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Autore: Mr Lavottino    15/08/2016    8 recensioni
STORIA AD OC
--- Sequel di Total Drama's Killer ---
Chris ha preso delle nuove "cavie" per i suoi giochi, questa volta li abbandonerà su un'isola deserta, dove dovranno sopravvivere a tutti i costi. Anche la resistenza è a conoscenza di ciò, di fatti cercherà di impedire al gangster di proseguire con questo scempio.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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- Allora, te lo chiedo un’altra volta.- fece una pausa, così da rendere di più l’idea – Dove cazzo sono andati quei coglioni?- domandò, con tono aspro e arrabbiato, battendo il piede di porco contro la sua mano, come  a minacciarlo.
- Non lo so! Siamo appena arrivati su quest’isola!- la voce bassa, delle leggere imprecazioni e un tono sottomesso, ecco come era stato ridotto Julien ai membri della resistenza. L’avevano portato in una tenda con la forza e poi, dopo averlo legato a una sedia, era iniziata la tortura, che più andava avanti a più diventava crudele, passando dal gettare un secchio d’acqua sulla sua faccia coperta da un panno a infilargli numerosi aghi sulla schiena. In quel momento era arrivato al “settimo livello”, come gli aveva esplicitamente detto quel punk maledetto, che continuava, senza mostrare pietà o disgusto per ciò che stava facendo, a infliggergli delle torture disumane.
Dopo il panno bagnato aveva preso un dado e, dopo averlo lanciato, gli aveva staccato tanti denti quanti il numero uscito, in quel caso due, questo sadico gioco fu ripetuto per ben tre volte, portandogli via undici denti su trentadue, e poi, con un sorriso alquanto malato sul volto, gli aveva versato dell’alcol in bocca, in modo che disinfettasse il tutto facendolo soffrire.
Poi era stato il turno degli aghi, prendeva i piccoli oggetti di metallo, li scaldava con l’accendino e glieli conficcava nella schiena. La regola era semplice: ogni volta che si lamentava o diceva una singola parola la quantità di aghi che avrebbe infilato nella sua schiena sarebbe aumentata di dieci, e al momento aveva ben ottanta buchi, visto che poi li aveva rimossi, il tutto per versare dell’acqua ossigenata sulle ferite.
La quarta tortura riuscì a malapena a sopportarla, visto che il gioco consisteva nel tagliargli un dito ogni volta che rispondeva “Non lo so” a una domanda, inutile dire che glieli aveva tagliati tutti, perché la richiesta era “Dove sono andati gli altri” e lui, ovviamente, non lo sapeva.
E, proprio quando pensò che avesse raggiunto il peggio, il punk tirò fuori il suo vero repertorio. Prese un verme e glielo infilò nell’orecchio, sorridendo quando il rosso iniziò a muoversi come un matto, nel vano tentativo di farlo uscire, senza tuttavia riuscirci. Quella era sicuramente la tortura meno dolorosa, ma al livello psicologico la peggiore. Si lamentava di continuo, dicendo di “sentire dei rumori”, cosa che faceva sbellicare dal ridere il verde, che ghignava, come se fosse contento del fatto che il rosso non gli rispondesse di modo che potesse continuare con quel “passatempo”, perché lui lo riteneva ciò.
Julien non riuscì a spiegarsi bene come una mente umana potesse anche solo immaginarsi una tortura come quella che gli fece provare il punk, ovvero la sesta. Questo prese sette chiodi e un martello e poi, con forza smisurata, glieli conficcò  cinque nel petto, formando un pentagono, mentre gli altri due glieli conficcò nei capezzoli, ridendo come un pazzo non appena il rosso iniziò a gridare di dolore, mentre cercava di calmare i respiri irregolari che faceva, dovuti all’atroce dolore che stava provando. Oltretutto ogni volta che chiudeva gli occhi Duncan gli tagliava un dito dei piedi oppure lo usava come campo da freccette, colpendolo con violenza e facendo conficcare le puntine di ferro all’interno della carne dello sventurato, ch era costretto a subire, poiché legato a una sedia, con le manette ai piedi e ai polsi. Il pazzo prese un filo di rame e lo incastrò nei chiodi e poi, guardandolo fisso nei suoi occhi verdi, tirò fuori un teaser, facendogli intuire cosa volesse fare. Julien nemmeno rispose, tanto sapeva che sarebbe stato solo uno spreco di fiato, perché in quelle cinque ore glielo aveva detto un sacco di volte di smetterla, facendolo però solo esaltare di più. Non appena la punta del teaser entrò a contatto con il chiodo il ragazzo iniziò ad avere i brividi per poi iniziare a soffrire a causa della folgorazione. Smise dopo un minuto, giusto il tempo che il petto del malcapitato si fosse riempito di lividi.
