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Autore: bittersweet Mel    13/08/2016    2 recensioni
«Sei davvero arrabbiato?»
«No.» gli rispose seccamente Roxas, dando un nonché di contraddittorio alle sue stesse parole.
«A me lo sembri abbastanza.»
«Sono furioso, non arrabbiato.»
[ AkuRoku Day ]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Di tinte e dissapori
 

«Rossi Axel, sono rossi, incredibilmente rossi, dannatamente rossi.»
E in effetti i capelli dell’altro ragazzo erano decisamente sfavillanti, di un accesissimo color cremisi che si sarebbe potuto vedere perfino da lontano.
Non che non gli stessero bene, tutt’altro, con la sua pelle chiara e gli occhi verdi ad Axel il rosso donava, ma da lì all’andare dal parrucchiere e tingersi i capelli come un semaforo c’era una gran bella differenza.

“Con i soldi che avrebbe dovuto spendere per me.”

Forse il problema era più quello, per Roxas.
Il ragazzo si era aspettato di tutto, aveva passato notti intere ad immaginare un regalo in particolare, una vacanza, una cena fuori, qualcosa, qualunque cosa, per il loro anniversario, e invece Axel era tornato a casa con il portafoglio svuotato e i capelli rosso fluorescente.
Come se il suo colore naturale di capelli non fosse già rossiccio di suo.
Quindi ora Roxas camminava avanti e indietro per la sala, senza fermarsi, cercando di sfogare la rabbia in quel modo piuttosto che mettersi ad urlare contro il suo ragazzo.
Il giorno del loro dannatissimo anniversario.
Il pensiero fece tornare Roxas a digrignare i denti, mentre Axel lo guardava, fermo davanti alla porta, ancora immobilizzato all’ingresso.
Di tanto in tanto apriva la bocca, cercando di parlare, sollevando il dito indice come per fermare Roxas, ma alla fine tornava a serrare le labbra e a riabbassare le braccia lungo i fianchi.
Finché il biondo non si fermò, esalando un respiro profondo e chiudendo gli occhi per qualche secondo.

“ Respira Roxas, respira e inspira. Non lo puoi uccidere, lo ami.
Lo ami anche se è francese e si è tinto i capelli. Lo ami. Sì, lo ami. ”


Lentamente il ragazzo si passò una mano tra i capelli e tornò a guardare il suo ragazzo, ancora lì con l’espressione mezza divertita e mezza preoccupata in volto.
Lo fissò attentamente – e sì, cavolo, doveva ammettere che il rosso acceso era proprio sexy- e schioccò le labbra.
«Va bene, va bene, sono belli, tutto quello che vuoi …» Roxas si fermò per qualche secondo, inspirando lentamente,  allontanando gli occhi dalla testa color fiamma dell’altro. «Ma sai quello che si dice della gente con i capelli rossi?»
Axel si lasciò scappare una risata, sollevando un sopracciglio mentre le dita scivolavano placidamente tra le ciocche tinte, muovendole appena.
« Si dice la verità, allora.»
Roxas ruotò gli occhi al cielo, con una leggera linea d’espressione che si andava a formare sulla fronte.
A furia di aggrottarla per i discorsi con Axel si sarebbe ritrovato con le rughe prima dei trent’anni, poco ma sicuro.
«Davvero, sai quello che si dice?» rincalzò Roxas, incrociando le braccia al petto.
L’altro ragazzo ammiccò, avanzando di un passo, certo che l’altro ragazzo si stesse in qualche modo rabbonendo.
«Vuoi sentirmi dire qualche sconcezza, cherì?»
Il biondo sorrise appena, sollevando le labbra con un po’ di stizza.
« “ Con i rossi di capelli c’è una fuga di cervelli.” », borbottò, mimando le virgolette con le dita e allontanandosi dall’ingresso della casa.
« Io la conoscevo diversa!» gli urlò dietro Axel, con gli occhi verdi che si posavano dritti sulla schiena di Roxas in lontananza.
Con un sospiro tornò ad accarezzarsi i capelli, per poi sorridere leggermente al pensiero della serata che aveva già in mente.
Sarebbe stato un anniversario perfetto, se solo Roxas avesse sbollito prima un po’ di rabbia.
 
