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Autore: Taila    11/08/2016    1 recensioni
Flash era sempre stato il suo nemico, qualcuno da far soffrire e da eliminare. Una delle verità su cui si basava la sua esistenza, era il suo odio implacabile verso Flash. Eppure era bastato meno di un anno e conoscere l’uomo dietro la maschera con tutti i suoi difetti e i suoi pregi, perché uno dei pilastri su cui si reggeva in piedi si scheggiasse e crollasse. Perché aveva scoperto che gli piaceva essere posto sul podio dell’eroe da Barry, essere al centro della sua attenzione e investito dal suo affetto ed essere ammirato in quel modo da lui.
[Barrison/Eobarry 1x11]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Barry Allen, Dr. Harrison Wells, Eobard Thawne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hero
Autore: Taila
Serie: The Flash
Genere: Sentimentale, introspettivo, what if…?
Tipo: Pre-slash, one shot
Rating: Verde
Pairing: Harrison Wells/Eobard Thawne x Barry Allen
Ambientazione: Questa shot è ambientata nella puntata 1x11, “Il Pifferaio”
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot non appartengono a me, ma alla DC Comic e alla Warner Bros e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Io li ho presi in prestito senza scopo alcuno di lucro e per puro soddisfare i miei loschi scopi da Barrison *_*
Note: Prima di tutto metto le mani avanti e lo confesso: Tom Cavanagh è un genio e io adoro come abbia reso sia il dottor Wells calcolatore e glaciale della prima stagione che l’Harry arruffato e tormentato e tutto impegnato a comprimere dentro di sé i suoi sentimenti, della seconda. Ho fatto i salti di gioia quando ho letto che Tom Cavanagh è stato confermato anche per la terza stagione e non vedo l’ora di vederlo all’opera con questo nuovo dottor Wells *_* Ma sto andando fuori contesto, quindi riavvolgo il nastro e ricomincio ^^’’’’ Proprio come adoro entrambe le versioni del dottor Wells, amo il diverso modo in cui hanno costruito un rapporto con Barry e tutte le implicazioni possibili e immaginabili che ci sono*____* E per questo saltello tutta contenta dal Barrison della prima a quello della seconda *w* Questa shot – abbastanza lunghetta – è un rifacimento in chiave Barrison della puntata 1x11, perché mi sono fatta tutto questo viaggio mentale in cui è proprio questa puntata che segna il momento in cui cambia la prospettiva di Eobard/Wells nei confronti di Barry. Già nella puntata precedente, “Heat Wave”, abbiamo visto il nostro dottore che è sul punto di mandare all’aria tutto il suo piano e sfrecciare dalla sua sedia per salvare Barry, ma è stato un gesto istintivo. Per me è durante tutta la storia con Hartley Rathaway che si rende conto che le cose verso Barry sono cambiate. Ed è su questo che mi sono messa al lavoro. Non so se il risultato che è venuto fuori è decente, ma di garantito c’è la mia buona volontà e tutto il mio amore verso questa ship *__*
Ringraziamenti: Ringrazio BlackCobra, Harryet, LucyWincester e Gamora96 che hanno lasciato un commento a "Differente". Ringrazio: BlackCobra, Gamora96, Harryet e moestarling2 che hanno inserito "Differente" tra i preferiti. Ringrazio Patry48 che ha inserito "Differente" tra le ff da ricordare. Ringrazio Ally_78 che ha inserito "Differente" tra le seguite. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo lasciato un commento alla precedente Barrison e ringrazio tutti coloro che leggeranno e/o commenteranno questa shot ^^
Adesso la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura, alla prossima Barrison gente ^O^



Hero



Per Harrison Wells c’erano giorni in cui Eobard Thawne non esisteva.
Erano giorni in cui sentiva più concreta la presenza, dentro di sé, del vero Harrison Wells e la semplice idea dell’esistenza di un futuro e di una vita a cui ritornare a ogni costo, gli sembrava remota e inafferrabile. Quando questo accadeva, si sentiva destabilizzato, simile a un treno che, all’improvviso, non riusciva più a correre sui propri binari e, senza un’avvisaglia di ciò che stava per accadere, sapeva di essere sul punto di deragliare.
Il dottor Wells aveva sempre creduto con fermezza che il futuro si sarebbe adattato perfettamente al suo piano, plasmandosi attorno a esso e seguendolo docilmente in ogni curva e dislivello che avrebbe incontrato lungo il suo cammino. Ma aveva dimenticato che, per quanto un progetto potesse essere geniale, lì, proprio dietro l’angolo, si celava sempre un intoppo che avrebbe potuto mandare all’aria ogni suo progetto.
Harrison Wells non si era reso conto che il delicatissimo e complicatissimo meccanismo del piano che stava portando avanti da quindici anni si era già inceppato.


