Orgoglio e pregiudizio: l’amore è un’altra cosa.
Me ne devo andare. E bene per me, e per tutta la mia famiglia. Riuscirò a mandare a casa qualche soldo: Kitty si curerà
dalla polmonite, Jane avrà di che vivere e le mie altre sorelle minori
soffrirano meno la fame. Siamo sempre state unite da un medesimo destino. Per
quanto ingiustamente abbiamo condiviso lo stesso abbandono, la stessa
solitudine che consolandoci a vicenda cercavamo di dimenticare dissotterrandola
in chissà quale nostro sorriso, così falso e speranzoso. Ma, soprattutto, abbiamo condiviso la stessa
fredda, agghiacciante, povertà.
Da quando è morto improvvisamente nostro padre, la famiglia Bennet
aveva perso quella fievole speranza di non cadere nella miseria completa e di
maritare tutte noi. Malgrado gli sforzi, l’impegno, spesse volte ci siamo trovate
a condividere in sei un solo boccone di pollo: era in quei momenti che
misteriosamente la mamma non aveva più fame. Sia alzava dalla sedia e si
congedava nelle sue stanze con la consueta frase “ questa sera finirò per scoppiare se non ci do un taglio”. È sempre stata orgogliosa e tremendamente cocciuta,
forse anche nevrotica alla volte. Non si è mai abbassata a mostrare il suo
interesse per noi chiaramente, tranne se non per diventare mogli, ma spesse
volte si è comunque tradita ed abbandonata all’affetto per noi tutte. Le mie
valigie. Lì, sopra al letto.
Pongo gli ultimi soprabiti dentro. Emanano uno strano profumo: così familiare e tremendamente straziante per il cuore di
una figlia. Non posso di nuovo gettarmi nel dolore e dimenticare il mio
orgoglio, devo salvare la mia famiglia e non permettere che mio cugino erediti
tutto senza alcuna ragionevole motivazione. Vuole maritare una di noi, con la
sua ripugnante presunzione, non certo con amore. È più di una volta che mi osserva di sottecchi, cercando con lo sguardo
una mia attenzione, ma con prontezza mi volto dall’altro lato ed osservo un
qualsiasi insignificante particolare della casa. Come è ruvido questo baule. Emano un
sospiro così pesante e sofferto. So che sto facendo la cosa giusta. Abbandonare la
mia famiglia per il suo stesso sostentamento. Osservo un’ultima volta quel
letto dove innumerevoli volte io e Jane abbiamo parlato di tutti i balli a cui
abbiamo partecipato con ossessiva insistenza di nostra madre, ansiosa di
trovarci marito,come se fossimo soprammobili da vendere all’asta in pochi
giorni. Sembrava un avvoltoio girovagare per le sale con il suo fazzolettino
bianco in mano pronta a spettegolare su tutte le dame di alto rango e a
spianarci la strada per abbindolare un qualsiasi uomo con qualche sterlina in
più di noi in tasca. In fondo lo ha fatto sempre per il nostro bene. E’ così difficile per me, dimenticare tutto questo ed
andarmene per non so quanto tempo… Decido di accoccolarmi ancora, per l’ultima
volta intorno alle lenzuola giallognole di cotone grezzo e recuperare qualche
ricordo della mia infanzia.
Starò bene, lì.
Ne sono certa. Le mie lacrime sembrano smerigli al sole, i cui raggi
penetrano dalla finestra opaca. Starò bene.
Porto le mani al viso, cercando
in tutti i modi di soffocare i miei singhiozzi così brucianti in gola. Li reprimo con una tale violenza
da sentirmi mancare quasi il respiro.
Starò bene nella casa
del Signor Darcy…o fingerò di esserlo.
Del resto sono l’unica in questa famiglia ad avere un minimo di
istruzione adatta ai canoni richiesti dalla famiglia Darcy, in particolare da
sua sorella di cui mi dovrò occupare
personalmente assieme ad altre mansioni della casa.Sono l’unica speranza per la
mia famiglia.
Starò bene.
Prendo in mano i miei bauli e mi accingo alla porta.
“ NOOO!!! Elizabeth, non te ne andare ti
prego! N-non lasciarmi ti scongiuro…” Irrompe Jane in lacrime. Probabilmente
era dietro alla porta, lì, da qualche minuto in preda ad un
soffocante dolore. Continuava ad abbracciarmi. Mi stringeva come se fossi la
cosa più preziosa al mondo. I suoi occhi erano rossi e gorgoglianti di lacrime.
“Non farlo!!! Come faremo senza di te? E come ti troverai lì, da sola senza nessuno? Suppongo che ci siano altre soluzioni per la
nostra famiglia…E poi il Signor Darcy…Ne parlano così male. Non è un uomo dabbene!!!”
Era strano sentire quel pizzico di
malignità nelle parole di Jane sempre così coscienziosa e fiduciosa in
tutti, anche nei riguardi del più grande impostore, primo fra tutti nostro
cugino.
“ Sta tranquilla Jane! Scommetto che non
sarà poi così terribile! Saprò badare a me stessa!”