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Autore: erik3090    14/08/2016    0 recensioni
Sequel di Lonely Souls: Le streghe di New Orleans
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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 Dopo la sfuriata di Jolene tornammo a casa, ognuno di noi rimase per i fatti suoi. Il giorno dopo la polizia ci chiamò per ricevere spiegazioni sul nostro comportamento del giorno prima, la relazione con le vittime e altre domande. Ovviamente optammo per dire tutto il possibile per poterli aiutare nonostante gli attriti.

Passammo la settimana successiva in tranquillità anche se nessuno si parlava, per un motivo o per un altro. Jolene era ancora arrabbiata con me, Tiffany si sentiva in colpa per non essere abbastanza forte, Francis non aveva il coraggio di esternare i suoi sentimenti, Thessa aveva ricominciato a non parlare e Emris era come se cercasse di evitarci uscendo per delle ore ogni giorno.

Ero stanco di quella situazione, non facevamo altro che allontanarci l'uno dall'antro.

Mi alzai dal letto, mi vestii con una maglia bianca a maniche corte e un paio di short in jeans chiari. Andai in sala e notai che Tiffany era seduta sul divano a guardare il televisore.

Mi sedetti accanto a lei - Che guardi? - avevo un po' di timore ma ormai era fatta.

- Il telegiornale. La situazione sta peggiorando, ci sono morti ogni giorno e la maggior parte sono persone comuni. È una vera e propria guerra civile la fuori. - commentò con lo sguardo fisso sul monitor.

Sospirai ero contento di poterle parlare di nuovo - Non è poi tanto diverso dal solito in fondo. - cercai di essere naturale per quanto mi era possibile.

- Di norma avresti ragione… - portò indietro il filmato premendo un tasto del telecomando - Ma di solito gli assassini non lasciano questi segni sulle pareti! - mi fece notare.

I simboli erano di diversi tipi, chi usava antichi simboli celtici, altri invece completamente inventati ma il significato era sempre lo stesso: siamo stati noi e non ci fermeremo.

Sapevo, dai reportage dei mesi precedenti, che le bande non lasciavano simboli per non attirare l'attenzione della polizia, invece in quelle immagini si capiva che attirare l'attenzione era l'obbiettivo principale.

- Tutte streghe che combattono contro altre streghe. - sussurrai.

- E non solo! - rispose Tiffany appoggiando il telecomando sul tavolino - Fin'ora ho contato sedici congreghe e dodici cellule di Crociati. - continuò mangiucchiandosi le unghie.

Masticasi le unghie era un segno che questa cosa la preoccupava molto. Non potevo biasimarla, era una situazione di guerra in piena regola. La polizia non aveva elementi per indagare, non sapeva dove sbattere la testa, e come poteva? Gli autori di quegli atti barbarici erano persone comuni per la società, senza precedenti.

- Quindi per ora si fanno la guerra tra loro, streghe e Crociati intendo? - chiesi con un piccolo sospiro di sollievo.

Lei mi guardò storta - Sì. Ma questo non vuol dire che sia un bene. Le persone muoiono lo stesso Evie. - era irritata.

Sospirai - Scusa, non volevo sminuire il valore delle persone uccise in quegli scontri, ma sono anche sollevata che non ci siano vittime tra la gente normale, anche se... - cercai le parole adatte.

- Anche se non durerà a lungo, alla fine qualcuno estraneo al nostro mondo si metterà in mezzo e ci sarà un bagno di sangue. Lo so. - il suo sguardo si addolcì.

Le diedi un bacio sulla guancia, lei mi sorrise. Adoravo quando sorrideva e mi mancava il suo sorriso, soprattutto in quel periodo.

La pace fu interrotta dallo sbattere della porta della camera di Jolene, ne uscì Thessa furiosa - Ma voglio uscire da questo maledetto buco, cazzo. - sbraitò verso la camera.

Subito dopo usci anche Emris che la prese per un braccio - Non puoi uscire è troppo pericoloso la fuori. Tu sei troppo importante. - urlò l'uomo.

- Lasciami andare, subito! - cercò di divincolarsi lei.

- No. Tu mi starai accanto finché non avrò finito i preparativi, poi sarai al sicuro. - la rimproverò lui.

- Mi fai male, lasciami! - continuò a dire lei picchiando il braccio di Emris nel tentativo di liberarsi.

Tiffany ormai al massimo della sopportazione si alzò, scavalcò il divano e agguantò il polso di Emris - Adesso basta! - tuonò, il suo viso era infuriato come non mai.

Emris provò a divincolarsi ma la mano non si mosse di un millimetro da quanta forza aveva usato Tiffany. Lui la guardò negli occhi colmo di rabbia - Lasciami andare. - le sussurrò.

Tiffany non abbassò mai lo sguardo dall'uomo - E se non lo facessi? - ringhiò.

- Il mio dovere è proteggere Thessa e farò qualunque cosa per portare a termine il mio lavoro. - ringhiò lui di rimando a bassa voce.

Tiffany sorrise, un sorriso beffardo, quasi sadico. L'urlo di Emris fu intenso quanto il dolore che provava mentre Tiffany gli stringeva sempre di più il polso. Alla fine Emris lasciò andare la ragazzina che corse verso di me e mi abbracciò forte.

Tiffany rimase per qualche secondo a fissare l'uomo che si contorceva dal dolore con uno sguardo compiaciuto, poi anche lei lasciò la presa.

- Puoi proteggerla quanto ti pare ma se la tocchi di nuovo ti ammazzo! - cercò di intimorirlo.

Dovevo fare qualcosa o sarebbe finita male - Tiffany! E tutti quei discorsi sulla vita delle persone, che sono preziose? - la guardai perplesso, speravo potesse funzionare.

Lei mi guardò, poi guardò Thessa e infine guardò Emris - Non è mica morto, non ancora! - si avvicinò, mi diede un bacio, accarezzò affettuosamente Thessa e tornò a guardare la televisione.

