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Autore: Dio_dei_Fluff    15/08/2016    0 recensioni
"Il solito bar era un bar in cui nessuno va se non i clienti abituali, clienti che hanno il loro posto riservato sulle sedie e dei quali i baristi sanno già le preferenze culinarie, non che di alta cucina in quel solito bar si possa parlare."
La descrizione di un bar sulle note della mia classe.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il solito bar e le solite facce

Il solito bar era un bar in cui nessuno va se non i clienti abituali, clienti che hanno il loro posto riservato sulle sedie e dei quali i baristi sanno già le preferenze culinarie, non che di alta cucina in quel solito bar si possa parlare. Il solito bar è un bar piccolo, con un Pinball, qualche tavolo un po’di sedie al banco malridotte e decadenti, una vetrina che doveva contenere brioches, ma che al momento conteneva solo polvere e un vecchio jukebox, il quale era presente al bar si da prima che i clienti mettessero piede in quel angusto luogo.
Chiaramente essendo un solito bar c’erano i soliti clienti, personaggi storici che non si muovevano dal confortevole bar.
Martina andava al bar ogni giorno, sia di sera che di mattina e vedeva sempre le solite persone, non cambiavano mai. I posti sembravano assegnati. Lei era quella più normale, perché era l’unica che si muoveva dal bar e che quindi entrava e usciva due volte al giorno. Lei era l’unica che lavorava ancora. Lei aveva la sedia riservata accanto alla vetrina polverosa e ormai era presente lo stampo del suo didietro sul cuscino.
Esattamente nel tavolo in mezzo alla piccola sala (ma che era abbastanza grande da possedere un in mezzo e alcuni ai lati) c’era il tavolo delle signorine Marina e Nicole, loro avevano un interessante soprannome, dettato da ciò che facevano ogni giorno al bar; loro si chiavano Aldi e Là. Il loro interessante hobby era parlare di morte, medici e dolori. Ah, non dimentichiamoci dei necrologi. Sapevano tutto di tutti e la parola privacy non esisteva nel loro vocabolario.
Dall’altra parte rispetto a Martina un uomo che secondo tutta la clientela del bar non usciva mai da lì: Luca detto Il Panza. Lui era la tipica persona che non si muoveva dalla sedia neanche quando era il momento di andare a dormire, cose facesse durante l’orario di chiusura del bar… questo era un mistero.
Accanto a lui si poteva notare Il Professore, Alessandro Caprotti. Lui mangiava solo brioches alla verdura, le quali provenivano… da non si sa dove ed è anche meglio non chiedere. Era l’unico all’interno di quel locale che avesse un qualche titolo di studio, per questo Il Professore.
Alla macchina del Pinball si potevano vedere i sei del Pinball. Dal loro soprannome si può dedurre quello che fanno dalla vita, giocano a Pinball. Erano giovani, probabilmente studiavano, ma di certo passare ore e ore davanti al flipper non era d’aiuto per aumentare la media.
In fondo alla sala, accanto alle finestre che davano sulla sala c’erano lei sei star. Il loro compito al bar era quello si “fare le fuori luogo”. Chiedevano cose che non stavano né in cielo né in terra e poi si accontentavano di quel poco che il bar gli dava.
In un’ altro tavolo, poco distante delle sei vip, c’erano le tre sportive. La lor vita girava attorno allo sport, che potevano essere gare, campionati o semplicemente sportivi.
Da un lato poi, accanto al muro c’erano i Nullafacenti. Non erano lì per parlare di morti, non per parlare si sport, né per assaggiare le deliziose brioches della casa. Non giocavano neanche a Pinball, semplicemente stazionavano attorno ad un tavolo e bevevano come delle spugne immerse in una vasca piena d’acqua un qualcosa di non meglio identificato da dei grandi bicchieri e parlavano così poco che la gente si chiedeva come mai bevessero tanto, visto che non potevano avere neanche sete.
Nel punto più appartato del locale c’era la coppietta, un’entità unica che beveva sempre qualcosa di non meglio identificato dallo stesso bicchiere. Erano così romantici, attaccati come con la colla.
Infine nel luogo dove tutti le potevano vedere, c’erano le best. Loro attiravano l’attenzione di quel tranquillo bar perché parlavano ad alta voce di tutti gli argomenti non toccati dagli altri clienti. Ordinavano sempre qualcosa che doveva essere acqua tonica, ma che dell’acqua tonica non aveva nulla se non il limone messo male che l’accompagnava.
Alla fine c’era anche il personale del bar che era presente in quel luogo da quando la scimmia aveva fatto quella cosa intelligente che si chiamava evoluzione: la cameriera che impiegava dieci minuti circa (ed era il suo record di velocità) per servire un caffè; due baristi, che aggiungevano dieci minuti circa per la preparazione del drink e l’uomo delle pulizie, che passava la giornata a bere come se fosse un cliente e alla sera, quando c’era solo Il Panza cominciava e molto lentamente puliva i tavoli.
Insomma sempre le solite facce a consolidare una ruotine ormai presente da anni.
Un giorno però la ruotine improvvisamente cambiò: sette persone, chiaramente proveniente dai grattacieli che circondava il bar entrarono nel bar. Le solite facce si guardarono stupite e poi pensarono “Benvenuti nel solito bar”.  


Angolo Mio
questa è la prima storia che pubblico e sinceramente non credo abbia molto senso, ma se per qualche caso uno dei miei compagni la legge, sappiate che la dedico a voi.
  
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