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Autore: Jade Daemon    14/08/2016    1 recensioni
Tratto dal testo:
Le sue mani continuavano a stringere con forza i suoi capelli, mentre i suoi denti erano così stretti da poter quasi scricchiolare.
Le lacrime scorrevano copiose su quel viso delicato, dalla pelle chiara e priva di qualunque imperfezione, ma non gli importava.
Voleva solo sfogare il suo dolore, liberare una minima parte dell’atroce morsa che gli stava attanagliando il cuore da quasi mezz’ora.
Sapeva di essere solo e sapeva che nessuno lo avrebbe mai trovato, eppure, se qualcuno lo avesse scoperto, se qualcuno lo avesse visto lì, con le spalle al muro, i pugni così stretti da riuscire ad incidere la propria carne con le unghie e gli occhi gonfi dal pianto, non gli sarebbe importato.
A meno che non fosse stato lui.
Lui, che era sempre stato la causa dei suoi sorrisi.
Lui, che adesso era la cagione di ogni sua lacrima.
Lui, che aveva sempre amato.
Lui, che, a quanto pare, mai lo aveva ricambiato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Matsuoka, Shigino Kisumi, Sosuke Yamazaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le sue mani continuavano a stringere con forza i suoi capelli, mentre i suoi denti erano così stretti da poter quasi scricchiolare.
Le lacrime scorrevano copiose su quel viso delicato, dalla pelle chiara e priva di qualunque imperfezione, ma non gli importava.
Voleva solo sfogare il suo dolore, liberare una minima parte dell’atroce morsa che gli stava attanagliando il cuore da quasi mezz’ora.
Sapeva di essere solo e sapeva che nessuno lo avrebbe mai trovato, eppure, se qualcuno lo avesse scoperto, se qualcuno lo avesse visto lì, con le spalle al muro, i pugni così stretti da riuscire ad incidere la propria carne con le unghie e gli occhi gonfi dal pianto, non gli sarebbe importato.
A meno che non fosse stato lui.
Lui, che era sempre stato la causa dei suoi sorrisi.
Lui, che adesso era la cagione di ogni sua lacrima.
Lui, che aveva sempre amato.
Lui, che, a quanto pare, mai lo aveva ricambiato.
Tirò su la testa e fece dei profondi respiri, come se fosse sufficiente altra aria a far svanire quel senso di oppressione che da tanto, troppo tempo, lo stava sopprimendo.
Per un attimo, un solo e singolo istante di quei maledetti trenta minuti, aveva ripreso la lucidità che pareva averlo abbandonato.
Peccato che ciò lo portò a pensare, riflettere, ricordare.
Cosa sarebbe accaduto se non avesse aspettato tanto?
Le cose sarebbero cambiate se avesse compiuto quel passo che aveva sempre reputato come un lancio nel vuoto?
Forse sì, forse no, non l’avrebbe mai saputo.
Nella sua mente andò a focalizzarsi ogni singolo istante in cui aveva fantasticato sul come potersi dichiarare, senza riuscire mai a trovare il coraggio e la tenacia necessari per farlo.
Molte volte si era chiesto se la sua attesa fosse dovuta alla paura di essere respinto oppure al fatto che non avesse trovato il modo migliore per farlo.
D’altronde, quel ragazzo era il suo primo amore, e lo era anche da troppo tempo.
Voleva che fosse il suo primo bacio, la sua prima volta, la sua eterna storia, il suo eterno amore.
Un singhiozzo sfuggì al suo controllo quando ripensò al suo vero primo passo, un primo passo che però aveva compiuto da una distanza immensa.
 
Rientrò nella sua nuova casa correndo, senza salutare quella che era divenuta la sua seconda famiglia e dirigendosi spedito verso la propria camera da letto.
Era da giorni che attendeva la lettera del suo migliore amico, probabilmente c’era stato un problema con le poste, e quando trovò ciò che tanto aspettava proprio sulla sua scrivania quasi lanciò un urlo di gioia.
Solo che la lettera non era una, bensì due.
Un po’ sorpreso, prese quella più in alto e senza attendere un altro secondo di più l’aprì, estraendo il foglio all’interno della busta per poi sedersi sul letto e cominciare a leggerne il contenuto, diventando sempre più confuso ad ogni singola riga che analizzava.
La lettera non era di Sousuke, ma di Kisumi.
Quello che era scritto su quel foglio, poi, era davvero incredibile.
Diceva che Sousuke stava male, che era così triste da voler nuotare fino in Australia per raggiungerlo e che voleva addirittura morire.
La cosa lo sbigottì non poco e, nonostante una minuscola parte egoista del suo cuore era felice del fatto che Sousuke sentisse la sua mancanza, l’altra era tremendamente preoccupata.
Non perse tempo, non scese neanche a mangiare e rimase chiuso in camera dicendo semplicemente che quel giorno avrebbe saltato il pranzo.
Lesse anche il messaggio di Sousuke e, nonostante non trovasse alcuna stranezza in ciò che aveva letto, cercò di scrivere più in fretta possibile una lettera al suo migliore amico.
Dopo quasi un’ora, posò la penna sul foglio e controllò che la grafia fosse leggibile e che ogni parola fosse corretta, corrucciando la fronte mentre esaminava ogni frase riportata su quel pezzo di carta.
Improvvisamente, fu come se la sua mano avesse preso vita propria e avesse cominciato a scrivere da sè le seguenti parole di quella lettera, fermandosi poi quando ebbe terminato.
Ciò che aveva scritto era imbarazzante e non poco, anche se non vi era traccia di falsità tra quelle righe.
Considerava davvero Sousuke come il suo raggio di sole e, più che una consapevolezza, quella che fosse così anche per l’altro era una speranza.
 