§§§



Barry stava sfrecciando per le strade di Central City, le sirene delle autopattuglia che ululavano dietro di lui e davanti a sé aveva i rapinatori in moto che stava cercando di fermare. Caitlin e Cisco stavano guidando le sue mosse tramite gli auricolari. Il problema era che, mentre lui era da solo, loro erano in tre e, per quanto fosse veloce, non poteva essere in tre posti contemporaneamente. E questo dovevano averlo compreso anche i tre che stava inseguendo, visto che a un incrocio si erano divisi e ognuno di loro aveva preso una direzione diversa. Barry si fermò di colpo e si guardò intorno.
- Ora da che parte?- chiese con urgenza tramite l’auricolare ai suoi amici.
- A sinistra.- rispose Caitlin.
- A destra.- disse in contemporanea Cisco.
- A destra.- si corresse Caitlin.
- A sinistra.- la voce di Cisco si sovrappose a quella dell’amica.
Flash rimase fermò dov’era, perplesso.
- Mi state dando indicazioni contrarie. Ve ne siete accorti?- protestò, le dita della mano destra premute sull’auricolare, mentre si guardava intorno.
Era sempre così quando a dirigere le sue operazioni erano i suoi due amici: sempre un po’ caotico e parecchio divertente, ma in quell’occasione la cosa non gli era di molto aiuto, visto che lui non era Multiplex.
- Barry ascoltami: ora ti dirò quello che devi fare.- disse improvvisamente la voce calma e ferma del dottor Wells, attraverso gli auricolari.
Sentendola, Barry sentì il suo cuore percorso da una scarica e, mentre cercava di convincersi che la causa era stata semplicemente la sorpresa, visto che non si aspettava che il dottor Wells fosse lì, sperò che la tuta non avesse registrato niente di anomalo nei suoi parametri vitali, perché altrimenti sarebbe stato imbarazzante rispondere alle domande che gli avrebbe di sicuro fatto Caitlin. Poi… E poi successe di nuovo: quella specie di scossa emotiva si trasformò, subito dopo, in una scarica d’adrenalina che gli percorse tutto il corpo, dalla testa ai piedi e lo spinse a correre più veloce. Era come se tutto il suo corpo rispondesse alla voce del dottor Wells e cominciasse a lavorare al meglio delle possibilità, per dimostrargli ogni volta che aveva fatto bene a dargli fiducia. Barry aveva cercato di convincersi che lo faceva perché il Harrison Wells era il suo eroe e che aspettava da sempre l’occasione di impressionarlo, di spingerlo a voltarsi nella sua direzione e guardarlo. Non aveva funzionato: era troppo onesto per non ammettere almeno con se stesso quale fosse il vero motivo per cui si comportava in quel modo e che il dottor Wells era la chiave di tutto. E intanto continuava a seguire la voce del suo mentore tramite l’auricolare e il suo suono fermo e sicuro riusciva a placarlo e fargli vedere con lucidità e chiarezza il proprio obbiettivo e a portare a compimento la sua missione.
- Scacco… matto.- aggiunse, dopo un attimo, la voce soddisfatta del dottor Wells nell’auricolare, così siglando la conclusione di quell’inseguimento, quando Flash riuscì a portare sullo stesso incrocio i tre rapinatori e a sottrargli le chiavi delle moto.
Sentendo il tono compiaciuto nella voce del suo mentore, Barry avvertì una bolla di calore esplodergli nello stomaco, mentre un senso d’orgoglio e di gioia dilagava dentro di lui. E correva, sfrecciando per le strade di Central City e verso i Laboratori Star, lasciando dietro di sé una scia rossa e con le labbra piegate in sorriso contento e non vedeva l’ora di scoprire se sul viso del dottor Wells c’era almeno un po’ della soddisfazione che aveva sentito nella sua voce.


§§§



Harrison Wells camminava avanti e indietro nel suo laboratorio segreto, frustrato e irritato come di rado gli era accaduto. Perché erano bastate quelle quattro paroline sull’essere un eroe che Barry gli aveva detto al suo ritorno ai Laboratori, perché una parte ben precisa di lui se ne sentisse lusingata e compiaciuta. Una parte che non avrebbe mai dovuto esistere. Non riusciva più a riconoscersi. A eccezione dell’odio feroce e dell’implacabile sete di vendetta che nutriva nei confronti di Flash, lui non provava sentimenti. Con un’accuratezza chirurgica, li aveva abrasi dalla sua esistenza, eliminando tutto ciò che lo poteva definire un essere umano e lasciando al loro posto una brama senza limite. Ovviamente, essendo un uomo, aveva degli appetiti e delle esigenze, però era riuscito a imporsi su di essi e controllarli, relegandoli nelle profondità del suo essere.
Almeno fino a quel momento.
Perché il suo corpo sembrava essersi risvegliato all’improvviso e reagire a… degli stimoli ben precisi. Wells fermò di colpo il suo andirivieni ed espirò forte dal naso, indispettito. Se avesse voluto essere onesto almeno con se stesso, avrebbe dovuto confessare che aveva cominciato a reagire a Barry Allen, a quel modo adorante con cui lo fissava e a tutti quegli impulsi che gli inviava di continuo. Che il ragazzo si fidasse ciecamente di Harrison Wells era uno dei punti fondamentali del suo piano, ovviamente, quello che non lo era affatto, era il modo in cui il suo modo di vederlo stava cambiando. Flash era sempre stato il suo nemico, qualcuno da far soffrire e da eliminare. Una delle verità su cui si basava la sua esistenza, era il suo odio implacabile verso Flash. Eppure era bastato meno di un anno e conoscere l’uomo dietro la maschera con tutti i suoi difetti e i suoi pregi, perché uno dei pilastri su cui si reggeva in piedi si scheggiasse e crollasse. Perché aveva scoperto che gli piaceva essere posto sul podio dell’eroe da Barry, essere al centro della sua attenzione e investito dal suo affetto ed essere ammirato in quel modo da lui. E una parte della mente aveva cominciato a giocargli dei brutti scherzi: senza che lui ne avesse minimamente il controllo, aveva iniziato a chiedersi se, quando tutta la storia tra lui e Flash era cominciata, non avesse affrontato il problema con un’angolazione sbagliata. Se non fosse, piuttosto, quello il modo per ottenere quello che aveva sempre desiderato… e, forse, anche di più. Era in momenti come questo che faceva fatica a far coincidere il Barry Allen del presente, quello che si trovava oltre la porta del suo nascondiglio, con l’acerrimo nemico che aveva cercato di distruggere ed eliminare per tutta la sua vita.
Era in momenti come questo che sentiva la presenza di Eobard Thawne volatilizzarsi lentamente, lasciando il posto alla terribile e seducente consapevolezza che non gli sarebbe poi dispiaciuto lasciarlo andare via in modo definitivo e trascorrere il resto della sua esistenza come Harrison Wells, con accanto Barry Allen.


