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Autore: Troki_98    11/08/2016    0 recensioni
"Lui e Albus sarebbero diventati leggenda, gli ideatori, i creatori del mondo perfetto e quello sporco ragazzino non doveva permettersi di parlare in quel modo; dargli una lezione era d'obbligo."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Si smaterializzò e si ritrovò all'improvviso all'aria aperta.
Non aveva ben chiaro dove si trovasse mentre cercava di controllare il proprio respiro e gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Non ricordava di essersi mai sentito così male, così colpevole... così solo.
Con un singhiozzo si accasciò a terra, la sua mente era alla disperata ricerca di una giustificazione per ciò che era successo.
Quell'idiota di Aberforth aveva detto qualcosa, qualcosa che riguardava anche Albus, Gellert aveva difficoltà a ricordare le parole esatte nel tentativo di fermare il tremore del suo corpo.

"Stai trascinando quel coglione di mio fratello all'inferno con te, ti rendi conto che..."

Non gli aveva dato tempo di dire di cosa dovesse rendersi conto, lo aveva schiantato contro il muro della cucina senza troppe cerimonie e quell'essere inutile aveva risposto con un altro incantesimo facendo iniziare la lotta.
La prima vera battaglia.
La prima vittima.

Si lasciò sfuggire un sorriso amaro bagnato di lacrime a quel pensiero.

"...quel coglione di mio fratello..."

Lui e Albus sarebbero diventati leggenda, gli ideatori, i creatori del mondo perfetto e quello sporco ragazzino non doveva permettersi di parlare in quel modo; dargli una lezione era d'obbligo.
Non aveva previsto che Albus sarebbe intervenuto in difesa del fratello, non dopo le innumerevoli volte in cui gli aveva detto quanto disprezzava Aberforth e il dover stare rinchiuso a casa con lui e la sorella matta. 
Sapeva che contro di me quell'imbecille non ce l'avrebbe mai fatta e ha voluto evitare che si facesse male sul serio.
In un altro momento quel pensiero gli avrebbe fatto comparire in volto il suo solito sorrisetto malizioso, quello che piaceva ad Albus, ma lì, ovunque si trovasse, da solo con le sue lacrime, sentiva solo il senso di colpa crescere nel petto. Voleva sbarazzarsi di Aberforth, ne aveva abbastanza degli sguardi arcigni che gli rivolgeva, dei litigi che gli raccontava Albus...
Non è una scusa.
Si lasciò sfuggire un gemito nel rendersene conto, non poteva ripresentarsi davanti ad Albus con un'argomentazione così insulsa.
La verità era che agognava da tempo usare l'Anatema Che Uccide, essere in grado di usare quella maledizione era simbolo di grande potere ma non l'aveva mai confessato ad Albus perché non lo giudicava ancora pronto e adesso non gliel'avrebbe mai detto.

"Vattene, per favore."

Un sussurro a mala pena udibile sopra i singhiozzi di Aberforth chino sul corpo inerme di Ariana.
Gellert non se l'era fatto ripetere due volte, era uscito dalla casa sbattendosi dietro la porta più forte di quanto avrebbe voluto in quella situazione e si era materializzato lì, in un posto che non riusciva ancora a mettere a fuoco.
Mi sarei dovuto fermare quando Albus si è intromesso.
Tirando su col naso ammise a se stesso che era stato stupido continuare, insistere... stupido  e impulsivo.
Avrebbe anche dovuto prevedere che con tutto il casino che stavano facendo la matta si sarebbe avvicinata.
Gellert rabbrividì e una leggera brezza gli scompigliò i capelli.
L'Anatema Che Uccide era partito da lui, questo era chiaro a tutti, ma era rivolto ad Aberforth. Non si sarebbe nemmeno accorto della presenza di Ariana se il suo corpo non avesse fatto quel macabro tonfo nell'accasciarsi a terra.
Ho scagliato il primo incantesimo e anche quello che l'ha uccisa.
Tirò su col naso un'altra volta, gli occhi si stavano asciugando sebbene li sentisse ancora gonfi.
Non si sentiva in colpa per Ariana, aveva sempre pensato che avrebbe preferito morire piuttosto che versare nella sua condizione, il problema era l'incantesimo che aveva deviato il suo. Ariana si era gettata verso Aberforth e lui avrebbe deviato l'incantesimo lontano da sé, non era possibile che avesse colpito la sorella al suo fianco quindi... quindi...
Tornarono le lacrime e si distese su quella che sembrava erba.

