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Autore: Daisy_of_light    15/08/2016    3 recensioni
[Hit the floor]
[Hit the floor]One Shot dedicata alla coppia SLASH Canon del telefilm 'Hit the Floor', gli Zude. Ambientata dopo la 3x8 perchè ci sono dei piccoli riferimenti sparsi agli avvenimenti accaduti fino a quell'episodio. Jude sta male, ma Zero è lontano e il ragazzo non se la sente di richiamare a casa il suo fidanzato per non soffocarlo. Quella notte si ritrova accudito da una Voce.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: ciao a tutti! Rieccomi con un'altra ff dedicata a questa stupenda coppia che adoro! Ribadisco che, per comprendere al meglio l'atteggiamento dei due e certe battute che si scambiano, è consigliata la visione della terza stagione. Detto questo, vi lascio alla lettura, se volete e ringrazio in anticipo chi vorrà leggere. Vi auguro buona lettura e ci vediamo alla fine! XD 


 
CALL ME WHEN YOU NEED

 

Era stata una di quelle giornate pesanti, iniziata male e finita ancora peggio. Quella mattina si era svegliato con l'altra parte del letto, rispetto a dove dormiva, vuota e fredda. Zero era partito da un paio di giorni per un ritiro intensivo e sarebbe stato via almeno sei giorni, quattro dei quali già passati. Jude si incupì al pensiero di dover passare altre due notti senza il suo Gideon. Nonostante per tutta la sua vita fosse stato abituato a dormire da solo, quasi dimenticato dal mondo, in quei pochi mesi che lo avevano portato ad instaurare un felice rapporto con Zero, si era abituato fin troppo velocemente a condividere il letto e la vita con qualcuno. Quando faceva uno dei suoi soliti incubi oppure aveva qualche attacco di ansia che lo svegliava durante la notte, gli bastava girarsi verso sinistra e avvicinarsi di più a Zero, facendo aderire i loro fianchi, per cadere di nuovo nel mondo di sogni ben più felici. Non aveva idea se Zero notasse la cosa oppure se ritenesse fastidioso il risvegliarsi con Jude appiccato, ma alla mattina faceva come se nulla fosse e non aveva mai detto il contrario, quindi il moro si decise ad affidarsi a quella mano che, nella notte, lo cercava e lo stringeva di più a lui, per interpretare positivamente il pensiero di Zero. Era stupendo dormire con il proprio amato dopo aver conosciuto solo solitudine nella propria vita... Mai avrebbe immaginato di poter giungere a una felicità simile. Il lato negativo della medaglia era il fatto che ora non riusciva più a restare senza. Era diventato viziato, voleva svegliarsi di fianco al proprio uomo ogni mattina. Solo che non sempre era possibile. E questo era uno di quei momenti in cui non poteva. Nonostante si sentissero al telefono, Jude avvertiva la mancanza di Zero in modo incredibile e ciò gli aveva fatto passare le ultime due notti praticamente in bianco. Riusciva ad addormentarsi solo per pochi minuti prima di essere svegliato da un incubo. E quando crollava a causa di un'evidente stanchezza, era già mattina e lui non era riuscito a chiudere occhio se non per una mezz'ora. Oltre a quello, il lavoro lo stava facendo impazzire più del solito. Si ritrovava a dover sistemare dei casini assurdi, a dover accontentare gli sponsor della squadra, a dover parlare per ore e ore con persone che lo trattavano peggio di un cane nonostante fosse uno dei maggiori dirigenti della squadra dei Devils. Si era ritrovato, ormai, a svegliarsi con un'ansia tale da non riuscire ad ingurgitare nulla oltre al caffè la mattina, a masticare svogliatamente un sandwich a mezzogiorno e a cenare con nervosismo e bile la sera. A tal proposito, proprio quella sera, tornò a casa dopo una giornata davvero davvero pensate.

 