§§§



- Forse non lo conosci così bene come credi.
Quella di Joe era stata una pura e semplice constatazione, eppure aveva fatto a Barry molto male. Per chissà quale motivo, si era assurdamente convinto che prima di lui non c’era stato nient’altro ai Laboratori Star. Si era come dimenticato dei tempi in cui il dottor Wells era un mito distante e inarrivabile, circondato da un team formato dalle menti più brillanti in circolazione e tutti insieme lavoravano alacremente per ridisegnare il viso del mondo. Si era come dimenticato che, se aveva potuto entrare in contatto il dottor Wells e arrivare, addirittura, a collaborare con lui, non era stato per i suoi meriti nel campo scientifico, ma per un assurdo scherzo del destino. Sentire il dottor Wells e Cisco e Caitlin parlare di Hartley Rathaway, era stato un po’ come svegliarsi dopo essere stato investito da un getto d’acqua gelida: per niente piacevole sotto ogni punto di vista. Per questo, quando Caitlin lo aveva chiamato per avvertilo che le Industrie Rathaway erano sotto attacco, si era precipitato sul posto: qualcosa di oscuro si muoveva dentro di lui e lo spingeva a sperare che ci fosse proprio Hartley Rathaway dietro quell’attacco, a desiderare di batterlo e dimostrare al dottor Wells che non aveva perso niente nel cambio tra il suo ex pupillo e lui.
E così era stato, lo aveva sconfitto mentre il dottor Wells era in ascolto tramite l’auricolare, ma quella stessa parte di lui che prima scalpitava per la voglia di sbaragliare Hartley Rathaway, adesso era profondamente insoddisfatta: era stato tutto troppo breve, troppo veloce, per poter dimostrare qualsiasi cosa a se stesso e al suo mentore.
- La ruvidezza non mi dispiace, ma la preferisco tra le lenzuola. – dichiarò Rathaway dopo che Barry se lo ebbe caricato poco gentilmente in spalla, per poterlo portare ai Laboratori Star – Ma almeno la vista non è niente male. Ho sempre avuto un debole per i completi aderenti.
- Spero che non andrai avanti così fino a quando arriveremo ai Laboratori Star.- sbottò scontroso.
- Tanto arriveremo in un flash, no? – Hartley si fermò un attimo, come se, solo in quel momento, gli fosse venuto in mente una cosa in particolare – Non dirmi che fai in un flash anche quando sei in compagnia: sarebbe molto imbarazzante sai?- disse con un ghigno.
Il verso che Barry vece questa volta era puramente esasperato: non riusciva a capacitarsi che il dottor Wells avesse considerato quel tipo come il suo prescelto. Quando gli avevano parlato di Hartley, lo aveva immaginato come una persona seriosa, che si prendeva parecchio sul serio e antipatica. Tutto ma non uno così. Scosse la testa e, cercando di prendere di sorpresa Hartley che ancora stava ridacchiando, d’improvviso scattò e cominciò a correre al massimo della velocità che poteva permettersi quando trasportava qualcuno che non era un velocista e non poté esimersi di sghignazzare quando sentì il suo passeggero fare un verso sorpreso e soffocato e poi tacere.


