Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Yu_Kanda    10/08/2016    1 recensioni
[LaviYuu]
[Storia partecipante al contest Fiume "A mille ce n'è... di slash da narrar!" indetto da Sango sul forum di EFP]
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Book of Lairs'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è pubblicato per il Compleanno di Lavi!
AUGURI LAVI!


 

Con il compleanno di Lavi si conclude anche questo LaviYu Festival. Speriamo di rivederci l'anno prossimo con un'altra edizione!

(Sì, non ho saputo resistere, anche se ormai non c'è più nessuno a parte me a festeggiare... ma non mi era mai capitato di avere così tante storie brevi qualificanti per il periodo, per cui, indulgo.)

Benvenuti al LaviYuu Festival! Organizzato dalle fan di tutto il mondo, il Festival si colloca a cavallo dei compleanni di Lavi e Kanda, iniziando il 6 Giugno, data del compleanno di Kanda, e culminando nel LaviYuu day, che è stato scelto esattamente a metà fra le due ricorrenze, l'8 di Luglio, per terminare il 10 di Agosto con il compleanno di Lavi.
Quest'anno l'evento non ha un programma, complice la morte totale del fandom e l'abbandono di massa che ne è seguito. Chiunque volesse partecipare, semplicemente citi l'evento sul suo lavoro (sia esso una fanart, una foto oppure una fanfiction) per omaggiare la nostra coppia preferita.




Capitolo 4 : L'Ordine Oscuro

 

Invece, non era morto. Non era morto... Una lacrima gli sfuggì da un occhio, precipitando sul vetro della capsula.

– Lavi! – esclamò quella voce. – Se avessi saputo che eri stato assegnato qui...

– Come ci sei riuscito?

No, non voleva sentire le giustificazioni dell'uomo, non voleva sapere null'altro se non come, come fosse stato possibile. Komui parve colpito dal tono brusco dell'interruzione.

– Non potevo dirtelo, non ero certo avrebbe funzionato – spiegò – e... la tua presenza avrebbe attirato l'attenzione. Era un rischio troppo grande.

Lavi sospirò. Non poteva negare che Komui avesse pienamente ragione; se lui avesse saputo, ora sarebbero tutti in prigione e Yuu davvero morto.

– Mi dispiace – disse, porgendo la mano all'uomo – dovrei solo esserti grato per averlo salvato.

– Benvenuto a bordo – replicò Komui, assestandogli una pacca sulla spalla – abbiamo un bel po' di lavoro da fare.

– Puoi svegliarlo? – gli chiese, speranzoso.

– Oh, quello lo farai tu – promise l'uomo, indicando col dito nella sua direzione – appena saremo pronti. – Lavi lo seguì alla console di controllo e poi di nuovo alla capsula, come un'anima in pena. Vide che inseriva una scheda nello slot dati e poi digitava un codice di comando. – Il virus che ho installato nella memoria della capsula fa in modo che il ciclo di stasi si ripeta all'infinito. Così il computer crede che Kanda sia un paziente qualunque e lo mantiene in vita.

– Ehm, Supervisore Lee – s'intromise uno degli Scienziati presenti – la procedura è autorizzata, vero?

– No, Reever, non lo è – fu la risposta che ottenne, mentre Komui continuava a digitare stringhe di dati a una velocità pazzesca – se lo fosse, non avrei dovuto manomettere la capsula e cancellare tutti i dati del paziente, vi pare? Niente di tutto questo sta avendo luogo; noi non siamo nemmeno qui.

– Al diavolo – borbottò l'uomo, rivolto al collega, che annuì – come possiamo aiutare?

– Non ci è mai piaciuto il modo di pensare del Censore. – aggiunse quest'ultimo.

Komui fece loro un plateale cenno d'approvazione, mostrando il pollice rivolto in alto.

– Venite qui, ho creato un accesso esterno alla capsula. – spiegò, aprendo il vetro del mobile che conteneva i supporti medici. – Dobbiamo installare un altro set di elettrodi per connettere Lavi alla simulazione.

