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Autore: PawsOfFire    11/08/2016    7 recensioni
Russia, Gennaio 1943
Non è facile essere i migliori.
il Capitano Bastian Faust lo sa bene: diventare un asso del Tiger richiede un enorme sforzo fisico (e morale) soprattutto a centinaia di chilometri da casa, in inverno e circondato da nemici che vogliono la sua testa.
Una sciocchezza, per un capocarro immaginifico (e narcisista) come lui! ad aggravare la situazione già difficoltosa, però, saranno i suoi quattro sottoposti folli e lamentosi che metteranno sempre in discussione gli ordini, rendendo ogni sua fantastica tattica fallimentare...
Riuscirà il nostro eroe ad entrare nella storia?
[ In revisione ]
Genere: Commedia, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia nera, stella rossa, orso bianco'
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Neve.
Soffice, fottuta, neve.
Circondati dal candido e gelido nemico.
Da soli.
Immersi in un fottuto bosco di...pini russi.
Noi, cinque coraggiosi soldati dispersi nel nulla...più un Panzer VI Tiger lucido di fabbrica, soprannominato “Furia Nera” per il suo aspetto minaccioso e mimetica scura come il carbone, così malamente ridipinta per il clima invernale.
È gennaio, siamo in Russia, il 1943 è appena arrivato e la guerra non è ancora finita.
Oltretutto, a quanto pare, ci siamo persi.
Il mio equipaggio si sta lamentando.
C’è Tom Weisz, che ha sfidato le intemperie ed adesso riposa sotto un pino, incurante della neve che si sta depositando sul suo cappello.
Klaus Achen è nuovamente disperato. Mi sta accusando di essere un pessimo individuo, nonché capocarro.
 Adesso vuole sporgere un reclamo ufficiale: lui ha moglie e figli e non vuole morire.
Ingrato. Dovrebbe ringraziarmi per averlo salvato dall’idea di disertare, pensiero che più volte sembra accarezzarlo deliziosamente
Poi c’è Maik Gerste.
Grand’uomo, lui. Dal tettuccio sta spiando la landa deserta, puntando la mitraglietta verso un cumulo di arbusti. È seriamente convinto che quello sia il nord, i russi secondo lui arrivano sempre da nord.
Martin Jager sta scappando. Lo vedo imprecare contro di me, avviandosi nella neve a grandi balzi. Tra poco sarà di nuovo qua, perché è sempre stato così. Si inginocchierà piangendo chiedendo di non informare i nostri superiori della sua tentata fuga.
Infine, ci sono io, Bastian Faust.
Sono il perfetto stereotipo del capitano democratico ed ideale, che ascolta tutti i suoi sottoposti e prende sempre le decisioni migliori.
Per questo, quando è comparsa una pattuglia russa colma di missili anticarro, ho deciso alla mia totale unanimità di battere in ritirata, ordinando una saggia ritirata nella folta boscaglia, circondati dal nulla.
Lo dice sempre, mio fratello: “gli alberi sono i migliori amici dei soldati”.
Discorso semplice per un paracadutista come lui. Non è così semplice per noi camuffare tonnellate di acciaio nero sfrigolante.
La neve vaporizza a contatto con il motore caldo, così abbiamo optato per ricoprirlo con qualche foglia minuscola e molliccia.
Nel frattempo, Martin ha minacciato nuovamente di diseredare e Klaus ha iniziato a piangere, dicendo che non avrebbe voluto morire congelato, abbracciando la causa dell’incauto amico. Per fortuna Maik ha messo tutti a tacere, poiché era davvero convinto di aver visto un russo all’orizzonte.
Tom dormiva.
“Adesso” dissi, srotolando la mappa.
“Dobbiamo tornare al campo base”
“Ha ragione” Rispose Klaus, tremolante.
“Prima che ci diano per dispersi. Non vorrei mai che riportassero alla mia famiglia notizie false” Per fortuna i cari riescono sempre a farlo rinsavire, così abbandona il pensiero di fuga per tornare a prendere il posto sul carro.
 