§§§



Hartley Rathaway si era messo a giocare con qualcosa di molto pericolo e che non capiva. In realtà, lo stesso Harrison Wells non la capiva completamente, comprendeva solo che quel moccioso idiota si era messo di mezzo tra Barry e lui e, non soltanto stava rischiando di mandare a monte il piano che portava avanti da ben quindici anni, ma stava anche per rovinare tutto tra di loro. Cosa fosse quel tutto, il dottor Wells non si era azzardato a indagare. Quando Hartley gli aveva detto con quel tono saccente e derisorio che conosceva il suo segreto, il dottor Wells aveva provato il forte impulso di alzarsi fulmineo dalla sua sedia e di agguantarlo per il collo, di stringere mentre gli domandava di svelare il suo segreto. Ovviamente non aveva potuto e allora era stato costretto a correre ai ripari, ad anticipare Hartley confessando l’unico segreto che soltanto loro due avevano potuto conoscere. Aveva ammesso davanti a Barry e ai due suoi due assistenti di aver ignorato i calcoli che indicavano che ci sarebbe potuta essere un’esplosione dell’acceleratore e l’avvertimento di Hartley. Si era aspettato le reazioni di Cisco e di Caitlin, ma Barry lo aveva sorpreso di nuovo. Ricordando l’inflessibilità e la presunzione del Flash contro cui aveva combattuto in passato, aveva immaginato che Barry gli avrebbe fatto una paternale senza fine sulla sua arroganza e sull’incoscienza con cui aveva messo in pericolo tutti gli abitanti della città. Ma ancora una volta quel ragazzo gli aveva dimostrato di non essere il pomposo idiota dei suoi ricordi, ma una persona totalmente diversa e che, avendo provato sulla propria pelle il dolore e la sofferenza, era diventata profondamente empatica e, soprattutto, non giudicava mai, visto che lui stesso era il primo che sbagliava. E quel cambiamento nella personalità di Flash, gli piaceva. Era su questo mutamento che stava riflettendo, mentre guardava ossessivamente la sua tuta nella speranza che gli ricordasse il vecchio se stesso, quello che sembrava essere sfumato via mano a mano che lui aveva imparato a conoscere e ad apprezzare tutte le varie sfumature di quel ragazzo che si celava dietro la maschera di Flash, quando sentì la voce di Cisco dare l’allarme tramite l’interfono.
- Dottor Wells, evasione dai tunnel.
- Hartley.
Harrison imprecò tra i denti e, senza curarsi che qualcuno avrebbe potuto vederlo correre per la struttura invece di andare in giro sulla sua sedia a rotelle, sfrecciò fuori dalla sua stanza segreta e si lanciò alla caccia di quel ragazzo che era diventato una minaccia per lui e per Barry. Peccato che non riuscì a stabilizzare a lungo l’energia che aveva assorbito tramite il congegno a tachioni e che la supervelocità lo abbandonò quasi subito, le gambe cedettero sotto il suo peso e si ritrovò a strisciare sul pavimento, incapace di fare finanche il movimento più semplice con gli arti inferiori. Barry. Lui era la loro unica possibilità, pensò mentre prendeva il cellulare dalla tasca dei pantaloni e richiamava il suo numero dalla memoria. Sperava soltanto che quel ragazzo non fosse così deluso da lui da rifiutare una sua chiamata. Il telefono squillò a vuoto un paio di volte, mentre dal fondo del corridoio giungeva un rumore di passi che si stavano avvicinando, prima che la voce di Barry gli rispondesse dall’altro capo.
- Che succede?- domandò e suonò terribilmente mogio.
- Hartley è evaso. Si aggira per la struttura.- rispose e il tono della sua voce tradiva urgenza. - Arrivo.
Barry pronunciò soltanto quella parola, poi chiuse la chiamata. Il dottor Wells sapeva che avrebbe impiegato una manciata di secondi per arrivare ai Laboratori Star e che, nonostante tutto, sarebbe corso lì non solo per salvare i suoi amici, ma anche lui, perché quel ragazzo non era solo integrità e moralità come aveva sempre pensato, ma anche e soprattutto un enorme cuore buona che avrebbe dato un’altra possibilità anche al suo peggior nemico. Forse, perfino a lui. Hartley comparve davanti a lui non appena ebbe avvertito Barry.
- Allora, Harrison: sono ancora il tuo pupillo?- gli domandò il ragazzo con un ghigno folle.
Quindi il problema era quello. Hartley Rathaway aveva trascorso tutta la sua vita a sentirsi fuoriposto e, per questo motivo, aveva la necessità di possedere un posto nel mondo che lo definisse ed esplicitasse in modo chiaro le sue capacità. Si era convinto che quel posto fossero i Laboratori STAR, al suo fianco come braccio destro e, forse in futuro, anche qualcosa di più. Il dottor Wells non negava di aver sfruttato lui e la sua cotta per i propri fini, tuttavia non negava nemmeno che era stato abbastanza difficile sopportare quel saputello che era convinto di avere la verità in tasca e che andava in giro con la presunzione di chi era convinto di aver già ereditato il posto del capo. Ora che aveva conosciuto Barry Allen, riusciva a vedere chiaramente la differenza tra chi era destinato a grandi cose supportato da grandi capacità e chi invece basava la propria esistenza su fragili fondamenta fatte di presunzione e orgoglio.
- Tu sei stato solo un mezzo per giungere a uno scopo, come chiunque altro che abbia lavorato qui.- replicò il dottor Wells guardandolo dritto negli occhi.
Dopo aver udito quella risposta, Hartley gli rivolse il suo peggior ghigno.
- Immagino che questo scopo fosse la grandezza di Harrison Wells. Ho perso tutto perché tu potessi diventare il più grande scienziato al mondo.
- Abbiamo perso tutti qualcosa. Smettila di fare la vittima.- replicò il dottor Wells.
- No. Tu non hai perso niente. Al contrario, il tuo esperimento fallito di ha fatto proprio un bel regalo. Con cui mi hai sostituito in tempi sorprendentemente rapidi. Ma a me cosa resta oltre a questo dolore insopportabile alle orecchie?- ribatté Hartley.
Il dottor Wells strinse le labbra, mentre prendeva tempo in attesa che Barry raggiungesse la struttura.
- Hartley sono desolato per quanto ti è capitato e queste non sono ipocrite scuse create ad arte, a uso e consumo di Flash.- dichiarò guardando dritto negli occhi il ragazzo.
Il sogghigno sul viso di Hartley si accentuò, mentre stringeva il mento del suo ex mentore tra le dita della mano destra e gli sollevava il viso verso il suo.
- Non ti stai affatto scusando. Stai soltanto prendendo tempo in attesa del suo arrivo. Non sono così stupido da farmi giocare in questo modo. Ti toglierò tutto, ti toglierò il tuo velocista scarlatto e non potrai fare niente per fermarmi. Quasi mi dispiace di non poter essere qui quando il tuo prezioso protetto ti troverà a strisciare sul pavimento: scorgerà ancora il grande Harrison Wells o ti vedrà come il relitto umano che sei ora?
Hartley lo guardò implacabile ancora per un attimo, poi lo lasciò andare e corse via. Il dottor Wells chiuse gli occhi ed espirò lentamente. Su una cosa Hartley aveva ragione: doveva ritornare nel suo laboratorio segreto e recuperare la sedia a rotelle. Doveva fare in modo che Barry e gli altri lo trovassero seduto lì, altrimenti per lui sarebbe stato parecchio difficile spiegare loro cosa ci faceva straiato sul pavimento di uno dei corridoi dei Laboratori Star, mentre la sua sedia si trovava a diversi metri di distanza da lui. Solamente quando avrebbe accomodato quella faccenda, avrebbe potuto occuparsi di quel ragazzino: gli avrebbe fatto capire una volta per tutte che era davvero una pessima idea mettersi tra lui e Barry e minacciare quest’ultimo.