– Simulazione? – ripeterono in coro i due scienziati.

– Ecco perché ha iniziato a manifestare attività cerebrale – commentò Reever – il computer lo stimolava in continuazione; il diagnostico che lanciava a ciclo infinito era invece il virus...

– In realtà – corresse Komui – lo scopo della simulazione è far recuperare a Kanda la memoria che il procedimento di messa in stasi ha inibito. Siamo molto vicini al 100 per cento, ma c'è qualcosa che blocca quest'ultima parte di ricordi.

Un rumore di passi proveniente dal corridoio interruppe la conversazione e tutti si voltarono verso la sua origine.

– Fratello, sono riuscita a parlargli, stavolta – disse la nuova arrivata, aggiustandosi il visore che aveva montato sull'occhio destro – ho potuto persino toccarlo, ma è durato poco. Quando arriva agli ultimi pensieri coscienti prima della messa in stasi, mi taglia fuori e torna da capo a inizio simulazione.

Komui la ascoltava con estrema attenzione, le braccia conserte e l'espressione corrucciata. Quindi si voltò verso di lui e anche la ragazza ne seguì lo sguardo, incontrando il suo.

– Lavi. – disse.

– Lenalee – fece eco lui – sei tu...

– La sola e unica.

 

 

Un gran trambusto nel salone a vetri lo distolse dalle sue letture, facendolo sobbalzare sulla sedia. Il rumore sembrava quasi l'impatto violento di qualcosa sulle vetrate... ma era impossibile, l'abitazione che divideva con il nonno si trovava oltre il centesimo piano di una torre.

Lavi uscì dallo studio e si affacciò nella sala, spostando lo sguardo da una vetrata all'altra, finché il rumore si ripeté e lui rimase senza fiato: c'era qualcuno fuori!

Una graziosa fanciulla vestita con l'uniforme dei Difensori batteva sul vetro col palmo della mano, sospesa in aria grazie a un supporto antigravità agganciato dietro la schiena.

Non avrebbe dovuto aprirle, a quell'altezza non era sicuro sbloccare un vetro; tuttavia, fu proprio ciò che fece. Lei entrò e lo prese per un braccio, cercando di farlo voltare per afferrarlo meglio.

– Dobbiamo andare – disse in tono urgente – vogliono terminare Kanda.

Scosse la testa ripetutamente; no, non era possibile, gli avevano assicurato che non sarebbe stato toccato! La ragazza, chiaramente, lo stava mettendo alla prova.

– Non so chi tu sia, ma un Difensore non parlerebbe mai così – ribatté, divincolandosi – non vengo da nessuna parte con te!

– Lavi, tuo nonno ti ha mentito – insistette lei, mostrandogli un'immagine sul visore che aveva al polso – io non dovrei essere qui, tu non dovresti sapere ciò che stanno per fare, ma mio fratello Komui ha detto che sei importante per Kanda, che devo portarti da lui.

– Tuo fratello... Komui? Non è possibile... – scosse il capo, incredulo, e la ragazza annuì.

– Non sono un clone e non sono chippata – rispose con un sorriso alla domanda inespressa – io sono l'unico Difensore umano esistente. Per ora. Mio fratello rende possibile l'impossibile. Andiamo.

L'afferrò per le spalle, da dietro, e si gettò attraverso la finestra semiaperta.

 

 

– Va tutto bene? – gli chiese una voce ovattata.

Lavi tornò bruscamente alla realtà, mettendo lentamente a fuoco le persone che aveva davanti. Non andava affatto bene, ma non poteva certo rispondere così.

– Sto bene – disse – stavo solo... riflettendo.

Lenalee gli lanciò un'occhiata in tralice, come se sapesse esattamente su cosa stesse 'riflettendo'. Abbozzò un sorriso impacciato e prese un profondo respiro.

– Siediti, è tutto pronto – annunciò Komui, sollevando le mani per mostrare i connettori neurali che gli avrebbe applicato – con un po' di fortuna, basterà una sola seduta.

– Cosa dovrei fare, esattamente? – gli chiese lui, temendo la risposta.

