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Autore: KaterinaVipera    13/08/2016    4 recensioni
Loki porta i figli a giocare nei giardini esterni del palazzo di Asgard, dove vivono ormai da qualche anno.
Mentre i ragazzi giocano, lui decide di riposarsi, quando ad un certo punto.....
Come facciamo a distinguere tra sogno e realtà?
Dal testo:
“Anche io la trovo una bellissima giornata per portare i bambini fuori. Oggi fa così caldo.”
Apro gli occhi sorpreso di non essermi accorto dell'arrivo di qualcuno, più precisamente di una donna.
Volto la testa di alla mia sinistra e dopo essermi riparato gli occhi con una mano, riesco a mettere a fuoco la figura femminile. Sbatto violentemente le palpebre per capire se sono sveglio o se è frutto della mia immaginazione, un primo segno di follia.
Non può essere lei.
“Tu…? Non… non può essere!” quasi grido e sento il cuore smettere di battere regolare e quel poco di calore che ho andarsene come neve al sole.
“Anche io sono felice di rivederti, Lo.” scherza, avvicinandosi e poggiando la testa sulla mia spalla.
One shot legata a "La nipote dello zio"
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Was it a dream? Was it a dream?

Is this the only evidence that proves it?

A photograph of you and I.

 


Prendo dalla libreria uno dei tanti libri che, nel corso degli anni, ho raccolto, senza neppure badare al titolo e dopo aver gettato uno sguardo privo di interesse all'enorme mobile in legno massiccio, mi avvio fuori dalla camera da letto dove so già che mi stanno aspettando in trepidante attesa.
Ho a malapena il tempo di chiudermi la porta alle spalle che vengo dolcemente assalito dalle loro domande.

“Papà! Papà! Andiamo nel parco oggi?”

“Si, per favore padre, ce lo avevi promesso!”

I due fratelli mi si avvicinano, guardandomi con uno sguardo supplichevole e prima che possa rispondere alle loro richieste o ribadire a Urien quanto sia formale la parole padre preferendo essere chiamato papà, la piccola Frigga si fa strada tra i suoi fratelli e si allunga per essere presa in braccio.
La prendo, sorreggendola con braccio, mentre con la mano libera le sposto i capelli dietro le orecchie.

“Ci porti al parco, vero papà?” mi guarda con due occhioni speranzosi, da bimba, ma già profondi ed intensi.

Sono sicuro che quando sarà grande mi darà un sacco di grattacapi.

“Si, certo che ci andiamo.”

Frigga e Killian si mettono ad urlare entusiasti, Urien si limita a sorridere soddisfatto e ad anticiparci. Percorriamo i lunghi corridoi del palazzo, con il nostro fedele ma ormai vecchio Hundr che ci segue, stando sempre accanto ai ragazzi, come la più fidata guardia del corpo. La piccola chiede di scendere e una volta messi i piedi a terra, poggia una manina sul dorso del suo amico quadrupede che, affezionato alla piccola tanto quanto lo era con la madre, le lecca fugacemente sul visino facendola ridere divertita.

Rimango volontariamente indietro di qualche passo per poterli osservare meglio, mentre ridono e scherzano tra loro.
Killian interagisce con Urien, si prendono in giro punzecchiandosi tirandosi dei leggeri e fraterno cazzotti, facendomi ricordare le volte che pure io e Thor lo facevamo, in un tempo assai lontano, negli anni dell'innocenza e dell'ingenuità.
Frigga al contrario, se ne sta per conto suo, la sento ragionare da sola di qualcosa, con sempre accanto il suo fidato amico.
È bello vederli felici e sorridenti dopo che hanno passato troppo tempo nella tristezza e nel dolore.
Raggiungiamo l'esterno del palazzo e nel giro qualche minuto siamo già all'ingresso dei giardini esterni e i ragazzi si allontanano subito, correndo e gridando, sfidandosi a chi corre più veloce, seguiti da una vivace Frigga che cerca di stare al passo coi fratelli.
Si rotolano nell'erba e dopo aver raccolto dei rami trovati a giro, iniziano a combattere tra loro. È una buffa scena quella che mi si presenta agli occhi: fingono di essere dei cavalieri e di combattere contro troll e altre creature mostruose; la cosa più tenera è la piccola che nonostante la sua età ed il vestito rosa con tutti i nastri svolazzanti, è più inviperita ed agguerrita dei suoi fratelli, tant'è che per un momento ne rimangono spiazzati.