§§§



Nonostante avesse assistito da un posto in prima fila alla caduta di Harrison Wells dal podio dell’eroe su cui l’aveva posto, nonostante ora fosse dolorosamente consapevole che quell’uomo fosse tutt’altro che infallibile e distaccato dalle pochezze, come l’orgoglio, che macchiavano il resto dell’umanità e nonostante si sentisse, a causa di questo, profondamente infelice e quasi tradito, Barry non aveva potuto esimersi dal rispondere alla chiamata del dottor Wells. E correre ai Laboratori Star per aiutare lui e i suoi amici. Mentre sfrecciava per le strade di Central City, considerò che Hartley Rathaway su una cosa aveva avuto ragione: conosceva il vero Harrison Wells, mentre lui no. Barry conosceva solo l’immagine del grande scienziato che aveva eletto suo eroe personale, non certo l’uomo che si trovava dietro di essa e questa era una cosa che gli faceva parecchio male. L’ultima cosa che desiderava, era scoprire che l’uomo che tanto ammirava non era affatto come l’aveva sempre immaginato. E questa, unita all’immagine di se stesso bambino che si accucciava accanto agli scaffali del reparto scientifico della biblioteca e divorava ogni cosa che il dottor Wells avesse scritto, era un’altra cosa che gli faceva male. Ciononostante, Barry continuava a fare ciò che aveva sempre fatto, continuava a lottare e a seguire il suono della voce del dottor Wells che gli diceva di correre, di continuare a correre.


§§§



Quando aveva detto che sarebbe andato a riguadagnare fiducia, Harrison Wells stava pensando a nient’altro che a una nuova farsa da dover recitare, a uso e consumo di Barry. Per l’ottima riuscita del piano che stava portando avanti da quindici anni, era essenziale che il ragazzo si fidasse ciecamente di lui, tuttavia, grazie a Hartley e alla sua sete di vendetta, la fiducia che Barry aveva sempre nutrito nei suoi confronti aveva iniziato a vacillare. Aveva cercato di correre ai ripari, credendo che, anticipando Hartley e ammettendo le sue colpe, avrebbe potuto arginare il disastro che sentiva imminente, ma era riuscito solo a perdere ulteriori punti con quel ragazzo. Aveva organizzato quella conferenza stampa con l’aiuto di Joe, per ammettere pubblicamente il suo errore e chiedere scusa ai cittadini di Central City. Anche se temeva che non sarebbe stato sufficiente a placare Hartley, ma che, al contrario, sarebbe servito solamente a farlo innervosire ancora di più. Mentre con l’aiuto di Joe metteva a punto gli ultimi preparativi, Harrison aveva notato Barry che, con un’espressione mogia che stonava sul suo viso, si era ricavato un posto riparato nell’atrio del dipartimento, da cui assistere alla conferenza stampa. Gli costava parecchio ammettere una cosa del genere, ma oramai si era abituato a quel ragazzo che riusciva ancora a sorridere in modo sincero, in un modo luminoso e caldo e dolce che riusciva sempre a far sciogliere qualcosa dentro di lui. Quella era una sensazione estranea e nuova per uno come lui, che aveva strappato dalla sua vita ogni genere di sentimento, che non riusciva completamente a dipanare e che, per questo, sentiva come una minaccia per sé e, soprattutto, per il suo piano. Quando tutto fu pronto, si spostò nell’atrio del dipartimento, davanti al tavolo su cui erano stati posizionati i microfoni e, vedendolo al posto, i giornalisti si assieparono subito davanti a lui.
- Grazie per essere venuti. – il dottor Wells esordì, usando il tono il tono professionale e misurato che aveva adottato in precedenti interventi pubblici – Quelli che tra voi hanno letto i dieci volumi della commissione Norris, io confido, data la tenacia, conoscano già le… le circostanze all’origine dell’esplosione dell’acceleratore dei Laboratori Star. – una punta d’incertezza per mostrare che era umano anche lui – In realtà pensano di conoscerle.
Il dottor Wells continuò a parlare dell’incidente dell’acceleratore di un anno prima e di come questo fosse stato tutt’altro che accidentale, seguendo un discorso che aveva scritto prima della conferenza stampa e che, come un attore consumato, recitava come se stesse procedendo a braccio. In realtà, man mano che parlava, stava notando che non stava andando come voleva lui, perché aveva cominciato a rendersi conto che non era più solamente spinto dal desiderio di riportare Barry dalla sua parte e di spingere Hartley a uscire allo scoperto, ma che tutto questo si era mescolato in modo autonomo a quel qualcosa che era germogliato dentro di lui e che, ogni giorno che trascorreva accanto a Barry e conosceva le infinite sfumature della sua personalità, stava annacquando sempre di più l’odio che provava da sempre nei confronti di Flash. Stava parlando, rivolgendosi direttamente al ragazzo e, all’improvviso, si rese conto che ormai non riusciva a vederlo come l’irriducibile avversario contro cui aveva combattuto per secoli, ma che poteva scorgere solo Barry. Nessun integerrimo supereroe con il costume rosso e il viso coperta da una maschera, verso cui provare soltanto odio e sete di vendetta.
- Come un nuovo amico mi ha fatto notare… Ho tradito la città e ho tradito le persone che allora più si fidavano di me. Presentandomi qui oggi, spero di aver fatto il primo passo per riguadagnare la loro fiducia. La loro e la vostra.
Il dottor Wells si era girato a guardare Barry, prima di pronunciare quelle ultime frasi e si era morso il labbro inferiore, tormentato non dalla sue confessione e dalle sue conseguenze, ma dalla realizzazione che in quel momento aveva avuto. Già in passato aveva dovuto parlare in favore di Barry, utilizzando nei suoi confronti termini che non avrebbe mai adoperato prima riferiti a lui e simulando sentimenti che erano tutto l’opposto di quelli che provava per lui. In quell’occasione, però, si rese conto che non c’era nessuna finzione, che, quando aveva definito Barry “un amico”, lo pensava realmente e che desiderava riguadagnare la sua fiducia indipendentemente dal suo piano. Questo lo turbava parecchio, spingendolo a chiedersi quali conseguenze questo avrebbe avuto non solo sulle sue trame, ma anche e soprattutto sulla linea temporale.


