Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: messy01    12/08/2016    1 recensioni
Melissa fa parte di alcune popolazioni indigene della Germania, vivendo lontana dalla popolazione civilizzata. La guerra tra le varie tribù continua da anni, lasciando molte vittime sulla sua strada, compresa la sua famiglia. Combattuta sulla persona che vuole essere, quella che è, e quella che sta diventando, le rimangono poche persone per cui lottare. Quando un suo amico viene rapito dalla popolazione rivale, Melissa riemerge nella civiltà in cerca di aiuto e in cerca della sua vera identità. Tra atroci sofferenze, deliri, caos e violenza, due poliziotti dell' autostradale di Colonia, Semir Gerkhan e Alex Brandt, si ritroveranno ad aiutarla, e magari sboccierà anche qualche amore.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Pov. Melissa.

Corsi dentro al villaggio. Schivai alcune persone che combattevano e mi diressi verso la capanna dove vivevo con i miei amici.

Il Popolo degli Alberi ci aveva attaccato di nuovo, e noi Popolo del Cielo cercavamo di stabilire una pace, una pace che non durava a lungo.

Alcune case erano andate a fuoco e il fumo usciva copioso, alimentato dall'aria.

Presi una lancia e la passai ad un guerriero lì vicino che aveva bisogno di una mano. Dopodichè ritornai a correre.

Eravamo riusciti a sopravvivere ancora una volta, ma il nostro villaggio era stato saccheggiato e quasi raso al suolo. Speravo solo che Lincoln fosse vivo. Octavia Blake la mia amica, stava assieme a lui. Octavia faceva parte del Popolo del Cielo come me, mentre Lincoln faceva parte del Popolo degli Alberi. Si era rifugiato con la nostra gente per scappare dalla sua. Gli davano la caccia solo perchè stava con Octavia. Popolo rivale significava stare dalla parte del nemico.

Il Popolo degli Alberi era violento e crudele, e aveva sviluppato usi, costumi e lingua diverse dalla nsotra che parlavamo la lingua tedesca. Sì perchè tutto questo si trova nascosto nelle foreste della Germania, al largo dalla civiltà umana. La città più vicina era Colonia e a volte ci andavo solo per lo stretto necessario.

La Nazione di Ghiaccio era ancora più cruenta, e proprio dal nome si poteva capire la loro morale.

Mio padre era scomparso cinque anni prima, quando era iniziata la fase più disastrosa della guerra. Era il comandante del nostro esercito, riforniva armi e addestrava i novellini che volevano fare parte della legislazione. Avevano attaccato lui per primo, assieme ai nostri soldati, decimandone a centinaia, pensando che quello fosse il punto strategico. E infatti lo era. Ora mio padre era scomparso, lo avevo cercato da tutte le parti, arrivando alla conclusione che fosse morto.

Mia madre invece era morta torturata da Azgeda*, quando io ero bambina. C'erano sempre stati degli attacchi durante la mia infanzia ma la cosa non era mai degenerata. Gli altri 12 clan volevano la nostra terra ed avevano cercato di proclamarla come loro, ma non ci erano riusciti.

Non avevo sorelle o fratelli. Avevo solo Lincoln e Octavia. Io e Octavia ci conoscevamo da quando eravamo bambine, lei aveva un fratello di nome Bellamy Blake, ed era una guardia anche lui. Io avevo 17 anni, Octavia 18. Bellamy 23 e Lincoln 22.

Io e Octavia avevamo una migliore amica di nome Sara, anche lei uccisa durante la guerra.

Tutti quelli che mi rimanevano erano Octavia e Lincoln, non potevo perdere anche loro.

Entrai nella nostra baita e corsi su le scale. Aprii tutte le stanze ma non  c'era ombra di Lincoln. Aprii la porta della sua camera e trovai Octavia con un tizio che le puntava un coltello alla gola.

Tirai fuori il mio coltello e mi misi in posizione di difesa, o almeno era quello che pensavo.

-Non ti muovere o la uccido.- disse l'uomo davanti a me.

-Ok, non farle del male.- dissi io.

Octavia era imbavagliata e con le mani legate davanti a lei, rendendole impossibile muoversi.

I capelli intrecciati come i Terrestri del Popolo degli Alberi usavano fare, le ricadevano leggermente disordinati sulla fronte.

Lincoln ci aveva insegnato a combattere, e adorava acconciarci i capelli come la sua gente usava fare.

Octavia non si definiva parte del Popolo del Cielo come me, visto che non avevamo quasi più nulla a cui legarci. Preferivamo stare dalla parte di Lincoln, che ci proteggeva quando avevamo bisogno.

Abbassai il coltello e lo misi per terra.

-Ok, ho abbassato il coltello, ora lasciala andare.- dissi io cercando di dissuaderlo.

Il tipo non rispose.

-Tu sei Roan, principe di Azgeda. Vero?- dissi smascherandolo.

-Sì, sono io. Io e i miei amici abbiamo preso Lincoln, e ora prenderemo anche lei.- disse premendo leggermente il coltello sulla sua gola.

-Spostati e fammi passare, oppure le taglio la gola.- disse spostando il coltello dal collo alla spalla e praticando un taglio di una decina di centimetri.