Per quanto mi riguarda, mi siedo ai piedi di un grosso albero un po' appartato ma sempre vicino a ai bambini e dopo aver accavallato le gambe, inizio la lettura di questo noioso tomo.
Mi sto maledicendo per non aver prestato attenzione mentre lo sceglievo, quando vengo raggiunto dalle tre piccole pesti.

“Papà! Papà!!” gridano in coro tutti e tre, anche se immagino per motivi ben diversi, e solo quando alzo gli occhi su di loro mi rendo conto che sono completamente fradici.

“Frigga ci ha ammollati!!!” si lamenta Killian, i capelli castani appiccicati al visino.

“Non è vero! Non ho fatto niente.” ribatte la piccola, le sopracciglia aggrottate e l'espressione accigliata che la rende solo più buffa.

“Bugiarda! Sei una bugiarda!!!” interviene il più grande, sovrastandola e guardandola male.

“E' tutta colpa vostra!” urla la piccola, dando poi un calcio sulla gamba ad Urien.

Mi domando da chi abbia preso questo aspetto così manesco del carattere.

“Padre, hai visto cosa ha fatto!?” indicando dove è stato colpito.

La sta facendo lunga ma sono sicuro che non ha sentito niente, ma adesso è l'ora che intervenga prima che finisca in una rissa.

“Adesso basta, tutti e tre!” alzo la voce solo per sovrastare le loro, staccando la schiena dal tronco.

“Frigga, non si alzano le mani né tanto meno i piedi.” le dico posando delicatamente le mani sui fianchi per farla stare ferma e tranquilla. “E quante volte ti devo ripetere di non usare la magia contro i tuoi fratelli?”

“Ma loro mi hanno detto che non posso giocare ai cavalieri perché sono femmina! Ma io voglio fare il guerriero e usare la spada!”

Ed io a questa affermazione non se esserne spaventato o mettermi a ridere.

“Infatti non puoi farlo, perché sei una femmina. E le femmine non impugnano la spada, stanno a casa a cucire.”

“Io non lo voglio fare! Io voglio usare la spada!” urla, rossa in volto, arrabbiata oltre ogni dire.

“Calmati tesoro, nessuno ti farà cucire. Promesso.” e con un sorriso rassicurante riesco a tranquillizzarla un poco. “A te chi te le ha insegnate queste cose?”

“Il maestro Algot.”

Dovevo immaginarlo che quel vecchio avesse idee alquanto antiquate persino per un Æsir.

“Non date retta a tutto quello che dice maestro Algot, è vecchio lui e il suo modo di pensare. Vi voglio ricordare che che ci sono molte donne guerriere: pensate alle valchirie, o anche più semplicemente a Lady Sif. È una guerriera e una delle più letali e non la troverete certamente a tessere o suonare l'arpa. Sono convinto che non ne sia nemmeno in grado. Quindi, ognuno di voi può diventare ciò che vuole se ha abbastanza volontà.”

I tre ragazzi mi guardano assorti, rapiti dalle mie parole e decisamente calmi.

“Non dovete litigare tra di voi. Riappacificatevi e tornate a giocare.” sorrido loro per rassicurarli.

Urien chiede scusa a sua sorella a capo basso, lei in risposta gli ruba il bastone e lo invita a inseguirla.
Ormai dimentichi della lite, continuano a combattere le loro battaglie immaginarie.
Ritorno a rilassarmi poggiando la schiena contro la corteccia ruvida, con alcuni caldi raggi solari che mi colpiscono il viso e mi inducono a chiudere per un momento gli occhi.

“Anche io la trovo una bellissima giornata per portare i bambini fuori. Oggi fa così caldo.”

Apro gli occhi sorpreso di non essermi accorto dell'arrivo di qualcuno, più precisamente di una donna.
Volto la testa di alla mia sinistra e dopo essermi riparato gli occhi con una mano, riesco a mettere a fuoco la figura femminile. Sbatto violentemente le palpebre per capire se sono sveglio o se è frutto della mia immaginazione, un primo segno di follia.