Oltre allo svegliarsi solo e depresso, un mal di testa martellante gli aveva subito dato il buongiorno insieme ad un mal di gola pazzesco. Avrebbe fatto volentieri colazione con acqua e aspirina, ma si ricordò di aver preso l'ultima un paio di settimane prima, per sconfiggere gli stessi sintomi che si erano presentati poco prima di una serie di importanti riunioni d'affari, e di non averle più ricomprate. Si ripromise di chiederne una a Lionel una volta in ufficio, ma quando giunse lì, si ritrovò sommerso da una serie di problematiche che andavano dalla gestione del budget dei Devils per riparare i bagni dello stadio, allo sventare l'ennesima mossa cospiratrice di Terrence e Jelena. Scoprì anche di doversela cavare da solo, poiché Lionel gli aveva lasciato un post it per avvisarlo del fatto che aveva un appuntamento urgente con l'estetista, che poi sarebbe andata a compare il vestito per la festa successiva dei Devils, che non sapeva se sarebbe tornata prima delle 17 e che era tutto in mano a lui fino al suo ritorno. Jude strappò il foglietto con rabbia e si sedette subito dietro alla scrivania, iniziando a lavorare. Non si accorse nemmeno del passare del tempo. Non riuscì a ritagliarsi dei minuti sufficienti per pranzare o uscire a prenderne un'aspirina, nulla! Solo alle 17.30, finalmente, si fermò a respirare un attimo. Seduto alla sua scrivania, Jude chiuse gli occhi, colto da nausea e vertigini. La testa era pensate e annebbiata, ogni volta che deglutiva, gli sembra che la gola fosse trapassata da schegge di vetro e di legno, si sentiva la faccia caldissima, ma allo stesso tempo aveva freddo. Non ce la faceva proprio più, voleva solo tornare a casa, voleva dormire un po', voleva che Zero tornasse a casa e che lo abbracciasse, aiutandolo ad addormentarsi. Forse Lionel capì lo stato del ragazzo quando entrò nell'ufficio di Jude, per informarlo di essere tornata, perché constatò, preoccupata:
-Dio, Jude...hai davvero un pessimo aspetto!-
Jude aprì un occhio e la guardò, sbottando:
-Tu invece sei magnifica come sempre! Dopotutto hai passato le ultime ore dall'estetista!-
L'espressione un po' ferita e un po' stupita che assunse la sua interlocutrice, fece capire a Jude che forse aveva un po' esagerato, quindi si scusò:
-Scusami...non volevo aggredirti...sono solo un po' stanco...-
Lionel si ricompose e annuì.
-Si vede che sei stanco, per questo ti consiglio di andare a casa un po' prima...hai già fatto troppo oggi!-
Forse quello era il modo di Lionel di scusarsi per il suo comportamento, fatto sta, che Jude non esitò e confermò:
-Sì, forse è meglio che io vada a casa...-
La donna annuì con approvazione e Jude iniziò a raccogliere le carte dalla scrivania. Fu in quel momento che gli squillò il cellulare.




Quando Jude rispose, la voce familiare e calda dall'altro capo del telefono, lo fecero sciogliere.
-Ehi!- salutò Zero e Jude se lo potè immaginare bello e magnifico, con quel sorriso seducente sulle labbra.
-Ehi! Già finito l'allenamento?- chiese Jude, curioso, ma felicissimo di sentire quella voce, sebbene non fosse solito che Zero chiamasse a quell'ora.
-Sì! Eravamo tutti un po' sottotono a causa dello sforzo di questi giorni, quindi abbiamo concluso prima! Il coach ci ha dato la serata libera quindi pensavo di fare un salto a salutare i vecchi amici dell'Ohio e di ritornare con il jet dei Devils domani, come progettato! Ce la fai a restare senza di me per un'altra notte?- il tono di Zero era palesemente allusivo.

"No!" urlò la mente di Jude.

-Ahahaha...sì! Vai pure!- fu, invece, la risposta del ragazzo. Dio, quanto voleva riavere Zero al suo fianco! Lo voleva davvero tanto, in un modo in cui non aveva mai voluto nessuno! E non in modo sessuale, anche se non poteva negare del tutto che avesse bisogno di sentire il corpo del biondo contro il suo, pelle su pelle, ma soprattutto perché aveva bisogno di quel sostegno che Zero non sapeva nemmeno che gli desse abitualmente con la sua sola presenza. Lo voleva, voleva davvero che Zero tornasse prima del tempo, ma non poteva impedirgli di andare a salutare i suoi vecchi amici, non poteva e non voleva costringere il suo amante a rinunciare a tutto per lui. Zero sembrò percepire una certa incertezza nella risposta del moro, quindi il suo tono si fece serio quando chiese:
-Sei sicuro, Jude? Posso anche tornare prima!-

"Ti prego, torna!"