-Ok, ok. Non farle del male.

Roan si avvicinò e mi pugnalò sopra all'anca sinistra. Un gemito di dolore uscì dalle mie labbra, caddi a terra con il pugnale ancora conficcato.

-Octavia!- urlai verso Roan che la stava portando via.

Ma la testa iniziò a girarmi e tutto divenne buio.

 

-Tre giorni dopo.

Aprii gli occhi accecata da una forte luce bianca.

-Sono all'inferno, per caso?- pensai tra me e me.

-No, non sei all'inferno.- disse una voce familiare facendomi capire che avevo parlato veramente.

-Sei nell'infermieria. Abbiamo dovuto portarti qui per poterti guarire.- disse Jackson, l'infermiere.

Abby Griffin, il medico, entrò dentro alla camera.

-Ok, Melissa. Ora voglio fare qualche test. Devi dirmi quando senti l'ago.- disse la donna tirando fuori un ago.


Me lo passo' su tutta la gamba destra compresa la pianta del piede.

-Ai.- mi lamentai.

-Bene. l'hai sentito. Ora la sinistra.

Me lo passò una volta ma non sentii nulla. Non sentivo proprio la gamba da sopra il ginocchio in giù. Me lo passò un'altra volta sotto la pianta del piede, ma nulla.

-Perchè non lo sento?- chiesi allarmata.

-Ci sono stati gravi lesioni ai nervi della gamba sinistra. Wick ti ha già costruito un tutore con cui potrai camminare, sennò dovrai usare le stampelle.

-Ok, datemi un po' di tempo da sola.- dissi implorando loro di uscire.

Sentivo un vuoto nel petto. Octavia e Lincoln erano chissà dove là fuori mentre io ero bloccata lì.

Presi il tutore che era stato appoggiato sul mio letto e me lo infilai.

Mi tolsi il camice verde dell'infermeria e mi rivestii con i miei abiti puliti e stirati dentro una borsa al fondo del letto.

Mi allacciai gli stivali di cuoio e mi infilai la giacca.

Feci attenzione a non cadere, tirai su il cappuccio della felpa per non farmi riconoscere e mi avviai fuori dall'infermieria.

Uscii all'aria aperta. Alcune case erano state distrutte, altre rase al suolo e altre ancora incendiate. Le loro famiglie piangevano i loro morti, mentre i soldati rimasti iniziavano a ricostruire il villaggio.

Entrai nel centro di amministrazione del villaggio ed entrai nella stanza vicina alla sala riunioni.

-Octavia Blake e Lincoln sono scomparsi.- disse una guardia.

-Lo so, ma le varie circostanze non ci danno modo di agire.- disse il Cancelliere Kane.

-Che cosa sta dicendo? Mia sorella è sparita e lei la lascia là fuori a morire?- disse la voce di Bellamy

-Da come abbiamo deciso è meglio se rimaniamo tutti uniti. Nessuno può lasciare il campo fino a nuovo ordine.- disse la voe di Abby.

-Non abbiamo abbastanza truppe per andarli a cercare e ricostruire Arkadia. Non se vogliamo sopravvivere a questa guerra.- disse Kane.

-Fin troppe persone sono morte, dobbiamo fare qualcosa!- urlò Bellamy.

-Mi dispiace, ma questo è l'ordine. Chi disubbidirà verrà arrestato.- dichiarò il Cancelliere.

Uscii determinata da lì e mi avviai verso la mia capanna. Fortunatamente non era stata incendiata.

Non me ne ero resa conto prima, ma era tutto in disordine. I piatti erano stati buttati a terra rotti, i tavoli rovesciati e le credenze spezzate.

Con aria stravolta mi diressi verso camera mia. Presi una borsa e ci misi dentro dei vestiti e i miei risparmi.

Mi avviai poi nel vecchio studio di mio padre. Qui adorava collezionare armi e rifugiarsi dopo il lavoro.

Era da un po' di tempo che non entravo in quella stanza della casa.

Presi qualche coltello e pugnale e me li sistemai nei foderi della cintura.

Presi poi il machete che mi aveva regalato Lincoln per i suoi addestramenti e me lo fissai sulla schiena.

Mi avvicinai alla scrivania di mio padre. Aprii il primo cassetto.

Documenti, documenti.

Cercai negli svariati cassetti, ma non trovai nulla. Poi mi girai verso il tavolo accanto al muro.

Aprii i cassetti e frugai dentro.


Finalmente trovai la sua agenda. La aprii e cercai tra i nomi.

-Semir Gerkhan, sto arrivando.

 

-Semir! Suonano al campanello!- urlò un ragazzo dentro all'appartamento.

Un ragazzo dagli occhi di ghiaccio, alto magro e capelli castani corti mi aprì la porta. Avrà avuto meno di 23 anni.

-Salve, sto cercando il poliziotto Semir Gerkhan.- dissi io.

-Sì, io sono il suo collega Alex Brandt.- disse lui.

-Alex, chi è?- chiese un uomo più basso di me con occhi e capelli castani dai tratti asiatici, affacciandosi alla porta.

-Sono Melissa, la figlia di Cristopher Argent. Voi due mi dovete aiutare.

   
 
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