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Autore: Porpora_    14/08/2016    5 recensioni
[..."Mi aspettavo una risposta acida di rimando ma stranamente si limitò soltanto a sfoderare il più falso dei sorrisi che le avessi mai visto fare.
-Ti ho sentito ridere di gusto poco fa, mi chiedevo cosa stessi combinando.-"...]
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Courtney, Gwen, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale
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Finta lesbica

Pareva un pozzo, uno di quelli in pietra il cui fondo doveva essere talmente scuro  da non riuscire a scrutare niente oltre il buio.

In quel momento il mio borsone in pelle nera mi sembrò profondo alla stessa e identica maniera. Non avevo davvero voglia di setacciare quell’affare, impaurita dall’idea che avrei potuto perderci dentro anche la mano.

Suonai una seconda volta e aspettai.

Ma niente da fare, nessunissima voce da quel citofono si degnò a rispondere.

Sarà uscita.

Temevo che l’unica soluzione fosse rovistare nei meandri più oscuri della borsa alla ricerca delle chiavi, anche se questo implicava perdere un mucchio di tempo tra chiusure e piccole tasche laterali.

Sbuffai.

-Che gran rottura…-

Astuccio, cellulare, cartacce appallottolate che non ho ancora avuto modo di buttare e altra robaccia.

Eccole, trovate!

Aprii il portone e mi diressi all’interno dell’appartamento.

Ero veramente troppo stanca per salire le scale così mi fiondai sul pulsate, che al contatto divenne subito rosso acceso.

Buon segno, non è guasto come l’altra metà delle volte.

L’ascensore appena arrivato si aprì, mostrando la mia immagine riflessa nello specchio collocato alla fine.

E la notai subito.

Avevo l’aria distrutta e due borse sotto gli occhi nere come la pece.

Sbuffai ancora una volta.

Maledetto lavoro.

Disegnare e pensare a nuove idee fino a tarda notte con la luce del computer che batteva contro le mie povere retine era diventata la routine di tutti i giorni. E i soldi non compensavano il duro lavoro.

Con il dito premetti il primo tra tanti tasti e mi misi ad attendere.

Almeno avevo qualcuno che mi aspettava a casa che mi avrebbe accolto amorevolmente come aveva sempre fatto, anche se attualmente sembrava non esserci.

Mi passai una mano sopra la testa imbarazzata ma comunque felice.

Non riuscivo a crederci.

Una persona come lei con una come me.

Arrossii lievemente.

Un tonfo mi avvertì di essere arrivata a destinazione facendomi rinvenire dai miei pensieri.

Uscita svoltai a sinistra dove un portone identico a tutti gli altri mi si parò davanti.

Lo stomaco iniziò a brontolare cercando di ricordarmi che questa mattina nella fretta non ero riuscita a fare colazione.

Che fame.

Ancora con il mazzo di chiavi in mano identificai quella giusta per l’ingresso di casa, la infilai dentro lo spioncino ed aprì lentamente.

Una volta dentro mi avvicinai al tavolo per posare il borsone. Per via della stanchezza non lo notai immediatamente ma sopra quel bancone era posato uno strano ninnolo.

Legata a una sottilissima corda nera c’era intrecciata con fili di rame una piccola gabbia toracica. Aveva tutta l’aria di essere una collana fatta a mano con materiali raccattati per casa, da chi non ha un soldo per intenderci.

Sotto di essa un bigliettino di carta ripiegato più volte che presi in mano curiosa di leggerlo.

“Per te, che mi fai rivalutare ogni volta il mio principio di non picchiare le donne.

Che mi fai rinascere a ogni litigata.

E che infondo ammettilo, mi hai sempre amato.”

La calligrafia non sembrava per niente, non curata e quasi illeggibile com’era  a quella di Courtney.

 In più non avrebbe mai sprecato del tempo per farmi un regalo tutto da sola, preferendo mille volte comprarlo.

Che fosse impazzita?

Magari si è davvero impegnata per cercare di rallegrarmi la giornata, facendo qualcosa che non avrebbe mai fatto. Come quella volta in cui si dilettò nella preparazione di alcune meringhe ricoperte di cioccolato fuso, soltanto perché qualche giorno prima le dissi che mi facevano impazzire.

Se fosse stato così la lettera mal scritturata si potrebbe giustificare in un eventuale fretta di consegnarmi il tutto prima possibile.

Strano per un perfettina come lei, ma così dolce che sorrisi spontaneamente al solo pensiero che avesse fatto tutto questo solo per me.

All’improvviso sentii una risata provenire dal bagno.

Lasciai tutto sul tavolo per avvicinarmi sempre di più a quelle risa famigliari precipitando nella stanza senza farmi scrupoli.

Era nella vasca da bagno ricoperta di uno spesso strato di schiuma. Sembrava  piuttosto stupita.

-G-Gwen!-

-Come mai quell’espressione sorpresa? Pensavo ti fosse chiaro che non ci abiti solo tu qui dentro.-

Mi aspettavo una risposta acida di rimando ma stranamente si limitò soltanto a sfoderare il più falso dei sorrisi che le avessi mai visto fare.

-Ti ho sentito ridere di gusto poco fa, mi chiedevo cosa stessi combinando.-

-Parlavo al telefono con una vecchia amica e… lei em… è così spiritosa!- balbettò prendendo con le mani ancora insaponate il telefono ai bordi della vasca appoggiata al muro, lasciandolo però cadere nell’acqua.

-Maledizione!- imprecò cercando di recuperare l’oggetto elettronico.