§§§



Dopo aver assistito alla conferenza stampa, Barry provava una sensazione di amarezza perché, nonostante la delusione che provava nei suoi confronti, era stato comunque triste vedere il dottor Wells ammettere davanti a tutta la città di aver commesso un tragico errore. Una sensazione, questa, appena stemperata dalla sorpresa di essere stato chiamato amico da lui e gli aveva fatto nascere un sorriso spontaneo. Era con questa dicotomia di sentimenti, che aveva riaccompagnato il dottor Wells ai Laboratori, dove avevano trovato Cisco, agitato e in evidente carenza di sonno, determinato a scoprire cosa cercasse Hartley Rathaway nei loro computer e a dimostrare che non era da meno del suo antagonista. Anche se in maniera diversa, Barry poteva comprendere i sentimenti dell’amico, perché anche lui voleva dimostrare al dottor Wells che non era soltanto un ragazzo colpito da un fulmine e che si era risvegliato con doni immeritati, con non sapeva soltanto correre veloce e guarire in fretta. Desiderava dimostrargli che, anche se tutto era accaduto per un caso fortuito, meritava la sua fiducia, poiché soltanto così sarebbe potuto rimanere a pieno titolo al suo fianco, perché la sua mente stata inseguendo un’illusione che, lo sapeva a priori anche nella sua ingenuità, non si sarebbe mai avverata, perché Harrison Wells era e restava intoccabile.
Eppure, nonostante i suoi cupi pensieri, ancora una volta non poté impedirsi di sorridere, mentre ascoltava il dottor Wells parlare con Cisco, dargli un sostegno morale e una rassicurazione sul fatto che aveva la sua più totale approvazione, che Hartley Rathaway non era mai riuscito a metterlo in ombra perché conosceva lui e il suo genio e il suo cuore.
Era quello il dottor Wells che aveva sempre pensato che fosse e che ammirava da sempre. Un uomo deciso e forte, calcolatore e, a volte, spietato con le parole. Una persona tutta spigoli e ombre, ma che sapeva essere anche gentile e capace di lenire radicate ferite emotive come quelle di Cisco. E a Barry era bastato vederlo in quella situazione, per sapere con assoluta certezza che aveva già perdonato tutto al dottor Wells e che non c’era più la benché minima ombra di dubbio, in lui.
Mentre stava ancora sorridendo tra sé, le luci all’interno del Cortex cominciarono a tremolare e a spegnersi e alcune lampadine scoppiarono, producendo una pioggia di scintille. Poi, dagli altoparlanti, sentirono la voce di Hartley Rathaway.
- Bel gambetto, Harrison. Ma la partita non è ancora finita.- disse astioso come sempre.
- Hartley cosa vuoi? Oggi ho fatto pubblicamente mea culpa, lo sai.- disse Harrison mentre ritornava nel laboratorio principale.
- La città già ti odiava. – replicò Hartley – Secondo te non ho capito che quella conferenza stampa era un patetico sacrificio di alfiere? No, no. Ho giocato con te troppe volte per cadere nel tuo tranello. Questa è una faccenda tra me, te e Flash.
- Non ti conviene mirare così in alto.- ribatté il dottor Wells.
A Barry non dispiacque essere chiamato in causa: voleva che quella storia finisse il prima possibile. L’arrivo di Hartley Rathaway aveva portato con sé parecchi sconvolgimenti e, per questo, desiderava ritornare alla vita di prima, quando tutto era nitido e lineare e non c’erano ombre. Inoltre, voleva un confronto vero con lui, voleva dimostrare a se stesso che tutti i mesi passati ad allenarsi e correre per la città a salvare innocenti non erano stati inutili. Desiderava essere l’eroe che il dottor Wells desiderava che fosse. Per questo annuì quando Hartley Rathaway propose un’ultima sfida tra di loro e il dottor Wells lo guardò per sapere lui cosa pensasse di fare.


§§§



Harrison Wells osservava Barry, sempre più in ansia, andare avanti e indietro nel Cortex, come un animale rinchiuso in gabbia. Anche lui era stava iniziando a preoccuparsi per questo improvviso silenzio di Hartley dopo che aveva lanciato la sua sfida. Il confronto tra lui e Barry lo turbava perché sicuramente il suo ex pupillo avrebbe schierato in campo tutta la sua intelligente e Barry non era abbastanza preparato da potersi confrontare alla pari con Hartley. Il dottor Wells si era detto che temeva che Hartley lo uccidesse prima che riuscisse a portare a termine il suo piano, ma quelle parole suonavano false anche a lui stesso. Si era ormai reso conto che c’era qualcosa che si agitava sotto la superficie, qualcosa di cui voleva negare l’esistenza e che fingeva a ogni costo di non vedere. Era quella stessa cosa che lo aveva quasi spinto ad alzarsi dalla sua sedia e sfrecciare verso Barry, per proteggerlo dal missile che stava per colpirlo durante i duri allenamenti a cui si stava sottoponendo dopo l’aggressione che lui aveva subìto dall’Uomo in Giallo, il Natale precedente. Quel sentimento bizzarro e sconcertante che aveva scoperto di provare verso Barry, era lo stesso che, quella sera, lo spingeva a voler impedire al ragazzo di affrontare Hartley e che faticava a tenere a bada.
- Sono pronto. Dove vado, Cisco?- domandò Barry chiaramente impaziente.
- Zero segnale. Può avere chiamato da qualsiasi punto.- rispose l’amico.
- Prova a cercare attività sismica, Cisco. Se usa onde sonore, le vibrazioni creeranno delle scosse.- il dottor Wells si inserì nella conversazione.
Nonostante avvertisse quel bizzarro istinto protettivo nei confronti del ragazzo – che esulava parecchio dalla necessità di vegliare su di lui per impedirgli di farsi più male del necessario, visto che era il suo biglietto per ritornare a casa, nel futuro – il dottor Wells era consapevole che un confronto diretto tra Barry e Hartley era inevitabile: il suo ex pupillo era diventato ingestibile e gravava come una minaccia sul suo piano, rischiava di mandare a monte tutto ciò a cui aveva lavorato per quindici anni. La cosa non gli piaceva affatto, ma non poteva fare altrimenti: doveva lasciare che Barry affrontasse quella battaglia, mentre lui doveva restare nelle retrovie a sperare che niente andasse storto e a fare di tutto per riportare indietro quel ragazzo.
- Barry. – il dottor Wells lo chiamò mentre stava imboccando la porta per uscire dal Cortex, dopo che Cisco aveva trovato dell’attività sismica sospetta e Caitlin aveva identificato il luogo come la Diga Cleveland – Non sottovalutarlo: è sveglio.
Un ultimo avvertimento prima di lasciarlo scendere nella proverbiale fossa dei leoni. Barry lo aveva fissato per un attimo come se stesse ponderando le sue parole, poi un sorriso gli aveva ammorbidito i tratti del viso.
- Per fortuna avrò lei qui.- aveva replicato sicuro, poggiando la punta delle dita sull’auricolare.
Poi era sfrecciato via. Il dottor Wells chiuse gli occhi, mentre sentiva lo spostamento d’aria da lui provocato, sul viso e sorrise alla piacevole sensazione che sentiva dentro di sé ogni volta che quel ragazzo dimostrava la fiducia totale e incondizionata che nutriva nei suoi confronti.