Non può essere lei.

“Tu…? Non… non può essere!” quasi grido e sento il cuore smettere di battere regolare e quel poco di calore che ho andarsene come neve al sole.

La guardo con occhi spalancati, increduli e – maledetto me – lucidi.
Lei ride, cristallina, divertita, ed io al suono di questa risata, della sua risata, mi sento morire e rinascere, sempre più confuso e frastornato.

“Anche io sono felice di rivederti, Lo.” scherza, avvicinandosi e poggiando la testa sulla mia spalla.

Per un momento godo di questa vicinanza, del suono della sua voce, del calore della sua pelle. Credevo di riuscire a ricordarlo, invece sentirla così vicina mi fa capire che me ne stavo dimenticando.

“Non è possibile, non può essere vero.” sussurro con un filo di voce, scostandola e guardandola negli occhi, sentendo una fitta al cuore.

La sua risata mi rianima, piacevolmente mi colpisce le orecchie e io sento di ritornare a vivere.
Ma perché ride?
La guardo confuso e la mia espressione le deve piacere proprio tanto perché continua a sorridermi.

“Amor mio, proprio tu mi parli del possibile? Tu che sei un Dio di un altro mondo? Non dovresti sorprenderti della mia presenza.” risponde pacata, serena, guardandomi con i suoi occhi azzurri come il cielo.

Mi si stringe addosso, facendomisi estremamente vicina tanto che riesco a sentire il calore della sua pelle attraverso la stoffa bianca del lungo abito.

“Sei…” non riesco a trovare le parole, schiacciate in modo violento dalle emozioni. “Sei veramente tu?” chiedo non sapendo dove ho trovato il coraggio.

“Si, amore mio. Sono davvero io.”

Non le do il tempo di dire altro, mi avvento su di lei, abbracciandola possessivo e forse con troppa irruenza, nascondendo il viso nel profilo del suo collo, come un bambino che ha bisogno di rassicurazioni dalla propria madre. Quando la sento ricambiare la stretta e tutto farsi vero, tangibile, posso finalmente ritornare a respirare ed a vivere.

“Oh Cassandra, mi sei mancata così tanto.” dico, senza vergognarmi della voce tremula e di qualcosa di umido che mi bagna il viso.

Cassandra mi accarezza i capelli, passandoci le dita in mezzo, facendomi provare sensazioni di benessere che non provavo ormai da tempo.

“Si lo so, ma ora sono qui.” mi scosta per potermi osservare.

Le concedo solo qualche istante, durante il quale mi sono impossessato di ogni suo dettaglio, prima di fiondarmi sulle sue labbra e baciarla a lungo, profondo e con passione.
Lei ricambia immediatamente, un sorriso soffocato dalla mia impetuosità. Vorrei che questo bacio fosse eterno, senza fine, dilatato nel tempo, ma è lei la prima a interromperlo e a costringerci al distacco.
Ci mettiamo seduti sotto le fronde dell'albero, lo sguardo fisso sui bambini che, ignari di tutto, stanno giocando.
Li guarda interagire, fingere di combattere, gridare ordini e piani d'attacco. Noto come i suoi occhi siano fissi su Frigga e di come alza il sopracciglio in un misto di disgusto e disapprovazione.

“Perché Kilia si ostina a vestire Frigga in quel modo? È mia figlia, diamine, non un pasticcino.” sbotta indignata. “Dille che se non la smette di vestire la mia bambina come uno cioccolatino, le farò visita tutte le notti.” minaccia, fin troppo seria.

Annuisco divertito, poi però mi blocco.

Come fa a sapere che Kilia le fa indossare sempre abiti di quel tipo?

Cassandra pare leggermi nella mente.

“Pensavi davvero che non vi osservassi? Che non vegliassi su te e i nostri figli?” chiede stupita.

Vorrei risponderle che da quando se n'è andata si è portata via molte delle mie certezze, ma veniamo interrotti da una presenza canina, che carpisce tutta l'attenzione della donna al mio fianco.

“Ciao Hundr!” grida e per un momento sembra tornare la ragazza che lo aveva trovato per strada e mi aveva costretto a tenerlo con noi.