Fu quello il suo vero primo passo, quel dannato “you’re my sunshine”.
Eppure, aveva smentito le sue stesse parole.
Aveva smesso di rispondere alle sue lettere, non aveva mai cercato di contattarlo, quando tornava in Giappone era l’ultima persona che voleva vedere.
E tutto per vergogna.
Per della misera ma enorme vergogna.
Era l’ultima persona che voleva lo vedesse per il semplice fatto che sarebbe stato troppo umiliante mostrargli com’era diventato, cosa ne era stato di lui.
Ed ora ne stava pagando le conseguenze.
Un lungo sospiro uscì dalle sue labbra, mentre si massaggiava una tempia con due dita.
Il suo pianto si era fermato, nonostante quella sensazione di avere un macigno addosso continuasse a perseguitarlo.
Uscì da quel vicolo cieco portandosi le mani nelle tasche della felpa e, mentre percorreva quella lunga strada, rimembrò la ragione delle sue pene.

Stava tornando dai suoi allenamenti per potersi dirigere verso la sua stanza, per sua fortuna si era ricordato di infilare anche dei vestiti puliti nel borsone così da non dover tornare in camera con indosso il costume da bagno.
Mentre entrava nell’edificio, sentì la voce del suo migliore amico provenire da fuori, nel cortile, e si voltò per capire se lo stesse chiamando o meno.
Ma non stava parlando con lui.
In sua compagnia, vi era Kisumi, e non ci sarebbe stato nulla di strano se questi non avesse cominciato a dare una serie di baci sulle labbra del moro, nonostante le opposizioni di quest’ultimo.
Un'improvvisa rabbia cominciò a crescere in lui senza avere neanche il tempo di rendersene conto, ma riuscì a contenersi per il semplice fatto che Kisumi era sempre stato un tipo alla quale quel tipo di vicinanza non dispiaceva affatto, anche se con nessun amico aveva mai osato tanto.
All’ennesimo bacio che il rosa cercò di dare alle labbra del più grande, questi poggiò in modo non molto gentile la mano sulla sua bocca, impartendogli un –Smettila.- a denti stretti.
Kisumi ridacchiò, così come anche lui si sarebbe aspettato, ma ciò che disse gli dilaniò l’anima.
-Avanti, Sousuke, non essere così scontroso! Eppure le mie labbra ti aggradano se si tratta di darti piacere.- Rispose maliziosamente, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo di fronte a lui che, dopo averlo lasciato libero, lo salutò con un semplice –Alla prossima.- prima di rientrare.
Riuscì a nascondersi appena in tempo affinché Sousuke non potesse accorgersi della sua presenza, artigliando veementemente il tessuto della propria felpa.
La gelosia si fece troppo forte per poter essere combattuta e nella sua testa rimbombava la fastidiosa risata del rosa.
Sousuke ha un amante.
Sousuke vuole qualcuno che non sia tu.
Sousuke non ti ama.

Dovette trattenersi dal dare un pugno al muro, uscendo poi dall’angolo nella quale si era rintanato per poi dirigersi con passo veloce e spedito fuori dalla sua scuola.