 
***
 
 
Quando Axel entrò in camera trovò Roxas sopra al letto, le tapparelle leggermente abbassate e la fioca luce della lampadina che illuminava la metà del letto a sinistra.
Il biondo se ne stava sdraiato sopra al materasso con un libro appoggiato sopra al cuscino, le labbra ancora contratte, la fronte aggrottata e l’espressione arrabbiata.
Axel perse qualche secondo appoggiato allo stipite della porta solo per poterlo guardare attentamente, seguendo la linea di luce che gli illuminava per metà il viso e lasciava l’altra parte in ombra.
Poi lo vide sbuffare e voltare una pagina.
«Potevamo andare al mare, con quei soldi.» iniziò il biondo, senza staccare gli occhi dal libro; sfogliò una pagina.  «C’è un bellissimo tempo, neanche una nuvola e la spiaggia è pure vicina.»
Il maggiore non gli rispose, semplicemente si avvicinò al letto e appoggiò una mano sopra al materasso, mentre gli occhi fissavano attentamente ogni cambiamento d’espressione dell’altro,  tastando il terreno.
«Poteva cenare in qualche bellissimo ristorante in centro città, magari.» continuava Roxas, voltando un’altra pagina. Axel iniziava a pensare che non lo stesse leggendo seriamente. « Da Leon’s fanno del pesce meraviglioso, giusto per dire.»
Il fulvo si sedette a bordo letto, mentre un leggero sorriso gli solcava le labbra.
«Invece no, Axel, invece no!» ora Roxas sollevò il capo, osservando il ragazzo e scuotendo la testa. «Hai dovuto spendere un sacco di soldi per questa cazzata
Il sorriso di Axel si tramutò in una risatina leggera, mentre si tirava una ciocca rossa davanti agli occhi.
«Però mi stanno très bien
Roxas gli scoccò un’occhiataccia e tornò al libro, borbottando un: «però ti stanno "
très bien"
Se non era quello un ramoscello d’ulivo, una bandiera bianca, un segno di resa, allora Axel non aveva più certezze nella vita.
Scivolò sopra al materasso lentamente, raggiungendo l’altro ragazzo al centro del materasso, e gli si accoccolò vicino, cingendogli la vita con un braccio e appoggiando il mento contro la spalla esile del biondo.
Il naso e metà volto affondarono nella piega del collo di Roxas, annusando il profumo dello shampoo che si mischiava all’aroma che caratterizzava il ragazzo.