Il cane le lecca il viso, scodinzolando e mugolando come un pazzo. Lei si lascia fare di tutto, fino a che, ormai stanco il cane non si accuccia ai suoi piedi.

“Bravo cucciolone.” dice accarezzandolo sulla testa, anche se ormai sa che non è più un cucciolo e la vecchiaia avanza inesorabile anche per lui.

“Non è sempre stato bravo.” puntualizzo.

“Già, è vero. Ti ricordi di quella volta in cui lo trovammo a masticare le tue scarpe?” domanda, trattenendosi a fatica dallo scoppiare a ridere. “Andasti su tutte le furie, e minacciasti...” ma non riesce a finire la frase, troppo presa dalle risa.

“Minaccia di farmi un mantello con la sua pelliccia.” rispondo al posto suo.

“Ed io ti dissi a mia volta che se solo ci provavi avrei appeso la tua testa come trofeo di caccia.”

“Se non la smettevi di lanciarmi oggetti, mi avresti decapitato sicuramente.” sorrido al ricordo di quanti oggetti ho deviato e quanti no, per la sua furia.

“Eri uno zuccone, Lo. Erano tutte meritate.” mi canzona, punzecchiandomi con l'indice sullo sterno.

“L'unica che aveva la testa dura eri tu. Eri testarda e facevi sempre a modo tuo. Non ti potevamo imporre niente.”

“Lo sai Loki, da ragazzina ero difficile e non mi si metteva un'idea in testa se io non la volevo.” il tono scherzoso pian piano affievolisce e prende il posto uno più serio e composto. “Però ammettilo, ti piaceva questo aspetto del mio carattere.”

“All'inizio, quando non ti conoscevo, mi ha affascinato, poi mi ha irritato facendomi uscire di senno, sono poi riuscito a comprenderlo, apprezzarlo ed infine l'ho amato.” rivelo sincero, ripercorrendo con la memoria tutti gli attimi, i momenti, le liti e le spiegazioni che ci hanno fatto avvicinare senza che ce ne accorgessimo.

Cassandra mi sorride appena, come se i miei ricordi li stesse rivivendo anche lei; si scosta i capelli dalla schiena, mettendoseli sulla spalla.
Allungo la mano e le sfioro delicato, in punta di dita, quella L che si è fatta incidere solo per me.

“Non ci potevo credere che ti fossi marchiata la pelle per me, per avere un segno indelebile, un marchio, che ti ricordasse me sulla pelle.” e mi sembra di essere incredulo come allora.

“Lo hai fatto prima tu: mi hai inciso quello strano simbolo del tuo mondo per dire a tutti ero tua.” risponde calma, godendosi il tocco della mia mano.

“E lo sarai per sempre, ma comunque la mia magia poteva svanire, questo non si cancella.”

“Non credevi nemmeno possibile che mi potessi innamorare di te.”

“Nè io di te. Eri così chiusa in te stessa.”

“Per me era più facile al tempo, mi risparmiavo un sacco di fregature inutili.”

“Ed io ero una di quelle?”

“Che sciocco che sei, Lo!” ride e si appoggia nuovamente a me, la testolina bionda a contatto con la stoffa della tunica, all'altezza del cuore. “Non l'ho pensato nemmeno per un momento.”

“Bugiarda, un momento c'è stato.” voglio sapere che cosa mi dirà adesso.

“Sì, quando te ne sei andato. Poi però sei ritornato e tutto è tornato al proprio posto, così come i nostri cuori.”

La stringo a me, poggiando la testa sopra la sua mentre le accarezzo i capelli, chiusi in una piccola e fragile bolla di tempo solo nostra.
Le risate dei ragazzi ci fanno aprire gli occhi e sorridere vedendoli così spensierato, che si divertono.

“Guarda cosa abbiamo creato Loki. Siamo riusciti ad avere la famiglia che non pensavamo di poterci meritare. Abbiamo fatto dei figli meravigliosi e Frigga è bellissima, così uguale a te.” dice in tono adorante.

“Ma ha il tuo caratterino vispo e vivace.” dico sorridendo, contento che la bambina abbia qualcosa della madre. “Aspetta che te li chiamo.”