-Non preoccuparti! Voglio che tu esca e ti goda la serata con i tuoi amici! Ci vedremo domani sera!-  lo rassicurò Jude, cercando di schiarirsi la gola dolorante.
Forse Zero cercò di interpretare la verità dietro le parole del moro, poiché calò il silenzio dall'altro capo del telefono, ma ormai Jude aveva preso una decisione, non avrebbe costretto il ragazzo a privarsi di una bella serata solo per un suo capriccio, quindi cercò di tagliare corto:
-Ti lascio andare allora! Cerca di divertirti, ma non troppo!-
-Sei consapevole del fatto che così passi tu per la piccola mogliettina?- lo stuzzicò Zero, di nuovo con tono allusivo. Jude roteò gli occhi, ma ciò gli causò una vertigine e dovette posarsi al muro del suo ufficio, per evitare di cadere.
-Jude? Jude!- chiamò il biondo, percependo che c'era qualcosa che non andava dall'altra parte del telefono. Il ragazzo si allentò il nodo della cravatta, deglutì la nausea che minacciava di sopraffarlo ed esclamò, cercando di suonare naturale:
-Va tutto bene, mi sono solo distratto un attimo!-
La scusa suonò troppo vaga perfino per lui, quindi non si stupì quando il biondo gli domandò:
-Jude, va tutto bene?-
-Va tutto benissimo! Ora ti lascio andare e anche io scappo che mi devo vedere con Lionel!- forse aveva detto tutto un po' troppo in fretta, inventandosi una bugia a caso. Non credeva che Zero ci sarebbe caduto, ma, invece, il biondo rispose:
-Va bene, ti lascio andare. Domani ti scrivo l'ora in cui arriverò.-
-Perfetto!-
-E...Jude?-
-Sì?-
-Ti amo!-
La dichiarazione di Zero fermò il fiato nella gola di Jude e gli arroventò le guance già accaldate. Zero non era una di quelle persone che amava aprirsi con gli altri, non gli piaceva dare dimostrazioni aperte di affetto se non quando facevano l'amore, oppure in circostanze speciali in cui erano solo loro due, perciò le volte che il biondo diceva quelle parole apertamente, senza un particolare motivo, spiazzava sempre Jude che non potè fare a meno di rispondere con voce felice e decisa:
-Ti amo anche io!-
E così la  conversazione si concluse.

 





Giunto a casa, Jude gettò tutto quello che aveva nelle tasche nel portaoggetti all'ingresso e poi barcollò fino al letto, togliendosi le scarpe al volo. Il sole stava ancora tramontando, era presto, ma Jude era stanchissimo. Tutto era nebuloso intorno a lui, tutto si sfuocava e si rimetteva a fuoco a ritmo delle fitte di dolore che gli trapassavano la testa. Si sentiva accaldato, sudato, ma, allo stesso tempo, tremava di freddo. La gola era dolorante e gli sembrava di deglutire schegge di vetro. Gli doleva tutto il corpo e l'unica cosa che Jude voleva fare era raggomitolarsi sotto le coperte e dormire per ore e ore. E così sarebbe riuscito a superare un po' di tempo senza sentire la mancanza di Zero. Sapeva che doveva almeno cambiarsi per riuscire a riposare meglio, ma non ne aveva la forza, quindi si abbandonò sul letto, senza nemmeno sdraiarsi sotto le coperte.






Si accorse di essersi addormentato quando sentì una sensazione fresca sulla fronte. Si mosse un po', cercando di capire dove fosse e quando fosse, ma una sensazione morbida e avvolgente lo fece presto desistere e lasciò subito perdere. Di nuovo, una sensazione fresca sul viso e sul collo, qualcosa di bagnato che veniva tamponato delicatamente. Jude, nella confusione della sua mente, provò a chiedere chi ci fosse, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca su un mormorio incomprensibile.
-Shhhhh...- sussurrò una voce che Jude non sapeva identificare, ma che era certo di conoscere. Voleva scoprire a chi appartenesse, ma gli occhi non volevano aprirsi, le palpebre che pesavano come un macigno e sembravano incollate, il gesto che, solitamente, richiedeva uno sforzo nullo, ora più faticoso di una scalata su una parete rocciosa. Si lamentò, agitandosi.
-Ehi...Va tutto bene... Hai la febbre alta, devi riposare...- aggiunse quella che Jude decise di chiamare semplicemente Voce. Quel tono basso e caldo sembrava volerlo avvolgere come una morbida coperta protettiva. Poi, il tocco dolce su una guancia, una carezza leggera, ma così carica di significato che Jude riuscì a percepire il sentimento amorevole che quel gesto voleva trasmettere. La carezza si spostò verso la sua fronte e poi tra i suoi capelli, dove ripassò più e più volte. Quel gesto gli ricordava così tanto Zero. Anche il suo bel biondo, a volte, si lasciava andare a certi gesti affettuosi, sempre e solo quando loro due erano soli. C'erano delle notti particolari, magari precedute da una giornata particolarmente dura, in cui il suo amato si limitava a stringerselo addosso, a letto, accarezzandolo e traendo conforto solo dalla loro vicinanza e calore, senza consumare il loro amore con rapporti sensuali e bollenti. Ma non poteva essere Zero, il suo amato non poteva essere lì...si trovava a kilometri di distanza in quel momento, a divertirsi con i suoi amici. Eppure Voce e Mano riuscivano a trasmettergli le stesse sensazioni di amore e dolcezza, aggettivi che difficilmente si potevano accomunare al Zero che tutti conoscevano, ma che, invece, lui sapeva essere perfetti per lo Zero che conosceva nell'intimità. La sensazione fresca sulla fronte e sul collo ritornarono e Jude emise un sospiro di apprezzamento.
Voce sussurrò:
-Ora riposa, Jude... Io resterò qui a vegliare su di te...-
Il moro non se lo fece ripetere due volte e ripiombò nell'oscurità del sonno.