E poi arrivo la settima, e ultima, tortura. Prese il piede di porco e lo colpì sugli arti, rompendoglieli.
- Allora, ti muovi a rispondermi?- domandò, toccandogli con la mano il braccio, in modo a farlo urlare il più possibile.
- Non lo so! Cazzo, ti ho detto che non ne ho idea!- strillò, continuando a piangere disperatamente. Questa risposta, secondo il punk troppo insolente, gli costò un colpo, alquanto forte, sul volto con il pezzo di ferro, che gli fece sputare altri tre denti.
- Basta, mi sono rotto le palle.- sussurrò, come se tutto quello fosse stata una partita a un videogioco o simili, poi impugno il piede di porco con presa salda e lo conficcò nel petto del ragazzo, lasciandolo senza fiato, infine, con un gesto veloce, attaccò il teaser all’arnese, uccidendolo con la scossa. In suoi ultimi istanti furono così veloci che non riuscì nemmeno a “pensare a cosa stesse accadendo”. Sicuramente il suo peccato era la superbia, ma nessun’essere umano meritava una fine del genere, non in quel modo.
Non appena il punk fu sicuro che il ragazzo fosse deceduto uscì dalla tenda, senza nemmeno chiuderla. Fuori ad aspettarlo c’era una ragazza, dai capelli neri e blu, appoggiata a un albero e con un’espressione disgustata in volto, che lo guardava male.
- Ti sei divertito, eh?- iniziò acida, andandogli in contro, mentre questo continuava a ridere.
- Esatto, è stato molto divertente.- rispose lui, solo per provocarla, difatti ricevette uno schiaffo sulla guancia, che lo fece voltare dall’altra parte, senza però fargli perdere quel ghigno sul volto.
- Ma che cazzo di problemi hai? Non c’era bisogno di ucciderlo ne tanto meno di torturarlo! Sapevi che non poteva dirti niente! Li hai tenuti d’occhio fino a ieri, cazzo!- lo sbatté contro l’albero, incurvando le ciglia, per sembrare ancora più arrabbiata, ma lui, per tutta risposa, capovolse le posizioni e la baciò in bocca, sorprendendola.
- Se ti senti frustrata sessualmente basta chiedere, una scopata non si nega a nessuno.- le sussurrò all’orecchio, tenendole il mento con l’indice e facendola arrossire.
- Ti sembra questo il modo di trattare una ragazza?- una terza voce, proveniente da dietro di loro, li fece voltare. Un ragazzo dai capelli biondi e occhi celesti gli veniva incontro, con le braccia incrociate e un sorriso beffardo sul volto, come a voler sfottere i due.
- Senti Geoff, ti ho salvato la vita una volta, quindi non ci metto niente a riprendermela e ad ammazzarti una volta per tutte.- scherzò il punk, colpendolo con un pugno sul petto, con forza appositamente moderata, con fare amichevole.
- Quella volta ero quasi morto, cazzo. Mi dispiace solo per Trent, era un bravo ragazzo.- abbassò lo sguardo, ripensando a quando MClean aveva inviato i suoi scagnozzi nell’edificio in cui alloggiavano i due per tenere d’occhio la villa, uccidendo il suo compare, mentre lui si era miracolosamente salvato grazie all’arrivo di Duncan sul luogo.
- Nah, era un coglione. Ma puoi farti ammazzare in quel modo?-si accese una sigaretta, appoggiandosi a un albero, attendendo che o il biondo o la mora riprendessero la conversazione.
- Duncan! Duncan!- una voce, proveniente dal dentro dell’accampamento, lo fece voltare verso sinistra. DJ stava correndo in sua direzione, con il mitra in mano e lo sguardo preoccupato.
- Che cazzo c’è? Mi stavo rilassando.- sbuffò annoiato, battendo un pugno contro la superficie ruvida del legno con rabbia.
