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Autore: Uni    14/08/2016    1 recensioni
[Tratto dal testo]
Li contò tutti – dal primo fino all’ultimo – mentre con la sua conta quei preziosi ricordi, che aveva stretto a se fino a pochi metri prima, svanivano lasciandole dentro il petto un tetro vuoto. Si fermò un passo prima del tunnel, conservando l’ultimo ricordo che le era rimasto e un passo dopo lo dimenticò: mani gentili che le accarezzavano il viso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eternità di Cenere
Se potessi rivederti tra un anno, farei tanti gomitoli di mesi. Se l'attesa fosse di secoli, li conterei sulla mano. 
E se sapessi che finita questa vita, la mia e la tua proseguiranno insieme, getterei la mia come inutile scorza,
e sceglierei con te l'eternità.
— Emily Dickinson.


 
Era tardi. No, anzi, era maledettamente tardi. Il tempo era drasticamente poco, come poca era la loro voglia di dividersi. Corsero mano nella mano fino alla riva del fiume fino a quando la paura di perdersi era ormai lecita e tagliente. ─ Ci rincontreremo? ─ tagliò corto Chihiro, che non riusciva a tenere a freno i propri pensieri ─ Sì ─ rispose lui.
─ Promesso? ─
─ Promesso. ─
Così lentamente lasciò la sua mano, scivolando tra le sua dita, assaporando ogni millimetro della mano che ormai sentiva già lontana. “Non devi guardare indietro, per nessun motivo” aggiunse lui, concedendole un ultimo sguardo. Un ultimo secondo, distruttivo e paralizzante, ma che ad Haku parve un’intera vita – forse troppo breve – vicino a Chihiro.
Così lei fece il primo passo. Non ti voltare, continuava a ripetersi, mentre ripensava con cura a tutti i ricordi di quei magici giorni. Ricordi che erano destinati a svanire passo dopo passo. “Voltati, Chihiro” le sembrava quasi di sentire il suo corpo urlare, bramoso delle braccia di Haku. Lo stesso Haku che Chihiro sentiva ancora lì, sulla sponda del fiume, a osservarla solo a pochi metri indietro. Pochi metri soltanto che sarebbero bastati a ricongiungerli. Pochi metri soltanto che divennero dieci, poi cento, poi troppi per essere contati. Eppure Chihiro continuava a contare i propri passi che, ormai pieni di lacrime, aumentavano. Li contò tutti – dal primo fino all’ultimo – mentre con la sua conta quei preziosi ricordi, che aveva stretto a se fino a pochi metri prima, svanivano lasciandole dentro il petto un tetro vuoto. Si fermò un passo prima del tunnel, conservando l’ultimo ricordo che le era rimasto e un passo dopo lo dimenticò: mani gentili che le accarezzavano il viso.
Prese la mano di sua madre, spaventata da quel tunnel buio che sapeva starle rubando qualcosa di inestimabile. Lo percorse in fretta e,  varcata l’uscita,  il suo corpo ebbe uno stimolo, come un ricordo prezioso e lontano che era rimasto sigillato tra quelle sua dita rosee: “non devi guardare indietro, per nessun motivo”.
Lo fece.
Guardò indietro attraverso quel tunnel buio che tanto odiava, e quello che vi trovò attraverso non fu altri che un pensiero, un brivido che riportava ad una vita passata, dimenticata. Un pensiero che divenne certezza, che scavò un sorriso tra le lacrime. ─ Ne sono certa: in quel posto, ho amato qualcuno per una mera eternità.

♦♔♦♕♦

 
Eppure lei non si era mai più voltata verso il sottobosco. Qualcosa dentro le diceva che quell'equilibrio che aveva creato in quegli ultimi cinque anni sarebbe scomparso, rompendo qualcosa. Ma erano passati cinque anni, e lei aveva ancora paura di quel luogo. Quel giorno pioveva: era uno degli ultimi acquazzoni estivi e Chihiro che con sé non aveva neanche un ombrello, passando da lì si rifugiò sotto un grande salice. La salita e gli altari per gli déi le erano familiari, era stata lì il primo giorno in quella città. Da allora non aveva mai più guardato verso quel luogo, ma ora un impulso quasi repentino la fece voltare. Un soffio di vento che sembrò quasi chiamarla e spingerla dentro la foresta e quasi come un dejavùe si lasciò scappare un sussurro — il vento mi spinge dentro.
Si voltò e corse, corse ancora fino a perdere il fiato. Qualcosa la chiamava nel cuore della foresta. La sua mente le diceva di fermarsi, ma il suo corpo bramava un contatto che lei non ricordava. Il primo a scorgerla fu proprio la figura appoggiata alla pietra che stava al centro del tunnel. Era cambiato. Il volto era più maturo e i capelli corvini erano allungati fino ad essere raccolti in un elegante coda. Vestiva sempre di un elegante kimono color acquamarina, ma, sebbene tutto di lui fosse diverso, il suo sguardo appena la vide sopraggiungere ritornò quello di cinque anni prima.
— Sei in ritardo sai? — scherzò lui, quasi nostalgico. Lei che ancora stava prendendo fiato rimase a fissarlo. Anche lei era diversa, cinque anni l'avevano resa una donna. I capelli li teneva, non più raccolti in una coda, ma sciolti sciolti sulle spalle, che ricadevano sulla divisa delle medie. — Chi sei tu?— chiese lei che ancora lo scrutava. Lui per tutta risposta le si avvicinò e protese la mano a lei, lei che quella mano la conosceva bene. Lei che quella mano non avrebbe mai voluto lasciarla. Lei che senza esitazioni, seppur lentamente, afferrò quella mano.
Di fronte al loro incontro il mondo divenne muto, tutto divenne cenere perché nulla era più importante del bacio di quegli amanti.

 

Sono un po' incavolata perché ancora non esiste una sezione su 'La Città Incantata' o su qualsiasi altro capolavoro dello studio Ghibli. Per il resto, amo questo fandom.
Questa è una delle poche coppie che venero, che amo perché è semplice e innocente. Non ha nulla di superfluo e nulla di troppo. A mio parere, perfetta.
Ed anche se non sono brava a scrivere one-shot, sono felice di averne scritta una.
Dopo aver visto 'La Città Incantata' per la milionesima volta, farla era do'obbligo.
Come si può notare, la scena è una trasmigrazione del film per iscritto, ma dato che il film ha un finale aperto, mi son detta "Perché no?" e ho continuato a raccontare.
Ecco come è nata questa fanfiction.
   
 
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