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Autore: Dugongo99    14/08/2016    1 recensioni
Andy è una ragazza diciassettenne dolce e forte, decisa e determinata e, soprattutto, un soldato sicuro di sé appartenente alla caserma della Provincia del Nord, che assieme a quella del Sud, dell' Est e dell'Ovest costituisce l'Impero.
Mentre la ragazza si sta preparando per affrontare uno dei più ardui test mai eseguiti durante la sua carriera da militare, nella Provincia del Sud nascono dei contrasti e delle lotte interne che insospettiscono le altre, le quali decidono di mandare in perlustrazione dei soldati esperti. Tra essi vi è anche il ragazzo di Andy. E quando quest'ultimo le manderà una lettera dove le racconterà quello che ha scoperto, la ragazza dovrà decidere se seguire il suo cuore oppure il dovere, che la lega alla propria patria da quando era solo una bambina.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Concentrati. Apri la mente, ascolta tutto quello che è intorno a te." Da dietro i miei occhi chiusi, in un punto non ben definito davanti a me, la voce di Raja mi guida. È strano sentirla morbida e vellutata, e non più rabbiosa e violenta. Sembra quasi un canto di una madre, così sereno e dolce, il suo accento marcato che dà una cadenza ritmata a tutto quello che dice. Ora che ci penso bene, è da quando ci siamo viste stamattina, che si sta comportando in modo gentile con me. Mi chiedo se la conversazione di ieri sera possa averla influenzata in qualche modo. È come se avesse messo da parte tutto il risentimento che nutre nei miei confronti per iniziare ad addestrarmi, per farmi diventare una di loro. Cosa che, a quanto pare, a Mark non piace. A ripensarci, un sobbalzo spontaneo mi sbuffa nel petto. È strano, ma pensavo che in qualche modo lui mi approvasse. Forse per come si era esposto per me, difendendomi dalla furia a dir poco omicida di Raja. O forse, era per difendere più lei, che me. Senza volerlo, la mia mente vola a ricordare i suoi tratti decisi e austeri, i lunghi capelli neri mossi dal vento, e due occhi di un verde scuro, che con un solo sguardo sono capaci di far fare all'interlocutore tutto quello che vogliono. Incutono timore, e rispetto. Carisma. E sì, devo ammetterlo, nonostante l'età, anche un certo fascino. Deve essere arrivato a ricoprire la sua posizione per questi motivi. Anche se, pur non conoscendone la ragione, mi rendo conto che non dà assolutamente l'aria del soldato. E chissà per qual motivo, ma i libri di storia non dicono quasi nulla di lui. Parlano soltanto di un tiranno che voleva... Che vuole istituire un regime dispotico e violento, far cadere l'Impero. Un brivido involontario mi attraversa la schiena. È stato lui a ordinare di prendere la nostra caserma, Rachel è morta per colpa sua. Ma allora perché, perché non riesco a odiarlo? Perché non riesco a immaginarmi un uomo come lui, a ordinare di compiere una tale carneficina? C'è anche da dire, però, che non tutto quello che fa è come appare. Come quando ha finto di fidarsi di me, per poi opporsi alla richiesta del mio addestramento. Mossa che, col senno di poi, avrei dovuto aspettarmi. "Ho dovuto insistere non poco per persuaderlo." Mi aveva raccontato Raja, appena mi aveva visto. Aveva uno strano sorriso soddisfatto stampato sul bel volto. Era la prima volta che la vedevo così, con quell'espressione che le illuminava il viso facendola sembrare una fata, e non con quel mezzo ringhio arcigno che la rendeva somigliante più a un lupo, che ad una ragazza. Guardandola farsi largo con delicatezza tra le fronde della giungla, mi ero resa conto di preferire di gran lunga la nuova Raja. "E come sei riuscita a convincerlo?" Le avevo chiesto, cercando di scacciare quella stupida sensazione di essere stata in qualche modo tradita. Tutta l'agitazione che mi aveva tenuta sveglia gran parte della notte, e che mi aveva fatto schizzare alle prime luci dell'alba nel folto della vegetazione, uno strano groviglio nello stomaco, mi aveva abbandonata non appena avevo sentito quelle parole. "Credo