Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Roxar    11/08/2016    1 recensioni
Sono tempi duri per i ragazzi Potter-Weasley: Argus Gazza è riuscito a confiscare la loro preziosa Mappa del Malandrino e mai come prima d'ora i ragazzi sentono il bisogno di (ri)appropriarsene.
Fortuna che la giovane Rose Weasley ha sempre un piano brillante su cui fare affidamento.
...o quasi.
[Next Generation | James/Teddy accennata]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Hugo Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Next gen

Crew&Ship: James Sirius Potter, Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Hugo Weasley, Teddy Lupin | James/Teddy (accennata)
Warnings: Avventura, Slash (accennato)
Note: Primo tentativo con questo genere e, bon, spero non sia un disastro assoluto!

 

**

 

Ai principi di dicembre, che mancava tanto così alla fine delle lezioni, che nell'aria già si respirava aria dolcetti e carole natalizi, il peggior incubo dei fratelli Potter (e cugini) balzò fuori dalle loro peggiori fantasie per accomodarsi  in tutto il suo orrore tra le pieghe della realtà, ben stravaccato, come un ospite indesiderato che non c'era verso di mandar via. Immediatamente dopo il fattaccio, si scatenò un rimpallo di colpe e responsabilità che, era sicuro, neppure durante i processi più appassionanti dinnanzi all'intero Wizengamot si erano viste così tante e infervorate arringhe ai danni degli imputati. James Potter, per esempio, sosteneva che la causa originante era da rintracciare solo ed esclusivamente nella figura di sua sorella Lily, la quale, per difendersi, scaricava il barile sulle spalle del fratello mezzano, sostenendo che, se lui e la loro cugina Rose non avessero sentito l'esigenza di ficcanasare nella sua vita, allora lei non avrebbe mai rubato da James. Albus e Rose Weasley, dal canto loro, additavano Hugo, fratello minore di lei, in quanto era stato lui a mettere in giro la voce che il Serpeverde che la ragazza Potter stava frequentando era un tipo assai pericoloso da cui avrebbe fatto bene a tenersi alla larga. Hugo Weasley, infine, addossava la colpa alla fonte affidabile delle sue notizie (che, secondo Lily, tuttavia, erano solo velenose maldicenze dettate dall'invidia): Scorpius Malfoy. E Scorpius Malfoy, che ci era stato tirato dentro assolutamente per caso e sembrava adesso un perfetto capro espiatorio, be', Scorpius Malfoy non si sprecò neppure a dire chi, secondo lui, fosse il responsabile originale: per lui, l'intera famiglia Potter-Weasley era matta come un cavallo, e tante grazie.

Naturalmente, a quel punto, accusarsi reciprocamente non aveva più alcun senso: la loro preziosa, senza prezzo, utile e vitale Mappa del Malandrino era chiusa  da qualche parte nell'ufficio di Gazza e il loro peggiore incubo si srotolava davanti ai loro occhi impotenti, senza che nessuno potesse porvi rimedio. Nessuno l'aveva mai detto apertamente, ma se fossero tornati a casa per Natale e la Mappa non fosse tornata in loro possesso, be', a Harry Potter non avrebbe fatto assolutamente piacere. In primo luogo, era una delle pochissime cose che gli restava di suo padre (e qui, James ne era certo, Teddy Lupin l'avrebbe appoggiato a gran voce, aggiungendo il proprio biasimo al suo); in secondo luogo, era un artefatto magico molto potente che meritava molta più attenzione di quella finora ricevuta; in terzo luogo, la sola idea che Gazza ne fosse in possesso sarebbe stata, per lui, semplicemente intollerabile. Di conseguenza, alla fine di tutto, tornare a casa senza la Mappa non era un'opzione praticabile.

« Dobbiamo assolutamente recuperare la dannata Mappa » borbottò James Potter per la settantesima volta, spingendo stizzito gli occhiali che continuavano a scivolargli sul naso e, in generale, guadagnandosi l'ovvia occhiata malevola dei suoi famigliari. Suo fratello Albus gli allungò perfino uno schiaffo sul collo, tirandosi velocemente via quando l'altro fece per ricambiare.

« Sentite, qui ci serve un buon piano » decise Rose Weasley, sedendo compostamente sul banco e tirando fuori la bacchetta. Tutti gli sguardi furono immediatamente su di lei, carichi di feroce aspettativa: quando Rose tirava fuori la bacchetta, allora il gioco si faceva molto serio. E, nel novantotto percento dei casi, il successo era garantito.  Poi, però, lo sguardo indugiò sull'orologio che portava al polso e storse un po' la bocca. « Ho Aritmanzia tra dieci minuti. Forza, adesso: fate mente locale e cerchiamo di trovare un momento libero per tutti ».