 






Occhi che lo osservavano nell'ombra e lo giudicavano, reputandolo meno di nulla. Occhi severi e freddi che lo facevano sentire piccolo e indifeso. Occhi crudeli e cattivi che lo paralizzavano sul posto, bloccandogli l'aria in gola a causa del terrore. E poi sorrisi nel buio, sorrisi falsi, sorrisi di circostanza, sorrisi malvagi, sorrisi che puntavano solo ad ottenere qualcosa in cambio. Persone che si susseguivano nel buio, persone che aveva deluso, persone che volevano solo approfittarsi di lui, persone che gli davano le spalle non appena non avessero più avuto bisogno, persone crudeli e false. Nel buio, poi, apparve una figura femminile dai capelli scuri e mossi e gli occhi verdi.

-Mamma...- sussurrò Jude, rivolgendosi alla donna, riconoscendola.

Jenna Kinkade lo osservò con aria di sufficienza, per poi voltargli le spalle e allontanarsi con un uomo che non era Oscar e un bambino piccolo.

-Noooooo! Mamma! Ti pregooooo! Non andareeeee!- urlò un Jude quattordicenne, cadendo in ginocchio, cercando di fermare la madre che continuava ad allontanarsi nel buio, mentre le prime lacrime iniziavano a scorrergli lungo le guance.
-Jude!- lo chiamò la voce di suo padre Oscar ed ora Jude non era più un ragazzino, ma era tornato ad essere un adulto.

-Papà! Io ho fatto di tutto per farmi voler bene da te!-

Ma Oscar emise la sua spietata sentenza:
-Io non ho un figlio!-
Jude fu di nuovo straziato da quelle parole. Nonostante avesse cercato in tutti i modi di farsi accettare da suo padre, aveva fallito completamente e si era giocato tutte le possibilità di ricevere finalmente l'amore di un genitore.
Ad un tratto, al posto di Oscar, comparve il suo amato, bellissimo Zero e le lacrime di Jude sembrarono fermarsi, la gioia di rivedere il volto dell'unica persona che era arrivata a dimostrare il suo amore per lui, per un semplice manager, davanti a migliaia di persone.

-Zero...- fu il sussurro di Jude, il sollievo e l'emozione percepibili e palpabili nel tono della voce.

Però c'era qualcosa che non andava. Il volto di Zero era segnato da una espressione dura e seria.
-Sei così difficile, Jude! È impossibile stare con te! Hai sempre bisogno di attenzioni! Sei ansioso e mi stai con il fiato sul collo!- iniziò a parlare il biondo, il suo volto che si ingrandiva sempre di più nel buio, mentre le sue parole laceravano Jude nell'animo, lasciandolo una massa tremante -Io rimpiango! Io rimpiango di averti baciato davanti a tutte quelle persone!-

-Svegliati!-

-Noooooo! Ti prego, Zero! Gideon! Ti prego! Farò tutto quello che vuoi, ma non lasciarmi!- fu il grido disperato di Jude cercando di protendere la mano verso il suo amante che, però, iniziò ad allontanarsi.