che lo abbia colpito il fatto che tu avessi cambiato idea. Che volessi allenarti a modo nostro." Avevo annuito, mentre avevo iniziato distrattamente a mordicchiarmi le unghie, cercando di mantenere un'espressione neutrale nonostante la sciocca tempesta che stava avendo luogo dentro di me. "E poi" aveva aggiunto Raja, lievemente a disagio "Quando ha saputo cosa sei in grado di fare senza nessuna preparazione, non ha più potuto opporsi." A quell'affermazione avevo smesso di torturarmi le mani, bloccandomi a guardarla. Perché, sia lei che Mark, pensano che io sia speciale solo per quello che ho fatto, per di più involontariamente? Certo, è un fatto strano. Ma addirittura decidere di addestrarmi solamente per questo... Quali segreti nasconde questa gente? Un balzo del mio cuore nel petto mi sussurra che forse sto iniziando a scoprirlo. "Non distrarti. Espandi i tuoi sensi, focalizza la tua attenzione su quello che ti sta intorno." Il tono di Raja, ora più irritato, mi riporta in superficie, immersa com'ero nel mare dei miei pensieri. Arrossisco involontariamente, mentre per un attimo temo scioccamente che mi possa leggere nel cervello. Mi maledico, rassicurandomi e dicendomi che è impossibile. "Come fai a sapere che sto pensando ad altro?" Nella mia voce scorgo una traccia di curiosità e una nota tremolante di dubbio, che prego non abbia percepito. "Muovi le palpebre. E ti stai mordendo le labbra." A quelle parole mi accorgo che ha ragione, e mi affretto a serrarle. Dannazione. Mi ha fregata. Inspiro una lunga boccata d'aria, che spazza via le mie riflessioni. Se veramente voglio imparare qualcosa, devo concentrarmi. Non credevo fosse così difficile, non pensare a niente. Certo, quando si è nel mezzo dell'azione, o in una sparatoria, o in un'esercitazione, allora è tutta un'altra storia. L'istinto prende il sopravvento, e solo se si è un buon soldato si riesce a domarlo, lasciando che tutti gli anni di insegnamento che si ha alle spalle guidino saggiamente. È in quelle situazioni, che si capisce veramente chi è un bravo militare e chi no. Ecco, lo sto rifacendo. Sto di nuovo pensando ad altro. Espiro, lasciando con riluttanza alle spalle anche quelle considerazioni, decidendo di concentrarmi sull'oscurità, che mi circonda. Essendo con gli occhi chiusi, l'unica cosa che riesco a vedere è un rosso scuro che lava via qualsiasi altra cosa, dovuto alla luce che filtra pigramente attraverso le mie palpebre. A causa del sole, a volte si formano delle chiazze di luci colorate, che danzano sinuosamente cambiando continuamente forma, cullandomi in un ritmo sconosciuto e dolce. Man mano che mi concentro sul loro movimento, inizio ad abbandonare quel familiare stato di allerta che ormai indosso sempre, rinchiudendo in una gabbia dorata tutti i miei pensieri, fino a che la mia mente non rimane completamente sgombra. Come se il mio corpo non aspettasse altro, sento scattare dentro di me qualcosa, come se avessi messo la chiave giusta nella serratura di una porta situata nella mia testa. Progressivamente, inizio a percepire tutti i movimenti che il mio corpo sta compiendo, di cui ero all'oscuro fino a un attimo fa. Il respiro regolare che cattura un'aria profumata di mattina e di sabbia, il battito calmo del mio cuore che fa risplendere di vita tutto il mio corpo, la luce calda del sole giovane che mi accarezza la pelle affettuosamente, il fruscio delle creature che si muovono zampettando nel folto della giungla, qualche metro più in là. E ancora, la sensazione delle mie gambe incrociate e appoggiate sull'erba asciutta, le mie mani poste morbidamente sulle ginocchia, aperte e con il dorso all'insù, che catturano la morbidezza del tessuto della tenuta che indosso... Come se fossi appena salita su una giostra, sento la mia mente venire risucchiata in un vortice, ma un vortice buono, carico di speranze, mentre la porta che ho appena fatto scattare, permettendomi di assaporare tutto questo, lentamente si apre, e io so che al suo interno ci sarà qualcosa di ancora più grande, di ancora più sorprendente. Il