Quello era sempre stato uno dei loro principali problemi, sin dall'inizio: l'appartenenza a tre Case diverse in anni diversi e momenti liberi che raramente combaciavano. Quel giorno, per esempio, solo Rose e Albus, che frequentavano insieme Pozioni, avrebbero avuto un'ora libera a causa del recente malanno di stagione di Slughorn, che gli impediva da giorni di tenere una lezione senza che il suo colorito virasse verso una preoccupante sfumatura di verde. Non trovando nulla che riuscisse veramente a coinvolgere tutti, Rose propose di aspettare sabato e sfruttare il weekend a Hogsmeade per ritrovarsi nella Stamberga Strillante e parlare con calma. Quando nessuno ebbe niente da obiettare, la seduta fu sciolta e ciascuno poté tornare ai suoi doveri di studenti. James Potter, tuttavia, continuava ad essere teso e in pena: la Mappa doveva ritornare assolutamente tra le sue mani perché c'era quel piccolo, fino al allora dimenticato dettaglio che Harry Potter ignorasse il furto operato ai suoi danni un paio d'anni prima e se avesse scoperto l'intera faccenda, James ne era certo, avrebbe escogitato per lui una punizione così terribile che neppure l'intercessione del buon Ted Lupin lo avrebbe salvato.

Bisognava recuperare la Mappa. A tutti i costi.

 

**

 

La Stamberga Strillante era squallida esattamente come i loro genitori l'avevano sempre dipinta. Decenni di polvere e sporcizia si erano accumulati tra le fughe del pavimento di legno (marcio per buona parte) e negli angoli dei muri e tutto ciò che non aveva fatto presa su una superficie, restava a mulinare a mezz'aria, oscillando come un pesante drappo di cotone sporco.

« Che posto accogliente » borbottò James, sventolando la mano per ritagliarsi un po' di aria pulita mentre suo fratello attaccava una delle assi di legno che bloccavano la finestra, distruggendola con la facilità con cui avrebbe strappato un foglio di pergamena. Gettò via i resti marci quando vide un numero imprecisato di vermi camminarci sopra, accompagnandosi ad un verso disgustato. Lily, la loro sorellina, stava ferma e immobile in quello che sembrava l'angolo più pulito (meglio, quello meno sporco) e si guardava intorno con occhi pieni di orrore.

I fratelli Weasley, al contrario, apparivano molto più pragmatici: sventolarono le bacchette fino a far Evanescere la polvere e Rose, dal nulla, fece apparire una grande coperta calda, spiegandola poi sul pavimento e lisciandone gli angoli. Sbrigativamente, disse ai cugini di mettersi a sedere mentre tirava fuori dallo zaino un barattolo grosso quanto una testa, piazzandolo tra di loro. Il calore che emanava dalle fragili pareti di vetro – entro cui vibravano belle fiamme d'un azzurro splendente – si propagò fino alle loro mani tese e gelide, spazzando via un po' del fiato condensato che usciva dalle loro bocche. Continuando a rovistare tra le sue cose, alla fine, Rose prese un enorme foglio di pergamena e, facendo attenzione a tenerlo lontano dal barattolo, lo dispiegò, mandandolo quindi a levitare sulle loro teste, come un quadro affisso nel vuoto.

« Questa è una mappa di Hogwarts. Ogni corridoio, ogni piano, ogni stanza e soprattutto, ogni passaggio segreto ». Via via che la sua voce elencava, la bacchetta, da cui proiettava un fascio di luce azzurra, indicava e puntava quello che aveva appena citato, spostandosi su e già lungo la pergamena. Attese, proprio come una brava professoressa, che tutti i suoi alunni avessero assimilato e, quando le vennero restituiti cenni affermativi del capo, proseguì, indicando tre piccole figure stilizzate che dovevano rappresentare dei quadrupedi e sette piccoli omini piazzati nei sette quadrati di cui la mappa era composta – uno per ogni piano.

