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Autore: Mistralia    11/08/2016    3 recensioni
« Sai, Otani, tu piaci davvero molto a Koizumi…»
« E con questo? »
« Mi chiedevo cosa provassi tu…»
« Questi non sono affari che la riguardano! »
« Quand’è così potrei uscirci io… Che ne pensi? »
 
Questa non la dovevi dire.
|| Otani POV ||
Otani che finalmente tira fuori le palle, Otani che finalmente ci rivela i suoi sentimenti, in uno dei momenti più critici del manga.
 
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Atsushi Otani, Risa Koizumi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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« Sai, Otani, tu piaci davvero molto a Koizumi…»

« E con questo? »

« Mi chiedevo cosa provassi tu…»

« Questi non sono affari che la riguardano! »

« Quand’è così potrei uscirci io… Che ne pensi? »

 

Questa non la dovevi dire.

 

Otani aveva sperato. Aveva sperato per tutti quei lunghi anni del Liceo che la sua stupida cottarella un giorno passasse, lasciandolo finalmente libero da quelle opprimenti catene. Lui voleva essere in grado di entrare in classe indifferente a quel sorriso, a quelle labbra, a quei capelli costantemente diversi nelle acconciature, ma puntualmente spettinati. Pregava che, una mattina, incontrando i suoi occhi, non avrebbe più sentito quel bruciore incessante sulle iridi, quasi gli facesse male la vista di quella singolare bellezza, oppure gli pesasse il fatto che, quelle pupille, fossero in grado di svuotarlo e poi riempirlo di nuovo; l’afa dopo il maestrale, la cioccolata calda dopo il Link al limone.

Si era ripromesso di rimanere forte, di impegnarsi affinché quelle cose evaporassero, come the freddo al sole.

 

Lo stesso stupido the freddo all’aloe che a lei piaceva tanto e che Otani aveva imparato ad amare.

 

Era stato orribile; aveva declinato la sua dichiarazione con la stessa veemenza di quando si butta un sacco della spazzatura, come se lei non contasse nulla, tanto da essere prima fraintesa, poi ignorata, ed infine scartata

Ma Otani aveva capito perfettamente il suo discorso, poiché era quello che si ritrovava a sognare ogni santa notte da quel fatidico giorno d’inverno, in cui si era reso conto che le finestre del passato andavano ormai chiuse, e le Gigantesse fatte accomodare in casa. 

L’aveva sognata tutte le notti da allora, chiara come una tela di Botticelli, nitida come un marmo veronese, lucente come l’angelo che era: Risa che increspa le labbra, Risa che scherza, Risa che canta, Risa che incita Omibozu, Risa che studia, Risa che si fa lo chignon, Risa che solleva da terra quando sento di non farcela, Risa che balla, dorme, scrive, sbatte le ciglia, profuma, respira.

 

Stava sfociando nello stalker sonnambulo da maniaco seriale.

 

Era stato assente quando era scappata via, umiliata e distrutta da quell’amico che condivideva, forse più di tutti, i suoi tormenti e le sue fissazioni, che l’aveva capita immediatamente senza chiedere reso in cambio, che aveva bisogno di lei tanto quanto ne aveva lei di lui, di cui si era fidata.

 

Dannazione lei si fidava di te.

 

Ma Atsushi non si fidava più di se stesso, da troppo tempo ormai, e non aveva potuto permettere che lei si accollasse parte di quel peso enorme, che lo salvasse ancora una volta dai suoi demoni; non poteva e non voleva farlo.

L’aveva vista correre altrove, calde lacrime che le scorrevano sule guance, col cuore che perdeva sangue per il troppo dolore… ed era stato muto, zitto, immobile a fissare il panorama; aveva pianto anche lui quella notte, per quello che non era e che non sarebbe mai stato, per ciò che non avrebbe mai potuto offrirle, per un futuro insieme irrealizzabile. Soprattutto, però, aveva dato via alle lacrime per quello che le stava facendo, la delusione bruciante e cruda che le aveva rifilato senza dire una sola miserabile sillaba, nella speranza che tutto lo schifo passasse, lei passasse, i sentimenti passassero.