§§§



Dopo aver tratto in salvo la donna che Hartley Rathaway aveva gettato, insieme all’auto che stava guidando, giù dal ponte, Barry si girò di nuovo a fronteggiarlo. Un leggero senso di anticipazione gli crepitava sotto la pelle, perché sapeva che quello era il momento della verità, quello in cui avrebbe dimostrato di che pasta era fatto: se non fosse riuscito ad affrontare e battere un avversario come lui, come poteva sperare di sconfiggere l’Uomo in Giallo? Inoltre desiderava avere un’altra possibilità per confrontarsi con Hartley Rathaway, per poter dimostrare a se stesso, al suo avversario e, soprattutto, al dottor Wells che lui non era solamente una persona qualunque che era stata colpita da un fulmine e che valeva realmente il tempo che il dottor Wells gli stava dedicando.
- Barry devi disarmarlo immediatamente, hai capito? È un maestro nel mascherare le sue vere intenzioni.
La voce del dottor Wells gli giunse all’orecchio pacata e sicura come al solito e questo, nonostante fosse sul punto di affrontare uno scontro corpo a corpo, contribuì a rasserenarlo. Non aveva mai avuto paura del confronto, nemmeno prima che diventasse Flash, ma c’era sempre stata quella sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco mentre fissava il suo rivale, nel momento di stasi che precedeva lo sferrare del primo colpo. Ma ora che c’era il dottor Wells accanto a lui, ora che la sua voce decisa e serena lo avvolgeva completamente come una corazza, c’era soprattutto la calma e l’esaltazione per lo scontro imminente. Hartley aveva iniziato a lanciargli contro con i suoi guanti le sue onde, che lui schivava spostandosi prontamente di lato con la sua supervelocità, senza alcun danno né sforzo. Ma poi, d’improvviso, tramite il suo auricolare udì prima la voce preoccupata di Cisco e poi quella allarmata del dottor Wells, tuttavia era così preso dallo scontro che erano poco più di un rumore di fondo. Barry sfrecciò verso il suo nemico e, di nuovo e senza il minino sospetto, gli sfilò i guanti dalle mani e li lanciò lontano.
- È finita! Hai perso!- dichiarò, guardando dall’alto in basso Hartley, che era steso sull’asfalto e non sembrava per nulla preoccupato.
- È sorprendente. Ha rimpiazzato me con te: un perfetto idiota.- replicò l’altro mentre lo fissava con uno sguardo profondamente disgustato.
Barry non fece in tempo a chiedersi il perché di quelle parole, che i guanti di Hartley cominciarono a vibrare e un dolore sordo, che sembrava avere origine da qualche parte dentro di lui, lo squassò. Cadde a terra, con i denti serrati, e le mani chiuse a pugno contro le tempie, in un inutile tentativo di controllare e tenere lontano tutta quella sofferenza. A Barry sembrava che ogni cosa dentro di lui si stesse accartocciando su se stessa, prima di implodere. Sentiva la voce di Hartley in sottofondo, mentre gli stava parlando a lungo di qualcosa che nemmeno riusciva a capire, mentre tutto il suo mondo era divorato da un dolore bruciante e implacabile, che, lo sapeva per istinto, lo avrebbe condotto a una fine inevitabile. Stava talmente tanto male, che neppure riusciva a far funzionare il suo cervello quanto bastava per darsi dell’emerito idiota, per essere caduto in un trucco così banale, tanto facilmente. Forse Hartley non aveva avuto così torto a definirlo un idiota. Ma Barry non poté seguire ancora a lungo quella linea pensiero, perché avvertì qualcosa scoppiare da qualche parte lì nell’addome e una nuova e più forte ondata di dolore lo sommerse, facendogli stringere i denti così forte che si ferì alle gengive e un rivolo di sangue iniziò a colargli lungo il mento. Sapeva che, nonostante le capacità di guarigione conferitegli dalla materia oscura, non sarebbe riuscito a reggere ancora a lungo.
Poi, nella confusione della sua mente divorata dalla sofferenza, Barry udì un suono più forte delle vibrazioni dei guanti e Hartley urlare. Come era arrivato, così il dolore cominciò a refluire dal suo corpo, ponendo fine a quell’agonia ma lasciandolo ancora stordito e indolenzito. Barcollando, si avvicinò al suo avversario, steso si nuovo sull’asfalto e incosciente e lo osservò. Non era riuscito a fare niente contro Hartley Rathaway e, se i suoi amici non lo avessero tirato fuori dai guai anche quella volta, per lui sarebbe stata la fine. Mentre fissava il viso privo di sensi del suo nemico, Flash avvertì un senso d’amarezza riempirlo perché, se quella storia era servita a qualcosa, era stato il dimostrargli che aveva ancora tanto da imparare e migliorare prima di poter anche solo pensare di affrontare l’Uomo in Giallo.
- Barry mi senti?
La voce del dottor Wells, sempre controllata però, questa volta, colorata da una punta della preoccupazione che non era riuscito del tutto a celare, arrivò all’orecchio del ragazzo come un balsamo lenitivo.
- Diciamo di sì!- rispose ansante e, solamente pronunciare quelle parole, gli diede l’impressione che tutto finalmente fosse ritornato ad andare bene.


