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Autore: Fantachan    10/08/2016    1 recensioni
"[...] Sul divano trovarono delle foglie di tabacco s un biglietto, anch'esso sporco di sangue.
Quel lunedì i due furono i primi a sparire in quella afosa settimana di Luglio."
Maurice, Luglio 1895.
La vita della tranquilla cittadina della Louisiana francese venne sconvolta durante quelle afose giornate di Luglio.
Sette persone scomparvero nel nulla nel giro di una settimana.
Nessun indizio che potesse orientare le indagini.
Solo delle foglie di tabacco e dei biglietti insanguinati.
"[...] Quando sentirai bussare per ben due volte rintanati sotto le coperte e non alzarti fino a che non vedrai il sole sorgere. O alla porta troverai TonTon Macoute, che viene a prendere i bambini disobbedienti e a nasconderli nel sacco di iuta che porta in spalla..."
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
Antoine Aubert era un lavoratore della piantagione Dupont.
O, per meglio dire, lo era stato.
Circa un anno prima aveva avuto un brutto incidente mentre lavorava: era scivolato sul terreno fangoso proprio mentre il carro del mieti-tabacco stava passando tra i filari delle piante.
Essendo ormai buio, il compagno che guidava il carro non l’aveva visto e l’aveva investito.
Una ferita che era stata provocata sul braccio destro si era infettata e per il suo arto non c’era stato niente da fare.
Ora, ad un anno di distanza da quella disgrazia, Aubert era rimasto senza lavoro e sua moglie, Anne, era costretta a turni sfiancanti per poter mandare avanti la famiglia.
La piccola Charlotte, quando non era a scuola, era invece costretta a stare a casa per accudire suo padre.
Aubert però aveva risentito molto della situazione.
Dopo un iniziale periodo di depressione in cui si era sentito un peso per la sua famiglia, aveva iniziato ad affogare i dispiaceri nell’alcol arrivando a diventare dispotico e violento.
Girava sempre per casa con un bicchiere di wisky in mano, blaterando insulti al suo vecchio datore di lavoro che l’aveva licenziato su due piedi perché ormai era diventato “d’impiccio per la produzione”.
Era solo colpa di Dupont se lui si trovava in quella situazione.
Costretto in casa a non far niente mentre sua moglie si faceva in quattro per portare a casa il pane.
Spesso e volentieri sfogava la sua ira anche con la moglie e la figlia.
Bastava un nonnulla per farlo irritare.
Una sedia fuori posto o una camicia stirata male e subito erano botte.
Proprio come la domenica prima, quando la situazione era decisamente degenerata.
Anne era tornata a casa dopo una dura giornata di lavoro alla piantagione.
Vedendo la figlia stanca e triste le aveva imposto di uscire a giocare un po’ con i suoi amici, al papà ci avrebbe pensato lei, le aveva detto.
Ovviamente Charlotte, anche se un po’ tentennante, aveva preso la palla al balzo ed era uscita, promettendo alla mamma di tornare prima dell’ora di cena.
La povera Anne si era messa subito all’opera, cercando di riordinare la casa e non badando al marito che se ne stava, come sempre, seduto su quella dannata poltrona ad osservarla con occhio critico con l’ennesimo bicchiere vuoto in mano.
Aveva cercato di fare tutto perfettamente per non far andare su di giri Antoine, sperando di poter evitare, almeno per quella sera, una marea di colpi.
Ma le sue erano solo vane speranze.
Tutto era filato liscio fino all’ora di cena quando, appena Charlotte era rientrata, si erano riuniti sul tavolo per poter consumare il pasto.
Fu allora che scoppiò il finimondo.
Antoine aveva sottolineato irato che la carne non aveva abbastanza sale ed aveva iniziato ad inveire contro la moglie dandole della sfatica ed insultandola.
Anne, ormai stanca, aveva cercato di ribattere alle affermazioni del marito a cui però non era piaciuto il suo atteggiamento.