Sospirai, sapevo che in fondo aveva fatto bene, ma quello sguardo mi fece venire i brividi. Per un attimo la sua forza vitale aumentò considerevolmente per poi svanire subito dopo. Tiffany era sempre stata così, migliorava le sue capacità ad ogni battaglia o allenamento, e sembrava non avesse limiti.

Guardai Thessa negli occhi - Stai bene? Ti va di stare assieme a Tiffany per un po'? - le sorrisi.

La bambina annuì e senza dire una parola si mise accanto a Tiffany a guardare la televisione.

Mi acquattai vicino a Emris e notai subito il segno rosso sul polso - È rotto? - gli chiesi.

Lui si tastò leggermente la ferita - No, no, è solo slogato. - si rialzò in piedi con fatica - Dovresti dire alla tua ragazza di farsi i cazzi suoi, o sarà lei a finire male. - mi sussurrò mentre andava in bagno.

L'ha fatto proprio incazzare, eh?” mi fece Evaline.

Spero solo che siano parole dette per rabbia e non minacce concrete!” le risposi.

Almeno si è smascherato per ciò che è.” mi fece lei. Stava pensando a qualcosa ma non le chiesi nulla, mi limitai a stare in silenzio, non c'era bisogno di rispondere.

Il comportamento di Emris mi dava ancora più da pensare, era diventato più stronzo rispetto al solito, più impaziente, scontroso e dall'aspetto più pallido e stanco.

Sarà solo più preoccupato per Thessa!” pensai, ma ormai sembrava diventata una semplice scusa.

Qualunque fosse il suo scopo, una cosa è certa, la sua priorità era la sicurezza della ragazza.

Dopo qualche minuto Emris uscì dal bagno, al polso aveva una fasciatura di fortuna e si diresse verso l'uscita.

- Dove vai adesso? - avevo le braccia incrociate.

Lui mi mostrò il polso - Non lo capisci? Vado da un dottore! - poi si girò, aprì bruscamente la porta, uscì di casa è altrettanto bruscamente la richiuse dietro di se.

Mi voltai verso il divano e notai Tiffany che scrollava la testa con un'espressione di disappunto. Anche per lei era dura, ma avere ogni giorno a che fare con tanto stress deve averle scombussolato i nervi.

Passammo la mattinata a pulire casa, anche Thessa diede una mano nonostante continuasse a non dire una parola. Jolene e Francis invece erano a scuola nel tentativo di scoprire l'assassino di Alice e Joshua, fino a quel momento però non avevano portato risultati oltre a molti litigi su mere congetture.

Nel pomeriggio Jolene e Francis tornarono a casa più tardi del solito, appena varcarono la porta notai la loro faccia assente ed erano in rigoroso silenzio.

Mi avvicinai a loro - Ma cosa sono quelle facce scure? -

Jolene scrollò la testa come per svegliarsi da uno stato di trace - Emma è morta. L'hanno trovata nell'aula di disegno trafitta al petto con tre paletti. - il suo sguardo era rivolto verso il basso.

Portai le mani alla bocca - Oh Cristo... - sbottai.

- In realtà erano le gambe di un cavalletto per il disegno, le hanno spezzate e... beh hai capito. - la corresse Francis un po' timoroso.

Jolene contrariata fece una smorfia e andò in cucina - Quello che è. - aprì il frigorifero - Siamo a tre morti su quattro e purtroppo credo di sapere chi è il colpevole. - fece con voce affranta.

- Ma non hai le prove. È solo una congettura campata per aria. - commentò lui, sembrava quasi volerla rassicurare ma con scarsi risultati.

Jolene sbatté violentemente la porta del frigorifero per chiuderla. - È stata Amber. Non è una congettura, è un fatto! - il suo volto era decisamente contrariato.

- E su quali prove? - rimbeccò lui.

- Sul fatto che lei si fa viva proprio il giorno in cui ritrovano il terzo cadav... Emma. - si corresse lei.

Francis rimase per un istante attonito a guardare Jolene poi si voltò verso di me - Evie, non crederai davvero a una cosa così assurda, uccidere i propri amici del liceo per un rito letto su uno stupido libro antico? -

Ci pensai un momento e mi girai verso Jolene - Devi ammettere che ha ragione! -

Jolene fece una faccia stupefatta - Mamma, noi siamo streghe. Abbiamo poteri ai confini della realtà. I riti che creiamo e facciamo sono reali. E per la miseria tu puoi teletrasportarti... - e rimase a fissarmi con le braccia aperte.

Tornai a guardare Francis - Anche lei non ha tutti i torti! -

Lui alzò gli occhi al cielo e prese una mela dal portafrutta sull'isola - Comunque non ci sono prove e senza di quelle siamo punto a capo. - e morse il frutto con una insolita naturalezza e voracità.

Jolene rimase a fissarlo per qualche secondo imbambolata, poi aprì la bottiglia di succo di frutta e se lo scolò tutto d'un fiato. Sembrava come cercare di scacciare via qualcosa e allo stesso tempo pensare a una soluzione all'enigma.

Posò la bottiglia vuota sul piano in marmo - Perché cercare delle prove se possiamo coglierla sul fatto? Basta aspettare la festa scolastica di halloween, seguire i nostri obbiettivi e infine sapremo la verità. - propose.

- Perché halloween? - chiesi perplesso.

Per Francis e Jolene sembrava una cosa ovvia, poi Jolene cominciò a spiegare - Dopo aver letto tutti quei grimori ancora non lo sai? Queste sono le basi mamma. Halloween è la notte in cui il Velo tra i mondi è più sottile. È la notte perfetta per un rito complicato. -

- Sì, lo sapevo. Ma quello che non capisco è perché queste circostanze sono così favorevoli? - riformulai la domanda.

Jolene sbuffò spazientita mentre Francis prese un'altra mela e una banana e le posò sul pianale l'una accanto all'altra - Questa mela è il mondo materiale e questa banana è il mondo eterico o della magia o anche degli Dei, ognuno lo chiama come vuole. - poi prese lo zaino, lo aprì e tirò fuori un quaderno degli appunti, strappò alcuni fogli e li mise in verticale tra i due frutti - E questo è il confine che li divide che viene chiamato Velo. - spiegò.