– Trovalo – rispose Komui – trova Kanda e portalo con te all'ultimo giorno in cui vi siete visti. Poi aspetta che Lenalee vi riporti indietro.

Gli rivolse uno sguardo a metà fra costernato e disperato; non poteva farlo, non ci riusciva. Non era in grado di sopportare una seconda volta di vivere quel giorno.

– Non chiedermi di rivivere la morte di Yuu... anche se non è morto – mormorò, no, supplicò – non ci riesco, non posso...

Komui gli posò entrambe le mani sulle spalle, fissandolo dritto negli occhi, l'aria fin troppo seria per il suo usuale piglio scanzonato.

– Ed è esattamente questa la ragione per cui Kanda è tuttora prigioniero nel ripetersi della simulazione. – gli disse. – Anche lui preferisce restare lì, in un limbo senza senso, piuttosto che affrontare di nuovo il dolore di quel giorno. Ha bisogno che tu sia lì con lui. Ha bisogno di sapere che sei lì per restare. Sblocca i suoi ricordi, riportalo al presente, e il computer permetterà che si svegli.

Lavi annuì, le labbra serrate e ogni muscolo in tensione. Voleva Yuu indietro, avrebbe fatto qualunque cosa per riaverlo; anche questo. Si lasciò sistemare sulla poltrona medica, mentre gli altri due Scienziati gli chiudevano gli strap su braccia e gambe e Komui piazzava i connettori sulla sua fronte e poi sulle tempie.

– Sono pronto – disse, trattenendo involontariamente il fiato.

– Lenalee farà da punto fermo perché non ti perda nella simulazione anche tu. – avvisò Komui prima di attivare la connessione.

 

 

Dov'era finita la ragazza? Come mai si era ritrovato per la terza volta in una stanza d'ospedale, steso su un lettino? Per fortuna non era reale, perché adesso era di nuovo seduto sulle sedie di plastica dell'ufficio postale. Prese un profondo respiro. Almeno anche l'impiegata era svanita, una seccatura in meno.

– Kanda-kun?

La ragazza coi codini era tornata e gli sorrideva. Iniziava a essere tutto molto, molto frustrante.

– Che vuoi ancora? – le sibilò contro, in tono ostile. – Non sei stata molto utile, l'ultima volta.

– Ho portato con me un amico, questa – annunciò lei, indicando con il braccio dietro di sé – un amico molto speciale.

Si bloccò: era lui. Il giovane con i capelli rossi, Lavi. Era lui, il punto fermo della sua vita, la persona che amava; quella che l'aveva tradito.

– Non puoi essere reale. – disse in tono piatto, improvvisamente sulla difensiva. Un altro trucchetto di quel posto maledetto?

– Nessuno di noi lo è qui, Yuu. – gli rispose Lavi, abbagliandolo con il suo solito sorriso; quel sorriso caldo, solare, sbarazzino che l'aveva conquistato. Per un momento si perse negli occhi verdi del giovane, desiderando con tutto sé stesso che fosse davvero lì, con lui.

– Stai mentendo – mormorò, forzandosi a riprendere il controllo – come sempre.

Sapeva di non poter vincere a parole con lui, non con il vero Lavi; ma questo non era lui, quindi avrebbe lottato. Qualunque scusa avesse opposto.

– Sai anche tu che non è così, vero? – gli disse; come prevedeva: scuse. – Vieni via con me...

La successiva richiesta lo colpì nel suo punto debole, la mano stesa che aspettava solo di essere stretta era così invitante, irresistibile. Serrò le labbra e si costrinse a ignorare il groppo che gli si stava formando in gola.

– Non toccarmi! – tuonò, scansando la mano con un gesto secco. – Tu mi hai abbandonato! Svanito nel nulla, senza nemmeno una parola! – sibilò poi con rabbia. – Come se io non fossi altro che un giocattolo, da gettare quando non lo vuoi più...

– Non è così semplice, Yuu. – gli giunse in risposta. Patetico. Il vero Lavi avrebbe fatto molto di meglio.

