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Autore: _Carol_    13/08/2016    1 recensioni
[Mystic Messenger]
[...]«Sei felice?»
Inarcò un sopracciglio.
«Come?»
«Sei felice?» continuò. «Ti senti davvero felice? Non solo adesso, ma con te stesso, la tua vita, il tuo lavoro... sei felice con tutto quello che hai ora?»
Luciel rimase immobile, incapace di concepire una risposta soddisfacente. [...] Era davvero felice? O quel suo perenne sorriso era soltanto una maschera che indossava per ingannare gli altri, incluso sé stesso?
Sospirò.
«Non lo so.»
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tulip

Il perenne frastuono della città non sembrava cessare mai, ma non avrebbe mai potuto odiarlo per nulla al mondo.
Essendo sempre confinato in casa per via del lavoro, Luciel attendeva impazientemente l'arrivo del suo giorno di riposo come un bambino aspettava speranzoso il giorno del suo compleanno. Non faceva altro che stare seduto davanti a un monocromatico monitor, cercando strenuamente informazioni delle quali non potrebbe importargliene di meno, ma il mondo girava attorno ai soldi, e lui non poteva di certo sottrarsi a quella cruda legge emanata dall'uomo stesso. Non odiava il suo lavoro, anzi, però doveva ammettere che poteva essere davvero stancante a volte. E poi i guadagni non erano certo miseri, quindi non era certo nella posizione per lamentarsi.
Luciel si guardò intorno, osservando attentamente ogni singola porzione del candido manto azzurro sul suo capo e ogni singolo edificio: era sempre entusiasta all'idea di uscire e vedere di nuovo il mondo che lo circondava, e voleva prestare attenzione ad ogni singolo particolare di quel teatro che era la vita. Persino i gas di scarico delle macchine, i clacson impertinenti e le insegne dei negozi erano dettagli degni di essere considerati. Fischiettò divertito dallo spettacolo che si ritrovava davanti, iniziando a indossare una cuffietta in un orecchio. Ogni esibizione doveva avere un sottofondo musicale, no?
«Ehy, ragazzo!»
Una voce gentile sembrò voler attirare la sua attenzione, era così delicata e armoniosa da poter essere paragonata a un fiore sul punto di sbocciare. Si girò, l'altra cuffietta rimasta sospesa tra l'indice e il pollice della mano destra per lo stupore nel vedere la persona a cui apparteneva: era una ragazza con due brillanti smeraldi al posto degli occhi che accompagnavano alla perfezione i suoi lunghi e mossi capelli dorati. L'aurea che emanava era quella di un fascino assolutamente maturo, ma allo stesso tempo il suo corpo era così minuto e fragile da sembrare potersi spezzare da un momento all'altro. Si trovava in un piccolo gazebo nei pressi dell'entrata del parco che aveva opportunamente ignorato: esso era interamente decorato da fiori e piante di ogni tipo, concedendo alla struttura un'aria decisamente romantica. Varie piante rampicanti si estendevano sulle varie colonne, dipingendo il loro marmo latteo di tutti i colori dei loro petali. Non era un grande appassionato di botanica, e non poteva certo dire di avere il pollice verde, ma non poteva non trovare terribilmente affascinanti quelle composizioni floreali che non sarebbe mai riuscito a emulare.
«Sì, tu lì!» lei ridacchiò, e Luciel avrebbe giurato di aver appena sentito il suo cuore saltare un battito. Non aveva idea di chi fosse o da dove venisse, ma era sicuro che quella che si trovava dinanzi a lui era qualcuno di cui potersi fidare. «Ti piacciono i fiori?»
«Ah.» sollevò i suoi eccentrici occhiali color giallo, annoiato al pensiero che quella donna così bella stesse cercando di persuaderlo a comprare qualcosa. Non sopportava trovarsi in certe situazioni. «Mi dispiace, non sono assolutamente il tipo, heh. Con permesso-»
«Aspetta!» esclamò, cercando di non farlo andare via, o almeno, non ancora. «Non voglio farti comprare nulla.»
Ci fu' un momento di silenzio tra di loro, ma la giovane prese subito la parola.
«Sei felice?»
Inarcò un sopracciglio.
«Come?»
«Sei felice?» continuò. «Ti senti davvero felice? Non solo adesso, ma con te stesso, la tua vita, il tuo lavoro... sei felice con tutto quello che hai ora?»
Luciel rimase immobile, incapace di concepire una risposta soddisfacente: il concetto espresso dalla ragazza era fin troppo complicato per essere risposto sul momento, e di certo non voleva deluderla con una risposta falsa! Era davvero felice? O quel suo perenne sorriso era soltanto una maschera che indossava per ingannare gli altri, incluso sé stesso?
Sospirò.
«Non lo so.»
«Se ti senti triste, o vorresti risollevare il morale di una persona, vieni pure da me.» si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Vendo fiori alle persone che si trovano in momenti difficili sperando possano essere d'aiuto. Spero possano aiutare anche te.»
Aggrottò le sopracciglia, consentendo all' espressione di più totale sgomento trattenuta fino ad allora di lasciare una forte nota di sorpresa sul suo viso. Non aveva idea di chi fosse, o da dove venisse, e certe frasi contribuivano a renderla sempre più sospetta. Si avvicinò al bancone.
«Sei davvero solo una venditrice di fiori?» la squadrò. «Sei- strana.»
Lei rise ancora una volta, e dio, quel suono così armonioso poteva appartenere soltanto a un angelo. Poteva mai quella splendida creatura essere una persona pericolosa?
«Mi scuso, non volevo fare una brutta impressione.» si guardò intorno, come se fosse in cerca di qualcosa. Afferrò delicatamente un minuscolo fiore color latte da un ramoscello colmo di fiori dello stesso tipo. Lo osservò, per poi poggiarlo sul palmo del ragazzo.
«È un biancospino.» spiegò lei. «Significa "buona fortuna".»
«Grazie..» mormorò, in bilico tra confusione e diffidenza. Lei chiuse gli occhi, e in quel momento i raggi del sole colpirono la sua chioma, facendola sembrare sempre più una divinità. Luciel si trovò ad arrossire inconsciamente di fronte alla meraviglia che stava accadendo dinanzi a lui.
«Spero di rivederti presto.»