« In questi giorni ho gettato su Gazza un semplice Incantesimo di Tracciamento. L'omino e gli orari accanto sono i giri di ronda che fa nell'arco di un'intera giornata. Le altre tre figure sono i suoi gatti – e loro sono davvero imprevedibili, non seguono uno schema e si spostano un po' per caso. Adesso, ascoltate tutti » e si alzò in piedi, spingendo spazientita un ciuffo di capelli rossi via dal viso. « La cosa migliore è agire di notte. Naturalmente violeremo dozzine di regole » e qui assottigliò gli occhi, come se il pensiero la facesse fisicamente male, « ma è l'unico modo per spingere i gatti a seguirci. Di giorno non ne avrebbero alcun motivo. Quindi, ecco il piano: tre di noi attirano gli animali e li attaccano – una semplice Maledizione Petrificus andrà bene – uno di noi distrae Gazza e l'ultimo entra nell'ufficio e recupera la Mappa. Ora, prima di procedere: vogliamo scegliere chi dovrà fare cosa? »

Quattro visi si illuminarono di colpo. La teoria era stata abbastanza noiosa – seppur importantissima – ma adesso che si iniziava a guardare al lato pratico della faccenda il loro interesse si era di colpo ridestato. James si candidò immediatamente per essere quello che avrebbe fuorviato Gazza. Nessuno ebbe veramente nulla da ridire: James era a Hogwarts da sette anni e aveva già giocato al vecchio così tanti tiri da poter competere con le due persone da cui aveva ereditato il nome. In un altro momento, Rose avrebbe stretto le labbra, rammentandogli che non era certo qualcosa di cui andar fieri; adesso, tuttavia, non se la sentiva proprio di aprir bocca. Sarebbe stato piuttosto ipocrita, da parte sua. Perciò, si decise all'unanimità che James avrebbe fatto da esca per Gazza. I più piccoli, invece, si offrirono subito volontari per tenere a bada i gatti. Rose esitò. Non era un segreto per nessuno che i due avessero dei precedenti con le bestiole. Lily, quand'era al suo primo anno, era involontariamente inciampata nel gatto più anziano, una vecchia creatura rancorosa e cattiva che, dopo averle piantato gli artigli nella gamba, non soddisfatto, l'aveva inseguita fino alla sala comune del Grifondoro, strappandole i vestiti e insanguinandole la pelle. Hugo, invece, era incappato nel più giovane, un cosino grigio e rachitico che viveva solo per puro dispetto. Gli si era volutamente infilato tra le gambe mentre scendeva le scale, mandandolo a ruzzolare per una rampa intera prima di finire contro un'armatura, che gli era precipitata addosso con così tanto fragore che la stessa preside McGonagall si era affrettata ad accorrere, beccandolo nel momento esatto in cui aveva sollevato l'elmo d'acciaio per scagliarlo contro l'animale, invano. Quella vendetta a sangue caldo gli era costata una punizione e dieci punti in meno per la sua Casa. Ora, l'evidenza lampante che entrambi nutrissero propositi malevoli nei confronti degli animali non tranquillizzava la Weasley maggiore. Ma, d'altra parte, che altra scelta aveva? Non potevano occuparsene lei e Albus e lasciare ai due il compito di riprendersi la Mappa: in primo luogo, i numeri non erano a loro favore, perciò, anche rimuovendo uno di loro, ne restava sempre un altro da mandare a maledire un gatto; in secondo luogo, erano entrambi troppo impulsivi e nervosi, si sarebbero fatti scoprire, o peggio. Su una cosa Rose non aveva avuto alcun dubbio sin dal principio: doveva essere lei quella a sgattaiolare nell'ufficio.

« E va bene » acconsentì infine, pur mantenendo una vena di riserbo. « Ma guai a voi se ferite i gatti. Dovrete solo Pietrificarli, né più né meno, chiaro? »

I due annuirono, ma siccome a Rose non sembrava chiaro abbastanza, aggiunse: « Hugo, se fai qualcosa che non devi, stai pure certo che dirò tutto alla mamma ».

« Lo stesso vale per te, Lily » rincarò James, che si strinse nelle spalle quando tutti lo fissarono allibiti, perché non si era mai sentito che James Potter vendesse qualcuno al nemico o che, in generale, si comportasse da fratello maggiore. Non fu affatto credibile e per questo Albus ripeté le parole del fratello, che dette da lui suonavano infinitamente più vere e minacciose. Lily storse un po' la bocca e s'imbronciò appena, ma alla fine, di malavoglia, accettò. A quel punto fu inutile discutere i ruoli restanti. Albus si sarebbe occupato del terzo gatto e Rose della Mappa.

« Adesso non ci resta che stabilire le posizioni. James, tu dovrai attirare Gazza al settimo piano. Mi raccomando, assicurati di sigillare ogni passaggio segreto che possa agevolarlo! È importante che faccia ogni singolo piano e gradino, perché questo mi farà guadagnare tempo. Direi, sì, direi che puoi aspettarlo qui, al terzo piano, poco prima della mezzanotte. Una volta al settimo piano, James, cercati un buon nascondiglio e, per l'amor dei Cielo, non cercare di rientrare in sala comune! L'ultima cosa che vogliamo è perdere vagonate di punti.