Osservai tutto molto attentamente - Okay, è come il confine tra mondi paralleli, uniti ma separati allo stesso tempo. Fin qui tutto semplice. - commentai.

Francis sorrise compiaciuto, avevo colto bene il concetto - Perfetto. In ogni rito serve l'energia di questo mondo per eseguirlo, ma per farlo bisogna strappare il Velo e creare una fessura temporanea. È per questo che serve l'energia di più streghe, ed è anche per questo che esistono le congreghe. - prese una graffetta dallo stesso quaderno e la aprì fino a farla diventare un lungo filo di metallo, alla fine con un gesto netto e preciso bucò i fogli da parte a parte.

- In alternativa alla congrega servono molti sacrifici e raccogliere l'energia dalle anime, come in questo caso. - specificò Jolene.

- Esatto. Ma durante Samhain, o halloween, il Velo è più sottile. Di conseguenza con una grande quantità di energia e quindi di anime si può creare un varco più grande rispetto alle altre notti. - Francis tolse tutti i fogli tranne uno e con il dito fece un altro movimento secco e preciso creando un foro più ampio rispetto al precedente.

Osservai i due fori e provai a ragionare - Quindi... qualunque cosa il nostro assassino stia facendo, deve essere qualcosa di complicato o molto grosso. -

- Già! - rispose Francis poi guardò Jolene - Solo che non siamo d'accordo sul chi voglia farlo. - gli sorrise beffardo.

Rimasi senza parole, non riuscivo ancora a credere a certe spiegazioni, mondi paralleli, energie ignote, anime sacrificate. Ma se era solo lontanamente ciò che mi avevano spiegato Francis e Jolene allora bisognava fermare questo assassino. Qualunque cosa volesse fare questo individuo non era certamente nulla di buono e mancavano solo tre giorni alla festa di halloween.

Avevamo un piano ben preciso e due obiettivi primari Amber e Monique. Francis e Jolene avrebbero seguito Monique mentre io e Tiffany ci saremmo occupate di Amber per tutta la festa, almeno fino allo zenit della luna verso le due del mattino.

Passammo i tre giorni a seguire cercando di trovare ulteriori informazioni ed eventualmente modificare il piano d'azione, ma non trovammo altri elementi rilevanti, tutto sembrava scorrere nella più completa normalità.

Per quanto riguardava noi, Francis si sottopose ad un allenamento intensivo sul seguire le tracce con il mio aiuto. Inutile dire che in poco tempo era diventato davvero abile a seguirmi nonostante il mio teletrasporto. Jolene invece rimase per quasi tutto il tempo in camera sua. Non sapevo cosa stesse facendo ma sapevo che la sua forza vitale saliva lievemente di giorno in giorno. Tiffany si allenava come non aveva fatto prima. I suoi progressi non potevano nemmeno essere paragonati ai miei o a quelli di Jolene o Francis, era semplicemente straordinario il suo livello di miglioramento. Nonostante questo continuava a non rivolgere uno sguardo a Emris che ricambiava il sentimento di astio. Thessa invece era costantemente incollata a Tiffany durante i suoi allenamenti. Durante il pranzo o la cena aveva cominciato a sorriderle e a parlarle. Per me era una gioia sentire la sua vocina fare da sottofondo durante i pasti. Emris invece era più fuori casa che con Thessa. Comportamento assai strano, soprattutto perché sembrava tenere alla sicurezza della bambina.

La sera del trentuno ottobre arrivò più i fretta di quanto mi aspettassi. La festa era in maschera e ci servivano dei costumi. Fortunatamente durante il poco tempo libero che ho avuto dei tre giorni precedenti trovai un costume adatto. Andai in bagno, mi lavai e indossai i vestiti che avevo comprato: un bustino a bracia scoperte con maniche in seta leggera viola, un paio di pantaloni in similpelle viola e una cintura nera. La spada legata al mio fianco.

Uscii dal bagno e subito mi ritrovai davanti agli occhi un arciere con il cappuccio verde con arco e faretra piena, Jolene, un assassino medioevale mediorientale con due kilij ai fianchi, Francis, e una ragazza asiatica vestita con un vestito lungo fino alle ginocchia e nero che le dava un aspetto di femme fatale, Tiffany.

Francis mi guardò perplesso - Cosa dovrebbe essere quello? -

Mi guardai più attentamente perplesso - È un costume da negromante, non si capisce? -

- Okay, se lo dici tu! - rispose lui poco convinto, poi lui e Jolene si avviarono verso l'uscita.

Guardai Tiffany con le braccia aperte - Ma che...? -

Lei mi sorrise - Un lato positivo c'è, quel bustino ti fa le tette grosse. - si morse il labbro e usci di casa.

Mi girai verso Emris - Tu starai con Thessa finché non torniamo, vero? - sorrisi sarcastico.

Emris si avvicinò - Ehi, io ho delle cose da fare, non posso rimanere a casa! -

- Mi dispiace, siamo a corto di personale come vedi. Per stasera dovrai fare il babysitter - gli sorrisi.

Lui mi guardò contrariato - Non esiste! E poi avete deciso senza consultarmi. -

Sospirai - È vero. Ma se tu fossi rimasto a casa più tempo ne avremo parlato meglio del piano. - gli diedi una pacca sulla spalla - Bene, ci vediamo dopo! - finii e me ne andai prima che potesse replicare ancora.

Scesi in garage e notai subito lo splendore della vernice nera dell'auto di Tiffany, doveva aver fatto le pulizie da cima a fondo, le piacevano molto le auto soprattutto quelle di lusso e potenti. Tiffany era ancora in piedi accanto all'auto, mi sorrise e con un gesto di galanteria mi aprì la porta. Le sorrisi imbarazzato ed entrai in auto, quello era un gesto che non mi sarei mai aspettato da lei.