"Vattene, per favore."

Gli dava le spalle quando gliel'aveva detto, guardava Aberforth che scuoteva invano la sorella chiamandola per nome. Non l'aveva nemmeno degnato di uno sguardo mentre lui usciva.
L'ha deviato lui... Merlino, è stato lui...
La formalità di quella richiesta e il tono freddo con cui aveva parlato lo stavano mettendo in allarme. Non ci aveva fatto caso pochi minuti prima ma da quando Albus gli diceva per favore?
La frase gli rimbombava nellla testa come un eco e il dubbio sul significato di quel vattene rischiava di farlo impazzire.
Si asciugò il viso con la manica della giacca e pensò che probabilmente Albus voleva essere lasciato solo col fratello per elaborare il lutto e trovare una scusa plausibile alla morte di Ariana.
Una parte di lui sospettava che, date le circostanze, forse Albus non avrebbe voluto mai più rivederlo ma si rifiutava di ascoltarla.
Non posso averlo perso, non lui.
Aveva dovuto cambiare paese per trovare qualcuno che lo capisse, qualcuno con cui condividere i suoi pensieri, i suoi ideali e i suoi piani, qualcuno che non lo considerasse pazzo o bisognoso di aiuto.
Albus gli aveva fatto capire che l'unione fa la forza, che è meglio avere qualcuno al tuo fianco nella costruzione di un nuovo mondo, avere un sostegno, un supporto, un amico o qualcosa di più...
Sbatté le palpebre osservando per la prima volta il luogo dove si era quasi inconsapevolmente materializzato. Si trovava all'ombra di un grande melo solitario in un mare d'erba e si mise a ridere, una risata un po' isterica dettata dall'ironico contrasto tra i ricordi legati a quel posto e quelli che aveva appena rivissuto.
Avevano passato un sacco di tempo sotto quel melo, parlando o studiando mentre mangiavano i frutti dell'albero; era stato lì sotto che Albus si era lasciato imprudentemente sfuggire la sua attrazione per Gellert e questo, dopo averlo preso in giro e messo in imbarazzo, gli si era gettato addosso per baciarlo.

"Vattene, per favore."

Guardando i minuscoli sprazzi di cielo a mala pena visibili attraverso le fronde del melo Gellert si concesse un sorriso triste, non si era mai reso conto di quanto fosse scura quell'ombra e di quanto fosse difficile scorgere la volta celeste.
Il rumore di una mela marcia che cadde a pochi centrimetri dal suo braccio lo fece sussultare.
Ma chi voglio prendere in giro? Non vorrà vedermi mai più e io non sono altro che un codardo.
Si conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai avuto il coraggio di presentarsi da Albus di sua spontanea volontà, non se rischiava di sentire un rifiuto, piuttosto sarebbe sparito per sua scelta.
Era questo che avrebbe fatto, se ne sarebbe andato, di nuovo in Germania a forgiare il suo impero da solo.
Trattenne prepotentemente altre lacrime e si rialzò, finalmente più calmo, più lucido e risoluto a mettere in atto i suoi sogni, quei sogni che aveva prima ancora di incontrare Albus.
Gli avrebbe dato il tempo che gli serviva, lo avrebbe aspettato mentre poneva le basi per il mondo perfetto che avevano creato assieme. Sarebbe andato avanti da solo come aveva progettato quando era in suolo tedesco, aspettando che Albus venisse a cercarlo come amico... o come nemico.
Uscì la bacchetta dalla tasca dei pantaloni per far cadere con un incantesimo una mela matura da uno dei rami più alti, questa finì vicino alla mela marcia e lui si smaterializzò.



Ultimamente mi sto davvero fissando con Grindelwald, un personaggio davvero sottovalutato u.u
Questa è la prima storia che scrivo su di lui ed è anche a un genere che non mi appartiene ma che mi piace moltissimo. Non so se Gellert sia propriamente IC perché io stessa lo immagino in due modi completamente diversi, in questa storia comunque viene raffigurata un po' la Grindeldore e dunque un Gellert più sentimentale.
La metafora delle mele rappresenta appunto Gellert, la mela marcia è lui in quel momento, addolorato per aver perso Albus, incapace di scusarsi e di affrontare a pieno il suo primo omicidio mentre la mela matura è l'uomo che si ripromette di essere, quello che avrà realizzato tutti i suoi sogni e che un giorno riuscirà a incontrarsi o scontrarsi col suo vecchio amico.
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione perché sono curiosa di conoscere i vostri pareri :3
  
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