- Li abbiamo trovati.- lo informò con voce seria. Il punk gettò la sigaretta a terra, facendo cenno ai due di seguirli.
 
- Allora, ripassiamo il piano. Rui getterà la cortina, Nihal, Diana e Kynacoso salveranno i sopravvissuti mentre io e Damian attireremo l’attenzione.- Keel muoveva freneticamente il braccio, in evidente stato di tensione, mentre squadrava uno a uno tutti i “membri del gruppo”.
- Ehi, un po’ di rispetto.- brontolò Kynaston gettando le mani sul petto e facendo il broncio, offeso. Ignorarono questa affermazione, probabilmente perché svagarsi troppo non sarebbe stato un bene, non in quella situazione. Dovevano restare concentrati, altrimenti rischiavano di fallire, dato che i nemici erano il doppio di loro. A un certo punto Rui si alzò in piedi, cercando di motivare tutti con uno dei suoi soliti discorsi.
- Ragazzi ce la possiamo fare, infondo sono solo degli stupidi idioti che.- il rumore di uno sparo e il suo discorso si interruppe a metà. Una macchia rossa cominciava a espandersi sul petto del moro, costringendolo ad accasciarsi a terra.
- Chi erano gli stupidi idioti?- Duncan, ancora con la canna fumante per via del colpo, fece il suo ingresso nella grotta, girandosi la pistola tra le mani. Rideva con tranquillità, mentre i cinque rimasti lo guardavano a occhi spalancati.
- Come hai fatto a trovarci?- Keel si alzò in piedi disperato, mentre dalla sua fronte iniziavano a scendere delle gocce di sudore freddo, proprio come quel momento dall’atmosfera così glaciale. I suoi occhi neri erano puntati verso quelli azzurri del punk, come se ci fosse un’attrazione reciproca, visto che non riusciva proprio a interrompere quel contatto.
- Già, chissà. Damian, tu hai qualche idea?- tutti si voltarono in direzione del biondo, che lo guardava con le braccia incrociate, cercando di tenere ferma  la gamba, che continuava a muoversi per l’agitazione che stava provando in quel momento.
- Damian? Sei stato tu?- domandò con voce tremante Nihal, sempre con lo sguardo rivolto in sua direzione, come tutti i presenti nella grotta del resto.
- Sì. - rispose seccamente, voltandosi verso i suoi, ormai ex, compagni con un’espressione seria in volto, come se non si pentisse di ciò che aveva fatto.
- Ma che cazzo ti è preso?- strillò il rosso, colpendo la parete con un pugno, mentre lo guardava con astio.
- Forza non hai capito il perché mi sono unito alla resistenza. Io voglio uccidere MClean, non mi frega un cazzo del resto! E se tu lo vuoi vivo perché aveva delle “intenzioni nobili” a me non frega assolutamente niente, perché è colpa di quella merda se Elly e Suzanne sono morte e io non intendo perdonarlo!- strillò, in direzione di Keel, che lo guardava sempre più allibito. Per tutto il tempo non aveva voluto altro che uccidere Chris, per tutto il tempo era stato dalla parte del nemico. La sete di vendetta lo aveva prosciugato, portandolo a compiere un gesto sconsiderato, come dare supporto a delle persone del genere e a tradire i suoi amici.
- Bene, ora che il gruppo è venuto a conoscenza del colpevole, direi che è tempo di finirla. Ah, giusto, Keel caro, dovresti imparare a bloccare i tuoi ricevitori, altrimenti è troppo facile accedervi.- Duncan, e così tutti gli altri dietro di loro, puntarono le loro armi in direzione del gruppo, pronti a fare fuoco. – Al mio tre. Uno. Due. Tre.- proprio nel momento in cui sussurrò quelle parole un alone di fumo si sollevò in aria, rendendo impossibile vedere nulla all’interno della grotta.
- Scappate!- una voce, di Keel, si propagò per tutta la grotta, mentre il piccolo gruppo tentava di uscire, ignorando  i continui spari provocati dal gruppo del punk, che cercava di mirarli alle cieca. Il rumore degli spari si confondeva con quello dei numerosi passi compiuti dai cinque, che cercavano di scappare. Dopo circa cinque minuti la cortina aveva cessato di funzionare, rendendo possibile vedere chi era stato colpito. A terra, a eccezione del corpo del moro che aveva ucciso prima, c’era anche quello di Keel, che però era ancora in vita, anche se ferito da numerosi colpi su tutto il petto.