turbinio si fa sempre più veloce, permettendo all'uscio di aprirsi leggermente di più, facendomi intravedere uno spiraglio di luce abbagliante... Un dolore lancinante alla parte sinistra della faccia mi fa aprire gli occhi di scatto, il fiato corto, mentre il tornado che mi stava trasportando si ritira, la porta piena di luce che si richiude di colpo, i miei pensieri, prima in gabbia, che riescono a liberarsi, frullando nella mia testa in un fruscio scomposto d'ali. Che cosa diavolo è stato? Chi mi ha colpita? Me lo sono immaginato o è successo veramente? Il dolore pulsante che mi riscalda il volto, mandandomelo in fiamme, sembra rispondermi per me. Passano alcuni secondi dove la mia vista è appannata e non riesco a mettere a fuoco niente, le mie orecchie che fischiano. Poi mi rendo conto di essere accasciata per terra, una figura alta che torreggia su di me, un'arma in mano. In un baleno, mi ritrovo proiettata nella nostra palestra, sulla pedana del combattimento con gli spadoni, e un Peter soddisfatto che mi schernisce. Ma davanti a me, non c'è Peter. C'è Raja. Ha in mano il bastone degli allenamenti con cui ci siamo sfidate ieri, nello spiazzo dedicato agli addestramenti di fianco alla caserma. "Ma si può sapere che cazzo ti è saltato in mente? Perché mi hai colpita?" Il mio tono è furioso, la mia mano che scatta in direzione della tempia dolorante, mentre a poco a poco le fitte passano. Stranamente, non la vedo dispiaciuta, ma piuttosto divertita. Cosa che, ovviamente, mi fa arrabbiare ancora di più. In un balzo sono in piedi, e la fronteggio. Solo ora mi rendo conto di essere molto più alta e, in questo momento, più minacciosa di lei, ma la cosa non sembra in alcun modo intimorirla. "Bisogna sempre mantenere tutti i sensi attenti. Tu non lo stavi facendo. Eri talmente concentrata sulla meditazione, su te stessa, che non ti sei accorta nemmeno di quello che accadeva intorno a te. In battaglia, dovrai tenere la mente aperta ma, al tempo stesso, combattere. E come pensi di riuscirci se non ti rendi nemmeno conto di un tuo avversario che ti si avvicina e colpisce?" Rimango in silenzio, assimilando le sue parole. Effettivamente, non ha tutti i torti. Però, se solo mi avesse lasciata stare qualche altro minuto... "Tecnicamente mi sono accorta che mi colpivi. E poi, se avessi aspettato qualche altro istante, forse sarei riuscita davvero a sentire quello che succedeva intorno a me." Mi ritrovo a borbottare a bassa voce. In tutta risposta Raja inclina la testa di lato, scettica. "Ne dubito fortemente. Ci si impiegano mesi, per non dire anni, a rendersi conto, nel corso di una meditazione, di quello che accade intorno a sé e avere al contempo il controllo di tutti i sensi." "Non sto parlando di controllo." La interrompo, il mio stomaco contratto per una brezza di euforia improvvisa. "Sto parlando del fatto che..." Mi fermo, le vene che mi pulsano fredde, mentre cerco le parole giuste da dire. "Prima ero deconcentrata, avevo un sacco di pensieri per la testa... Poi mi sono focalizzata sul buio intorno a me, e allora sono riuscita a rinchiudere i miei pensieri. E allora ho percepito tutto il mio corpo agire, non mi era mai capitato prima... Lentamente tutto ha iniziato a girare, sembrava quasi che fossi sul punto di aprire una porta da dove usciva un sacco di luce e..." Mi blocco, vedendo la sua espressione. È divertita e vagamente soddisfatta, sembra quasi una madre che vede suo figlio camminare per la prima volta. Lentamente si siede, passandosi una mano tra il mare d'ebano dei suoi capelli. "Sai, per un momento ho avuto quasi la paura che fossi troppo... Nordica. Che ti avessero ridotto la mente a un vegetale." Mi accovaccio a terra di fianco a lei, cercando di camuffare alla bell'e meglio la mia faccia carica di occhiate malevole e rancore. "Ah sì?" La mia voce suona leggermente acida. La vedo inarcare un sopracciglio e lanciarmi un'occhiata di sottecchi, da dietro le folte ciglia. "Sì. Non riuscivi a concentrati, la tua mente vagava. Per noi non è così. Certo, non dico che sia