Come ho fatto a non pensarci prima?!
Hanno diritto di rivedere la loro mamma e di stare insieme a lei come sto facendo io.

“No! Non lo fare. C'è poco tempo e non voglio che si intristiscano proprio ora che sono felici.” si alza in piedi, svegliando Hundr che dormiva sulle sue gambe, lisciandosi i vestito.

Scatto in piedi come una molla, con i cuore che ha ripreso a battere male, preoccupato… no, terrorizzato che possa andarsene da un momento all'altro.

“Mi mancano così tanto i ragazzi.” si lascia sfuggire, in tono triste, abbozzando un sorriso.

“E tu manchi a loro...” volta il suo sguardo dilatato e liquido su di me. “e manchi a me. Mi manchi da morire.” rivelo con non poca difficoltà.

Si avventa su di me, abbracciandomi con le sue piccole braccia, costretta a stare in punta di piedi per alzarsi, poggiando la testa sul mio petto.

“Anche a me, Loki. Manchi tanto anche a me.” confessa con un filo di voce, ma nonostante ciò sembra non provare la mia stessa tristezza straziante.

Mi elargisce una dolce carezza ed io mi abbandono al suo tocco leggero; poi si stacca di poco e torna a guardare i nostri figli.

“Crescere Urien e Killian è stato facile e lo sarà anche in futuro. Frigga invece ha già un animo impetuoso, lo hai visto, anche se è ancora molto piccola. Sii paziente con lei, non sarà per niente facile.”

Perché queste parole mi sanno tanto di anticipazione ad un addio?
Non può andarsene proprio ora che è appena arrivata. Non la lascerò andare via.
Si volta e sta per allontanarsi ma io la fermo bloccandola per il polso.

“Non te ne andare, rimani un altro po'.” la supplico.

“Il mio tempo è scaduto, Loki.” sorride in attesa che la lasci andare, ma sono troppo egoista e codardo per farlo.

“Lasciala andare, tesoro. Non è più questo il suo posto.”

Una voce femminile di una terza persona, si aggiunge alle nostre e quando indirizzo lo sguardo verso la nuova arrivata, rischio di cadere in ginocchio privo di forze.

“Madre?” sento gli occhi punti dalle lacrime che spingono per uscire fuori, ma non accadrà.

Mia madre accarezza amorevolmente il braccio di Cassandra e poi si rivolge completamente a me.

“Sono così orgogliosa dell'uomo che sei diventato, figlio mio.” mi posa una mano sulla guancia, sorridendomi come non le avevo visto fare da tempo, da quando era viva.

Non so cosa mi prenda, tutte queste emozioni sono tante e troppo intense da sopportare, persino per uno come me.
La abbraccio, scompigliandole l'elaborata acconciatura, trattenendomi a stento dal piangere come un bambino. Dopotutto sono pur sempre Loki, il Dio del Caos, ho una certa dignità.
Frigga si stacca per prima ma prima di separarsi del tutto, mi bacia sulla fronte.

“E' una ragazza davvero molto dolce.” dice rivolta a Cassandra, ed entrambe si sorridono, complici come se si conoscessero.

“Addio, ragazzo mio.” mi guarda per l'ultima volta, prima di rivolgersi a Cassandra.

“Dobbiamo andare” dice mia madre, aspettando anche la mortale.

“Solo un minuto, vi raggiungerò.” dice, lo sguardo e il tono mesto.

“Cos… no!!! Non puoi andartene Cassandra. Non puoi!” dico disperato, cercando un modo, minaccia, incantesimo o maledizione per farla restare.

“Amore mio, lo sai che non posso. Non sono più di questo mondo ormai.”

Queste parole mi feriscono l'animo peggio di un pugnale potrebbe trafiggermi il cuore. Mi sento svuotato, stordito e solo.
Chino il capo, sconfitto, rassegnato, riassaporando l'amara e atroce consapevolezza di starla per perdere di nuovo.
Almeno questa volta potrò dirle addio.

“Non essere triste Loki, ti prego. Se non mi vedi non significa che non sono presente. Io sarò sempre qui.” mi tocca il petto dove sotto il cuore tenta di battere e con le piccole e delicate dita scosta la stoffa della mia tunica, soffermandosi un attimo a guardare l'incarnato chiaro e glabro del mio sterno, come se stesse rivivendo vecchi e piacevoli ricordi, riassaporandoseli nella memoria e sulla pelle, facendo fare la stessa cosa anche me.