- Oh, a quanto pare il leader del gruppo non è riuscito a scappare, eh?- lo sfotté Duncan, causando le risate dei suoi compari, mentre con il piede premeva sulla sua pancia, aumentando la fuoriuscita del sangue. Questo tossì rumorosamente, mentre continuava a gemere, impotente davanti a così tante persone, consapevole che sarebbe morto lì, in quel posto così squallido.
- Tanto p-perderete. V-Voi non potete b-batterli, perché il male perde sempre, no?- domandò, senza nemmeno sapere più cosa stesse dicendo. Era confuso e si sentiva svenire, il suo corpo era sempre più pesante e il sangue che gli bagnava il braccio era caldo, talmente tanto da cullarlo come se fosse sotto delle coperte.
- Ma va a quel paese. Non siamo mica in una fiction.- sputò acido, per poi aumentare la forza con la quale stava schiacciando il rosso, fino a farlo morire dissanguato. Guardò con disprezzo il cadavere e poi, con un cenno della testa in direzione di Damian, gli fece capire di andare da MClean, per finire ciò che aveva iniziato. Con passo lento si avviò verso l’altra stanza, tenendo la pistola con presa insicura, come lo era del resto il suo sguardo. Per quello, per quel momento aveva fatto morire due dei suoi compagni e probabilmente avrebbe causato la morte anche degli altri tre rimanenti.
Deglutì, prima di rendersi visibile agli occhi del moro, che lo guardava con un sorriso beffardo in volto.
- Ah, e così alla fine hai deciso di tradire chi ti aveva salvato, eh?- si mise composto, pronto a morire.
- Stai zitto. È colpa tua.- urlò, scuotendo la pistola, come a fargli capire la sua posizione rispetto a lui.
- No, non è colpa mia. Sei stato tu a far venire il nemico qui. Di conseguenza io non c’entro nulla.- alzò le spalle, nell’ormai ovvio tentativo di provocare ulteriormente il biondo.
- Se solo tu non ci avessi rinchiuso lì Elly sarebbe ancora viva!- urlò, mentre dai suoi occhi cominciavano a uscire delle lacrime per via della disperazione.
- Se tutto ciò non fosse accaduto tu non l’avresti conosciuta. Di conseguenza non te ne saresti innamorato.- Damian iniziò a tremare, soffocato dai singhiozzi, senza però distogliere lo sguardo dal moro.
- In breve è solo grazie a me se l’hai conosciuta. Comunque, volevo dirti una cosa prima che mi “fucilassi”.- si fermò, per fare il verso delle virgolette con le mani – Hai presente, quel moretto che era qui prima? Ecco, lui è il cugino della tua adorata Elly. Ed era il suo unico parente di sangue rimastole. Ciò significa che prima hai rischiato di far morire una persona molto importante per la tua amata.- intrecciò le dita tra di loro, mentre quello continuava a guardarlo, come se non capisse bene cosa stesse succedendo.
- Cosa dovrei fare?- domandò, mentre le lacrime che gli cadevano dagli occhi continuavano ad abbattersi sul terreno, creando delle piccole chiazze scure.
- Cosa avresti dovuto fare. Ti sarebbe bastato avere fiducia nei tuoi compagni, ma hai preferito pensare a ciò che per te era più importante, ma che non valeva il prezzo pagato.- un rumore sordo e, non appena il biondo riaprì gli occhi, il corpo di MClean era a terra, con un buco in testa e un’espressione stupita in volto. Cacciò un urlo spaventato, visto che non si aspettava l’intervento di qualcuno, che si scoprì essere il punk.
- Mah, che stronzate. Muoviti, dobbiamo andare ad ammazzare il rosso.- si accese una sigaretta, dirigendosi poi verso l’uscita con il suo gruppo, calciando anche il cadavere del rosso a terra. Uscirono dalla grotta, per tornare in direzione delle macchine, così da poter tornare alla base.
- Capo, Harold è svenuto e manca una macchina.- la voce di un sottoposto lo costrinse a voltarsi in sua direzione.
