimarci non è sempre la nostra copia perfetta.

Ci dirigiamo nei corridoi della scuola, mi giro l'ultima volta verso la mia classe; la porta è socchiusa e si intravede la lavagna, posta vicino la finestra.

Matteo mi avvolge il braccio intorno alle spalle spingendomi verso il suo fianco e ancora una volta capisco che ha intuito il mio stato d'animo. Alzo lo sguardo e lo trovo intento a fissarmi, mi strizza l'occhio e sorride prima di riportare lo sguardo davanti a sé.

- Vi va di andare al mare dopo pranzo?

Propone Claudia.

- Io ci sto!

Si entusiasma Francesca.

- Tu vieni con noi, Andrea?

Continua.

Andrea abbozza un sorriso e annuisce.

- Grande! Ti passo a prendere, Greta?

Mi giro verso Matteo che mi ha rivolto la domanda; lo fisso indecisa non essendo sicura di voler passare un intero pomeriggio al mare insieme ad Andrea.

- E dai!

Mi incita intuendo la mia incertezza.

- Io ci sono volentieri.

Conferma anche Alessandro.

- E va bene...

Emetto con un sospiro.

Alessandro mi sorride ed io abbasso gli occhi imbarazzata.

- Interessante.

Il mio sguardo cade su Andrea che ha appena parlato.

Mi guarda anche lui e sembra quasi assente, il sorriso malizioso che lo caratterizza lascia il posto ad un'espressione impassibile.

I suoi occhi iniziano ad oscillare da me ad Alessandro, per poi passare a Matteo ed infine ancora su di me.

Le sue labbra si aprono di nuovo in un sorriso ed io lo guardo basita cercando di intuire quali pensieri abbiano affollato la sua mente.

Se c'è una cosa che non sopporto di Andrea, è il suo essere così enigmatico. Così diverso da Alessandro, che risulta così limpido, Andrea è un punto interrogativo costante.

Se Alessandro trasmette sicurezza, Andrea, al contrario, lascia solo dubbi.

- Andrea!!

Dal fondo del corridoio, una voce stridula richiama la nostra attenzione. Sento Francesca sbuffare e borbottare qualcosa e mi viene da ridere nel vederla così nervosa.

Roberta si sbraccia per farsi notare.

Come se fosse a km di distanza.

E' più piccola di noi di un anno ma i vestiti succinti che porta,così consoni ad un ambiente scolastico, la fanno apparire più grande.

Si avvicina con passo felpato, come a voler apparire seducente e minacciosa.

I suoi capelli rossi intrappolati in una coda alta, ondeggiano seguendo il ritmo dei suoi passi.

Gli occhi verdi si soffermano ad ispezionarci uno per volta.

Il sorriso lieve che disegna le sue labbra le danno un espressione beffarda.

 

"Oca!".

Penso.

Si ferma puntandosi davanti ad Andrea, spintonando Francesca con fare disinvolto per allontanarla.

- Andiamo?

Domanda con quella che dovrebbe essere una voce sensuale.

Sento la colazione risalirmi.

Andrea sorride sghembo e lei si aggrappa al suo braccio poggiandoci sopra i seni prosperosi.

- Ragazzi, ci vediamo oggi!

Saluta, prima di allontanarsi con la brutta copia di Jessica Rabbit al seguito.

 

   
 
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