~

"Quella ragazza era strana. Ma non sembrava pericolosa."
Almeno, era quello che continuava a pensare nonostante la figura di quell'eccentrica ragazza fosse ormai ben lontana. Cosa voleva da lui? Cosa poteva fare per lei? Era una richiesta che non riusciva a decifrare, o forse si trattava soltanto di un nuovo e creativo tentativo per vendere i propri prodotti? Sospirò sonoramente, quando ad un tratto i suoi occhi si posarono su un'insegna probabilmente infissa da poco.
«SKY.... Cafè?» lesse, dando poi uno sguardo all'interno tramite il trasparente vetro all'ingresso: alcuni tavoli erano sparsi per tutta la sala, occupati da relativamente poche persone. Doveva trattarsi di un locale aperto perlopiù da poco, e quindi bisognoso di tempo per conoscere e farsi conoscere dalla zona. L'impressione che dava era quella di un posticino accogliente, quindi- perché no? Non aveva certo altri impegni, poi.
Aprì la porta del negozio, e la sua entrata venne accompagnata dal lieve trillo di un campanello. Diede una veloce occhiata all'ambiente circostante: le pareti e il pavimento marroncine donavano al salone un'atmosfera di calma e relax, e la rilassante musica jazz proveniente dal jukebox nell'angolo contribuiva in questo.
«Ah! Benvenuto!» una vocina allegra e gentile sembrò richiamare la sua attenzione, rivelando successivamente il suo proprietario: era un ragazzino alquanto giovane e di qualche centimetro più basso di Luciel, con una particolare chioma bionda che dava luminosità al locale e dei grandi e vispi occhi violacei. Indossava una maglia a mezze maniche e un grembiule con varie tonalità di blu e una forcina per contenere la frangia.
Gli sorrideva teneramente da dietro al bancone, ed era carino. Davvero carino.
Luciel si sedette su una delle sedie alte vicino al banco, un po' perché non voleva rimanere da solo in un tavolo, un po' per avere una migliore visuale del barista.
«Cosa posso servirti?»
Esitò, non sapendo cosa rispondergli, forse poiché non era mai stato in quel cafè, o forse- no, no, era fuori discussione.
«Qual è la vostra specialità?»
«Oh!» esclamò, schioccando le dita. «Il nostro caffelatte, sicuramente! Su richiesta, possiamo anche aggiungerci cioccolata in scaglie, polvere, cannella, o-» continuò a spiegare tutti i modi in cui poteva essere preparata quella bevanda, ai quali non prestò poi così tanta attenzione, dato che non rientrava nei suoi interessi. Ma la passione con la quale esprimeva un concetto così futile, il modo in cui i suoi occhi brillavano e le sue labbra si muovevano, era tutto così stupidamente adorabile. Lui era adorabile. E l'altro non poteva far a meno di pensarlo.
«Penso ne prenderò uno normale.» lo interruppe, sperando di fermarlo una volta per tutte per la sua sanità mentale.
«Perfetto! Sarà pronto tra un attimo~ posso avere il tuo nome?»
Eh?
«Ecco- per scriverlo sulla tazza. Così da non confondere le varie ordinazioni!»
«Oh.» il suo cuore aveva perso un battito, ma andava tutto bene, sì, tutto a posto. «È Luciel. Luciel Choi.»
«Okay! Allora, Luciel-»
«Seven!» lo interruppe. «Chiamami pure Seven. È il mio soprannome.»
«...Se-ven-» sillabò lentamente il suo nome, sperando di non aver fatto errori nel pronunciarlo.
No. No, no, era troppo.
«Qual è il tuo?» scattò Seven, confuso e in balia di cosa il fato avesse in serbo per lui.
«Uh?»
«... il tuo nome.»
«Uh...» le sue gote si impreziosirono di una lieve sfumatura rosea in seguito all'improvvisa domanda. «Yoosung! Yoosung Kim!»
«Bello...»
Yoosung sgranò gli occhi.
«Eh?»
«Il nome!» ribattè prontamente. «È un bel nome.»
Il biondino rise, e Luciel avrebbe giurato che si trattasse del suono più bello di sempre. «Ti ringrazio! Anche il tuo è carino.»
«Ah-» scosse il capo, ed era sicuro di star arrossendo, anche se impercettibilmente. «Non credo. È strano, più che altro.»
«Questo non lo rende comunque meno carino di molti altri nomi! A me piace!»
Guardarono l'uno negli occhi nell'altro, lasciando incombere tra loro un opprimente silenzio imbarazzante. Ma alla fine, entrambi stavano sorridendo timidamente.
«Mi dispiace.» prese la parola Yoosung, il capo rivolto verso il basso. Seven scosse il capo. «Uh, allora, il tuo caffelatte! Torno subito!»
Il ragazzino si allontanò dal bancone per raggiungere le varie macchine per il caffè più avanti, portando via con lui quell'imbarazzo generale. Yoosung cercò di non farsi distrarre dal calore sulle sue guance nel preparare la schiuma e il caffè, mentre Luciel tirò un sospiro, poggiando rassegnato la testa sul legno del bancone.