- Cosa? Ma che cazzo! Vabbè, tanto su quest’isola di merda non c’è il codice strdale.- proprio mentre diceva così sentì un dolore lancinante al braccio. Un proiettile l’aveva colpito, prendendolo alla sprovvista. – Porca puttana! Un’imboscata! State giù!- urlò, mandando in panico i soldati, che cercarono di nascondersi dietro le auto. Alcuni furono colpiti e uccisi sul momento, cosa che fece assai adirare il punk.
- Duncan, siamo sotto attacco.- urlò DJ, poco prima di venire colpito allo stomaco, accasciandosi a terra tra le numerose urla di dolore.
- Maledizione!- si gettò al fianco del nero, trascinandolo in un lato che riteneva sicuro, così da cercare i curarlo – Non mi puoi morire così! Forza, resta sveglio!- urlò, colpendolo con dei leggeri schiaffetti sul volto, per non farlo addormentare.
- E-Ehi, l’hai detto. I-In g-guerra queste cose succedono.- sussurrò, per poi sputare del sangue, che finì sulla sua divisa militare, macchiandola ulteriormente, poi chiuse gli occhi, lasciandosi collare tra le braccia della morte. Il punk stentava a crederci, continuava a scuoterlo e a chiamare il suo nome, come se stesse semplicemente dormendo, perché non avrebbe mai accettato la sua morte, non la sua. L’aveva sostenuto in ogni suo piano, aiutandolo come meglio poteva. Era una spalla, era un amico, era un compagno.  Vederselo morire così, davanti agli occhi senza poter fare nulla, questa doveva essere la punizione che il diavolo aveva deciso di affibbiargli, crudele e cruda. Si alzò con lentezza, rischiando di andare a sbattere contro la jeep e poi, con un gesto furtivo, estrasse la granata dalla cintura e la tirò verso la foresta, ovvero da dove provenivano gli spari.
- Figli di puttana! Uscite fuori!- un’esplosione enorme coprì le sue parole, mentre si apprestava ad avvicinarsi all’esplosione, per poter vedere chi, oltre ai tre sopravvissuti, li stesse attaccando, perché ci doveva essere per forza qualcun altro. Sgranò gli occhi nel momento esatto in cui vide il volto del traditore. – Gwen! Ma che cazzo! Proprio tu?- si avvicinò ulteriormente alla dark, la quale era ferita alla gamba per via della bruciatura, per cui era impossibilitata a muoversi. – Hai fatto morire DJ! Dammi una cazzo di spiegazione!- urlò, schiacciandole la ferita con il piede.
- Non mi piace il tuo modo di lavorare!- strillò, spostandosi rudemente.
- Ma che dici? Lavoro come tutti gli altri.- alzò le spalle, anche se ferite, battendo poi sulle cosce, come annoiato.
- Torturare gli ostaggi come fai tu è da malati!- non appena udì quelle parole prese la dark per il collo e la sollevò, stringendo sempre di più.
- Sul serio? Beh, peccato che non ho tempo, altrimenti ti sarebbe toccato.- estrasse la pistola e la colpì in testa, uccidendola sul colpo, poi gettò il cadavere a testa, ma in quel momento un rumore di sparo attirò la sua attenzione. Cameron, un ragazzino basso, gracile, dalla carnagione scura come gli occhi e con gli occhiali, gli aveva sparato, mancandolo. Duncan lo guardò alzando un ciglio.
- Muori!- urlò, sparando altri colpi, ma sempre mancandolo, visto che di esperienza non ne aveva, dato che lavorava solo in laboratorio oppure come medico.
- Hai perso la tua occasione.- con un gesto rapido estrasse il coltello dalla cintola e corse incontro al ragazzo, squarciandogli la gola con un colpo deciso, uccidendolo sul colpo. Si guardò intorno, notando chi fosse sopravvissuto e chi no. Della sua squadra c’era solo lui, mentre i traditori erano sicuramente andati a salvare gli ostaggi, per poi scappare. Salì su una jeep, pronto a partire, ma qualcuno di strano attirò la sua attenzione. Dal veicolo uscì fuori Damian, completamento illeso, che si era rifugiato all’interno, così da poter evitare ogni sparo.
- Sono tutti morti?- chiese, con le lacrime agli occhi, ottenendo solo un segno d’assenso dal punk.