§§§



Il dottor Wells osservava Barry, di nuovo in piedi e vestito con abiti normali, parlare, a pochi passi da dove si trovava lui, con Cisco e Caitlin. Riusciva a nasconderlo perfettamente sotto un’espressione tranquilla, però si sentiva davvero turbato. Quando Cisco aveva detto che il motivo per cui Hartley si era fatto catturare era perché potesse rubare le scansioni molecolari di Barry, aveva avuto paura. Quando aveva realizzato di colpo che Hartley aveva mirato fin dall’inizio a uccidere Flash e che si trovava sulla buona strada per raggiungere il suo scopo, per un lungo istante aveva sentito una sensazione di vuoto allo stomaco e aveva avuto paura per Barry, perché troppo ingenuo per fronteggiare l’astuzia di Hartley Rathaway. Tuttavia era stata proprio quell’emozione così estranea per lui, a spingerlo all’azione, a trovare e mettere in pratica una soluzione per salvare la vita di quel ragazzo.
Mentre lo fissava salutare Cisco con una stretta di mano, al dottor Wells sembrò di udire lo stridio e il cigolio dell’ingranaggio del suo piano, che stava inceppandosi perché, mentre ascolta attraverso l’auricolare le grida di dolore di Barry, si era reso conto che non stava provando la gioia irrefrenabile e la selvaggia esultanza che avrebbe dovuto sentire mentre assisteva in diretta agli ultimi, dolorosissimi minuti di vita dal suo acerrimo nemico. Nella concitazione di quei momenti, si era reso conto che non stava avendo paura di perdere il solo mezzo che avrebbe potuto riportalo a casa sua, ma Barry, semplicemente il suo Barry, quel ragazzo verso cui non riusciva più a provare quell’odio feroce e implacabile che l’aveva spinto a viaggiare nel tempo per poter cancellarne esistenza, ma un complesso mosaico di emozioni diverse, tra cui spiccavano con forza l’orgoglio e l’amore.
Ora che aveva aperto il celeberrimo e famigerato Vaso di Pandora, il dottor Wells non riusciva a smettere di guardarci dentro e di osservate le infinite possibilità che si aprivano davanti a lui e Barry. Era sempre stato convinto che loro due non potessero essere altro che nemici, eppure quei mesi gli avevano dimostrato che un posto per lui accanto al grande eroe ci sarebbe potuto essere, se le cose fossero andate diversamente. Il dottor Wells non si illudeva: l’assassinio di Nora aveva già deciso la conclusione di quella storia, li aveva già posti ai due lati opposti del campo di battaglia e, quando sarebbe venuta fuori la verità, non avrebbero potuto fare altro che combattersi fino a che uno o entrambi sarebbero morti, perché non aveva lasciato alcuna scelta a quel ragazzo. Perché aveva deciso per tutti e due che Flash sarebbe stato soltanto il suo nemico da battere e da abbattere e ora si rendeva conto con la chiarezza sconcertante e inutile del senno di poi, che Barry sarebbe potuto essere molto più di questo per lui. Era un vero peccato che avesse distrutto quella possibilità per loro quindici anni prima.
Quando Cisco e Caitlin se ne andarono e li lasciarono da soli, Barry camminò verso di lui, con l’espressione contenta di chi ha scampato la morte. Vedendolo così, il dottor Wells si sentiva come se l’intero universo si fosse capovolto e, d’improvviso, tutte le leggi fisiche e matematiche che conosceva non valessero più niente.
- È difficile per me… ammettere i miei errori. – disse il dottor Wells mentre appoggiava sulla scrivania la tazza termica da cui stava bevendo il caffè – Non solo agli occhi dell’intera città, ma anche… con i miei amici più cari. – su quest’ultima parola, la sua voce di era abbassata, era diventata più calda – E spero che un giorno tu possa ritrovare la fiducia che avevi in me.- concluse dando una nota intensa a quest’ultima parola.
Il dottor Wells vide l’espressione di Barry addolcirsi mentre parlava, così diversa da quello sprezzante che il Flash della sua epoca gli rivolgeva a ogni loro incontro e gli piaceva essere l’oggetto di quello sguardo caldo.
- Quel giorno è oggi.- aveva risposto Barry un po’ emozionato e con quel suo sorriso dolce, mentre gli porgeva una copia incorniciata della foto che avevano fatto prima che tutta quella storia iniziasse.
- Grazie.- il dottor Wells aveva ribattuto e, per la prima volta dopo tanti anni, non stava fingendo.
Harrison Wells desiderava ancora ritornare disperatamente nella sua epoca, a casa sua, ma sapeva che a una parte considerevole di lui sarebbe piaciuto godersi fino in fondo questo rapporto che stava costruendo con Barry e che, prima che tutto sarebbe andato in pezzi e loro sarebbero tornati a essere nemici, voleva assaporare l’illusione dell’alternativa che avrebbe potuto avere se non si fosse convinto che non potessero essere altro che l’uno la nemesi dell’altro. Non che quella parte di lui fosse magicamente sparita, ma adesso sentiva che non era tutto così semplice, che non vedeva più soltanto il bianco e il nero, ma anche i colori intermedi e che non gli sarebbe dispiaciuto trascorrere il resto della sua esistenza accanto a quel ragazzo che, con il suo coraggio e la sua dolcezza e la sua forza, era stato capace di vincerlo come mai era stato capace di fare Flash sul campo di battaglia.

  
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