Si era allora avvicinato alla moglie ed aveva iniziato a picchiarla; quando poi la figlia si era messa in mezzo per difendere la madre, Antoine aveva picchiato anche lei.
Ora, a tre giorni di distanza dell’accaduto, Monsieur Aubert si rendeva veramente conto di che razza di uomo era diventato.
Seduto su una sedia con la barba sfatta e i vestiti sporchi e in disordine, fissava inebetito un punto indistinto del pavimento e, per una volta lucido, ragionava sulle azioni commesse nell’ultimo anno.
Era diventato un mostro.
Si era lasciato sottomettere dalla disperazione e dall’alcol, sfogando sulle persone che gli erano state più vicine tutta la sua rabbia.
E qual era stato il risultato?
Anne aveva fatto i bagagli ed era andata via con Charlotte, lasciandolo solo come un cane.
E come poteva darle torto!
Lui che aveva giurato di sostenerla e proteggerla l’aveva denigrata in ogni modo, arrivando anche a metterle le mani addosso.
Si, era un mostro.
Meritava solo di morire per quello che aveva fatto.
Con questi pensieri che lo accompagnavano da giorni, Antoine Aubert era ormai prossimo ad addormentarsi.
Le palpebre stavano già calando sui suoi occhi stanti quando due colpi alla porta lo ridestarono, facendogli correre uno strano brivido lungo la schiena che venne però prontamente ignorato.
Aubert si alzò, animato da una nuova speranza.
Magari era Anne che tornava da lui per offrirgli una seconda possibilità.
Aprì la porta e osservò stralunato l’individuo che gli stava davanti.
Indossava uno strano cappello ed un impermeabile e portava in spalla un sacco.
Qualcosa nello sguardo che gli rivolse, gli mise paura.
O forse era il motivetto sinistro che canticchiava a spaventarlo?
Monsieur Aubert chiuse gli occhi e si diede uno schiaffo.
“Magari sono ubriaco e questa è solo un’allucinazione” si disse.
Ed effettivamente dovette pensare che forse era veramente così perché, quando aprì gli occhi, la misteriosa figura era sparita.
Aubert scosse la testa mentre chiudeva la porta.
Tuttavia, per la prima volta dopo un anno, Aubert era veramente lucido e forse avrebbe fatto meglio a dar retta al brivido che gli aveva fatto rizzare i capelli in testa.
Infatti, quando si girò, non ebbe nemmeno il tempo di spalancare gli occhi per il terrore.
Un fendente gli arrivo dritto in gola, facendo schizzare il suo sangue sull’impermeabile dello strano individuo che no, non era affatto frutto dell’alcol.
Quando quel giovedì mattina Anne bussò alla porta di casa, uno strano presentimento si fece strada in lei, soprattutto quando l’uscio si aprì lentamente sotto il suo tocco leggero.
E il presentimento si trasformò in un urlo agghiacciante davanti alle pozze di sangue che impregnavano il pavimento del modesto salone.
L’unica cosa che vide prima di perdere i sensi furono delle foglie di tabacco accanto ad un braccio martoriato e un foglietto accartocciato.
Probabilmente, se Antoine Aubert avesse dato retta a quel brivido e non avesse aperto la porta, sarebbe stato contento di vedere la sua Anne che tornava da lui.
 
 
«Est-ce que tu viendras au arbre
portes un collier d’espoir
côte à côte avec moi..»  
 
 
 


Angolo autrice.
Dopo tre secoli aggiorno finalmente la storia :')
Dunque, sorvolando sulla mia puntualità...
Sono veramente felice di vedere che qualcuno abbia letto, ma soprattutto che ci siano tre recensioni!
Mi rincuora sapere che a qualche anima pia piace.
Detto questo, non mi dilungo troppo.
Leggendo avrete notato che ancora una volta TonTon ha svolto il suo compito con estrema felicità e avrete potuto osservare quanto la storia sia ripetitiva.
Ma non preoccupatevi!
Il tutto sta per giungere al termine.
Beh, grazie a chi ha letto e se volete lasciate pure una piccola recensione per far felice questa povera autrice pazza.
Al prossimo capitolo :3
~Fantachan
  
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