« Voialtri, invece, dovrete assicurarvi che i gatti siano ben distanti l'uno dall'altro, così che non possano andare ad allertare Gazza. Non ho idea di dove saranno, perciò la cosa migliore, appena rientriamo, sarà gettargli addosso un Incantesimo di Tracciamento e aspettarli nel punto di migliore. Ricordatevi che non sono mai sullo stesso piano di Gazza e che, in linea di massima, tendono a sorvegliare frequentemente i piani bassi perché vicini agli uffici dei professori, alle aule e alle Cucine. Una volta che li avrete attirati e immobilizzati, nascondeteli da qualche parte. Dietro un'armatura, in una nicchia, dietro una tenda... fate voi. L'importante è che Gazza non li trovi subito. Poi toglietevi immediatamente di mezzo. Se sarete al quinto piano, andate nel bagno dei Prefetti. La parola d'ordine è pesca bianca ».

« Come fai a conoscerla? » s'interessò James, chiaramente colpito. Di solito era lui quello che otteneva quel genere di informazioni. Rose disse qualcosa a proposito di suoi cugino Louis, che era stato fatto Caposcuola proprio quell'anno e di un certo favore che le doveva. James storse il naso e fece una smorfia sdegnosa. Non gli erano mai piaciuti molto i cugini mezzi francesi e la cosa era piuttosto reciproca. Il sangue di Veela sposato all'influenza della madre li aveva resi piuttosto... particolari. Non esattamente odiosi, ma da loro emanava quella certa nota di superbia propria di chi ha fascino e ne è pienamente consapevole. E James non accettava altra superbia che non fosse la sua.

« Quindi, è per stanotte, giusto? » domandò Albus, soppesando meditabondo la mappa di Rose, come per assimilarne ogni dettaglio. Lei annuì e quel piccolo cenno gettò su di loro una strana atmosfera carica di tensione. Ognuno si guardò col proprio vicino, fino ad intessere una salda rete di sguardi, consapevoli d'aver appena giurato, come declamava la Mappa del Maladrino, di non avere affatto delle buone intenzioni.

 

**

 

Rose Weasley era convinta che, se le cose venivano pianificate fin nei più piccoli, inutili dettagli, allora tutto doveva andare per il verso giusto. Un vero peccato che, quella notte, quasi tutto andò per il verso sbagliato.

 

**

 

Lo sapeva che coinvolgere Hugo e Lily rappresentava la variabile impazzita del suo piano immacolato. E sapeva anche che, presto o tardi, poco importava quante promesse gli avessero scucito, avrebbero commesso un errore e tutto sarebbe andato alla malora, perché erano giovani, impulsivi e, più in generale, non seguivano l'esempio fraterno quando si trattava di adoperare il cervello. Aveva voluto dar loro una possibilità, scrollarsi di dosso quei brutti pregiudizi, e aveva fatto male.

Tutto questo le attraversò la mente in un secondo scarso mentre, paralizzata, restava ai piedi della scalinata, a fissare inorridita la figura gattesca riversa supina sul pavimento, con le zampe distese come in una muta invocazione d'aiuto. Gli occhi gialli che brillavano nella penombra stavano promettendo una vendetta biblica. Non riusciva davvero a capire cosa fosse successo e perché il maledetto gatto fosse in bella vista sul pianerottolo. Albus, Lily o Hugo avrebbero dovuto nascondere le bestiacce, non esporle come pezzi da museo! Le sue scarpe sdrucciolarono sul pavimento mentre cercava di raccapezzarsi, di pensare velocemente ad un piano alternativo. Respirò profondamente e tastò la tasca interna del mantello, dove la Mappa giaceva al sicuro. Recuperarla era stato semplicissimo, tutto era filato liscio: si era introdotta nell'ufficio, aveva Appellato la Mappa (che era schizzata via da un cassetto pieno di cianfrusaglie, alcune vecchie di decenni) e l'aveva prontamente sostituita con una pergamena vuota, così che l'uomo, che con tanto zelo conservava e archiviava i bottini di guerra, non potesse mai accorgersi dell'inganno. Infine, aveva richiuso il cassetto e la porta, sorridendo trionfante e improvvisando perfino un mezzo balletto di vittoria. A quel punto non le sarebbe restato che svignarsela verso la torre di Corvonero, rientrare in dormitorio e addormentarsi con la bella certezza che tutto era stato sistemato. Peccato che, mentre passava accanto alla Sala d'Ingresso e si avviava su per le scale aveva visto il gatto pietrificato proprio sul primo pianerottolo. Il piano era raggiungere il secondo piano e da lì imboccare il passaggio segreto che sbucava proprio accanto all'Infermeria, ad un tiro di schioppo dai quartieri di Corvonero. Tuttavia, adesso non aveva idea di che pesci prendere. Il gatto poteva essere lì per un'infinità di motivi, non doveva per forza significare che qualcosa non era andato per il verso giusto...

