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Autore: fedetojen    15/08/2016    1 recensioni
Salve a tutti! Questa storia comprende nel complesso i Mates e in particolare Anima/Sascha e St3pny/Stefano! Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: GODz Anima, St3pNy, SurrealPower
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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What are we fighting for?

 
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
 
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-ANDREA! Esci da quella fottuta camera o ti prendo a calci nel culo!- che finezza mia madre, eh? Sbuffando, stacco le cuffie dalle orecchie, scendo dal letto e scendendo le scale di casa, mi presento davanti a mia madre.

-Che vuoi?- chiedo scocciata, appoggiandomi al tavolo con i gomiti.

-Tua zia mi ha chiamato, ti trasferirai a Milano nel suo appartamento vuoto, dove vivrai e lavorerai con lei nella sua gelateria- mi spiegò velocemente, mentre con la bocca aperta guardavo esterrefatta mia madre.

-Dimmi che è una cazzo di presa per il culo…- dissi evidentemente scioccata, okay scusate il linguaggio ma da qualcuno dovevo pur
prendere(mia madre ovviamente u.u).

-Chiudi la bocca o ti entrano i mostri. Fai la valigia che tra qualche ora parti- mi disse andando in camera sua. Io ero ancora ferma davanti al tavolo a guardare il vuoto: cambiare città, trasferirmi senza preavviso.

-CAZZO!- urlai correndo in camera.

-Linguaggio, ragazzina!- mi urlò di rimando mia madre, sembrando Captain America. Velocemente presi la valigia, buttandoci qualsiasi cosa che potesse servirmi tipo vestiti, braccialetti, libri, cuffie, scarpe e altro.

-Sei pronta? Il treno non ti aspetta- ruggisce mia madre alla porta della mia stanza. Chiudo con fatica la valigia, ma la chiudo saltandoci poi sopra, sentendo mia madre sospirare.

-Sono pronta…SONO PRONTA!- obietto alzandomi dalla valigia, sperando non esplodesse da un momento all’altro. Dritte nella macchina, velocemente mia madre mi accompagnò alla stazione, lasciandomi con un biglietto con la via della casa e il telefono di mia zia.

-Ci vediamo!- disse mia madre scappando via, per colpa del lavoro.

Orari del cavolo! Andai nel treno, con le cuffie nelle orecchie aspettando di arrivare a Milano. Siamo arrivate, io e la mia valigia.
Chiamo mia zia, giusto per dirle che sono arrivata e di darmi le chiavi dell’appartamento.
Fin qui tutto okay, ma il problema sarebbe stato il giorno dopo: quella cazzo di sveglia, mi ha quasi sturato i timpani.
Okay, devo smetterla con le parolacce, o a lavoro mia zia mi licenzia in tronco.
Mi alzo, come se fossi uno zombie, vagando per poi vestirmi e lavarmi diretta poi a lavoro.

-Sei in ritardo Andrea!- mi rimproverò mia zia, con una finta faccia cattiva in volto e le mani sui fianchi.

-Non rompere zia, che già la sveglia voleva essere uccisa- dissi acidamente.

Mia zia mi sorrise e mi strinse a sé: è completamente l’opposto di mia madre, per fortuna.
La prima settimana fu un po’ difficile ambientarsi, anche perché il genere umano mi sta sul cazzo, ovviamente, tranne i Mates eh, ma poi ho capito come andava e avevo preso dimestichezza.

Un giorno, ovviamente, andai a lavoro e quel giorno non c’era molta gente così, presi la mia agenda dove ci scrivevo qualsiasi cosa: pensieri, disegni, nomi o perfino sensazioni e racconti sui giorni passati e lo aprii scrivendoci qualcosa, insieme a qualche foto che scatto quando mi va. Quando poi, sento una voce, più che altro un urlo troppo familiare.

-PAPEREEEH!- e poi una risata, la sua risata.

Alzo velocemente gli occhi e vedo entrare Sascha, aka Anima, nella gelateria accompagnato da alcuni suoi amici.
Subito mi fiondo a terra, nascondendomi sotto il bancone, sentendo poi qualcuno picchiettare sullo stesso, impaziente.
Ficco velocemente l’agenda dietro ai miei pantaloni e mi alzo.

-S..si?- chiedo guardandolo.

Dio quanto è bello: ha i soliti capelli alzati, quel suo sorriso e le fossette da rubare proprio, un filo di barba e la maglietta ‘Saresti sacra in India’ che ADORO. Dovresti essere illegale Sascha, sì…ILLEGALE.