Si fermò quando rivisse quella scena nei suoi ricordi, prendendo una boccata d’aria così da poter calmare la tormenta che stava per abbattersi dentro di lui.
Non era poi così insensato che Sousuke avesse scelto proprio Kisumi: quando lui se ne era andato era l’unico amico che gli era rimasto, nonostante il moro non lo avesse mai definito come tale, e per di più Kisumi gli aveva anche scritto quella lettera, per cui… dovevano trascorrere del tempo insieme, altrimenti non si sarebbe spiegato il fatto che sapesse come si sentiva Sousuke e cosa avrebbe voluto fare, anche se quest’ultimo aveva più volte negato di aver detto di voler morire o di voler arrivare in Australia a nuoto.
Avevano un legame, un legame di cui lui aveva praticamente ignorato l’esistenza, almeno fino ad allora.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal vibrare del suo cellulare, attese qualche secondo per capire se quella fosse una chiamata oppure un SMS e sospirò di sollievo nello scoprire che era l’ultima: non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento.
Afferrò il telefono per poi sbloccarlo e controllare chi fosse il mittente di quel messaggio e quasi deglutì nel leggere il nome.
Sousuke.
Era combattuto sul da farsi, se controllare o meno cosa gli avesse scritto.
Ragionandoci su, Sousuke non sapeva di essere stato visto con Kisumi e anche se lo avesse saputo la sua reazione non aveva giustificazioni, non agli occhi dell’altro almeno.
Aprì il messaggio che gli era stato inviato e cominciò a leggerlo silenziosamente.
[Oi, Rin, dove sei finito? Sono tornato in camera ma tu non eri ancora tornato e non eri nemmeno in piscina, ho anche trovato il tuo borsone a terra, in corridoio. Stai bene, vero?]
Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra del rosso nel leggere quel messaggio, felice del fatto che l’altro fosse preoccupato per lui.
La stessa felicità che provò anni prima nel sapere che Sousuke aveva nostalgia di lui.
Probabilmente era sempre stato innamorato di lui, fin da quando era un bambino, era semplicemente troppo giovane per riuscire a dare un nome a quel sentimento.
Stette per digitare un banale -Sì, sto bene.- in risposta, ma proprio come accadde tempo prima le sue dita si mossero da sole, anzi, questa volta sapeva che non era così, che ciò che stava scrivendo era dettato dall’istinto e dai sentimenti che provava per lui.
Si fermò davanti alle strisce pedonali, mentre fissava ciò che era comparso sulla piccola schermata del messaggio.
[Ad essere sincero, prima non stavo bene, però ora sto meglio. Oh e… possiamo vederci in piscina, tra dieci minuti? C’è una cosa che devo dirti da tempo e solo adesso ho trovato il coraggio necessario per farlo. A tra poco.]
Inviò il messaggio senza pensarci una seconda volta, così da non potersi fermare e cambiare idea.
Finalmente avrebbe detto a Sousuke che lo amava, da sempre.
Gli avrebbe raccontato di quanto avesse sempre voluto stringerlo tra le proprie braccia nonostante fosse molto più alto e muscoloso rispetto a lui, quanto desiderava carezzare ogni centimetro della sua pelle e quanto bramava baciare quelle labbra che più volte aveva ammirato quasi come incantato.
Kisumi era il suo amante, ma lui voleva essere qualcosa di più di semplice sesso.
Voleva donargli tutto l’amore che nutriva per lui da quando era un bambino fino ad allora.
I suoi occhi presero a brillare come erano soliti fare mentre un inaspettato senso di leggerezza finalmente beò il suo corpo.
Aveva una nuova speranza, un nuovo sogno.
Un sogno che era determinato a realizzare.
Peccato che un suono, assordante quanto spaventoso, arrivò alle sue orecchie troppo, troppo tardi.
Aveva camminato senza accorgersi di nulla, senza avvistare il camion dietro di sè e senza sentire il suo clacson che cercava di avvertirlo.
Ed ora era, anzi, erano lì mille frammenti di lui, sparsi lungo quella strada come fossero pezzi di un macabro puzzle fatto di carne e sangue.
Se solo avesse prestato più attenzione, se solo il suo cellulare avesse vibrato qualche attimo prima così da riportarlo alla realtà.
 
[Va bene, ci vediamo tra poco, Rin.]
 
Peccato che quell’incontro mai ci fu stato.
Quella fu la triste fine del ragazzo innamorato.

Angolo dell'autrice ~

Diamine, da quanto tempo non scrivevo una storia e la pubblicavo?
Tanto, troppo.
Comunque, passiamo alle presentazioni, dal momento in cui sono nuova del fandom.
Sono Jade (maddai) ed un tempo scrivevo nel fandom delle Creepypasta, un tempo assai remoto.
Da quando ho conosciuto Free, però, ho idee solo per questo fandom e le metterò tutte in atto (prima o poi).
La SouRin è la mia OTP, la SouHaru la mia NOTP e la SouMako non la prendo neanche in considerazione come coppia.
Adesso, però, passiamo alla storia.
Probabilmente è una cosa che salta subito all'occhio il fatto che io l'abbia creata nella mia testa questo pomeriggio e che qualche ora fa abbia cominciato a scriverla, per cui non è nulla di elaborato o già programmato.
Che dire, a me non sembra "angst" perché quello è tremila volta peggio di questo, per cui ho deciso di non inserirlo come genere.
Mi dispiace aver dato un finale del genere alla storia, ma io sono sadica e malvagia e se non scrivo qualcosa di erotico o violento, per forza di cose sarà triste.
Spero la fanfic vi sia piaciuta e mi piacerebbe che lasciaste una recensione (positiva, neutra o negativa che sia) per farmi sapere le vostre opinioni, anche perché è la prima volta che scrivo qualcosa in questo fandom ed è anche da tantissimo che non pubblico una storiella.
Detto ciò, alla prossima! :3

~ Jade The Psycho Killer ~
   
 
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