Ci mettemmo mezz'ora ad arrivare, la gente per strada era poca nonostante fosse una delle serate che tutti aspettavano, gente che comunque ci fece rallentare molte volte. Il viaggio era stato piacevole e silenzioso, più di una volta Tiffany mi lanciò uno sguardo malizioso, in sottofondo la radio dava musica house che faceva diventare l'atmosfera leggermente eccitante, almeno per me.

Il fatto che non ci fossero persone in giro era per le ripercussioni e degli scontri, per non parlare della conta dei morti che ammontava a centocinquanta e dei feriti a più di duemila, era normale che la gente avesse paura di uscisse di casa.

Una volta arrivati Tiffany parcheggiò poco distante dall'entrata dell'edificio per una rapida fuga in caso di necessità, spense l'auto, scese e si affrettò ad aprirmi la portiera. Rimasi di nuovo stupito e la fissai per qualche istante.

Lei arrossì - Che c'è, non posso essere galante con la donna che amo? - abbassò lo sguardo.

- No... no affatto, anzi mi fa molto piacere. È che non ci sono molto abituata. - arrossii portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Lei sorrise imbarazzata, mi prese la mano e mi fece scendere dal veicolo - Andiamo, c'è una festa che ci attende! -

Durante il breve tragitto per arrivare all'entrata della palestra non lasciai mai andare la sua mano, da una parte era romantico stare mano nella mano ma dall'altra avevo una brutta sensazione.

La palestra era allestita con una rappresentazione di un vecchio cimitero, le lapidi erano gli schienali delle sedie e i tavoli a forma di sarcofaghi in finto marmo. Le luci erano cupe e davano alla finta nebbia del pavimento un tocco più tetro. La stazione del dj era un finto tumulo funerario sopraelevato in fondo alla palestra. Sulle pareti c'era una carta da parati con disegnato uno sfondo di un bosco lugubre illuminato dalla grande luna piena posizionata dietro alla stazione del dj che mixava musica commerciale per i molti ragazzi mascherati che stavano ballando in pista.

- Perfetto. Ora come facciamo a trovare quelle due? - mi chiese Jolene.

- Seguiamo i cadaveri. - sbottò Francis, noi lo guardammo male - I morti viventi. Gli zombie. - indicò con gli occhi un gruppo di ragazzi vestiti da morti viventi.

Facemmo sì con la testa poi osservai attentamente ricordando la foto di Amber su facebook che mi aveva fatto vedere Jolene - Noi invece teniamo d'occhio Harley Queen laggiù! - feci notare a Tiffany.

Ci separammo e accompagnai Tiffany al buffet a prendere qualcosa da bere mentre tenevamo d'occhio Amber e i suoi amici licantropi. Dopo alcuni minuti i tre ragazzi vennero da noi, avevano gli artigli alle unghie e le lenti a contatto, uno con le lenti rosse, un altro con le lenti blu, e l'ultimo con le lenti gialle.

Oh no, ci mancavano i fan di Teen Wolf!” sbottai tra me e me.

Il ragazzo con gli occhi rossi si fece avanti sfregandosi le mani - Ehi, ciao. Da quello che vedo siete da sole. Volete un po' di compagnia maschile? -

Guardai Tiffany, aveva una faccia contrariata - No, grazie. Abbiamo già la nostra compagnia. - gli risposi.

- Ah sì, e dove sono i vostri accompagnatori? - si girò verso i suoi amici che si misero a ridere.

Presi per mano Tiffany e alzai il braccio - Proprio qui. - sorrisi.

I sorrisi dei ragazzi lentamente sparirono - Siete lesbiche. - disse il ragazzo dalle lenti rosse poi si avvicino a me e mi accarezzò il mento con un dito - Che spreco... ma state attente, potreste pentirvene prima che questa festa finisca. - sogghignò alla fine.

Scostai la testa, non mi piaceva lo sguardo che aveva “Imbecille!” pensai.

- Amore, ti va di ballare? - mi propose Tiffany, però senza sentire risposta mi trascinò in pista. Mi strinse forte in vita e cominciammo a danzare abbracciate l'una all'altra.

Danzammo per un bel po' di tempo, mi appoggiai alla sua spalla e lasciai affondare il mio viso tra i suoi capelli, quel gesto mi calmò molto. Lei tolse una mano dai miei fianchi e la appoggiò delicatamente sulla mia nuca.

- Che cosa ti è preso, perché sei così strana stasera? - le chiesi anche se non volevo più staccarmi da lei.

Lei rimase in silenzio per qualche istante prima di rispondere - Prima del tuo incidente so che per colpa della mia stupidità e delle mie angherie non sei mai riuscita a partecipare a queste feste durante il liceo. Ho pensato che se fossi riuscita a regalarti almeno una di queste serate, forse in qualche modo sarei riuscita a farmi perdonare. - mi strinse più forte senza farmi male - Ma quei tre hanno rovinato tutto... -

Tiffany...” commentò Evaline nella mia testa, era commossa.

Mi tirai su e la guardai negli occhi, stava per piangere per il nervoso - Non importa. Tu sei qui con me adesso e questo mi rende felice. Non potrei desiderare di meglio. - la baciai sulla bocca per farla rilassare - E poi quelli erano solo dei stupidi ragazzini. - le sorrisi.

Lei ricambiò il mio sorriso e mi accarezzò i capelli - Evaline Deraneau, ti amo da morire. -

In quel momento le luci si spensero e e il mixer smise di suonare. Un flash seguito da un botto assordante illuminò per un istante l'intera sala, poi di nuovo il silenzio assoluto. Come era sparita la luce tornò, per qualche istante i partecipanti alla festa si guardarono attorno. Un urlo agghiacciante sovrastò il brusio che si era creato.

Da sopra il palco Amber prese il microfono del dj morto - Nessuno si muova o faccio fuori qualcun altro a caso! - fece con un tono svogliato.