 

Questo, tuttavia, non era mai successo e l’amore, perchè quella cosa poteva essere solo che amore, aumentava di volume ed intensità ad ogni lezione, ora, pranzo, passati insieme a ridere ed a scherzare, mentre con affetto e meraviglia la osservava tentare, uno dopo l’altro, cento e passa modi di conquistarlo, senza successo ovvio.

 

Si era rassegnato al fatto che Risa sarebbe stata un giorno di qualcun altro, qualcuno diverso da Atsushi Otani, possibilmente superiore al metro e novanta.

 

Ciò nonostante, il fatto che, uno sciocco, arrogante e viziato come Maity, quel professorotto da due soldi, senza arte ne parte, potesse mettergli le zampe addosso, lo aveva fatto subito imbestialire, ed i buoni propositi di starle lontano per il suo bene, avevano fato “ciao-ciao” con la zampina.

 

« Penso che non le conviene… »
« E come mai scusa? »

 

“ Non riesco a capire se è sordo o stupido. Probabilmente tutte e due... Non giocare col fuoco piccolo Maity.”

 

« Perchè Koizumi è mia, mia e di nessun altro, ha capito bene? E non mi importa un bel niente se lei è ricco, bello o famoso. Risa non la deve nemmeno toccare con un dito; già è tanto che le concedo di rivolgerle la parola. »

 

L’aveva detto alla fine, era riuscito ad urlare a voce alta i suoi sentimenti, pensieri, quello che gli passava per la mente tutte le sante volte che la vedeva varcare la soglia dell’aula di scuola; era arduo per lui restare in panchina mentre Haruka le faceva quell’incessabile e spietata corte, alla quale si era abituato certamente, ma gli era rimasto lo stesso l’impulso cavernicolo di sbatterlo al muro e prenderlo a pugni.
 

Metro e cinquantasei che sia.
 

Nella sue speranze più recondite e segrete, dove lui era un bel ragazzone alto e sicuro di se, c’era sempre un momento particolare, che Otani si ripeteva all’infinito nella mente, come una litania, simile ad un vecchio disco rotto che, per quanto monotono e consumato, continui a riascoltare, perchè è in grado di rievocarti spezzoni felici della tua vita o desideri talmente utopici da affascinare immensamente.

Così, Atsushi si ritrovava a rimuginare su quanto sarebbe stato bello abbracciarla da dietro, posarle il capo su quella matassa di capelli rossicci, piegarsi per baciarla, prenderla in braccio quando correva dalla collina innevata, il loro posto preferito; allo stesso modo sarebbe stato davvero molto bello se avesse potuto regalarle qualcosa, un anello forse, che portasse il suo marchio, per far sapere al mondo che lei era sua, della serie: “proprietà privata, questa è roba mia”.

E allora Haruka sarebbe stato in silenzio, all’angolino, non l’avrebbe più importunata e Otani avrebbe potuto dormire sonni tranquilli, poichè sarebbe stato convinto che Risa, ogni dì, tornava solo ed esclusivamente da lui.

 

« Che parole passionali e focose per un piccoletto della tua stazza, ammirevoli, non c’è che dire…ma alquanto incoerenti, non trovi? »
« No, non trovo professore. Sono spiacente.»
« Eppure dovresti. Insomma, l’hai umiliata, ferita, rifiutata, hai calpestato brutalmente i suoi sentimenti ed ora mi stai aggredendo, come si t’importasse veramente qualcosa di lei. »

 

Otani stava finalmente comprendendo cosa spingesse i serial killer a compiere omicidi a tutto spiano. Se avesse potuto, avrebbe, già da un pezzo, infilato un ferro bollente nella gola di quel pallone gonfiato, non tanto perchè avesse torto, ma piuttosto perchè aveva ragione, e ciò non faceva che farlo alterare ogni momento di più. 

Quando si commettono degli errori, delle imprudenze, la parte peggiore è quando gli altri non fanno che ricordatelo, a volte scherzandoci un po’ su, altre soffermandosi sui particolari; ma si facciamola continuare questa tortura del cavolo.