-Jude! Svegliati!-

-No, ti prego!-

-Jude!-

-Nooooooooo!!!!- con un urlo che sembro lacerargli la gola e i polmoni, Jude aprì gli occhi, ritrovandosi ancora immerso nel buio, un dolore lancinante alla testa e una nausea che lo portarono a girarsi da un lato e a vomitare oltre l'orlo di quello che sembrava essere un letto. Voce era tornata a sussurrargli nelle orecchie e Mano gli accarezzava la schiena con movimenti circolari.
-Va tutto bene, butta fuori tutto, così dopo starai meglio!-
Tremante come una foglia preda del vento, Jude tossì un paio di volte, il gusto acre della bile nella sua bocca.
-Tieni...bevi e sputa...-
Il malato sentì qualcosa appoggiarsi alle sue labbra, mentre inclinava la testa all'indietro e lasciava che un liquido, che doveva essere acqua, gli riempisse la bocca. Si risciacquò velocemente e sputò verso il basso, incurante del fatto che avrebbe sporcato tutto ulteriormente. Ci avrebbe pensato una volta che sarebbe riuscito ad aprire gli occhi. Si raggomitolò di nuovo su un fianco, lontano da tutto il disastro che era sicuro di aver lasciato sul pavimento della camera. Si sentiva malissimo...tremava incontrollabile, ma sudava copiosamente e il mal di testa e il mal di gola sembravano volerlo torturare. Cercò di concentrarsi su quei rumori che percepiva intorno a lui: sembrava che qualcuno stesse facendo scorrere l'acqua da qualche parte, che qualcuno stesse vivendo in quella casa oltre a lui, ma nella sua mente ottenebrata dalla febbre, Jude non riusciva a capire chi fosse. Avrebbe tanto voluto che quel qualcuno, che quella voce è quella mano appartenessero a Zero. Gli mancava tanto e ciò gli fece ricordare quello che doveva essere stato un incubo causato dalla malattia. La gola e i polmoni stretti in una morsa dolorosa di tristezza e angoscia, la sensazione di abbandono che gli opprimeva il petto e il cuore, tutto ciò, non gli permise di accorgersi delle lacrime bollenti che gli scorrevano lungo il volto, finché Mano non gli accarezzò uno zigomo e Voce gli chiese, preoccupata:
-Jude...perché piangi? Stai così male? Oppure è colpa dell'incubo?-
-Mi manca Gideon...vorrei che fosse qui...- sussurrò Jude, cercando di asciugarsi gli occhi. Mano scese ad accarezzargli il petto, per cercare di fermare quei singhiozzi spezzati che il moro non riusciva a controllare. Era come se la febbre avesse abbattuto tutti i muri difensivi che aveva costruito attorno a lui.
-Perché non hai detto a Zero di tornare? Sicuramente sarebbe corso a prendere l'aereo se gli avessi detto che stavi male...-
-Non volevo rovinargli il divertimento...non voglio che si senta imprigionato da me...lo amo così tanto che morirei se mi lasciasse...soprattutto se fosse a causa mia e della mia ansia...- spiegò il malato, ripetendo quello che lo Zero dell'incubo gli aveva detto.
-Jude...- sussurrò Voce con una punta di dolcezza e tristezza nella voce.
Non aggiunse altro e Mano si limitò a continuare a massaggiargli alternativamente il petto, la schiena e tutti i punti che riusciva a raggiungere per cercare di rilassare Jude che, pian piano, iniziò a sprofondare di nuovo nel sonno.

 