facile, ma siamo abituati sin da piccoli a meditare. Tu sei stata ben due ore seduta a pensare ad altro." Reprimo l'impulso di alzare gli occhi al cielo, mentre fisso con un po' troppa insistenza la punta delle mie babbucce. "Il fatto è che non sono abituata a rendere cieco un senso per far dischiudere tutti gli altri. Mi hanno sempre ripetuto che la vista è quello più importante, senza il quale un soldato non può combattere. Per questo per me era... È così difficile." Sento Raja ridere, ed è un suono così inaspettato che per un momento mi chiedo da dove possa provenire. È amaro, leggermente intriso di rabbia. "La vista il senso più importante? Ma com'è possibile che tu sia ancora viva?" La sento trattenere un'altra risata. "L'udito. È l'unica cosa che conta. Ti permette di sentire tutto quello che è intorno a te. È la chiave per La Porta della Mente. O come la chiamiamo noi, Bab Aleayn. Quella che tu hai visto per un attimo aprirsi." Trattengo il respiro, una miriade di domande inespresse condensate in quell'unico gesto. Lei pare capirlo, perché sorride e prosegue. "Diciamo che è come un occhio mentale, che permette di vedere tutto quello che si ha intorno. Se si riesce a dischiuderlo, non si percepirà più soltanto sé stessi, ma ogni cosa che è nei dintorni." Annuisco, il senso di euforia che torna a inondarmi di pura elettricità. Non mi era mai successa una cosa del genere prima d'ora. "Quindi attraverso La Porta della Mente si riesce anche a entrare in quella degli altri? A controllarli?" "Sì, ma non solo. Si percepisce ogni cosa che il Controllato, così lo definiamo, sta provando o ha provato. Ogni suo ricordo, ogni suo pensiero. È bellissimo, e pericoloso. Ovviamente questo succede fino a quando si esercita il controllo mentale. Una volta ritiratisi, l'individuo ritorna a possedere pienamente il suo corpo." Deglutisco, un freddo brivido che mi attraversa la schiena. Era quello che voleva fare ieri sera con me? Voleva rendermi una Controllata? "Per questo è importante meditare. È la chiave per riuscire ad aprire Bab Aleayn. Con l'allenamento, poi non servirà più. Riuscirai ad aprirla ogni volta che vuoi." "Ma allora perché tu non sei riuscita a soggiogarmi? Perché non ha funzionato?" Raja si gira a guardarmi, un'espressione ironica stampata in faccia. "Soggiogarti? Addirittura?" Scuote lievemente la testa, riccioli di morbide ciocche che le ricadono dolcemente sul viso ambrato. "Te l'ho già detto. Tu mi hai chiusa fuori. Si riesce a soggiogare, come dici tu, l'avversario solo se esso non oppone resistenza, oppure se si penetra nelle difese che esso innalza per schermarsi." Rimango zitta, rimuginando su quello che mi ha appena detto. Quindi io, in qualche modo, sono riuscita a innalzare una barriera di difesa mentale senza nemmeno accorgermene. Ma perché? Come diavolo ho fatto? Ora capisco perché Raja e Mark erano così stupiti. Ci vogliono anni di addestramento per poter fare una cosa del genere... E loro iniziano ad allenarsi che sono ancora bambini. Ma allora... "Voglio riprovare." La mia voce è decisa e ostinata. Un lampo di compiacimento le attraversa il volto, e mi chiedo se non stia iniziando a sbocciare del rispetto reciproco tra di noi. "Non così in fretta. Meditare è innocuo, ma per quanto riguarda La Porta della Mente è tutta un'altra storia. Richiede molta energia aprirla, e soprattutto controllarla. Quindi..." La vedo alzarsi in piedi, afferrare saldamente il bastone di addestramento e lanciarmelo. Lo prendo al volo senza alcuna difficoltà, con una mano sola, mentre questa volta è il mio turno inarcare un sopracciglio. Raja si gira e prende un' altra asta, che non sapevo avesse portato. Non ce li aveva in mano, quando è arrivata questa mattina. Forse li aveva preparati ieri sera. "...Ora ci concentreremo sul combattimento. La nostra tecnica è molto diversa dalla vostra. Sebbene tu ti sia mostrata piena di risorse durante il nostro scontro" e detto questo mi scocca un'occhiata eloquente che mi fa accapponare la pelle "non conosci affatto i nostri metodi, molto più