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Autore: SweetStarlight    15/08/2016    1 recensioni
« Aveva appena perso una delle persone più importanti della sua vita e niente al mondo avrebbe mai potuto riportarlo indietro, così come niente avrebbe mai potuto prendere il suo posto nella sua vita anche con il passar degli anni. Non avrebbe mai dimenticato quel sorriso, quelle pacche sulle spalle e quelle parole confortanti scivolate via dalle loro labbra nei momenti più bui del loro cammino. Non avrebbe mai dimenticato il suo caro e vecchio amico Todd. »
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New York, 17 luglio 1987.

Quel giorno il cielo di New York appariva un po’ meno grigio da come lo aveva dipinto nei suoi pensieri nei giorni precedenti alla sua partenza. Non era come la sua Los Angeles, ma sembrava che l’afa e il caldo non volessero abbandonarlo nemmeno sulla costa opposta. Quella città gli era sempre apparsa come un posto più freddo e cupo della calda e movimentata città degli angeli in cui era cresciuto, eppure quella volta Slash dovette ricredersi, forse occuparsi degli ultimi dettagli della grafica del disco prima che venisse lanciato in tutti i negozi sarebbe stata un’esperienza anche più piacevole di come aveva immaginato.
Ormai mancavano solo pochi giorni alla pubblicazione del primo disco dei Guns N’ Roses, Appetite For Destruction, eppure sembrava esserci ancora così tanto lavoro da perfezionare tra copertina, merchandising e tour. Sarebbe stato un viaggio piuttosto impegnativo.

La giornata trascorse velocemente tra un impegno e l’altro e la nottata, in compagnia di quella che poteva definirsi la sua ragazza, prese una piega decisamente piacevole, al punto che crollò solo verso le quattro di mattina.
Ancora terribilmente stanco ed estenuato, fu svegliato solamente alle sette dallo squillare del telefono della sua camera d’albergo.
Non aveva alcuna voglia di dedicarsi ai rapporti sociali, non ancora perlomeno, per cui si limitò a prendere il telefono e riattaccare, ma quella tortura non finì: infatti, solo pochi secondi dopo quel suono riprese a rimbombare nella sua testa. Le parole che uscirono dalle sue labbra quando sollevò la cornetta non poterono che dimostrare a chiunque fosse dall’altro lato quanto fosse schifosamente di cattivo umore.
Ciò che arrivò al suo orecchio, però, lo sorprese non poco: uno dei suoi amici più cari, Todd Crew, aveva deciso di raggiungerlo a New York per potersi distrare assieme lui; ciò che scoprii ascoltandolo fu che la sua band l’aveva sbattuto fuori e sostituito in poco tempo e che era stato appena lasciato da quella che tutti consideravano la sua fidanzata storica. Non lo avrebbe di certo lasciato solo in quella situazione, non dopo tutto ciò che aveva fatto per lui.
Todd non tardò di certo ad arrivare alla sua porta, nonostante fosse ubriaco marcio, e a Slash bastò osservarlo per pochi secondi per comprendere che se avesse voluto conciliare gli impegni con quell’amicizia avrebbe dovuto trascinarlo con sé tutto il giorno.
Due ragazzi come loro, in giro per New York, non passavano di certo inosservati, soprattutto se si considerava il fatto che fosse praticamene costretto a trascinare Todd in ogni dove, ubriaco com’era. Ad aggiungersi, poi, ci furono anche i componenti di una band di Los Angeles che si trovava, come loro, a New York quasi per caso. 