«Sei davvero arrabbiato?»
«No.» gli rispose seccamente Roxas, dando un nonché di contraddittorio alle sue stesse parole.
«A me lo sembri abbastanza.»  controbatté Axel, muovendo il naso contro la pelle calda del biondo, seguendo una linea immaginaria che lo portava dalla base del collo fino all’orecchio.
«Sono furioso, non arrabbiato.»
Il fulvo si interruppe, ora aggrottando lui la fronte.
«Il senso non cambia più di tanto.»
Roxas mosse appena il capo, così da spostare lo sguardo e cercare quello di Axel, che contemporaneamente alzava la testa.
Lo fissò per qualche secondo, prima di avvicinarsi ancora di più, fronte contro fronte.
«Invece sì, da arrabbiato non ti parlo nemmeno, da furioso medito il tuo omicidio.»
«Ah,  è molto rassicurante.»
Roxas nemmeno rispose, tornò a fingere di concentrarsi sul libro, con gli occhi che nemmeno leggevano una sola riga.
Perché era davvero furioso, tanto che doveva trattenersi dal stringere con forza la copertina rigida e spiaccicare la faccia di Axel proprio lì sopra.
Con un sospiro leggero cercò di buttar fuori un po’ di rabbia, ma non ottenne altro che un movimento del capo di Axel, che cercava di guardarlo di sottecchi.
«Va via, ora ho da fare.» gli sibilò poco dopo il biondo, muovendo il gomito solo per far spostare l’altro.
Axel si accostò maggiormente, schioccando un bacio contro il collo del ragazzo.
«E’ il nostro anniversario, ti concedo al massimo di stare da solo con me.»
Roxas si stizzì un poco, sbottando un: “ come faccio a stare da solo se qua ci sei te?” che portò Axel a ridere ancora una volta, appena, contro il suo orecchio.
« Tu continua pure a “leggere”, io mi farò perdonare.»
«No Axel, non- »
Ma il fulvo non accettava alcun “ no” e nessun “ ma”, aveva intenzione di baciarlo, di toccarlo, di accarezzarlo e, chi lo sa, magari di far pace ancora prima del previsto.
Quindi le proteste di Roxas non servirono a molto, perché la bocca di Axel era già scivolata contro al collo del biondo e aveva preso a lasciare una piccola scia circolare di baci leggero.
Dei piccoli schiocchi di labbra risuonavano nell’aria, mentre Roxas serrava la bocca per non sbuffare.
«D’accordo allora, farò come se non esistessi nemmeno. »
Ma era difficile dirlo e perfino farlo, quando il braccio di Axel lo stringeva così stretto e le sue labbra continuavano a baciarlo.
Era una reazione naturale, chimica, qualcosa che non poteva controllare; quando l’altro ragazzo gli si avvicinava in un certo modo, quando lo toccava o lo baciava, qualcosa in Roxas scattava.

“ Gli ormoni, quei maledetti ormoni, ecco di chi è la colpa.”

Loro e delle splendide labbra di Axel, che sapevano esattamente dove baciare e dove, invece, lasciare spazio ai denti.
Se già prima gli occhi di Roxas non si concentravano nemmeno su una riga, ora gli sembrava che tutte le lettere non fossero altro che un’accozzaglia di simboli senza senso.
Ecco cosa facevano le labbra di Axel, oltre che dire cavolate e mangiare messicano.
Roxas inspirò lentamente, schiarendosi la voce, fingendo – o almeno provandoci!- di leggere chissà quale parte interessante.
Finse perfino di leggere a bassa voce, muovendo lentamente le labbra come se stesse gustando le parole che stava percorrendo con lo sguardo.
Invece malediceva Axel, che con le sue dita era già andato a sollevare la maglietta e la sua bocca, che era tornava vicino all’orecchio.
E quello era un punto debole, off limit, perché gli bastava sentire il respiro caldo dell’altro vicino alla conchiglia dell’orecchio per avvertire i brividi risalire su per le braccia.
Questo, però, quell’infame del suo ragazzo tinto lo sapeva eccome ed eccolo lì, esattamente contro al suo orecchio che respirava piano, lasciava correre le labbra attorno alla cartilagine e poi gli dedicava un bacio lento.
Due lunghi brividi fecero correre la pelle d’oca sulle braccia di Roxas, uno per i respiri del fulvo e l’altro per quello schiocco del bacio.
Lo odiava, l’avrebbe preso a pugni in quell’esatto istante, se solo non lo amasse seriamente così tanto.
Tanto da perdonargli quella tinta ai capelli, con tanto di decolorazione, shampoo alla cheratina, balsamo all’olio di Argan  e massaggio alla nuca.
Stando a quello che aveva letto sullo scontrino che gli aveva mostrato fieramente il ragazzo poche ore prima, se non altro.

“ In effetti hanno proprio un buon profumo.”

Pensò poco dopo Roxas, dimenticandosi per un attimo la sua recita e voltando il capo verso l’alto.
L’osserva appena, annusando i capelli di Axel intensamente, tanto da sentire il profumo invadergli le narici e fargli venir voglia di seppellirci contro la faccia.
«Non leggi più?», gli mormorò poco dopo il maggiore, strofinando un’ultima volta il naso contro al collo candido. «Perché avrei in mente un altro modo per passare il nostro anniversario.»
«Al ristorante?»
Ovviamente no, il sorriso sbilenco di Axel non significava affatto “ ristorante”.