Nessuno si mosse. Amber alzò gli occhi al cielo e puntò la pistola ancora fumante verso la folla e premette il grilletto. Il boato fu assordante, istintivamente guardai Tiffany, dal suo sguardo intuii che stava bene, poi passai a Francis e Jolene, anche loro stavano bene. Subito dopo il corpo di una ragazza bionda cadde a terra, in fronte aveva il buco che il proiettile le aveva fatto. Dopo qualche istante di titubanza i ragazzi cominciarono a urlare in preda al panico e a correre verso l'uscita. Per tutto il tempo Amber non aveva esploso nessun altro colpo.

Alla fine restammo in palestra solo io, Tiffany, Jolene, Francis, i tre lupi mannari e Amber che sorrideva compiaciuta con la pistola in mano.

- Che idioti codardi. - sbottò Amber poi batté le mani - Bene, ora veniamo a noi. La vera festa sta per cominciare. Ragazzi sapete cosa fare, muovetevi. - ordinò infine ai tre mannari.

Senza esitare i tre ragazzi cominciarono col togliere il cadavere della ragazza morta gettandola in malo modo e finire il lavoro rovesciando tavoli e sedie per fare più spazio possibile in mezzo alla sala.

Feci segno agli altri di non intervenire, contro una pistola si poteva fare ben poco anche per delle streghe.

- Bel lavoro. Adesso prendete le loro armi, non voglio interruzioni. È una serata importante questa. - continuò a ordinare la ragazza agitando la pistola con disinvoltura.

I tre ragazzi le fecero un breve inchino e si voltarono verso di noi, ormai era chiaro dalle loro espressioni rilassate che lavorassero volontariamente per Amber.

Quello con le lenti a contatto rosse avvicinò a me e Tiffany e mi porse la mano - Dammi la spada. So che è vera quindi non fare scherzi. - mi sorrise.

Strinsi il fodero della Masamune - E se mi rifiutassi? -

Lui alzò le spalle - La nostra Amber ti ucciderà senza esitare. - rispose senza alcun rimorso.

Rimasi immobile per qualche secondo, se avessi consegnato la katana sarei stato come durante il massacro del Gran Circolo, indifeso. D'altra parte se non lo avessi fatto uno di noi, o tutti, si sarebbe preso una pallottola in testa e questo mi terrorizzava ancora di più.

Cominciai a tremare perché non vedevo vie d'uscite senza una vittima.

Tiffany si mise davanti a me - Non era una domanda. Era un modo educato di mandarti a fare in culo, sbarbatello. -

Per un istante il ragazzo rimase immobile poi lentamente un ghigno malvagio si disegnò sul suo volto - Prima vi ho detto che con il vostro atteggiamento ve ne sareste pentite. Ora invece mi costringete a menare le mani. - e sferrò un gancio in faccia a Tiffany che le fece girare di lato la testa. Il ragazzo aveva la faccia soddisfatta.

Lei tornò lentamente a guardarlo - Sei uno che picchia le donne? Bravo. Ma adesso è il mio turno. - lui contrariato menò con un altro pugno ma Tiffany lo bloccò con la mano senza neanche muoversi di un passo.

Tiffany strinse leggermente il pugno del ragazzo che dal dolore dovette mettersi in ginocchio. Con uno scatto il ragazzo riuscì a liberarsi dalla presa di Tiffany e si allontanò di qualche passo, l'espressione che aveva in volto era confusa mentre scrollava la mano nel tentativo di far passare il dolore.

- Levati di mezzo, le sparo così la finamo! - gli ordinò Amber.

- No! Una femmina non mi deve mancare di rispetto in questo modo. Ci penso io! - sbraitò il ragazzo poi in preda alla rabbia caricò di nuovo Tiffany.

Lei, appena prima di venire colpita, diede due schiaffi contemporaneamente all'altezza delle orecchie del ragazzo che rimase intontito per qualche secondo. Infine gli sferrò un pugno dall'alto sulla testa abbastanza forte per farlo crollare a terra senza creargli troppi danni fisici. La velocità di Tiffany nel sferrare colpi era migliorata tantissimo nella settimana precedente come anche nel controllo della sua forza vitale.

Guardai verso Jolene, Francis e i due ragazzi che erano rimasti sbigottiti, Jolene e Francis avevano ancora le loro armi.

Dopo un attimo di smarrimento i due ragazzi accorsero in soccorso del loro compagno, poi si girarono verso Tiffany e cercarono di colpirla. Lei con facilità parò entrambi i colpi e mise al tappeto i due con uno schiaffo in volto a testa.

Aspettai qualche istante perché la situazione si calmasse, poi mi avvicinai ai tre sconfitti - Avete capito adesso con chi avete a che fare? -

Loro si guardarono l'un l'altro ancora storditi e fecero si con la testa, poi con fatica si allontanarono da noi verso Amber che sembrava schifata da ciò che aveva visto.

Jolene prese l'arco in mano, sfilò dalla faretra una freccia, la incoccò e tirò indietro la corda - Cos'è tutto questo teatrino? Cosa speri di ottenere? -

Amber puntò la pistola contro Jolene - Il volere del mio Maestro, ovviamente! -

- Il tuo Maestro? Ma ti sei bevuta il cervello? - sbottò Jolene confusa.

Amber fece una risata isterica - Forse! Ma, vedi, io avrò il potere di una vera strega mentre tu, il tuo ragazzo e le tue amiche lesbiche non potrete fare niente a riguardo. -

Jolene tese ancora di più la corda dell'arco - Non osare insultare la mia famiglia! -

- Aspetta Jolene. - lei mi guadò male ma feci finta di nulla - Perché vuoi diventare una vera strega? Sai cosa significa essere una strega? - chiesi ad Amber.

Amber mi guardò stranita - Perché mi chiedi? Hai visto cos'ha fatto la tua ragazza a questi tre sfigati? Essere una strega significa avere il potere di sottomettere le persone normali. È come essere me adesso con in mano una pistola carica. Posso fare quello che voglio e nessuno può opporsi. - spiegò.