-Ciao! Potresti indicarci un tavolo libero?- mi chiese gentilmente, passandosi una mano nei capelli.

Annuisco come una scema e li accompagno al tavolo, prendendo le prenotazioni e portandole al ritorno.
Mentre sto per ritornare al bancone mi sento richiamare.

-Ei! Aspetta, hai perso questo…- sento poi una pausa, così impaurita mi volto di scatto e lo vedo sfogliare la mia agenda. NOOO! Corsi più velocemente che potevo e mi fiondai sull’agenda.

-Grazie, non dovevi…- dissi inginocchiandomi per riprendermi la mia agenda ma lo vedo che la sfoglia con un sorriso in volto.

-Ma sei bravissima!- disse indicando alcuni scarabocchi, proprio ritraenti la scritta Anima, St3pny e Mates.

-Ma no, non sono niente, Anima- dissi a disagio, sperando di riavere subito la mia agenda. Di colpo alza lo sguardo in mia direzione e mi sorride, con quel sorriso da cretino.

-Allora mi conosci- dice con sguardo malizioso, quello che mi fa ridere spontaneamente. Cazzo, l’ho chiamato Anima, grazie al piffero!

-Ehm…si?- chiesi alzandomi, ormai stanca di stare a terra. Mi porge l’agenda e ringrazio qualche santo mentalmente.

-Potremmo chiederti di fare qualcosa per noi, sarebbe carino… Andrea- propone leggendo il nome dal mio cartellino sulla maglia.

Okay, ma che effetto mi fa sentire il mio nome pronunciato da lui?
Sono sicura al 100% che sono rossa come un peperone e anche di essermi mimetizzata con le pareti del locale.

-Ci si vede, stay hungry stay animal!- grida andandosene con i suoi amici. Okay, questo ragazzo è tutto strano. Pensai ridendo tra me e me.

-Andrea, i clienti!- gridò mia zia. Alzai gli occhi al cielo e sbuffando andai al bancone.

I giorni successivi volevo diventare trasparente: Sascha veniva ogni giorno in cerca di me, ma io mi nascondevo sotto al bancone e mia zia faceva certe facce da sbellicarsi proprio. Poi mi diedi ammalata, per qualche giorno, visto l’insistenza di Sascha: non so perché ma da quello strano evento con l’agenda ero molto più in imbarazzo quando nelle vicinanze c’era lui.

Un pomeriggio, ero al pc a guardare appunto un video di Sascha, che ad ogni incidente su Gta V doveva mangiare delle schifezze, bleah, povero stomaco.
Quando qualcuno bussò al campanello di casa.
Andai ad aprire, solo che la mia porta non avendo lo spioncino per vedere chi fossi, aprii senza timore.
Appena vidi un Sascha selvaggio, sorridermi ed entrare clandestinamente in casa mia, quasi svenni.
Chiusi con forza la porta, posando le mani sui fianchi, osservando Sascha guardarsi intorno e sistemarsi i capelli.

-Ma che cazzo sei, uno stalker?!- sbottai all’improvviso, facendolo sbandare e scoppiare a ridere. Mio dio la sua risata: poteva essere così bella e sexy?

-Scusami se sono venuto a casa tua senza preavviso, ma al negozio eri completamente sparita- disse continuando a ridere.

-Be, se sarò sparita ci sarà pure un motivo- dissi borbottando, andando poi al pc.

-Sei sparita perché stavi vedendo i miei video?- chiese in tono divertito indicando il pc, sorridente.

-No, Sascha- dissi guardandolo serio, mentre spegnevo il monitor del pc.

-Ho chiesto a tua zia dove abitavi, perché stasera vengono i Mates a casa mia, e volevo presentarti a loro- mi informò sedendosi sulla sedia,
poggiando i gomiti sul tavolo. Incrociai le braccia e lo guardai di traverso.

-Neanche per sogno- dissi intuendo le sue intenzioni. Mi guardò con il labbro da fuori e la faccia da cane bastonato. Smettila Sascha, smettila…

-Oh e va bene! Piccolo bastardo- dissi alzandomi dalla sedia diretta al frigo, per bere un po’ di succo.

-Mi piace- sentenziò, facendomi sgranare gli occhi, con il bicchiere a mezz’aria. Lo guardai con aria interrogativa.

-Mi piace il tuo modo di ‘vivere’ e l’essere così spontanea- disse ridendo.

-Più che spontanea direi volgare- dissi bevendo.