 
*** 

 
Le dita di Roxas percorrevano la schiena di Axel da cima a fondo; le unghie lasciavano leggeri segni rosati sopra la pelle chiara e le gambe, aggrappate alla vita dell’altro, si stringevano più le spinte si facevano possenti.
La camera era pervasa dal cigolio del letto, dai sospiri che risalivano all’unisono e dalla testiera che, di tanto in tanto, con un toc sbatteva contro la parete.
«Sei ancora … ancora furioso?»
La voce di Axel suonò roca e accaldata, mentre scivolava nelle orecchie di Roxas seguita da un leggero bacio.
Il ragazzo strinse appena le labbra e si aggrappò con la mano destra ai capelli dell’altro, tirandolo all’indietro con un leggero gemito.
«Ti sembra il momento giusto per chiedermelo?» gli ringhiò contro Roxas, con le labbra a pochi centimetri da quelle di Axel, tanto che sfioravano la pelle secca e screpolata.
Il fulvo scrollò le spalle e serrò le dita attorno alla vita del biondo, affondando i polpastrelli nella carne morbida e perfetta.
«Quando se no?»
Roxas proruppe in un leggero gemito, mentre l’erezione dell’altro scivolava fino in fondo e gli mandava un lungo brivido su per la colonna vertebrale.
Per qualche secondo rimase in silenzio, con il corpo teso, per poi tornare a seguire con il bacino i movimenti di Axel.
Allora sospirò e tornò a parlare, la mano sempre aggrappata alla nuca dell’altro per non farsi baciare ancora una volta.
Questo già valeva una risposta.
«Sì, sì che lo sono.»
Axel inclinò la testa in avanti, sentendo la cute bruciare e i capelli tirarsi all’indietro; indifferente a quel leggero dolore lasciò un bacio sopra le labbra dell’altro e gli dedicò un’altra spinta, una più forte, che fece gemere entrambi.
«Non puoi limitarti a dire:  “sì, sì, sìììì” » , gli sussurrò sopra le labbra, mordendole l’attimo dopo. « Così posso far finta che siano solo gemiti. »
Roxas ricambiò il morso, poi il bacio, infine spostò la testa di lato con espressione quasi offesa.
Peccato che il volto arrossato e quell’espressione goduriosa non rendessero affatto giustizia alle sue intenzioni; era tutt’altro che furioso e arrabbiato, era eccitato.
Axel gli sentiva l’uccello duro contro lo stomaco, lo vedeva fremere e tremare ad ogni spinta, osservava le sue gote arrossate per lo sforzo e dal piacere, e sapeva già che Roxas non era più arrabbiato.
L’aveva perdonato appena aveva aperto le gambe e l’aveva lasciato mettere tra le sue cosce, non appena aveva accettato il primo bacio e si era lasciato spogliare.
L’aveva perdonato, e qui Axel ne era certo, non appena aveva abbandonato il libro di Game of Thrones a terra, senza riguardo, solo per poterlo stringere tra le braccia.
Quindi Axel sorrise, facendo scendere le labbra lungo il collo del fidanzato e lasciandoli una scia di baci pressoché infinita, mentre Roxas continuava a fingersi imbronciato nonostante tutto.
Le gambe si stringevano, si toccavano, solcavano il copriletto e spostavano le coperte secondo dopo secondo, mentre la stanza tornava a riempirsi solamente di gemiti e di sospiri, di carezze, di baci, di sesso e quel pizzico di amore che, nonostante i litigi, non andava via.
Così Axel continuò a baciare Roxas, a spingersi dentro di lui, a graffiarlo e a baciarlo, mentre il biondo schiudeva le cosce e gemeva ai movimenti del bacino dell’altro, si lasciava toccare quando voleva lui e dove voleva lui, e Axel glielo permetteva.
Glielo doveva, come regalo di anniversario.
Questo, certo, e anche quella piccola scatoletta che teneva chiusa nella tasca dei jeans.
Ma questo Roxas ancora non lo doveva sapere.
 