Jude si svegliò quando una luce dispettosa iniziò ad infastidirgli gli occhi chiusi. Si decise ad aprirli e si rese conto che a dargli fastidio era stata la luce del sole che attraversava la tapparella veneziana chiusa male. Si alzò a sedere, intontito, rendendosi conto che la testa non gli doleva più come prima e che anche la gola sembrava essersi placata. Non fece in tempo a guardarsi intorno, perché fu interrotto da Voce che lo salutò:
-Buongiorno!-
Jude si voltò subito verso la fonte di quel suono che lo aveva accompagnato per tutta quelle specie di delirio febbrile e si stupì di ritrovare Zero poggiato allo stipite della porta.
Il bel biondo indossava una maglietta a maniche corte bianca e un paio di pantaloni grigi e larghi. Gli occhi arrossati erano sottolineati da un paio di occhiaie violacee. I capelli erano pettinati  all'indietro grossolanamente e la barba più lunga del normale sembrava non essere stata curata per qualche giorno.
-Gideon...- iniziò Jude, ma subito si interruppe a causa della gola secca e dolorante.
Zero fu veloce ad avvicinarsi al letto, sedersi sul bordo, recuperare una bottiglietta d'acqua dal comodino e porla a Jude, ordinando:
-Bevi...devi idratarti...-
Jude accettò con un lieve sorriso e si portò la bottiglietta alle labbra, bevendo avidamente mentre osservava la stanza: era sdraiato sul letto di camera sua, nel suo appartamento, dove ricordava di essere crollato dopo il lavoro, tuttavia stava dormendo dalla parte in cui abitualmente riposava il suo amato. Di fianco al letto era stata posta la poltrona che, solitamente, era in salotto, mentre, sul comodino, era stata allestita una specie di farmacia. C'erano un paio di bottigliette di acqua, una piccola bacinella con una pezzuola immersa nello stesso liquido cristallino, un termometro per misurare la temperatura corporea, un bicchiere e varie scatoline di medicinali, ai piedi del mobile il cestino dell'immondizia. Jude si accorse anche di non essere più vestito da lavoro, ma di essere in boxer e maglietta bianca.
Finito di bere, Zero gli tolse di mano la bottiglietta, poi mise gentilmente una mano alla nuca di Jude e lo attirò verso di sè, posandogli le labbra sulla fronte. Jude si stupì a quel gesto: era qualcosa che aveva visto fare varie volte alle mamme con i loro bambini malati, per misurare loro la febbre. Dove poteva averlo visto Zero, non lo sapeva, ma Jude si sentì così protetto, così amato, da quel semplice gesto che si aggrappò alla maglia del biondo per mantenere quel contatto. Gideon sembrò percepire il bisogno di Jude e la sua presa sulla nuca del moro si allentò e iniziò a massaggiargli lo scalpo, sussurrando:
-Hai ancora un po' di febbre, ma si è abbassata parecchio...-
Dopo qualche altro attimo, Zero baciò la fronte del suo uomo e si staccò, osservandolo per bene negli occhi e, con un sorriso lieve, disse:
-Questa è la prima volta che ti vedo sveglio e presente veramente...-
Jude abbassò un attimo gli occhi e capì: era sempre stato Gideon...Voce, Mano...apparteneva tutto al suo amato che lui pensava fosse a kilometri di distanza. Invece...
-Eri tu, vero? La Voce, la Mano che mi accudiva... Sei sempre stato tu...- realizzò Jude, timido e un po' timoroso, guardando il biondo.
-Eri talmente confuso dalla febbre che non te ne sei mai reso conto.- rispose Zero, ricordando con preoccupazione lo stato di delirio di cui era stato preda il suo amato -Ho capito non appena mi hai risposto al telefono questo pomeriggio che c'era qualcosa che non andava. Non appena hai riattaccato, ho preso il primo aereo disponibile e sono tornato a casa. Ti ho trovato praticamente svenuto sul letto, mentre bruciavi letteralmente. Avrei preferito tornare a casa e spogliarti per fare altro e non spogliarti per poi rivestirti e prendermi cura di te...-
L'ultima nota fu aggiunta con un tono di rimprovero nella voce calda e Jude abbassò la testa, triste, sussurrando:
-Mi dispiace...non volevo che tu passassi la serata ad accudirmi...-
Il moro sentì Zero respirare profondamente, come un toro che cercava di calmarsi, poi due dita si posarono sotto il suo mento e lo costrinsero ad alzare la testa e ad incontrare lo sguardo serio e determinato di Gideon.
-Lo sai che sei proprio uno stupido quando fai così?- esordì il biondo e gli occhi di Jude si spalancarono stupiti, mentre Zero continuava -Non ti sto rimproverando perché, secondo te, ho sprecato la mia serata ad accudirti! Ti sto rimproverando perché, per tutta la notte, ho passato il tempo a chiedermi come mai l'uomo che amo avesse deciso di non dirmi che stava male. Aveva preferito mentirmi per farmi stare lontano da lui.-
-No...non è come pensi...- lo interruppe Jude -Io ti avrei voluto a tutti i costi a casa con me...Fidati...mi mancavi da morire...-
-Allora perchè, Jude? Perché non dirmi di tornare?-
-Perché non volevo e non voglio soffocarti.- fu la risposta, emessa in un soffio, del moro.
Zero strabuzzò gli occhi, stupito.
-Sai...da quando mi hai dato quel bellissimo bacio davanti a migliaia di persone, siamo sempre stati insieme...io e te...praticamente contro tutti...e ti giuro che io amo quando siamo solo noi due...hai fatto cose per me che nessuno aveva mai fatto! Io sono così felice in questo periodo...ed è proprio per questo che ho paura di rovinare tutto...ho paura che tu ti possa stancare di me e decida di lasciarmi...-
-Jude...ti ho baciato davanti a migliaia di persone proprio perché non sopportavo l'idea di perderti...- precisò Zero, addolorato dai pensieri di Jude.
-Lo so...ti ho già chiesto tanto...non ti posso chiedere altro ancora...mi hai fatto vedere un lato di te che non avevi mai mostrato a nessuno...mi hai dato fiducia e ti sei confidato...nessuno...nessuno aveva mai fatto questo per me. E io te ne sono talmente grato che non posso fare altro che cercare di non rovinare tutto...non ti voglio stare addosso e soffocarti. Voglio che ti diverti, voglio che tu possa incontrare i tuoi amici, voglio che tu stia bene e non ti senta legato su tutto quello che fai.- confessó Jude, praticamente senza fermarsi a prendere fiato tra una frase e l'altra.