– No? – ribatté con disprezzo, rivolgendogli uno sguardo carico d'odio.

– No. – ribadì il giovane, lo sguardo fermo, sincero. – Tu eri la persona più importante della mia vita, lo sei ancora, lo sarai sempre. In cuor tuo sai che non ti ho mai abbandonato; solo, è troppo doloroso da ricordare. Vieni. – gli tese di nuovo la mano, e lui sentì il proprio corpo tremare. – Lo faremo insieme.

Voleva che quel giovane fosse davvero Lavi, lo voleva talmente tanto che... e aveva atteso così a lungo che tornasse da lui, così a lungo... si ritrovò fra le sue braccia senza nemmeno sapere come. E svanirono assieme.

Battaglia persa, ancora una volta; stavolta, tuttavia, ne era felice.

 

 

No! Aveva ripreso coscienza sul maledetto lettino medico! Non voleva restare lì, non voleva più ascoltare i medici che discutevano se liberarsi di lui terminandolo o se invece concedergli un'altra possibilità. Ne aveva abbastanza di tutto, senza Lavi.

Senza Lavi? Erano insieme fino a pochi attimi prima. Non aveva alcun senso! Il suo corpo però era ferito gravemente, se il dolore che provava era prova sufficiente.

Il nuovo dottore, Komui, armeggiava con dei macchinari giusto a pochi passi da lui, in silenzio. Non c'era nessun altro, ma a un certo punto udì rumore di passi che si avvicinavano.

La prima a entrare fu la ragazza con i codini; era lì che l'aveva vista, allora? Per quello lei diceva che avrebbe dovuto ricordarsi?

Poi entrò Lavi. Lavi! Sentì il cuore iniziare a battergli forte nel petto, la speranza riaccendersi in lui e bruciare, prepotente. Lavi era tornato!

Avrebbe voluto alzarsi e andargli incontro, ma era troppo debole; non riusciva nemmeno a parlare, doveva avere un aspetto terribile.

Komui si voltò subito verso i nuovi arrivati, facendo cenni concitati che venissero avanti.

– Lavi, finalmente – disse, nella voce una pesante nota di preoccupazione – devi portarlo subito via e nasconderlo; Lenalee ti aiuterà.

Lo vide avvicinarsi, dolore e gioia insieme nei meravigliosi occhi verdi; gli strinse la mano e fece per aiutarlo a sollevarsi, ma era già troppo tardi. L'uomo coi baffetti e quello biondo con la treccia che lo accompagnava sempre irruppero nella stanza.

– Allora, è tutto pronto? – chiese il primo con impazienza, rivolto al dottore. Poi notò l'intruso accanto a lui e si alterò ancora di più. – Che ci fa un estraneo qui? – sbottò.

L'uomo biondo scambiò un'occhiata carica di sottintesi con Lavi e lui se ne domandò la ragione. Poi Lavi si fece avanti, affrontando entrambi gli uomini, a dispetto della situazione in cui erano.

– Ispettore Link, mi avevate assicurato che non gli sarebbe stato fatto alcun male! – protestò, il tono chiaramente disperato.

Cosa significava? Come mai Lavi era coinvolto in quanto stava accadendo, se l'aveva lasciato ormai molti mesi prima? L'uomo più giovane, quello con la treccia, scosse lievemente la testa, l'aria di pietosa disapprovazione indossata sul viso come un abito.

– Questo non è esatto, Storico Bookman – replicò con calma innaturale – io vi ho solo confermato che, fintanto che il Difensore Kanda avesse continuato a svolgere un servizio impeccabile, non sarebbe stato toccato. Questa condizione è venuta meno e sarà terminato.

Vide Lavi serrare i pugni lungo i fianchi, con forza, e iniziare a tremare.

– Era tutta una macchinazione di mio nonno, dunque – sibilò a denti stretti – mi ha costretto a lasciare Yuu per evitargli un destino che alla fine io stesso ho contribuito a realizzare!