« SCAPPATE! »

Rose sussultò con un piccolo singulto e veloce si tappò la bocca. Riconobbe la voce come quella di Albus e scendeva da almeno quattro piani di distanza. Svelta, e quasi inciampando nelle sue stesse scarpe, Rose infilò velocemente le scale che portavano alle Cucine, superando il dipinto-porta e scostando un altro quadro, il quale rivelava delle strette, muffose scale di servizio che molte volte aveva visto sulla Mappa del Malandrino e che mai aveva imboccato di persona. Rimise il quadro al suo posto e, accendendo la bacchetta col cuore che batteva molto forte, decise finalmente di cercare del prezioso aiuto. Tirò fuori quello che apparentemente sembrava un normalissimo foglio di pergamena, dispiegandolo velocemente. Poi, a voce molto bassa, disse: « Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ».

Osservare il lavoro meticoloso della magia di  cui la Mappa era impregnata la affascinava ogni volta e, ogni volta, la spingeva a domandarsi che razza di incantesimi avessero gettato quelle menti brillanti che erano stati i Malandrini - be', tre di loro; dubitava che il ratto traditore avesse minimamente collaborato. Decine di centinaia di punti grossi come capocchie di spillo emersero velocissimi, uno alla volta, con i loro cartigli minuscoli a indicare la persona. Quattro di quei punti si stavano muovendo velocemente. Albus e Lily stavano puntando al quinto piano; Hugo si infilò svelto nel bagno dei maschi al sesto piano; Gazza scendeva precipitosamente verso il piano terra. Rose sentì i peli rizzarsi sulle braccia e sulla nuca: non poteva assolutamente restare lì, non quando un puntino più piccolo degli altri, etichettato come Eustace stava correndo proprio verso di lei. Il dannato gatto! Quindi almeno un gatto era scampato alla trappola. Senza perdere altro tempo, Rose cercò il suo nome sulla Mappa, individuandosi con qualche difficoltà. Le scale, terminavano al quinto piano, proprio... accanto al bagno dei Prefetti! Reprimendo l'esultanza, sussurrò « Fatto il misfatto » e ripose la pergamena in tasca, tenendo quindi in alto la bacchetta per illuminare la scala e salire in fretta i gradini. Quando arrivò in cima, aveva il fiatone e sudava. Scostò impazientemente un ricciolo dal viso e molto, molto lentamente aprì la porta, che si rivelò essere un altro quadro. Spense la bacchetta e tirò fuori la testa. Le parve di sentire un borbottio arrabbiato, ma proveniva da molto lontano. Probabilmente era Gazza al piano terra.

Muoviti!, si ordinò, solo per fermarsi nuovamente di colpo, un corridoio dopo, quando un doppio rumore di passi pesanti e veloci le invase le orecchie e la calma, facendola tremare leggermente. Non ebbe neppure il tempo di tornare dietro al quadro o fare qualsiasi altra cosa che due figure sbucarono da dietro l'angolo. Quasi gridò di sollievo. Albus teneva per mano sua sorella, la quale si premeva le dita sul petto e ansimava furiosamente.

« Rose! » farfugliò Albus, col fiato corto e il sudore che colava da una guancia.

« Che diavolo è successo, Albus?!»

« Non adesso! Rose, Louis ti ha presa in giro: la parola d'ordine è sbagliata e l'altro gatto di Gazza ha, non so, fiutato la trappola. Ho provato a colpirlo, ma è schizzato via prima che potessi fare qualcosa. Che facciamo adesso? »

« Cerchiamo di non farci espellere, cugino » mormorò, tirando nuovamente fuori la Mappa. Albus si illuminò.

« Ci sei riuscita, Rosie! »

« Certo che sì. E adesso fa' silenzio. Ho bisogno di riflettere e--- Fermi! Sono Hugo e James! » disse d'un tratto quando i due fratelli puntarono le bacchette verso il capo opposto del corridoio, da dove provenivano dei passi veloci e nient'affatto silenziosi. La Mappa aveva ragione, naturalmente: i due sbucarono dall'angolo, raggiungendoli e accasciandosi contro il muro. James, sfinito, sollevò solo un pollice in direzione della cugina, la quale tuttavia lo ignorò e tornò a concentrarsi sulla Mappa. Cercò febbrilmente Gazza e i suoi gatti. Erano già al terzo piano e avevano appena imboccato le scale per il quarto. Rose si lasciò sfuggire un'imprecazione tale che, se l'avesse sentita sua madre, l'avrebbe messa in punizione a vita.