- Muoviti, devi venire con me, dobbiamo farli fuori.- ordinò, notando che però il biondo non si era mosso di un millimetro – Che stai aspettando?- domandò, impaziente di partire.
- Io non vengo, non voglio più tradirli.- strinse i pugni, convinto di ciò che diceva.
- Ah, che palle, ora mi tocca ucciderti.- i due estrassero la pistola all’unisono, sparando. Il punk si toccò la spalla, ovvero il punto ferito dal colpo, mentre il biondo cadde a terra con un tumore sordo, causa una ferita proprio al centro della fronte, che gli aveva causato morte istantanea – Mocciosi di merda.- dopo essersi sfogati partì, in direzione del campo.
 
 
- Ace stai bene?- Nihal entrò nella tenda, slegando l’albina, che gli saltò in collo, in lacrime.
- Ci hai messo troppo.- disse, tra un singhiozzo e l’altro, mentre il rosso la abbracciava per calmarla.
- Dove sono Julien e Costance?- domandò, evitando ulteriori perdite di tempo, visto che avevano giusto una decina di minuti prima che il punk li avesse raggiunti, a meno che Gwen non fosse riuscita a ucciderlo, cosa che vedevano altamente improbabile.
- Costance dovrebbe essere in un’altra tenda, mentre Julien l’hanno portato da una parte, ma non so di preciso dove.-  spiegò, tentando di ricordare se il ragazzo che l’aveva preso avesse detto qualcosa riguardo alla posizione in cui avrebbe scortato il rosso, senza però giungere a nulla.
- Lui è morto e, sinceramente, non vi consiglio la visione del suo cadavere, è un qualcosa di piuttosto schifoso.- Geoff entrò nella tenta, con Costance in braccio, visto che quella non accennava minimamente a muoversi, avvisando i due del deceduto.
- Ehi, biondino, spiegami perché ci avete aiutati. Non eravate dalla parte del pazzo?- chiese Nihal, alzandosi da terra e scuotendo i suoi jeans, impregnati di polvere.
- Hai detto bene, è un pazzo, motivo per cui abbiamo preferito tenere la nostra coscienza il più pulita possibile. In breve non siamo d’accordo con i suoi metodi.- fece cenno ai due di seguirlo, per poterli finalmente salire sulla nave che li avrebbe condotti alla “civiltà”.
- Quanti siete?- chiese Ace, massaggiandosi i polsi, visto che li aveva tenuti legati per tre ore circa.
- Eravamo in cinque, ma due sono rimasti lì a sparare al nemico, quindi per ora siamo in tre.- spiegò, continuando a camminare in direzione dello scafo – Eccoli, lei è Bridgette e lui è Noah.- indicò i due con la mano, presentandoli. La prima era una bellissima ragazza, dai capelli biondi e gli occhi verdi, con un fisico meraviglioso, ma alquanto bassa, mentre il secondo era palesemente di origini indiane, con i capelli scuri come gli occhi, la carnagione abbronzata e uno sguardo inespressivo sul volto.
- Senti, Geoff, rimandiamo le presentazione a dopo.- tagliò corto l’indiano, che si limitò a stringere la mano ai due rapidamente, gesto compiuto poi anche dalla bionda.
- D’accordo, pensiamo a scappare.- concordò lui, con sguardo serio in volto.
- Mi ci vorranno dieci minuti per fare il pieno.- spiegò Noah, facendo deglutire i tre, consapevoli che quasi sicuramente non avrebbero avuto tutto quel tempo, motivo per cu spinsero i due a darsi una mossa.
- Vi aiuto anch’io. – Geoff li seguì, sperando di poter contribuire, magari accelerando i tempi.
- E così è lei, vero?- Nihal e Ace si girarono, sentendosi chiamati. Davanti al loro c’era Diana, con le braccia incrociate e un’espressione curiosa nel viso, che si avvicinò all’albina guardandola attentamente. – Occhio bicromatico, eh?- si poggiò la mano sul mento, esaminando le caratteristiche di quella che ormai era la sua rivale.
- Lei è Diana, la ragazza di cui ti ho parlato.- non appena udì quelle parole Ace fece lo stesso, ovvero si voltò in sua direzione e la esaminò da cima a fondo, tenendo quel sorriso beffardo che la caratterizzava maggiormente sul volto.