 
***

 
«La prossima volta che sei furioso ricordami di scoparti ancora un po’, è stato bellissimo.»
Con un sospiro Axel scivolò tra le coperte sfatte e cercò di arrotolarsi alla vita il lenzuolo.
Roxas, al suo fianco, era tornato ad assumere un’espressione burbera in volto, con tanto di rughetta al centro della fronte che, lontano dai soliti canoni di bellezza, lo rendeva ancora più sexy.
Axel lo trovava dannatamente sexy quando si imbronciava. 
«Vaffanculo.»
Anche se lo preferiva quando si arrabbiava in silenzio, sinceramente.
«Non fare il ritroso, prima non lo eri affatto …» gli disse, sollevando la mano destra e andando ad accarezzargli la testa.
L’altro si scrollò di dosso la mano e si spostò appena di lato, sbuffando un po’.
«Ok, ho capito, va bene, è stata una scopata fantastica, ora lasciami stare.»
Axel, tutt’altro che intenzionato a lasciarlo stare, tornò accanto a lui, strisciando tra le coperte, e gli appoggiò il mento sopra la spalla nuda.
La morse appena, prima di tornare su con il volto.
«Roxas.»
L’altro lo ignorò, continuando a guardare dritto davanti a sé.
«Roooxas.» cantilenò Axel, dandogli un altro morso un po’ più forte, lasciando un leggero segno arrossato sopra la spalla.
Il biondo sbuffò.
«Roxaaaas.» il fulvo cambiò tonalità, strusciando il volto contro il collo del più piccolo come se fosse un gatto in cerca di coccole. 
Su e giù col naso, dalla spalla fino alla guancia, finché Roxas non sorrise appena.
«Che c’è?»
«Devo dirti una cosa, ma è una cosa davvero importante, e vorrei tanto che tu fossi felice quando inizierò a parlare.»
Roxas voltò il capo verso il ragazzo e sollevò un sopracciglio, abbastanza scettico.
«Da quando hai bisogno di vedermi felice per dire qualcosa?»
«Oggi è importante, davvero, tu ascoltami e basta, ok? Sorridi un po’, così, avanti.» e mentre parlava le dita affusolate di Axel erano lì sopra al volto del biondo e gli sollevavano appena le labbra, donandogli un’espressione un po’ stupida sopra quel volto arrotondato.
Non appena lasciò scivolare le mani, però, sul volto di Roxas rimase ugualmente un sorriso leggero e, fortunatamente, sincero.
Allora il maggiore inspirò lentamente e si alzò dal letto, trascinando dietro di sé il lenzuolo senza contare le proteste di Roxas, che invece rimaneva completamente nudo sopra al materasso.
Mentre Axel si chinava in cerca dei pantaloni il biondo si portò le ginocchia al petto, coprendo minimamente la sua nudità.
Non che gli desse poi così fastidio rimanere nudo davanti ad Axel, oramai c’era abituato, era più un riflesso involontario.
Quando Axel si alzò, poi, Roxas tornò a sorridere un po’; sia perché l’altro gliel’aveva chiesto, ok, ma anche perché, davvero!, Axel con il lenzuolo attorcigliato alla vita era davvero bellissimo.
«Roxas, adesso sto per dirti una cosa di cui non mi pentirò mai in vita mia. Nemmeno quando mi manderai a dormire sul divano, neppure quando litigheremo su cosa mangiare la sera. Non me ne pentirò né quando sarai malato e fidati che sei un pessimo spettacolo, te lo giuro, né quando mi ignorerai per guardare Fassbender mezzo nudo nei suoi film.»
«Che-?»
«Aspetta, aspetta.» il volto di Axel si imporporò ancora un po’, mentre si schiariva la voce e si tormentava le mani.
Gli occhi di Roxas caddero proprio lì allora, tra la scatola che stringeva tra le dita. In quel momento le labbra si schiusero e il sorriso si spense, perché in quell'esatto istante non riusciva né a sorridere, né a fare nient’altro.