« Gazza è quasi arrivato! Muoviamoci! »

Ripose la Mappa e il gruppo partì di corsa, imboccando la stessa direzione da cui erano arrivati Hugo e James. Se fossero stati abbastanza veloci avrebbero potuto infilare le scale secondarie e correre su alla Stanza delle Necessità,  al sicuro. Rose l'aveva appena comunicato al gruppo quando svoltarono l'angolo, dove ad attenderli, rigida e furiosa nella sua vestaglia scozzese, stava la preside McGonagall.

 

**

 

« Spiegatemi, per favore, come è possibile che dietro siffatte imprese ci siano sempre dei Potter o dei Weasley o, peggio ancora, entrambi ».

 « Genetica? » azzardò James, facendo una smorfia di dolore quando Albus gli pestò forte il piede, accompagnandosi ad un'occhiataccia bieca prontamente ricambiata.

« Potresti perfino avere ragione, Potter. Gironzolare per il castello in piena notte, ingannare il guardiano e maledire i suoi gatti: ma insomma! » si alterò, espirando bruscamente dal naso  e chiudendo gli occhi come se stesse cercando di resistere alla tentazione di scaraventarli tutti dalla finestra. Si stiracchiò un lungo silenzio carico di nervosismo, durante il quale i cinque si guardarono l'un l'altro, tesi e agitati. Stavolta l'avevano veramente fatta grossa e niente avrebbe impedito alla Preside di contattare le loro famiglie, che probabilmente li avrebbero segregati per tutte le vacanze di Natale, o peggio. Mentre decideva la loro punizione, Albus sperò che provasse un poco di pietà nei loro confronti e che non sottraesse troppi punti alle loro Case. Tra i cinque, era lui quello che portava sulle spalle il peso della colpa e del fallimento. Era lui che si era lasciato sorprendere dal gatto come un idiota, lui che l'aveva seguito senza prestare attenzione al fatto che fosse notte e che avrebbe dovuto agire nel silenzio più assoluto, lui che l'aveva pietrificato sulle scale. Lui che poi era scappato via, tirandosi dietro un altro gatto, mentre l'ultimo dei tre felini saliva a dare l'allarme a Gazza, che non era mai arrivato al settimo piano. Lui che si era scontrato con Lily a metà del corridoio del quarto piano e che l'aveva trascinata velocemente al quinto, prendendo a pugni la porta del bagno dei Prefetti quando quella, nonostante la parola d'ordine, aveva rifiutato di aprirsi. Lui che, con quel suo gesto di stizza, si era fatto nuovamente stanare dall'ultimo gatto, che era immediatamente schizzato via a raggiungere il padrone. Lui che, di conseguenza, aveva messo in pericolo fratelli e cugini, trascinandoli con sé in quell'ufficio.

Era solo colpa sua. Lo era dal principio, da quando aveva persuaso Rose a pedinare Lily tramite la Mappa per assicurarsi che il Serpeverde che vedeva non fosse veramente così inaffidabile come Scorpius aveva detto – nonostante fosse un suo compagno di Casa, Albus non aveva idea di chi fosse; non era sua abitudine stringere amicizia coi ragazzini più giovani.

Con il cuore che iniziava a sprofondare, prese un respiro profondo e fece un passo avanti. Tutti gli occhi furono immediatamente su di lui.

« Signora Preside » disse coraggiosamente, spingendo via i capelli dalla fronte. « È stata colpa mia. I miei fratelli e i miei cugini mi hanno solo appoggiato. La prego, non punisca anche loro ».

Le facce sbigottite degli altri, tuttavia, lasciavano intendere una versione molto diversa. Albus sperò che si ricomponessero e che recitassero una buona parte.

« Tu, Albus? » domandò, chiaramente perplessa. Si vedeva da lontano che non ci avrebbe creduto neppure in un milione d'anni. Le sue sopracciglia sollevate quasi sfiorarono la fronte, tanta era l'incredulità. Albus era il più calmo e riflessivo dei fratelli Potter, quello con la testa sulle spalle, cauto e desideroso di tenersi fuori dai guai. Per certi versi, a Minerva ricordava un giovane Remus Lupin.

« Professoressa » si fece avanti Lily, aggrappandosi al braccio di Albus. « Mio fratello sta mentendo. C'entro anch'io ».

« E io » rincarò Hugo, dopo un brevissimo momento di esitazione. Rose e James, ai capi opposti della fila, si scambiarono uno sguardo e un sorriso, avvicinandosi poi per mettere una mano sulla spalla dei rispettivi fratelli.