I desideri di quei ragazzi incontrati per caso, però, sembravano contrastare con i progetti del chitarrista, tanto con quelli che riguardavano esclusivamente quella giornata quanto con quelli che riguardavano la sua intera vita: i tre, infatti, intendevano abbandonarsi tra le braccia della dea dagli occhi dorati, unendosi a lei mediante un ago che avrebbe attraversato la loro pelle e riversato il suo dolce veleno nelle loro vene.
Todd, distrutto com’era, si lasciò trascinare facilmente da quell’idea. Slash, diversamente, tentò il possibile pur di evitare quell’incontro, ma era in netta minoranza e dunque finì per cedere, ritrovandosi seduto sul bordo di una vasca con un ago nel braccio nel giro di qualche ora.
Aveva deciso di fare da cavia e assaggiarne un po’ prima di permettere all’amico di lasciarsi andare a quel pericoloso piacere chimico e ciò che ne aveva ricavato era la consapevolezza che non si avvicinasse nemmeno lontanamente all’essere la più forte che avesse mai provato, considerando che nel giro di pochi minuti non si sentiva nemmeno più così fatto, nonostante si fosse disintossicato qualche tempo prima e la soglia della sua tolleranza non era più spaventosamente alta come lo sarebbe stato solo qualche tempo prima.
Terminato quel breve assaggio, decisero che i due gruppi si sarebbero riunititi nella sua camera d’albergo qualche ora più tardi, quando il buio avrebbe spento tutti i colori. 
Le ore, in quelle condizioni, non tardarono a trascorrere e, tra la visione di un film al cinema e una passeggiata, prima ancora che potessero accorgersene era già sera. 
Come previsto, si ritrovarono tutti in quella camera, forse un po’ troppo piccola per tutta quella gente, ma che si rivelò essere comunque un buon rifugio, lontano da occhi indiscreti. Sembrava tutto perfetto, o quasi.
Alla fine, Slash decise di lasciarsi andare a quella felicità artificiale con gli altri, ma quella roba faceva talmente schifo che quasi finì per terminare la sua parte in pochi minuti senza nemmeno sentirsi minimamente sballato. Era senz’altro la peggiore che avesse mai provato.

In quella situazione, il chitarrista cercò comunque di controllare Todd come meglio poteva, aveva bevuto tanto e temeva che potesse lasciarsi andare troppo e mettere a rischio la propria vita.
Fece il massimo, ma a quanto pare qualcosa sfuggì comunque alla sua attenzione: all’improvviso Todd collassò sul pavimento freddo e non appena gli si avvicinò, preoccupato, ebbe occasione di constatare che il suo respiro era lento e che non reagiva per nulla ai suoi stimoli e, come di risposta, una lunga scia di brividi attraversò il suo corpo, paralizzandolo.
Era uno dei suoi migliori amici ed era lì, esanime, sotto quello sguardo scuro che solo poche persone avevano incrociato.
Doveva far qualcosa, non avrebbe mai potuto lasciare le redini della situazioni nelle sole mani del fato. Fu in quel momento che si armò di tutta la sua forza e lo trascinò fin nella vasca, dove colpì il volto dell’amico con un getto d’acqua ghiacciata, scuotendolo e prendendolo a sberle affinché tornasse cosciente.
Era disperato, nel caos della sua mente non riusciva nemmeno a formulare un pensiero di senso compiuto: si era ritrovato così tante volte ad essere protagonista di una scena simile, ma mai nei panni di chi aveva la vita di un’altra persona nelle sue mani e ciò non faceva che farlo sentire ancora più perso e confuso.
Proprio quando tutto sembrava perduto una luce illuminò nuovamente quella camera buia e angusta e, per un attimo, ebbe l’impressione che il suo amico stesse finalmente tornando cosciente. Ed era così. Un sorriso sollevato gli si dipinse sulle labbra rosee e carnose mentre, ancora col fiato sospeso, strinse forte a sé quell’amico che aveva quasi rischiato di perdere, riempiendo i polmoni di quel profumo che aveva temuto sarebbe andato via per sempre.
Quando uscirono da quel bagno, ancora estremamente provati, si ritrovarono davanti una scena che, infondo, entrambi si aspettavano dopo l’accaduto: i loro “amici” erano fuggiti senza proferir parola. Finiva sempre così in quelle situazioni, nessuno voleva ritrovarsi coinvolto quando avrebbero potuto esserci di mezzo cadaveri e aghi ancora sporchi di sangue ed eroina. Eppure la delusione era forte.

Deluso, preoccupato e ancora impaurito, Slash adagiò il debole corpo dell’amico sul letto, sedendo al suo fianco in modo da poter controllare il suo stato di salute. Per tentare di ritrovare la calma effettuò un paio di chiamate in modo da raccontare l’accaduto ai loro amici comuni e fu proprio durante una di queste che accadde ciò che più temeva: Todd smise improvvisamente di respirare.
Senza pensarci due volte agganciò il telefono, fiondandosi sul corpo dell’amico e scuotendolo quanto più forte possibile, poi lo prese a schiaffi e, infine, decise di trascinarlo nuovamente sotto l’acqua gelida della vasca.
Niente di tutto ciò funzionò.
Era nuovamente preda dell’ansia e della disperazione. 
Ancora una volta stava rischiando di perdere uno dei suoi amici più cari.
Le sue mani, modellate dalle corde della sua chitarra, andarono a posarsi sul torace dell’amico, tentando di dare al suo cuore la forza necessaria per riprendere a battere nuovamente. Ripeté quella procedura numerose volte, sperando ogni volta che fosse quella buona, ma ciò non accadde mai: quel cuore non aveva più la forza di continuare a vivere.
Al limite delle forze, decise di chiamare il 911 e lasciare che fossero loro a prendersi cura del suo amico, ma non appena riagganciò, non poté far altro che tornare dal suo Todd e tentare, ancora una volta, di rianimarlo ma, nonostante tutti i tentativi, nulla sembrava funzionare quella volta.