- Ah, quindi è la mia avversaria.- si lasciò sfuggire, assottigliando lo sguardo, decisa a vincere, come lo era del resto la castana.
- Sullo scafo avremo tempo per decidere.- la castana le puntò il dito, ma in quel momento un rumore assordante attirò la loro attenzione. Ace cadde a terra con un tonfo sonoro, mentre un figura usciva da un cespuglio.
- Siete stati lenti, troppo lenti!- strillò quella, che si rivelò essere Duncan, il quale teneva un mitra in mano, l’arma con cui aveva colpito la malcapitata.
- Diana, scappa e portati Ace dietro, vi raggiungo dopo.- disse rapidamente il rosso, con il cuore che gli batteva in gola.
- Non posso lasciarti qui!- provò a convincerlo, perché quasi sicuramente quello chi avrebbe rimesso le penne e lei non poteva accettarlo.
- Non abbiamo più tempo! Vattene subito!- la castana si mise l’albina sulle spalle e si incamminò verso la barca, correndo il più veloce possibile. Il rosso, invece, si incamminò verso il punk, il quale teneva il mitra puntato verso di lui, seppure il suo avversario fosse disarmato.
- Scusami, mi piacerebbe giocarmela alla parti con te, ma ho da prendere una barca.- sparò un colpo, ma il rosso lo schivò, nascondendosi dietro una tenda. Rapidamente partì al contrattacco, lanciandogli un sasso e saltandogli poi addosso, facendogli cadere il mitra.
I due iniziarono a picchiarsi a pugni, dove però il punk era sempre avvantaggiato, visto l’addestramento ricevuto, cosa che svantaggiò molto Nihal. Duncan si mise sopra di lui a cavalcioni, colpendolo con ferocia sul volto e facendolo macchiare completamente i sangue ma poi, con un gesto veloce della gamba, il rosso ribaltò la situazione, riuscendo perfino a colpirlo in volto, danneggiandogli il naso. I due si alzarono, aspettando il momento opportuno per attaccare visto che erano a due metri di distanza e la prima mossa era sempre la più rischiosa. Però, improvvisamente, il punk si mise a ridere, per poi estrasse dalla cintola una pistola e, senza nemmeno fiatare, sparare al rosso sullo stomaco, prendendolo in pieno.
- Te l’ho già detto, non ho tempo, quindi ti uccido subito.- prese la mira sulla testa, sperando di ammazzarlo sul colpo, ma il suo proiettile non colpì il bersaglio, perché qualcuno si mise davanti.
Diana, che aveva lasciato l’albina sulla barca ed era tornata indietro, cadde a terra, colpita sulla fronte, morendo sul colpo. Il rosso sentì come uno strappo al cuore, mentre la castana cadeva a terra, ormai senza vita. Si alzò di colpo gettando il punk a terra con una spinta e poi inizio a colpirlo in faccia. Infine, con un gesto rapido della mano, prese la pistola e gli sparò un colpo sul cuore, uccidendolo.
Con le poche forze che gli rimanevano si alzò e si sedette accanto al corpo della castana. Le prese la mano e poi, lentamente, chiuse gli occhi, sperando di poterla rincontrare all’aldilà, per ringraziarla e per chiederle scusa di non averla scelta. Era troppo perfetta, e la perfezione non si addiceva minimamente a un tipo come lui. Si stese a terra, aspettando il momento in cui il cuore avrebbe smesso i battere, con il solo rimorso di non aver potuto dire chiaramente ciò che provava ad Ace.
 
 
 

 
 
EPILOGO Anche l’inferno ha una fine.-
 
- Nihal, andiamo! Forza, svegliati!- il rosso aprì lentamente gli occhi, sbattendoli più volte, in modo da potersi abituare all’abbagliante luce della lampada presente nella stanza. cercò di alzarsi, ma i dolori che aveva erano troppi, perciò gli era impossibile anche solo muovere un muscolo.
- Dove sono?- chiese, tossendo e sentendo un atroce dolore alle costole.
- Ah, finalmente ti sei svegliato, cavoli ho temuto il peggio!- una ragazza castana, con la carnagione abbronzata e gli occhi color cioccolata gli sorrideva, guardandolo con espressione allegra.
- Courtney?! Che ci fai qui?- chiese, alzandosi, cercando di sopportare il dolore.