« Anche noi. C'entriamo tutti, professoressa ».

La McGonagall parve colpita da qualcosa: indugiò nei suoi occhi, dietro le lenti spesse degli occhiali, solo per qualche secondo. Ad Albus parve di scorgere una crepa nell'armatura, una soffusa morbidezza sul suo viso, forse una promessa di clemenza. O forse no, aggiunse tristemente quando la vide stringere nuovamente la bocca in un'espressione irritata e severa.

« Verranno sottratti venti punti a ciascuno di voi. Grifondoro ne perderà sessanta, Serpeverde e Corvonero venti a testa. Verrete puniti e, ovviamente, le vostre famiglie ne saranno informate. E adesso tornate ai vostri dormitori e restateci » ingiunse spazientita, vagamente esasperata, facendo cenno ai cinque di congedarsi. Una volta fuori, nessuno osò parlare, neppure James, che pareva aver perso tutta la sua sicurezza e adesso rimuginava in silenzio sulla vagonata di punti che la sua Casa aveva appena perso.  Non ebbero nulla da dire neppure quando si congedarono per prendere direzioni diverse, limitandosi a dei vaghi cenni del capo.

Eppure, ognuno di loro, quando fu al sicuro sotto le coperte, si lasciò andare ad un sorrisetto malizioso e vagamente compiaciuto.

 

**

 

Mattina di Natale, La Tana

 

« Alfiere in E5. Addio, Potter ».

James Potter gemette, infilando le dita tra i capelli e cercando di non far pesare troppo sull'orgoglio quella sconfitta clamorosa. Non era mai stato particolarmente bravo nel gioco degli scacchi e c'era sempre qualcosa di umiliante nel voler giocare contro Ted Lupin, che era stato due volte campione di Hogwarts e riusciva perfino a tener testa allo zio Ron. Non che James nutrisse chissà quale proposito masochista; semplicemente, ogni scusa era buona quando si trattava di dover passare del tempo (piuttosto proibito e pieno dell'ansia di farsi scoprire) con l'oggetto dei suoi più intimi desideri, che adesso, dopo aver spazzato via i pezzi degli scacchi con un singolo colpo di braccio, sparpagliandoli sul copriletto, si stava mettendo più comodo, con la testa poggiata sul grembo di lui e una gamba piegata ad un angolo lento. Gli occhi di James schizzarono immediatamente sulla porta chiusa, pieni di nervosismo.

« Sono vere le voci? »

James gemette un'altra volta. Ted era arrivato solo qualche ora prima e solo la lontananza gli aveva risparmiato un dettagliato ragguaglio sull'ultima impresa della famiglia Potter-Weasley. James, che di solito era molto chiacchierone quando si trattava della loro corrispondenza, aveva tenuto un basso profilo, cercando di non lasciar trasparire il malumore per i punti perduti o per la punizione che era seguita (spolverare tutte le armature del castello e finendo, il più delle volte, a rincorrerle quando si imbatteva in quelle più ribelli) e se anche Ted avesse subodorato l'omissione, comunque non ne aveva fatto cenno. Fino ad ora.

« Perché » aggiunse, fissandolo dritto negli occhi, « se lo fossero, sarebbero troppo perfino per te. Sei un pazzo e pianifichi le peggio stronzate, questo è risaputo; ma coinvolgere i tuoi cugini? I tuoi stessi fratelli? Mmh » mugugnò e scosse la testa, eloquente, restando in attesa che l'altro si spiegasse. Di malavoglia, James cedette e, lasciandosi andare contro il muro alle sue spalle, iniziò a ricapitolare quanto successo, dal sequestro della Mappa all'esito disastroso della missione per recuperarla. Ted, contrariamente alle sue previsioni, non rise.

« Jem, perché diavolo non siete andati da Neville? »

Fu come se l'avesse colpito con una spranga di  ferro sulla nuca. Stralunato, lo vide raddrizzarsi e inginocchiarsi accanto a lui, fissandolo ora con immenso divertimento.

« Pensi di essere stato il primo a "rubare" » e qui mimò le virgolette con un paio di dita « la Mappa? Pensi fosse la prima volta che veniva requisita? Harry e Neville hanno una specie di accordo, in questi casi. Lui se la sarebbe fatta ridare in un amen ».