 

« Perchè è vero. Koizumi è fondamentale per me. Io senza di lei non ci so stare. » 
« Ed ecco di nuovo il ragazzino innamorato. Otani siamo sempre al punto di partenza… »
« E sarebbe…? »
« Come posso credere che tu ricambi anche solo un briciolo dell’amore che Risa prova per te? »
« Sa cosa si dice professore? Che se si ama una persona bisogna lasciarla andare. Ecco. È quello che io ho fatto. »
« Otani, sul serio, non ti capisco. »

 

E sei di coccio allora…

 

« Cosa non capisce… ma mi ha visto? »
« Oh Dio no, non dirmi che… »
« Io non devo dirle un bel niente. Se ripudio Risa ogni singola volta, spezzandomi il cuore di continuo, un motivo c’è. Non sono un sadomasochista con problemi alla Christian Grey. »
« Tutto questo non ha senso! »
« HA SENSO! Ha senso per quelli come me, quelli come Koizumi, quelli che fin da piccoli si sono sentiti indicare, svillaneggiare, deridere, solo perchè erano diversi. E quindi a palla ci si giocava con l’albero, a chiapparella con l’amico immaginario, a nascondino col cane dei vicini. Sempre che quello non si spaventasse o iniziasse a ridere pure lui, ovvio. »
« Cioè fammi capire… Tu mi stai dicendo che sei innamorato di Koizumi, ma la stai facendo penare come un cane perchè sei basso?! Non mi avevi detto di avere problemi di droga Otani »
« Ma a lei cosa diavolo importa di me e Risa? Si faccia i santi affaracci suoi! »
« Mi interesso a questa vicenda, caro Ottonani, siccome sono arcistufo di consolare la tua ragazza quando le spezzi quel poco che le è rimasto di cuore, la fai piangere e le fai mettere in dubbio se stessa e la sua vita! Koizumi è uno straccio, ha toccato il fondo e fa fatica a risalire… Devi spiegarmi come mai, se la ami così tanto, la stai comunque distruggendo! Come puoi permetterlo? Ce l’hai una coscienza tu? »
« Tutte le volte, professore, che Risa si disperava, io c’ero, nascosto dietro una pianta, sotto il banco, all’entrata della scuola, e piangevo con lei, in silenzio, pregando che tutto finisse. Ogni giorno mi sveglio sperando che mi abbia dimenticato, che non sia più infatuata di me, che si sia trovata un fidanzato migliore di quello che mai io potrei essere… Non ho nulla da offrirle, soffro nell’ombra perchè me lo merito, però mi creda, se potessi, non la lascerei mai andare. »
« Il problema è che tu puoi! Si vede da un chilometro di distanza che lei ti ama! Vuole solo te, dannazione! »
« Se ci mettessimo insieme non sarebbe più di questo avviso! Ne sono sicuro! »
« Tu soffri di manie di persecuzione! »
« No sono realista… è diverso »
« Illuminami dunque. »
« Cosa penserebbe la gente se ci vedesse insieme? Mano nella mano? Una ragazza che si deve abbassare per baciare il proprio fidanzato…Riderebbero di noi e Risa, insicura come è, comincerebbe a preoccuparsi delle apparenze, a diventare più incerta ed impacciata molto più di adesso; non potremmo mai abbracciarci in pubblico, comportarci da innamorati e il solo farsi una passeggiata diventerebbe motivo di scherno. Non voglio questo per Koizumi, voglio un uomo che la ami immensamente, la rispetti, la tratti come una regina, con il quale sarà in grado di uscire senza il terrore di qualche battutina stupida e fuori luogo, senza la vergogna nel presentarlo ai propri amici.
Ti rendi conto di essere arrivato in alto solo quando ti senti giù, odi la strada solo quando ti manca casa, ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare. »

 

« Bastava dire che mi amavi, Atcchan. »

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Ave popolo!
Premetto dicendo che amo questa coppia, ho sbavato per mesi sull'anime e sono quasi impazzita quando ho trovato il manga al Romix.
(Prima o poi faranno sante le mie migliori amiche... ne sono sicura...)
Ringrazio LaVampy che, non su questo Fandom, ma su quello di Shadowhunters, mi sostiene sempre e comunque. Grazie cara! Senza di te mi sarei già sparata per la poca fiducia nelle mie storie!

Se volete passare, questo è il suo canale:
 http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=940284
Se volete seguire altre mie storie, invece, visitate la mia di pagina: http://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=613875
Enjoy the reading. ❤️
Mistralia.

P.S. Mi raccomando recensite! Vorrei sapere se le mie fanfiction e come scrivo vi aggrada. :)

 

   
 
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