- Il mio fratellone è ricoverato in ospedale perché è stato sparato e io dovrei restarmene a casa senza fare nulla? Cavoli, che scemo che sei.- appoggiò le mani sui fianchi, guardandolo con espressione arrabbiata e offesa.
- Certo, certo, ho capito. Sai cos’è successo?- domandò, toccandosi la testa, per via del forte dolore che sentiva.
- Lei no, ma io sì. – un ragazzo, ovvero Geoff, entrò nella stanza, sedendosi su una delle sedie libere. Diede una pacca sulla spalla del rosso, che urlò dal dolore, facendo fare una strana faccia al biondo, che cercò di scusarsi in tutti i modi – Mi dispiace, scusami. Comunque, vuoi sapere cos’è successo?- domandò, giusto per conferma, ricevendo uno sguardo convinto dal rosso. – Bene. Diana è morta, così come Rui, Damian, Keel e Chris. da quell’inferno siete usciti vivi solo tu, Ace, Kynaston e Costance. Io e Kyna ti abbiamo preso e ti abbiamo portato sulla barca e poi Bridgette ti ha curato.- spiegò con lentezza, guardando l’espressione di Nihal farsi sempre più cupa.
- Ho capito, grazie. Ace come sta?- il biondo rise, facendolo sentire un idiota, e poi rispose.
- Girati.- eseguendo il comando notò due occhi di colore diverso guardarlo dal lettino accanto al suo. Ace era lì, seduta e con un vestitino bianco, che non le si addiceva per niente, addosso.
- Potreste lasciarci soli per un po’?- chiese, venendo subito accontentati dai due, che si alzarono i direzione della porta, non senza qualche “buona fortuna” da parte di Courtney e di qualche occhiata da parte di Geoff.
- C’è qualcosa che mi devi dire?- lui la guardò con un’espressione seria che quasi la spaventò.
- Volevo dirtelo quando tu e Diana vi siete incontrate, ma non ne ho avuto i tempo. Ho scelto te. E l’ho sempre saputo, solo  che non riuscivo ad ammetterlo perché nel profondo provavo quell’affetto nei confronti di Diana, che però non era amore, mi sentivo più come un fratello maggiore. Basta, volevo dirti solo questo.- l’albina iniziò a ridere e poi, con estrema lentezza, si alzò dal letto, salendo addosso al rosso. – Ehi, mi fai male!- strillò quello, lei lo baciò, zittendolo.
- Sì, suppongo che come dichiarazione possa anche andare.- disse, per poi continuare a baciarsi con il rosso, in fondo aveva aspettato tanto, no?
Riguardo agli altri, Kynaston mise la testa apposto, avendo capito ciò che passano i “plebei”, ovviamente senza levarsi i vizi, impegnandosi per finire la scuola, almeno. Costance rimase la solita, ma per lo meno ebbe uno stimolo per vivere grazie ad Aaron, visto che doveva a lui il suo essere in vita, motivo per cui prese il diploma.
A entrambi toccò prendere le redini degli affari di famiglia, così come a Nihal, il quale dovette badare all’associazione mafiosa che Chris gli aveva lasciato tra le mani, con Ace ad aiutarlo, limitandone i crimini e il raggio d’azione, grazie a un accordo con Geoff, diventato tenente della polizia.
Qui dovrebbe essere messa la frase “E vissero tutti felici e contenti”, ma ovviamente non era tutto finito, altre insidie si nascondevano anche negli angoli più remoti della loro vita, e a breve un altro evento di grande importanza avrebbe cambiato completamente la loro esistenza, ma questa è un’altra storia.
 
 
ANGOLO AUTORE:  
Cavolo, è veramente finita! Che dire, scusatemi lo sfogo, ma mi ero stancato di leggere recensioni uguali dove si lamentavano delle mie scelte.
La terza stagione forse a Settembre, dico forse perché ancora non sono sicuro di farla, visto che non ho moltissimo tempo.
Ho ritardato di ben dieci giorni perché volevo finire tutto in un capitolo, quindi scusatemi, ma l’ho trovato più conveniente.
Ringrazio tutti voi che avete letto e recensito, davvero, grazie di cuore, è stato divertente.
Beh, ora ci salutiamo, ma è solo un arrivederci, perché tra un po’ inizio un’altra long, che però non è interattiva.
Bye! 
   
 
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