Ora capiva; avrebbe dovuto arrivarci prima, cercarlo, trovare un qualsiasi espediente per ingannare il sistema. Invece, il dolore di aver perso Lavi l'aveva accecato a tal punto, che si era ritrovato esattamente nella situazione che il giovane aveva lottato per evitargli.

Non era colpa di Lavi, era soltanto sua. Meritava di morire.

– Nessuno ti ha costretto, Lavi Bookman – s'intromise l'uomo coi baffetti – hai fatto tutto da solo.

– Non vi permetterò di uccidere Yuu, solo perché per voi è diventato inutile – disse, terribilmente serio – non è un automa. Prova sentimenti, è vivo!

– È un clone – sottolineò l'uomo con la treccia – se prova emozioni, è difettoso e va disattivato. Fatti da parte, Bookman.

Vide Komui allontanarsi lentamente, il volto serio, e indietreggiare verso la console medica. La ragazza, Lenalee, scambiava mute occhiate con lui, mantenendosi sull'attenti contro la parete opposta, a pochi passi dalla porta.

– No. Non lo lascerò di nuovo nelle vostre mani. – disse Lavi. Voleva ribellarsi? Si sarebbe fatto ammazzare insieme a lui, non poteva permetterlo! Cercò di muoversi, ma non ci riusciva. Lavi allargò un braccio, come per sbarrare la strada, l'altro dietro la schiena e... stringeva qualcosa... un'arma? – Yuu è un essere umano, una persona vera. Prova sentimenti per me e io ne provo per lui. Non vi permetterò di portarmelo via!

No! Avrebbe voluto gridare di non farlo, ma riuscì solo a invocarne il nome.

– Lavi! Lavi...

Un suono strozzato, disperato, un lamento di dolore, ma la sua mano protesa non riusciva a toccarlo. Fu allora che Komui apparve come dal nulla dietro di lui, l'espressione terribile, e gli piantò un ago nel collo.

– Komui... perché? – sussurrò Lavi, mentre si accasciava a terra.

Poi Komui gli fu accanto, riservandogli il medesimo trattamento. Il sedativo iniziava già a fare effetto; vide che il bisturi ora era nascosto nella tasca del dottore e distese le labbra in un sorriso muto. Sapeva che Komui poteva leggere nei suoi occhi un silenzioso 'grazie'.

– Portatelo via e rinchiudetelo – udì ordinare in tono imperioso – lo aspetta per lo meno un'accusa di insubordinazione. Dottor Lee – disse poi la voce – faccia quel che deve.

Stava per morire, ma non era triste, né spaventato. Sapeva che Lavi era vivo e stava bene. Fu messo dentro una capsula, collegato a una miriade di elettrodi. Fissò il volto del dottore con occhi vuoti mentre il portello a vetro si chiudeva su di lui.

L'ultima cosa che vide fu la ragazza coi codini avvicinarsi e ricevere una piccola scheda.

– Lenalee, fa' quel che ti ho detto – le disse il dottore – fra poco sarà tutto finito.

Una seconda scheda fu inserita nella console della capsula e lui fu inghiottito dal nulla.

 

 

Lavi poteva sentire le lacrime scivolargli lungo le guance e l'eco non molto distante di esclamazioni di esultanza. Aprì gli occhi con cautela e si guardò attorno: il laboratorio. Cercò di muoversi, ma era ancora bloccato sulla poltrona medica. Prima che potesse protestare, Reever si chinò su di lui per liberarlo.

– È stato un successo – gli disse, il volto raggiante – vieni, sono sicuro che vuoi essere tu ad aprire il portello e svegliarlo.

Si alzò e posò la mano sul lato della capsula: era calda e tutte le spie luminose si erano accese; poi si udì un suono sordo, come di aria espulsa. Si era decompressa! Era pronta per essere aperta!

Si affacciò con prudenza sul vetro. Il viso di Yuu era sereno, gli occhi chiusi, pareva dormire ancora e la cosa un poco lo preoccupava.

– Coraggio, sveglialo – lo esortò Komui – hai aspettato ben cinque anni.