Misi le mani avanti sperando di calmarla - Senti, essere una strega non è la soluzione a tutti i problemi, anzi. Nel mondo delle streghe si segue una sola regola: uccidi o vieni ucciso. Poi ti servirà una congrega e la conoscenza che non viene così dal nulla. Capisci? -

Lei scrollò la testa - Ma io non voglio altre streghe che mi mettano i bastoni fra le ruote. Farò tutto da sola. - si mise a ridere.

- Allora morirai nel giro di un mese, sempre se sei fortunata! Hai già cinque morti sulla coscienza tra i quali i tuoi amici, quante vite vuoi ancora sulla coscienza? - commentai.

Amber mi guardò e con un ghigno malvagio - Cinque? No, no, non cinque. Diciassette! - rispose.

Per un istante non capii, poi il numero diciassette fu più chiaro nella mia testa. Rimasi a bocca aperta senza riuscire a replicare. Una ragazzina normale di sedici anni era stata indotta da qualcuno a uccidere diciassette persone. Questo andava oltre il sadismo di del mondo delle streghe, questa era vera e propria pazzia.

Amber torno con lo sguardo verso Jolene - Ora che abbiamo chiarito i punti fondamentali, Jolene abbassa l'arco o ficco una pallottola in fronte al tuo sexy fidanzato. - e spostò la pistola nella direzione di Francis.

- Non esiste! - sussurrò Jolene.

Amber mise il dito sul grilletto - Non sto scherzando, Jolene! Ho ricevuto l'ordine dal mio Maestro di non farvi del male, ma se m costringi... -

Fissai entrambe e capii subito dalla loro espressione che nessuno delle due avrebbe ceduto. Francis prese l'iniziativa e mise una mano su quella di Jolene, la stessa che reggeva l'arco, e la visso negli occhi. Dopo alcuni secondi lentamente Jolene allentò la corda e abbassò l'arco. Fortunatamente anche Amber aveva abbassato leggermente l'arma, l'atmosfera però era rimasta tesa.

C'era un'altra cosa che mi aveva turbato in quel momento “Amber ha detto che gli ordini erano di non farci del male, di conseguenza il suo Maestro deve essere qualcuno che ci conosce!” ragionai.

Amber mise la pistola dietro la schiena - Ottima decisione! - commento, poi andò verso la porta e si affacciò verso il corridoio - Maestro è tutto pronto, può entrare! - urlò e tornò sul palco.

Aspettammo per qualche secondo, provai a percepire la forza vitale della strega in questione ma con mio stupore ne percepii due. Una figura incappucciata entrò in palestra, era lo stesso tipo di mantello che usavano quelli del Gran Circolo. Avevo una brutta sensazione che si concretizzò quando una bambina dai capelli rossi di dieci anni fu trascinata a forza dall'uomo incappucciato.

- Thessa! - urlai.

Lei si girò verso di me, aveva gli occhi arrossati dalle lacrime, le guance umide e uno sguardo di supplica. Quella scena mi fece ribollire il sangue, avevo già capito chi c'era sotto il cappuccio.

L'uomo portò Thessa davanti alla console del deejay e la mise davanti a se tenendola per le spalle in modo che non scappasse.

- Ottimo lavoro Amber. - la elogiò lui, la sua voce era distorta dalla maschera nera che aveva davanti al volto.

Lei gli fece un inchino - Grazie Maestro! -

- Ora sai cosa devi fare. Ammazzali. - le ordinò.

Avanzai di un passo - Prima ordini alla tua amichetta di non farci del male e poi ci vuoi morti? Sei più matto di quello che pensavo. - lo rimproverai. Volevo teletrasportarmi a portata di attacco e finirla subito con quella storia ma il fatto che ci fosse anche Thessa mi bloccava, se avessi fatto un passo falso per la ragazzina sarebbe finita male.

L'uomo mi ignorò e con un gesto della testa diede in segnale a Amber di iniziare. Lei si girò verso di noi, riuscivo a sentire il suo istinto omicida anche a diversi metri di distanza, i suoi occhi e il suo viso bramavano solo uccidere. A metà strada alzò la pistola verso me e Tiffany e premette il grilletto. Il lampo e il rumore mi fecero trasalire tanto da farmi tremare.

Pochi istanti dopo un corpo davanti a me cadde a terra, il foro del proiettile sul petto stava sanguinando. Gli altri due terrorizzati si allontanarono dal loro amico.

Amber si avvicinò al ragazzo e gli diede un calcio per controllare se fosse ancora vivo. Lui urlò dal dolore ma lei con assoluta freddezza gli sparò altre due volte, il sangue schizzò in alto per poi ricadere sulla vittima della ragazza e sul pavimento. Spostò l'attenzione verso gli altri due ragazzi.

Ringraziai per non aver visto nessuno di noi colpito “A quanto pare quei tre idioti non servono più allo scopo!” mi dissi cercando di contenere la rabbia. Erano idioti ma anche dei ragazzi che non sapevano che stavano facendo.

Il ragazzo con gli occhi azzurri mise le mani avanti - Ti prego, Amber! Abbiamo fatto tutto quello che volevi. Ti supplico non uccidermi! - stava per mettersi a piangere.

Lei sorrise e premette di nuovo il grilletto. Un altro boato e un altro lampo di luce. Fu un centro perfetto in mezzo agli occhi. Il corpo esanime cadde a terra con un tonfo, lo spostamento d'aria creo un piccolo spiraglio attraverso la nebbia del pavimento rivelando alcuni segni e simboli di colore rosso.

L'ultimo, quello con gli occhi rossi, provò a strisciare verso l'uscita sperando di non essere notato ma Amber lo vide e partì all'inseguimento.

Con uno scatto in avanti raggiunsi Amber e le puntai la lama alla gola - Lascialo stare! - intimai.

Lei mi puntò la canna della pistola alla pancia - Chi sarà più veloce? Tu con il tuo polso o io con il mio dito? - sembrava sicura di se.