-C’è qualcosa che non va Courtney?-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Trovo soltanto il modo di parlare un po’ bizzarro da parte tua, poi il regalo… beh, non è da te!-

-Oh giusto, il regalo!-

-Mi è piaciuto moltissimo, lo hai fatto tu?-

-Sì! Cioè no! Ho conosciuto un ragazzo che produce artigianato di questo genere e allora ho pensato di farti una sorpresa!-

-Questo spiega molte cose, ma il biglietto?-

Mi avvicinai alla vasca mettendomi in ginocchio a braccia conserte ai lati di quest’ultima, osservandola sorridente.

Tutt’un tratto si irrigidì.

-Quello? Una sciocchezza! Stavo cercando di scriverti qualcosa di romantico non riuscendoci, lo stavo per buttare via e poi…-

Prendendole delicatamente la testa con entrambe le mani la baciai mentre era ancora intenta a spiegarmi le sue ragioni.

Allontanai le mie labbra dalle sue mormorandole -non devi, ho trovato tenerissimo anche quello.-

Mentre mi alzavo da terra le accarezzai dolcemente il viso un po’ scosso, cercando di rasserenarla.

-Scusami adesso ma sto morendo veramente di fame.- dissi uscendo per andare in cucina.

-Non credevo che ti eccitassi così tanto quando litighiamo! Se l’avessi saputo prima avrei potuto trasformare tutte quelle grida furiose in urla di piacere! -

***

-Ah ah a aha…-

Dall’altra parte della vasca una figura emerge dalla schiuma per riprendere fiato.

-Se n’è andata?- parlottò a bassa voce.

-Non lo vedi? Riprendi immediatamente i vestiti e vattene!-

Una voce dall’altra parte della stanza ci interruppe.

-Courtney, stai parlando da sola oppure è solo una mia impressione?! Mi devo preoccupare?-

-Preoccupati per te piuttosto visto che non ho proferito una singola parola!-

Subito tornai a concentrarmi sul ragazzo che mi stava davanti.

-Che fai ancora lì impalato? Muoviti.- questa volta cercai di rendere il suono della voce quasi impercettibile, ma lasciando comunque trasparire un certo nervosismo.

-Vado vado.- Pronunciò prima di uscire con goffaggine fuori dalla vasca.

-Avresti dovuto chiudere la porta del bagno a chiave non appena sei entrato.-

Accaparrò un mucchio di vestiti buttati poco prima nel cesto dei panni, disturbandosi ad infilare solo i pantaloni.

-Se esci dalla finestra finirai nel terrazzo da cui puoi facilmente scendere aggrappandoti al tubo di scarico e se per sbaglio dovessi cadere non ti faresti così male, siamo comunque al primo piano alla fin fine.-

-Se mi rompo qualcosa?-

-Correrai il rischio.-

-Grazie tante.-

Lo guardai andarsene dalla finestra con i panni sotto braccio.

-Duncan.-

-Cosa?-

-Non farti mai più vedere da queste parti.-

-Giuro sulla cassa di bottiglie di birra che custodisco gelosamente a casa mia che non rivedrai neanche un mio singolo capello.-  mi assicurò portandosi la mano al petto.

-Non ci casco mica sai? So perfettamente che ti raserai completamente, per poi giustificarti la prossima volta che ti presenterai a casa mia dicendo che ti riferivi soltanto alla tua stupida cresta.-

-Da quando mi conosci così bene?-

-Da quando ti ho detto di non tornare e mi giurasti che non avrei rivisto mai più la tua faccia , così pochi giorni dopo ti ripresentasti con una maschera di pessimo gusto.-

-Ahaha che ricordi! Eri così spaventata quel giorno.-

 -Soltanto per vi… ma perché diavolo me ne stai facendo parlare. Vattene.-

-Non c’è bisogno di arrabbiarsi, me ne sto andando.-

-Fa veloce.-

Uscii inciampicando un pochettino ed imprecando sotto voce.

Così rozzo anche nei movimenti.

Dal balcone mi guardò con una smorfia impressa sul viso e nel tentativo di incoraggiarlo gli feci cenno di proseguire con entrambe le mani.

***

Valeva la pena rischiare di rompersi tutte le ossa del corpo per una scopata?

Era più o meno la stessa domanda che mi ero fatto prima di spedirle quella collana insieme alla letterina la settimana seguente. Per poi spedire direttamente anche me stesso non appena arrivategli.

Non abitavamo nella stessa città, ma fortunatamente avevo un buon amico di questa zona che mi avrebbe accolto volentieri.

Credo, non che mi importasse se l’avesse fatto più per amicizia che per il piacere di ospitarmi.

L’importante era trovare un posto in cui dormire e io l’avevo trovato.

Lanciai i vestiti di sotto e salii sulla ringhiera cercando di aggrapparmi al tubo che mi era sembrato tutt’altro che resistente.

Sentivo i miei piedi scalfirsi contro le mattonelle mano a mano che scendevo.

Verso la fine decisi di saltare e all’atterraggio notai di non essermi fatto così male come immaginavo. Dovetti ricredermi non appena un paio di anfibi andarono a colpire dall’alto la mia testa ancora bagnata.

Erano i miei, con insaccate all’interno anche le calzette.

-Spero di non aver danneggiato più del dovuto Il tuo piccolo ed inutile cervello.-

-Sei un vero amore Courtney.- le risposi ironico.

-So di esserlo veramente.-

-Sapevi anche di essere un finta lesbica?-

Di tutta risposta mi fece la linguaccia come se fosse ancora una bambina indispettita.

-Non si addice molto a una principessina come te, dov’è che hai lasciato le buone maniere?-

-Sparisci, prima di farmi finire nei guai.-

Nemmeno il tempo ribattere o di salutarla che si era già rintanata in casa.

Prima o poi avrebbe ammesso che il fidanzamento con Gwen fosse soltanto una scusa per farmela pagare.

Come si è potuta spingere così oltre?

   
 
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