Con cautela, premette il comando di apertura e osservò il vetro sollevarsi. Yuu era così bello nella sua immobilità, il viso così sereno. Delle ferite che aveva quel giorno non c'era più alcuna traccia.

Tese una mano a carezzargli una guancia, poi si chinò su di lui e posò le labbra sulle sue. Un bacio casto ma intenso, seppure nella sua brevità.

Si sarebbe davvero svegliato? Il respiro che gli riempì d'improvviso i polmoni diceva senz'altro di sì e il giovane spalancò gli occhi, come chi si destasse bruscamente da un incubo. Confuso, annaspò per parlare, ma lui gli buttò le braccia al collo.

– Yuu! Yuu, sei vivo! Sei vivo… – prese a mormorare, scoprendosi incapace di smettere quella litania.

– Lasciami respirare, brutto idiota – gli arrivò in risposta un familiare insulto.

Lavi rise, rise di cuore, e sollevò il giovane di peso, depositandolo fuori della sua prigione. Questi si strinse a lui, ancora non perfettamente in grado di reggersi in piedi da solo, e gettò uno sguardo sui presenti.

– Grazie – disse – per averci aiutato.

– Dovere. – rispose Komui. – Adesso, però, è imperativo che spariate. Cambieremo il sistema; quel giorno, però, non è oggi.

L'uomo fece un cenno alla sorella e Lenalee porse loro una busta. Kanda la fissò, perplesso, poi cercò lo sguardo di Lavi. Il giovane sospirò piano; non si era mai illuso che fosse facile.

– Cosa sono? – chiese, altrettanto confuso.

– Documenti falsi – rispose Komui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo – e ogni tanto fateci sapere come state.

– Non posso sparire dalla sera alla mattina, mio nonno mi farebbe cercare. – obiettò Lavi, immaginando già la caccia all’uomo che ne sarebbe seguita. – Ci scoprirebbero subito.

Komui gli sorrise con aria comprensiva; si aspettava quelle domande.

– I documenti sono per Kanda. Lui non esiste come persona, senza quelli sì, che vi scoprirebbero subito. – Spiegò. – Tu, invece, è sufficiente che chieda di essere trasferito. Il Generale Tiedoll non ha potuto impedire che fosse ordinata la disattivazione di Kanda, ma ha sostenuto nell’ombra ogni mia azione. – Lavi non si aspettava una tale organizzazione fra i dissidenti, anzi, non credeva ci fosse una vera opposizione al governo. Fissò l’uomo con stupore.

– Mi stai dicendo che si è formata una specie di ‘resistenza’? – chiese, sperando in cuor suo che, per quanto folle fosse quell’idea, potesse funzionare.

Komui annuì.

– C’è un posto che ti aspetta a Innocence City – confermò – chiedi il trasferimento e ti sarà assegnato. Una volta lì, potremo lavorare insieme per costruire un futuro migliore per tutti noi.

Lavi si voltò per incontrare lo sguardo del giovane fra le sue braccia. Gli lesse negli occhi la stessa bruciante speranza che ardeva nel suo cuore.

– Che ne dici, Yuu, tentiamo la sorte a Innocence City? – domandò, conoscendo già la risposta. Kanda, difatti, non esitò ad annuire.

– Se si tratta di combattere, io sono sempre pronto. – disse.

Komui strinse le loro mani nelle proprie, prontamente imitato da Lenalee e dagli altri due scienziati, che si unirono al gesto simbolico di unire le forze di tutti.

– Allora è deciso – annunciò, battendo sulla spalla di Lavi con fare compiaciuto – buona fortuna, ragazzi. Ci sentiamo presto per la vostra prima missione al servizio dell’Ordine Oscuro.



Note finali:

So che pochi di voi conosceranno il romanzo di Robert Silverberg che mi ha ispirato questa ambientazione fantascientifica, quindi sperando che vi venga voglia di leggerlo, si intitola "Ali della Notte". Se avevate pensato a 'Divergent', ebbene anche l'autore di quei libri si è ispirato a Silverberg, considerato che "Ali della notte" ha vinto il premio Hugo nel 1969.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Yu_Kanda