“E ricorda cosa ti ho detto: io vi guardo e vi proteggo.” si alza sulle punte dei piedi scalzi, baciandomi le labbra con infinita dolcezza e con il suo immenso amore.

“Ti amo Cassandra.” dico a stendo, ad occhi chiusi, respirando a pieni polmoni il suo buonissimo ed intenso profumo, sentendo però un dolore al petto.

“Ti amo anche io Loki. Se me lo avessi chiesto, ti avrei risposto che sì, sì ti avrei sposato. Cento volte lo avrei fatto.” e alzando la mano mi mostra la fede che non ho mai fatto in tempo a regalarle, con quella proposta mai espressa e una risposta mai saputa.

“Non essere triste, io non me ne andrò mai via veramente. Non ti abbandonerò. Ah, prima che me ne dimentichi: nel libro c'è una cosa per te.”

“Che cos'è?”

“E' una sorpresa, Lo. Devo andare adesso.”

Mi bacia un'ultima volta prima di darmi le spalle ed incamminarsi.

“Aspetta!” urlo ma senza sfiorarla, perché sono sicuro che se la toccassi adesso sarebbe impalpabile.

Lei si limita a voltarsi, con i lunghi capelli biondi baciati dal sole e spostati dal venti, così come la sua veste leggera e candida.

“Questo è un sogno, non vero?” chiedo con l'amaro in bocca.

“Il confine tra sogno e realtà è così labile. Non è mai quello che sembra.”

Non aggiunge altro, sparisce in un fascio di luce così accecante che sono costretto a indietreggiare di un passo ed a chiudere gli occhi per un breve istante.
Quando li riapro mi ritrovo sdraiato sotto l'albero, il libro appoggiato sulla pancia e circondato dai miei figli che mi guardano preoccupati.

“Stai bene padre?”

“Si, sto bene. Mi sono… mi sono solo addormentato.” dico dispiaciuto di essermi svegliato, avrei voluto sognarla ancora un po'.

Cerco di tornare in me, rendendomi conto che sono passate delle ore da quando siamo arrivati.

“Forza bambini, torniamo a palazzo.” e mentre mi alzo tenendo il libro tra le mani vedo che dalle pagine esce e cade qualcosa.

Lo raccolgo, leggendo una data in basso a destra e la scritta “Casa nuova”.
Una foto.
Com'è possibile? Questo libro è sempre stato ad Asgard, non ci possono essere foto al suo interno.
La rigiro e quello che vedo mi lascia senza parole.
Siamo io e Cassandra nella cucina della casa nuova, dove ci eravamo trasferiti da qualche giorno; io ero intento a cucinare e lei mi si avvicinò e dopo avermi fatto alzare il viso, scattò a tradimento questa foto.
L'immagine è leggermente sfuocata, ma carica di ricordi e di significato che me ne dimentico subito.
La guardo, e più i miei occhi indugiano sui dettagli, il sorriso allegro della mortale, la sua buffa espressione, quella mia contrariata, il disordine che si intravede alle nostre spalle, e più ripenso alle parole del sogno.

Il confine tra sogno e realtà è così labile. Non è mai quello che sembra.”

Allora non è stato solo un sogno, ogni minuto che ho passato con lei era vero, così come ogni contatto e ogni bacio.

“Ti senti bene papino?” domanda Frigga, affiancandomisi e prendendomi la mano.

“Si, stavo sognando.”

“Ed era un bel sogno?”

“Bellissimo e vero.”

Ce ne ritorniamo verso palazzo, con il cuore e gli animi più tranquilli e leggeri, con il sole che esplode con i suoi ultimi colori prima del crepuscolo.

Insieme.








*Angolino autrice*
La canzone è dei 30 Seconds to Mars, giusto a titolo informativo.
Spero che questa Os vi sia piaciuta, che vi abbia lasciato anche una piccolissima emozione e non odiatemi, please :)
Non ho altro da aggiungere, quindi evaporo..
Buon fine settimana belli :*

  
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