-Nah, non credo- disse facendomi l’occhiolino. Per trenta e trent’uno non mi affogai, maledetto di un Sascha!

-Comunque sono già a casa mia- disse alzandosi dalla sedia, ridendo.

-Brutto stronzo! Sascha Burci: inizia a correre!- dissi lasciando il bicchiere per rincorrerlo. Prese in pieno mobili e spigoli, ma continuò a
correre per casa urlando come una femminuccia, fino a quando non caddi per colpa sua e lo schiacciai come una sardina.

-Ahia!- disse Sascha, senza smettere di ridere.

-Mi fanno male gli addominali- dissi alzandomi continuando a ridere. Okay, la situazione era imbarazzante, ma ci riprendemmo subito.

-Andiamo prima che mi danno per disperso- si alzò Sascha, andando alla porta.

Mi cambiai, mettendomi un pantaloncino di jeans e una maglietta, insieme al mio cappello preferito con la scritta: Mates.
Sascha è molto prudente con la macchina, pensavo fosse un pazzo anche alla guida ahahah.

-Papaaaaaà!- urlò Sascha entrando in casa. Subito venne abbracciato da Papà Vegas, che scoppiò a ridere vedendolo correre verso di lui.

-Ciao! Tu dovresti essere Andrea, giusto?- mi voltai a guardare Stefano parlarmi e imbambolata annuii.

-Noi siamo Stefano, Salvatore e Giuseppe!- disse sorridente come sempre, spostandosi il ciuffo dalla faccia. Dio mio, siete illegali ragazzi!
Sascha iniziò a fare il cretino appena Stefano accese la telecamera e iniziò il suo vlog.

-E lei è Andrea! Ci aiuterà con i design- disse puntandomi la telecamera contro.

-C…ciao- dissi salutando imbarazzata. Poi Stefano se ne andò per tutta la casa, inseguito da Sascha che iniziò a sclerare.

-Non preoccuparti, fanno sempre così- disse Giuseppe mentre editava video, come Salvatore, che mi sorrise ritornando a lavoro.

-Papaaaaà! Ci compri il gelato?- Sascha si fiondò vicino a Giuseppe che rise e scosse la testa in un no.

Io rimasi seduta sul divano in disparte, estranea a tutto quello.
Gli scleri, le risa, cose che volavano, grida e crampi allo stomaco.
Mi sembrava di guardare un loro video.

-Andrea stai parlando troppo- disse Sascha buttandosi sul divano, schiacciandomi. Eravamo troppo vicini, cazzo.
Lo spintonai, buttandolo a terra.

-Ah, e così vuoi la lotta? E lotta siaaa!- urlò Sascha prendendo un cuscino del divano e inseguendomi. Iniziai a correre e ridere per la casa, senza sapere dove andare, e mi chiusi in una camera aspettando e ascoltando i passi di Sascha allontanarsi. Finalmente se ne era andato.

-Aaaah!- urlai appena sentii Sascha urlarmi nell’orecchio, spaventandomi.

-Come cazzo sei entrato?!- sbottai con la mano sul cuore, seduta sul letto per riprendere fiato e 10 anni della mia vita. Lui ovviamente
scoppiò a ridere, indicando una porta alla fine della stanza.

-Cazzo di stanze comunicanti- dissi sdraiandomi sul letto, che aveva un piacevole profumo.

-Sei sul mio letto- protestò Sascha, facendo la voce da bambino. Sorrisi, ecco perché ha un buon odore, è il letto di Sascha. Quello dove è lui sicuramente è di Stefano visto che dormono sempre insieme.

-Quello è di Stefano, giusto?- chiesi voltandomi verso di lui, vedendolo sdraiato come me.

-Yep- annuì, guardando il soffitto per poi guardare me. Cazzo quanto è bello: con quei capelli tutti spettinati, quella maglia blu con una papera che dice ‘I don’t give a duck’ che fa ridere.

-Perché ridi?- mi chiese sorridendomi.

-La maglietta- dissi indicandola. Rise anche lui, alzandosi e iniziando a fare balli assurdi. Mi sedetti, per osservarlo meglio, nella sua completa stupidità, raggiunto poi da Stefano che irruppe in camera e iniziò a ballare insieme a Sascha, facendomi scompisciare dalle risate.



ANGOLO SCRITTRICE: Salve gente! Questa volta mi sono cimentata in una storia con i Mates! La protagonista è la ragazza nella foto al centro, ovviamente u.u, ditemi cosa ne pensate della storia!!!
   
 
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