Non lo salvò.

Todd, il suo caro e vecchio Todd, quella sera d’estate, a soli ventun’anni, si abbandonò alle fredde braccia della morte che, caina, non attendeva che il momento giusto per poter incombere e cullare con dolcezza la sua ennesima vittima per indurla in un sonno abbastanza profondo da non promettere alcun risveglio.
Aveva perso. Avevano perso. Insieme avevano sempre creduto di essere invincibili e invece erano appena stati sconfitti durante la più importante delle battaglie di quella guerra comunemente chiamata “vita”.
Sentì i muscoli dell’intero corpo irrigidirsi e gli occhi inumidirsi mentre un velo di dolore andava a stendersi su di essi, rendendo difficile persino l’individuare quali fossero i tratti di quel viso che aveva visto così tante volte durante gli ultimi anni. 
Il dolore provato in quel momento fu qualcosa di paragonabile ad almeno cento coltelli piantati nel petto senza alcuna pietà. Era il suo migliore amico e l’aveva perso per sempre. Niente avrebbe mai potuto riportare quel sorriso e quella risata, così rassicuranti, nel suo presente e nel suo futuro.
Non ci sarebbe stato più quel ragazzo, forse apparentemente un po’ strano ma che si era rivelato una delle persone migliori che avesse mai lasciato entrare nella sua vita, a posargli una mano sulla spalla e a ripetergli con tono calmo che “sarebbe andato tutto bene, in un modo o nell’altro”.
Quanto avrebbe desiderato sentire la sua voce sussurrargli quelle parole proprio in quel momento in cui ne aveva un disperato bisogno, ma si ritrovava solo insieme a quel che rimaneva del suo amico e sapeva che no, non sarebbe andato tutto bene, non quella volta.
Non ci sarebbe più stata alcuna seconda possibilità. 

Era distrutto e così debole che tutto ciò che riuscì a fare fu lasciarsi pervadere dalle mille sensazioni ed emozioni che si scatenarono in lui in quel momento: ansia, paura, panico, agitazione, sensi di colpa, tristezza e quella nostalgia di quel che era stato e non sarebbe mai più tornato. 
Tremava come una foglia debole messa ulteriormente alla prova da un freddo e violento vento d’autunno, ed era proprio così che si sentiva: come una foglia che non aveva più alcun ramo a cui aggrapparsi per mantenersi in vita. E, se anche fosse riuscito a sopravvivere a quella tempesta autunnale, ad aspettarlo ci sarebbe stato un freddo inverno a cui sapeva di non poter resistere, così come sapeva che non ci sarebbe stata alcuna primavera, non per lui.

I secondi trascorrevano particolarmente lenti, amplificando quel dolore fino a renderlo umanamente insopportabile, mentre il suo volto, incorniciato da lunghi ricci scuri, veniva solcato da dolorose lacrime salate. Non era mai stato un tipo particolarmente emotivo, se non attraverso le sei corde di una chitarra, piangere era qualcosa che non era abituato a fare, eppure quella sera fu l’unica cosa che riuscì a fare.
Aveva appena perso una delle persone più importanti della sua vita e niente al mondo avrebbe mai potuto riportarlo indietro, così come niente avrebbe mai potuto prendere il suo posto nella sua vita anche con il passar degli anni. Non avrebbe mai dimenticato quel sorriso, quelle pacche sulle spalle e quelle parole confortanti scivolate via dalle loro labbra nei momenti più bui del loro cammino. Non avrebbe mai dimenticato il suo caro e vecchio amico Todd.
Solo e sofferente, non poté che abbandonarsi a quel vuoto che sentiva nel petto e che sembrava espandersi e conquistare il suo intero corpo, salutando con un ultimo immortale abbraccio quel che era stato un ottimo compagno di avventure per anni. 
Insieme avevano lottato e avevano riso così tante volte. Insieme avevano vissuto.
Non sarebbe stata la morte a cancellare ciò che rimaneva di lui.
Non sarebbe stata la morte a dividerli.

« Ascending you find your resistance.
You know that you've made such a difference.
In all you leave behind, you'll live to the end.
The cycle of suffering goes on, 
but the memories of you stay strong.
Someday I too will fly, and find you again. 
»
  
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