L'osservai più attentamente. Mi sbagliavo, nei suoi occhi non c'era nessuna esitazione - Proviamo e lo sapremo! -

- Adesso basta! - urlò l'uomo mascherato. Guardai lentamente in quella direzione con la coda dell'occhio, l'uomo aveva tirato fuori un pugnale e lo aveva portato alla gola di Thessa - Fatti da parte Evaline o le taglio la gola! -

Passai varie volte lo sguardo da Amber a l'uomo per cercare una soluzione che non finisse con la morte di qualcuno a me caro, ma non c'era. Anche se quell'uomo era “lui” non potevo sapere se faceva sul serio o no. Mi sforzai ma non trovai scappatoie. Con una fatica immane presi la mia decisione, abbassai la spada e lasciai passare la ragazza che sorrise beffarda.

Il ragazzo con gli occhi rossi aveva continuato imperterrito a strisciare verso la salvezza ma Amber lo raggiunse in un attimo.

Lui si voltò verso la ragazza che aveva la pistola in mano - Ti...ti prego Amber, non farlo! -

Lei non lo ascoltò, rimase soltanto in silenzio.

Lui cominciò ad ansimare e sudare - Avanti, sai cosa provo per te, cosa farei per te... io ti amo! - dal mio punto di vista non era per niente convincente.

Amber lo guardò poi sbuffò sarcastica - Amarmi. Amarmi? Tu dici di amarmi? Non sono come... aspetta, come mi hai definita con i tuoi amici? Ah si, una troietta svitata da una scopata e via. È ironico che ora sia tu la mia troietta, no? - e gli puntò la pistola al viso.

Lui tremante cercò di dire qualcosa ma Amber premette il grilletto per l'ennesima volta. Niente sparo. Mi sentii in colpa sapendo che avrei posto fine a tutto se solo avessi immaginato che la pistola si fosse inceppata.

Amber guardò la pistola, provò a tirare indietro il percussore e riprovò a premere il grilletto ma nulla. Rassegnata sospirò, girò l'arma in modo che si potesse usare il calcio come una clava e colpì il ragazzo al viso. Lui sbatté la testa sul legno del pavimento gemendo di dolore. Lei si mise a cavalcioni su di lui e continuò a colpirlo al volto. Una, due, tre volte. Lui urlò per il dolore straziante. Quattro, cinque, sei volte. Il ragazzo non emise più nessun urlo. Sette, otto, nove, dieci volte. Schizzi di sangue si sparsero tutto intorno e in faccia ad Amber.

Voltai lo sguardo, mi sentivo in colpa per lui, non riuscivo a guardare. Una rabbia bestiale mi pervase ma cercai stare calmo anche se era più difficile del solito. Quei tre ragazzi erano degli idioti ma non meritavano una fine del genere.

Tornai a guardare la scena. Amber era rimasta sopra la sua vittima ansimante con la testa rivolta verso l'alto, era come se si fosse levata un peso dalle spalle. Quando finalmente si rialzò e si girò capii che per il ragazzo non c'era più nulla da fare, Amber era coperta dalla testa ai piedi da sangue e da pezzi di materia cerebrale.

L'uomo mascherato applaudì - Ottimo lavoro Amber! -

- Ti ringrazio maestro! - rispose lei levandosi il sangue dagli occhi.

Feci un passo in avanti, ero stanco di giocare - Quindi che hai intenzione di fare, Emris? -

L'uomo sussultò e rimase immobile. Amber aveva uno sguardo interrogatorio, forse non sapeva nemmeno lei il nome del suo maestro.

Dopo alcuni secondi l'uomo si levò la maschera - Hai scoperto la mia vera identità, sono stupito. -

- Non è stato difficile. Il tuo comportamento, il tuo continuo andare e venire, gli omicidi aumentati nella nostra zona di recente, ed infine non hai mai usato il tuo potere di strega in nostra presenza. La conferma di tutti i miei sospetti li ho avuti quando sei entrato da quella porta trascinando Thessa con la forza. - gli spiegai.

Lui sorrise - Analisi degna di una matriarca quale sei. -

- Fottiti. Adesso rispondi alla mia cazzo di domanda. - gli intimai furente.

Lui mi ignorò e fece un segno ad Amber che con piacere cominciò a pronunciare frasi in una lingua antica ormai morta da decine di millenni. Solitamente i riti venivano formulati con questa lingua morta per massimizzarne gli effetti.

Poi Emris tornò su di me - Il Gran Circolo è stato letteralmente smembrato, le congreghe si scontrano apertamente tra loro e contro i Crociati e i colpevoli di questo conflitto hanno capacità superiori a tutte le streghe di New Orleans. In pratica la fuori c'è la guerra. Io e Thessa non possiamo scappare e non possiamo restare. Che cosa dovremo fare secondo te? - mi urlò, la sua faccia era rossa dalla rabbia.

- Combattere! - rispose Francis risoluto.

Emris rise beffardo - Combattere? E con chi, un branco di ragazzini del liceo e una matriarca che non sa nemmeno battersi? No, grazie. Preferisco rischiare a modo mio. -

Provai a replicare ma dei segni rossi baluginarono da sotto la nebbia, sembrava un sigillo ma aveva simboli diversi

Emris sorrise e si mosse per raggiungere Amber trascinando a forza Thessa che si dimenava e urlava per liberarsi.

Amber invece aveva lo sguardo confuso - Perché non funziona, Maestro? -

Emris si portò dietro di lei - Perché serve il sacrificio di un'omicida spietato! -

Il viso di Amber cambiò in uno sguardo stupito verso il suo maestro. Fece un sussulto, subito dopo un rivolo di sangue fuoriuscì dalla sua bocca e infine cadde a terra morta. Il pugnale insanguinato nella mano dell'uomo.

Emris alzò la lama al cielo e pronunciò altre parole della stessa lingua che usò Amber. I segni sul pavimento si unirono in un'unica luce rossa, la nebbia finta veniva letteralmente risucchiata al suo interno.

- Che cazzo...? - sbottai incredulo, quando Francis mi disse che si poteva fare tutto non avevo immaginato si potesse fare anche quel tipo di cose.

Jolene e Francis si avvicinarono a me e a Tiffany - Che cosa sta facendo? - chiese Jolene.