Zero era basito e decisamente incazzato dopo aver sentito le parole di Jude. Il suo ragazzo, il suo dolcissimo uomo, pensava talmente male di se stesso che ciò lo faceva veramente incazzare. Nessuno poteva parlare così male di Jude...nemmeno Jude stesso.
-Ascoltami.- ordinò Zero, ma Jude cercò di evitare il suo sguardo.
-Ascoltami!- ribadì di nuovo il biondo, prendendo il volto del moro con entrambe le mani e facendo incontrare i loro occhi -Tu non mi soffochi! Stare con te non mi stanca! Ti ho mostrato un lato di me che nemmeno credevo potesse esistere ancora! E quando te l'ho mostrato non sei fuggito come temevo! Hai sempre creduto in me e mi hai sempre sostenuto senza vacillare! Mai avrei pensato di arrivare ad amare qualcuno sul serio! Ma tu...tu, con quella tua testardaggine, con quel tuo sorriso, hai scavato la tua via in me e hai fatto breccia, sgretolando il muro che mi ero costruito attorno pezzo dopo pezzo! Non credevo che sarei arrivato a buttare all'aria tutto quello che avevo costruito per una persona! Invece per te l'ho fatto! E lo rifarei ogni giorno se questo servisse a convincerti che tu non mi stancherai mai! Ogni tanto litigheremo anche noi, ci saranno incomprensioni, ma ti giuro che non arriverò mai a pensare che tu mi possa soffocare. Capiterà ancora che io decida di uscire con qualcuno in amicizia, capiterà che non potremmo vederci per vari impegni come la trasferta della squadra o un ritiro, ma ciò che voglio che tu mi prometta è che, se ti manco, se ti senti solo, se stai male, se hai bisogno di me, voglio che tu mi chiami e io ti prometto che farò di tutto per essere al tuo fianco!-
Jude aveva le lacrime agli occhi dopo quel discorso e non potè fare altro che gettare le braccia al collo di Zero e abbracciarlo stretto.
-Mi dispiace...mi dispiace...- si scusò il moro.
Il biondo lo abbracció a sua volta, affondando il volto nei capelli di Jude e baciandogli la testa, dicendo:
-Non preoccuparti, va tutto bene...-
Rimasero abbracciati per un po', beandosi del calore e della sensazione di essere insieme. Quando si staccarono, Jude fece un sorriso timido, mentre si asciugava gli occhi un po' arrossati, e  constatò:
-Scusa...sono proprio un disastro...ho il panico da abbandono...-
-Ehi...non ti voglio sentire dire una cosa del genere...è colpa di quel bastardo di tuo padre e di tua madre se pensi così...sono loro che ti hanno messo in testa queste cose...- rispose Zero, la fiamma della rabbia verso i genitori di Jude accesa nei suoi occhi.
-Perché hai parlato di mia madre?- chiese il moro in un sussurro, gli occhi che si spalancavano dallo stupore per quella frase.
Zero ripensò a quella notte e spiegò:
-Perché nella febbre hai delirato abbastanza da farmi capire un po' di cose... Di tuo padre so tutto naturalmente, ma non mi hai mai parlato di tua madre...ti va di raccontarmi?-
Jude abbassò lo sguardo e ci pensò un attimo: effettivamente non aveva mai raccontato nulla di sua madre a Zero, invece il biondo lo aveva portato nella casa in cui era cresciuto e si era aperto a lui. Era giusto che ora fosse il suo turno ad aprirsi totalmente a quello che era il suo uomo in tutto e per tutto. Prese forza dalla stessa vicinanza del biondo, sospirò e sollevò di nuovo lo sguardo, iniziando a parlare:







-Non c'è molto da dire... Fino a quando non ho compiuto dodici anni, eravamo solo io e mia madre. Mio 'padre' si faceva vedere una volta ogni due o tre giorni, troppo preso dal lavoro e dalla sua scalata verso il successo. Mia madre iniziò a non reggere più quella situazione, si sentiva imprigionata in quella famiglia, imprigionata in un matrimonio infelice e con un figlio da allevare da sola. Ci ha provato, ci ha provato con tutte le forze a tenere duro e io con lei, ma vedevo che si stava allontanando anche da me. Iniziò ad andare da uno psicologo e notai che, dopo un anno di sedute, iniziò a stare meglio. Ero felice per lei, sembrava essere molto più serena e viva. Quando compii quattordici anni, Oscar mi iscrisse ad una prestigiosa scuola privata, una di quelle da ricconi, in cui devi alloggiare nei dormitori e devi vivere lì. Una scuola che, in verità, è un luogo dove i ricchi ci mandano i propri figli con la scusa di fornire loro un'ottima istruzione, quando, invece, quello è solo un luogo dove abbandonare legalmente i figli per nove mesi all'anno. Fu il giorno prima di partire per il mio primo anno di scuola che mia madre annunciò di essere incinta e di volere il divorzio da Oscar. Tutti i documenti erano già stati firmati e lei mi disse che sarebbe partita due giorni dopo, con il suo nuovo amante, il padre del bambino, lo psicologo. Le chiesi, piangente, di portarmi con lei, ma lei decise di lasciarmi con Oscar, dicendomi che solo lui avrebbe potuto darmi tutto quello che volevo. Come se i soldi, l'istruzione e le altre cose materiali mi fossero mai importate più dell'affetto dei miei genitori.-


Jude tentennò, faticava a continuare. Fu allora che la mano di Zero si strinse attorno alla sua, trasmettendogli la forza necessaria ad andare avanti.