efficaci e senza dubbio più aggraziati dei vostri." Stringo i denti in una morsa ferrea, una voglia matta di risponderle per le rime che si impossessa di me e mi solletica le labbra. Il venire continuamente insultata, non solo me ma anche le mie origini, inizia a darmi sui nervi. Solo il ricordo del fatto che sono sotto copertura e, mio malgrado sono costretta ad ammetterlo, un certo interesse mi convincono a tenere a freno la lingua. Così mi alzo, posizionandomi a qualche metro di distanza da Raja, alle spalle il tempio e davanti a me la giungla. "La prima regola" inizia Raja, roteando l'arma che ha in mano "è fondersi con la natura che ti sta intorno." Ok, questa proprio non me la sarei mai aspettata. Neanche da dei fanatici come loro. "Scusa, come?" Non riesco a trattenere un sorriso sghembo. Lei mi fulmina con lo sguardo, e per un attimo mi sfiora il dubbio che stia per scagliarmisi addosso. Poi fa un lungo respiro, come per trattenersi. "Hai capito bene. Tutto quello che è intorno a noi è sacro. Noi siamo nati dalla terra dove proprio ora tu stai posando i piedi, e quando moriremo il nostro corpo verrà buttato in mare, le nostri ceneri saranno trasportate dal vento e ridiventeremo terra. Poi arriverà un cervo, che mangerà l'erba che è cresciuta grazie a noi. Il cervo verrà catturato da un cacciatore, che si ciberà della sua preda. E così noi fungeremo da energia per i nostri fratelli futuri. Ancora non capisci? Siamo tutti connessi, gli uni con gli altri. Noi esistiamo grazie quello che ci circonda, grazie al mare, grazie al vento, grazie alla terra. E così come da morti, gli spiriti primordiali ci aiutano anche da vivi. In ogni nostra azione, loro ci sono. E in combattimento, dovremo essere implacabili come il mare, aggraziati come il vento e solidi come la terra." Aggrotto la fronte, lievemente impressionata. Avevo dimenticato la loro fissazione per gli spiriti, come li chiamano loro. "Tu non mi credi, non è così?" Il suo tono è indecifrabile, lontano. Forse teme di stare solo perdendo tempo, con una sporca e ottusa Nordica come me. Soprappensiero, inizio a puntellare il bastone che ho in mano sul terreno soffice, lasciando dei cerchi di erba appiattita. Devo dire quello che penso? O trattenermi? Ma poi, conta davvero quello che penso? Che senso ha non dire la verità? "Non penso sia questione di credere. Questa cosa degli spiriti... È molto poetica certo, ma mi sembra leggermente arretrata come ideologia. La terra, il vento, perfino il mare... Sono solo elementi naturali. Non sono vivi. E, onestamente, ritengo che l'unica cosa che conti, sul campo di battaglia, sia una pistola carica e una buona mira." Mi mordicchio le labbra, interrogandomi se sia il caso di alzare gli occhi e incrociare il suo sguardo. E quando lo faccio, me ne pento amaramente. Credo che nemmeno se gli dicessi che sono innamorata del Gran Maestro avrebbe una faccia così sconvolta. "Una... Una pistola?" Sputa fuori le parole come fossero veleno, disgustata. Eppure, non si sono fatti molti problemi ad imbracciare delle armi da fuoco, durante l'assedio alla nostra caserma. Ora che ci penso, non ne ho ancora vista una da quando sono qui. Tutti i militari sono muniti di bastoni simili a quello che tengo in mano ora e, a quanto pare, molte volte compiono delle prove all'interno della giungla. "Scusa, ma la tua gente non le ha?" Con cosa combattereste in battaglia, se non con quelle? Ma questa domanda, scelgo di mantenerla inespressa. Un tonfo davanti a me, mi distoglie dai miei pensieri. Raja ha gettato a terra la sua arma da allenamento, e si sta dirigendo verso la vegetazione. "Ma dove stai andando?" È tutto quello che riesco a chiederle. La vedo sbuffare e girarsi verso di me. E dal suo sguardo, capisco che ogni riuscita a farla infuriare. La sento sussurrare tra i denti qualcosa di molto simile a un'imprecazione nella sua lingua. Poi mi rivolge il sorriso più freddo che abbia mai visto, per nulla divertito. "Vieni. Ti mostro come è la mia gente."
   
 
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