Senza parole rimase lì sul letto, con il cuore che sembrava battere talmente forte da fargli male al letto.
«Aspetta…» continuò Axel, socchiudendo gli occhi e sorridendo. «Non me ne pentirò nemmeno se mi dirai di no, ma so che non lo farai, perché guardati, so che mi ami, mi ami anche se ho speso tutti i soldi che avrei dovuto usare questa sera per noi. Mi ami quando ti do fastidio e quando ti interrompo. Quindi mi dirai di sì, lo so.»
Roxas nemmeno parlò, rimase in silenzio sopra al letto, e ora anche la sua faccia assomigliava tanto ai nuovi capelli di Axel.
«Roxas, amour de ma vie, vuoi passare il resto della tua vita insieme a me ? Intendo proprio per sempre, senza alcuna via di scampo, definitivamen-»
Non riuscì nemmeno a finire di parlare che Roxas si era alzato dal letto e camminava sopra al materasso; un po’ sbilenco, con il volto completamente rosso, il biondo raggiunse Axel a terra e gli circondò le vita con le mani.
Se lo strinse a sé e chiuse gli occhi, con il volto appoggiato al petto nudo del suo fidanzato e respirava piano, per quanto fosse possibile.
Era come avere un macigno nel petto, qualcosa che, diavolo!, gli si fermava in gola e gli impediva di respirare.
«Ti sei già risposto da solo: sì.»
Axel rise, sollevato, con il petto che si rilassava appena e un sospiro che buttava fuori un po’ di ansia.
«Davvero?»
«Davvero davvero.»
Rise ancora, strizzando gli occhi, muovendo la scatola tra le dita prima di metterla tra le mani dell’altro.
« E dire che non hai nemmeno visto l’anello.»
Roxas strinse la scatola rossa e poi l’aprì, osservando due piccoli anelli d’oro bianco, fini ed eleganti, dove nel metallo si vedeva incisa una scritta in francese.
«Parce que c'était lui .» mormorò, rigirandosi l’anello tra le dita, mentre Axel concludeva la frase. « Parce que c'était moi. »
Roxas scosse il capo e porse la mano ad Axel, perché doveva accettare la sua proposta allora l’altro avrebbe dovuto fare le cose per bene e fino in fondo.
Il fulvo capì al volto – almeno su questo sì, riuscivano proprio a capirsi- e afferrò il primo anello, infilandolo nell’anulare dell’altro mentre un leggero tremolio gli faceva muovere le labbra.
Roxas fece lo stesso con l’altro anello, sorridendo appena e osservando le loro dita vicine.
Per qualche secondo non dissero niente, finché Axel non strinse la mano dell’altro e se lo tirò contro.

«Visto che siamo giù nudi che ne dici di un secondo round?»
« Solo se domani mi porti a mangiare fuori.»
« Ah, amore amore, quali atti si compiono in tuo nome.»

 

 

 

 

 

 

 
Note:
Beh, l’AkuRoku day è arrivato e finalmente sono qui. 
Certo, la storia è corta, piccola, un po’ ignorante, ma volevo per forza scrivere qualcosa per loro.
Anche se avrei dovuto accorgermi che il 13 agosto arriva velocemente ed evitare di lasciare tutto all’ultimo.
By the way, ci sono due citazioni che non mi appartengono, e passiamo a dire quali:
1) Parce que c'était lui parce que c'était moi; è una frase scritta da Michel de Montaigne per spiegare come mai amasse Étienne de La Boétie
2) Amore amore, quali atti si compiono in tuo nome; fan di Jaime Lannister riunitevi, questa è una sua citazione.
Ps: un minuto di silenzio per Axel, che non riuscirà mai a tenere gli occhi di Roxas lontani da Micheal Fassbender, come tutti noi del resto.







 
   
 
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