-Inizialmente, mentre ero a scuola, ci sentivamo tutti i giorni, poi, quando tornai a Natale, mi ospitò nella casa in cui viveva con questo psicologo, Ronald. Con l'avanzare della gravidanza, le chiamate tra noi due si fecero sempre più saltuarie e, sai come si dice... Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Lei si stava ricostruendo una vita e io ne facevo parte solo a margine. Quando nacque il bambino, le chiamate cessarono di colpo. Ricordo le giornate passate ad osservare il telefono aspettando una chiamata, oppure a digitare il numero di mia madre, sperando che qualcuno mi rispondesse. Quando l'anno scolastico finì, ritornai a casa da Oscar, dove trovai una domestica e un'insegnate privata ad occuparsi di me. Fui invitato al matrimonio di mia madre e Ronald, previsto per quell'estate. Passai una settimana a casa loro e fui trattato come una specie di ombra. Tutti avevano occhi solo per il bambino oppure erano affaccendati con i preparativi per la cerimonia. Non riuscii a passare una sola ora da solo con mia madre. Fu allora che decisi di buttarmi sugli studi, mi impegnai per cercare di ottenere l'affetto di mio padre. Ho fatto di tutto per Oscar, per renderlo orgoglioso di me, ma anche tu sai come è finita...-






Jude deglutì a fatica alla fine del racconto. Si sentiva svuotato, ma doveva ammettere di stare un po' meglio. Riuscì a sorridere lievemente e sussurrare:
-Ecco, questa è la mia piccola e triste storia...-
Una mano si pose sulla guancia di Jude che si ritrovò ad osservare due occhi seri e profondi. Jude andò incontro a quel tocco, lasciando che il pollice gli accarezzasse uno zigomo. Capì di aver fatto bene ad aprirsi a Zero, a Gideon. Il biondo era l'unica persona a cui sembrava veramente importare qualcosa di lui e del suo passato, soprattutto perché poteva benissimo comprendere il dolore e la sofferenza dietro a un abbandono. Dopo qualche attimo, i due si mossero in simultanea e si incontrarono in un bacio che sapeva di amore, di sostegno, di dolcezza e passione. Entrambi approfondirono il bacio, aggrappandosi l'uno alle spalle dell'altro, ma fu quando Jude fu sul punto di sfilare la maglia a Zero che il biondo lo fermò:
-Ehi, cosa credi di fare?-
-Porto la cosa allo step successivo...-
-Non credo proprio! Anche se la febbre si è abbassata, non sei ancora guarito del tutto. Devi riposare ancora.- spiegò Zero -Oltretutto è già tanto se non mi hai contagiato con quel bacio!-
-Non mi sembra che ti sia dispiaciuto comunque.- sussurrò divertito il moro, lasciandosi spingere sui cuscini e guardando il cavallo dei pantaloni di Zero, in cui qualcosa sembrava essersi risvegliato.
Zero si gettò dall'altra parte del letto, con un sorriso, e rispose:
-Per quello che ho in mente di farti, hai bisogno di altro riposo. Quando ti sveglierai, se starai meglio, potremmo iniziare a recuperare gli ultimi giorni condividendo una doccia...- aggiunse con un ghigno molto allusivo -Una doccia molto lunga!-
Jude sorrise e si girò su un fianco, verso il suo biondo, e bisbigliò:
-Grazie di tutto, Gideon...-

"Ti amo!"

Il biondo ricambiò il sorriso e rispose:
-Questo è il lavoro della piccola mogliettina!-

"Ti amo anche io!"

Entrambi risero a quella battuta, consapevoli di ciò che avevano voluto dire veramente con quelle parole. Si addormentarono sereni, uno di fronte all'altro. 

 
FINE


Note dell'autrice: (di nuovo...) Eccomi qui! Che ne pensate? Allora...servono un po' di spiegazioni postume! Innanzitutto, in quanto nel telefilm non sono presenti situazioni simili, come Jude che sta male o altre scene casalinghe, il loro comportamento nella ff è una sorta di mia interpretazione. Da ciò che ho visto, per come si è aperto Zero con Jude e per come i due si spalleggiano sempre, io penso che i due, in questa circostanza, possano comportarsi così. è per questo che io non ho messo l'avvertimento OOC. Per me, loro potrebbero benissimo essere così. Seconda cosa, il racconto di Jude su sua madre! Quello è stato completamente inventato da me! Nel telefilm la madre di Jude credo venga nominata una volta in 3 serie, perciò io ho dato una mia interpretazione dell'accaduto anche lì, in quanto mi sembra strano che Jude abbia scelto di stare con un padre come Oscar. ultima cosa, le frasi che fanno riferimento alla piccola mogliettina sono la ripresa di ciò che dice Zero nell'episodio 3x8, le frasi 'You want me to be the little wifey?' e 'Wifey came through.'! XD Ah, sì, un'ultima cosa! Nell'incubo, le cose scritte in corsivo sono quelle che accadono nell'incubo, quelle scritte normalmente sono le cose che Jude urla anche nella realtà e che Zero sente. XD detto questo, spero che la ff vi sia piaciuta! A chiunque sia arrivato fino a qui, rivolgo un GRAZIE di cuore, così come a chi vorrà, magari, lasciarmi un commentino! XD Grazie mille a tutti in generale e alla prossima! Ciao ciao XD 
  
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