 
“Herr Faust, ci sono dei russi laggiù” Questa volta è Maik a parlare. Con le sue dita tozze indica un cespuglio. È immobile e non assomiglia per nulla ad un soldato. Decido di ignorarlo.
Sveglio Tom con un calcetto nel fianco e quello si limita a grugnire, rialzandosi. È il più giovane del gruppo, credo abbia circa ventidue anni. Ha preso questa guerra come se fosse un gioco quindi, quando non è in servizio, dorme, fuma, o cerca rapporti occasionali con prostitute o commilitoni.
Teoricamente sarebbe punibile con qualche sentenza che a me sfugge, ma nessuno si preoccupa di ciò che facciamo finché combattiamo, quindi va tutto bene.
Ma questo non è il momento adatto per pensare a queste futilità. Dobbiamo rimetterci in marcia.
Dentro al carro si sta decisamente stretti, il rumore è assordante e Maik è paranoico e claustrofobico, così decide di prendere posto alla torretta esterna, abbandonando definitivamente il posto da marconista che gli spetta. Io, dalla mia postazione, lo affianco osservando con poco interesse una mappa.
Nonostante il rumore riesco chiaramente a sentire via radio la voce distorta di Tom che grugnisce svogliato. Lui è il pilota e crede di essere il migliore. Personalmente lo trovo tuttalpiù mediocre, ma lui si sente sprecato a stare con noi.
Klaus e Martin si occupano invece di caricare e sparare. Hanno una buona intesa, loro due.
Soprattutto quando si parla di diserzione.
È il loro argomento principale, nonché prediletto. Tanto li conosco, non lo faranno mai.
Non ne sarebbero capaci.
Klaus ha una famiglia a cui badare mentre Martin si è preso una cotta mostruosa per una bella infermiera e non sarebbe mai capace di abbandonarla. 
Non so se lei ricambi il sentimento. In ogni caso non sono discorsi che mi riguardano.
 

 
Il tragitto è deserto.
Mi rendo conto, stupidamente, che non ci siamo allontanati molto dalla base.
Nonostante questo, mi aspettavo che l’intera compagnia accorresse a me con ovazioni ed applausi, intonando canti al loro Capitano preferito al grido de “La Furia è tornata!”
Da piccolo il mio mito fu il Barone Rosso. Adesso sono un uomo e voglio davvero entrare alla storia come il migliore Carrista del Reich. Da qualche parte mi dissero che combatteva un certo Wittman, un tizio poco più vecchio di me, di ineguagliabile bravura, tanto da meritarsi un appellativo onorifico pari a quello di quella povera anima di Richthofen.
...Nel frattempo, mentre attendevo di entrare nella storia, avevo già provveduto a darmi un titolo da solo, di impeccabile eleganza, in modo tale che nessun altro avrebbe potuto appropinquarmi un nome che non avrei gradito.
 

 
“Oggi molti uomini valorosi sono morti, mentre il capitano Faust ed il suo equipaggio sono tornati praticamente illesi”
Il generale è furibondo.
Come sempre.
Forse la strada per la gloria è ancora lontana ma, nonostante tutto, credo di essere davvero un buon Capitano, nonché capocarro.
Certo...i miei uomini sono un po’ strani, si lamentano in continuazione e cercano in tutti i modi di farsi inserire in qualche squadra diversa ma, nonostante tutto, credo nutrano una forte stima di me.
Inoltre...siamo assieme già da un po’ di tempo. Mi devono la vita, li ho salvati dall’esplosione accidentale del vecchio Panzer II Luchs di cui ero pilota.
Fonti autorevoli dicono sia saltato in aria per colpa di una mina anticarro russa.
Invece fu colpa del motore.
In quanto eroe, merito almeno un po’ di riconoscenza da parte loro, anziché questa malsana ingratitudine.
Forse è questo il duro e triste destino di un capitano.
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
 Buondì!
Grazie per aver letto questo capitolo!
I personaggi sono inventati ma, per esigenze di trama, verranno citate persone realmente esistite, essendo che il contesto si rifà ad un evento storico. Nonostante sia una storia comica (quindi con assurdità ed esagerazioni) cercherò di attenermi il più fedelmente possibile agli eventi della seconda guerra mondiale.
Nonostante mi stia documentando come una pazza per scrivere questa storia, qualche incongruenza potrebbe essermi sfuggita, ahimè. Per questo metterò le mani più e più volte sui capitoli. Se noterete qualche incongruenza di questo genere, fatemelo sapere, provvederò a sistemare!
 
Che dire ancora? ti ringrazio per aver dato una chance a questa storia. Spero che possa averti strappato almeno un sorriso. Alla prossima! ~ Paws
 

 

 

   
 
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