- Sembra un portale o una cosa del genere... non lo so. - un fulmine verde fuoriuscì dal cerchio luminoso e colpì una delle luci sul soffitto creando scintille incandescenti - So solo che dobbiamo fermarlo! -

Emris trascinò Thessa al bordo del cerchio - Voi deboli ragazzini non potete capire, Thessa è troppo importante. E io non ho altra scelta! - alzò il pugnale e pronunciò altre parole nella lingua antica. Alcune luci bianche apparvero dal portale e volarono verso i corpi dei ragazzi morti, una volta raggiunti entrarono attraverso la bocca dei cadaveri.

Un'istante dopo i corpi si alzarono di scatto e rimasero seduti a fissarci. La scena era così inquietante da farmi venire i brividi lungo la schiena. Tutti noi restammo in guardia aspettando un attacco di massa ma non successe nulla.

- Anche gli zombie veri adesso... - strillò Jolene. Francis la guardò male.

- Ma perché non ci attaccano? - chiese Tiffany

Guardai i corpi animati immobili a fissarci e Emris intento a finire il rito - Credo, perché è lui che li comanda! - risposi indicando l'uomo.

Tiffany sbuffò - Quindi per liberarci di loro basta mettere k.o. lui! -

- Si beh, più semplice da dire che da fa... - ma non mi lasciò finire che lei scattò in avanti e fece un salto abbastanza lungo da arrivare dall'altra parte del cerchio dietro a Emris e Thessa.

Merda!” imprecai tra me e me.

Sai che lo sta facendo sopo per provare qualcosa a se stessa? Quello è un gioco pericoloso Erik, non possiamo lasciarla sola.” mi fece Evaline nella mia testa, dal tono che aveva capii che era molto preoccupata.

Sì, lo so!” le risposi con altrettanta preoccupazione.

Mi concentrai per raggiungerla ma dal nulla uno degli zombie mi afferrò e mi spinse con forza a terra, non mi ero accorto della sua presenza cogliendomi di sorpresa.

Rotolai a terra e mi rialzai sfruttando la forza cinetica della caduta stessa. Saltellai un paio di volte per alleviare la tensione dalle gambe e tornai in posizione di guardia. Osservai Francis che cercava invano di uccidere il suo avversario colpendolo in punti vitali. Jolene invece stava usando l'arco come un bastone da combattimento ma nonostante i colpi l'avversario non cadeva.

Lo zombie davanti a me, che riconobbi dal cranio quasi del tutto frantumato sulla zona della fronte, scattò per afferrarmi di nuovo ma io con una stoccata veloce e decisa lo trafissi all'addome. Subito dopo la luce bianca uscì dal corpo e tornò nel portale e il corpo ricadde a terra come un sacco di patate.

Ho capito, è morto grazie all'abilità della Strega Legionaria!” ragionai vedendo il corpo di nuovo immobile.

Guardai verso Tiffany, era accerchiata da tre creature rianimate che non le davano tregua. Emris era girato di spalle a guardare il combattimento di Tiffany, il suo comportamento sembrava quello di una persona agitata. Thessa intanto era stretta nella morsa dell'uomo che la teneva per un polso, lei continuava a dimenarsi e a tirargli calci.

Mi concentrai di nuovo e mi teletrasportai accanto a Tiffany che nel frattempo stava tirando un calcio a quella che prima era Amber.

Appena mi vide con la coda dell'occhio sorrise - Sei in ritardo! - mi rimproverò.

- Scusa, avevo da fare! - le risposi e menai un fendente che decapitò Amber e quello che pochi minuti prima era il DJ. Due luci bianche uscirono dalle bocche delle due teste e tornarono all'interno del cerchio.

Tiffany diede un calcio rovesciato alla ragazza che Amber aveva ucciso dopo il DJ per allontanarla, io scattai in avanti e la trafissi al petto. Un'altra luce uscì dalla bocca della ragazza.

Estraendo la spada dal corpo mi girai di centoottanta gradi e vidi Emris in procinto di gettarsi nel portale assieme a Thessa. Tiffany era accorsa subito per raggiungere entrambi e fermare l'uomo che era ormai inclinato sopra il cerchio luminoso. All'ultimo istante lei riuscì ad afferrare Thessa e a scaraventarla indietro ma Emris agguantò Tiffany per il braccio facendole perdere l'equilibrio trascinandola con lui. Per un istante interminabile vidi lo sguardo terrorizzato di Tiffany mentre spariva all'interno della voragine assieme a Emris.

- Tiffany! - urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.

Corsi immediatamente nella direzione del portale, ma si chiudeva troppo in fretta. Non arrivai in tempo si era chiuso lasciando solo dei segni rossi sul pavimento.

Mi inginocchiai a terra e cominciai a menare fendenti al pavimento - Tiffany! Tiffany! Tiffany! Tiffany! Tiffany! - sbraitai. Ma non successe nulla. Urlai più forte che potevo, ero furioso, una furia incontenibile che non credevo di possedere. Non riuscivo a pensare a nulla, in un attimo la donna che amavo era sparita sotto ai miei occhi e non ero riuscito a fare niente. Le mie guance si bagnarono, erano lacrime di pura rabbia.

Urlai ancora ricominciando a colpire il pavimento ancora più forte di prima, travi e schegge di parquet mi volarono intorno. Ero disperato, il cuore mi faceva male.

In lontananza sentii una voce femminile, istintivamente mi girai sperando fosse la mia Tiffany ma mi sbagliai. Era solo Jolene che mi urlava di stare attento agli zombie dei due ragazzi uccisi da Amber che stavano correndo nella mia direzione.

La rabbia era incontenibile. Non dissi nulla, urlai solamente e con due fendenti decapitai entrambi. Quell'atto mi sembrò così semplice da stupirmi.

La testa cominciò a girarmi, mi accasciai a terra e persi i sensi. L'ultima cosa che ricordo erano le facce di Francis, Jolene e Thessa che mi guardavano sbigottite.

  
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