James non ebbe il tempo di dire alcunché: la porta si spalancò e quattro ragazzini scivolarono lungo distesi sul pavimento. Lily reggeva ancora un bicchiere di vetro, che solo per puro miracolo non si era rotto nella caduta, e diventò rossa quasi quanto i suoi capelli, imitata da Hugo. Rose stava dicendo qualcosa a proposito di una maniglia rotta, con tono casuale e distratto, come se la stanza fosse stata vuota. Albus, invece, cercava di comportarsi come se lui, lì, ci fosse stato trascinato di peso. Difatti, la prima cosa che disse fu: « Io non c'entro! Sono stati loro ».

« Bugiardo » lo accusarono in coro. Hugo gli allungò perfino uno schiaffo dietro al collo.

« È vero? » domandò Lily, senza neppure sprecarsi a fingersi nel posto sbagliato. « Neville avrebbe potuto aiutarci? »

Ted, che aveva l'aria della persona più divertita sulla faccia del pianeta (e James desiderò prenderlo a calci, per questo), si rilassò contro il muro, incrociò le caviglie e disse che sì, Neville li avrebbe aiutati, senza ombra di dubbio. E quando Hugo esclamò che, alla fine di tutto, erano finiti in punizione per niente, Ted era chiaramente sul punto di scoppiare a ridere (il piede di James era già pronto a colpire). « Novellini » li derise. « Fate tesoro di questa lezione ».

« Quale lezione? »

Harry Potter indugiava sulla soglia, una spalla premuta allo stipite e le braccia incrociate al petto. Come Ted, anche lui sembrava particolarmente divertito. Contrariamente a Ginny e Hermione, che erano sinceramente andate fuori di testa, Harry e Ron si erano mostrati molto più comprensivi. Avevano perfino fatto dello humor a spese loro, cosa che aveva infastidito oltremodo i figli, spingendoli a non rivolgere loro la parola per ben tre giorni - anche se, a voler essere onesti, in casa Potter la trincea del silenzio durò per ben cinque giorni, poiché Harry  si era lasciato scappare di essere stato sempre al corrente del furto della Mappa e che dovevano considerare quella punizione come un'importante mossa del destino. James, Albus e Lily non avevano affatto gradito.

« Quella di scegliere con cura le battaglie contro Gazza » rincarò Ted, scambiando col padrino uno sguardo cameratesco. James sbuffò e balzò giù dal letto, agguantando i fratelli.

« Andiamo a lanciare gli gnomi. Tutta questa compiacenza mi sta irritando ».

« Ah-a! » esclamò Harry, bloccando il passaggio. « Siete confinati alle mura domestiche, ricordate? »

Albus s'indignò profondamente. « Non avevi detto che la punizione si estendeva a tutte le case del parentado! »

« Era inteso ».

« No, non lo era » dissero James e Lily in perfetta sincronia e con la stessa, fiammeggiante indignazione negli occhi castano chiaro.

« Be' » fece un sorrisetto « lo è adesso ».

« Dura lex, sed lex » recitò Ted con fare solenne e pomposo (in un modo che, a tutti, ricordò sospettosamente Percy Weasley), alzandosi per raggiungere Harry e ammiccare, non visto, in direzione di James, i cui occhi stavano promettendo cose non del tutto piacevoli. Quel traditore, pensò irritato, augurandosi di ritrovarlo da solo quanto prima per fargli vedere quanto la legge (in quel caso, la sua) poteva essere davvero dura.

« Comunque, il pranzo è quasi in tavola. Fossi in voi mi sbrigherei e non darei alle vostre madri un altro motivo per arrabbiarsi ». Dopo aver scoccato un'occhiata eloquente a tutti, specialmente ai suoi figli, Harry poggiò una mano sulla spalla di Ted e lo invitò ad allontanarsi con lui.

« Qui è guerra aperta » sbottò Hugo e tutti annuirono concordi.

« Se quel ficcanaso di Gazza si fosse fatto gli affari suoi, se non pensasse che anche una piuma sia un attentato alla sua vita, a quest'ora sarei libero di tirare via gli gnomi, stabilire un nuovo record e polverizzare Albus » rincarò James.

« Già » approvò Albus. Poi: « Ehi! »

Rose, che non aveva detto assolutamente nulla fino a quel momento, distolse lentamente, molto lentamente, lo sguardo dalla finestra e, con altrettanta lentezza, tirò fuori la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni. I loro occhi si accordarono tutti su un'espressione che prometteva cose terribili.

« Ragazzi » disse « fate il pieno di cibo, perché ci serviranno tutte le nostre energie per pianificare la guerra contro Argus Gazza e i suoi stupidi gatti ».

Uscendo dalla camera e scendendo giù in cucina, c'era un identico sorriso sulle labbra di tutti loro, uniti e fraterni come un vero plotone di guerra; una nuova era, a Hogwarts, stava per iniziare.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Roxar