~

«Ecco qui~!»
Seven rialzò il capo, notando come prima cosa il bicchiere in cartone con il caffelatte appena pronto e il sorriso soddisfatto del giovane. Sul boccale era scritto con una carinissima grafia un "Seven" accompagnato da una stellina colorata in nero. Provò a trattenere una risata.
Perché doveva essere tutto così adorabile?
«Grazie.» iniziò a sorseggiarne un po', aspettando che il gusto amarognolo del caffè e quello del latte si unissero in un delizioso connubio di gusto e piacere.
«È delizioso!» disse, i suoi occhi brillanti anche dietro gli occhiali.
L'altro rise. «Ne sono felice! Sto cercando di fare qualche lavoretto dopo la scuola per racimolare qualche soldo, così il mio club mi ha suggerito questo posto! Mi ci trovo bene~.»
«Vai a scuola?»
«Mh-hm!»
«Quanti anni hai?» azzardò.
«Venti!»
«Ah, sei abbastanza giovane.»
«Lo so!» ridacchiò. «E tu, Seven?»
«Ventuno.»
«Ooooh, non sei chissà quanto più grande di me! Hai un lavoro?»
«Sì- cercare informazioni, roba simile.»
«Sembra fighissimo!!» esultò. «Del tipo?»
Luciel sfoggiò un sorriso enigmatico.
«Beh...»


~

Rimasero a parlare di loro per qualche ora, Yoosung della scuola, del lavoro e di LOLOL, mentre Seven del suo lavoro e delle patatine. Pian piano, sentivano di star diventando sempre più vicini, di star spezzando man mano il filo dell'insicurezza che li bloccava. Seven pensava fosse divertente stare con Yoosung, e Yoosung pensava fosse divertente stare con Seven, nonostante quest'ultimo non perdesse occasione per stuzzicarlo. Ma dopotutto, non gli dispiaceva più di tanto.
Quella magia durò fin quando l'orologio non scoccò le sette di sera. Luciel lo osservò stupito, con un'impercettibile nota di tristezza sul volto.
«Aaah, dovrei davvero andare ora.»
«Eh?!» gemette l'altro. «Di già...?»
«Il tempo passa in fretta, purtroppo.» si alzò dalla sedia, procedendo verso l'uscita. «Ma è stato bello. Buona giornata.»
«Torna presto!» fece in tempo a dire, prima di vedere il rosso svanire chiudendo la porta alle sue spalle. Seven sogghignò, anche perché sapeva benissimo che sarebbe sicuramente tornato.

Non riusciva a capire perché, ma improvvisamente un manto di solitudine sembrò coprire il suo cuore. Prese la coppa usata precedentemente da lui tra le sue mani, notando però un messaggio in codice binario sopra il nome scritto da lui. Che fosse stato aggiunto da Seven? Provò a leggerlo ma, non conoscendo quel tipo di linguaggio, rimanevano per lui una serie di numeri senza senso.
«01000001 01101101 01101111 0111001…?»

 

 

 

 

 

 

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
okay so. ho sempre seguito la cheritz e i suoi giochi, quindi ho aspettato tantissimo mystic messenger e. non potevo non provarlo so!! now im in hell lies down
so!! confession io amo la seven/yoosung. davvero. troppo. im ded quindi volevo provare a scrivere qualcosa su loro due, ma dato che volevo evitare di scrivere una fic c non ho finito al 100% il gioco ho pensato di progettare una qualche AU and! HAH ho sempre adorato le coffee shop AU, quindi non potevo farmi scappare l’occasione tbh. ;u;
E ho deciso di farla a capitoli bc. i. love to die
soooo… well, grazie a tutti quelli che hanno letto fin qui, se volete lasciare una recensione fate pure, sono sempre più che accette!! wink
E AH giuro che non ho messo un codice binario a caso, lol, sono attualmente andata a fare delle ricerche. x’ Lascio a voi il compito di vedere cosa significhi. (?)

Alla prossima!

_Carol_

  
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