Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: addict_with_a_pen    15/08/2016    2 recensioni
“Sei il mio angelo custode?” Chiese con un sorrisone enorme e luminoso sul volto, sprizzando gioia da tutti i pori.
“Tu vuoi che lo sia?” annuì con determinazione “D’accordo, allora sarò il tuo angelo custode.”
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*Piccola nota inutile*
Vi prego, siate clementi, è la mia prima storia senza lieto fine e... sì, so già che fa schifo, ma almeno ci ho provato, no?
Non andateci giù duro...
Baci :* :*

 









“Perchè piangi?” Sentite quelle parole, il ragazzo alzò subito la testa di scatto e si ritrovò faccia a faccia con un bimbo di circa cinque anni, tutto intento a fissarlo con occhi colmi di ammirazione e al tempo stesso paura.
Solo a quel punto si rese conto di aver superato la recinzione del giardino della casa e di essere quindi finito nella proprietà della famiglia Iero, senza volerlo.
“Non è niente” disse asciugandosi le lacrime e sorridendo al piccolino davanti a lui “Cosa ci fai sveglio a quest’ora?”
Il bimbo non rispose, rimase semplicemente lì, fermo dov’era, a fissare imbambolato l’essere meraviglioso davanti ai suoi occhi.
"Sei un uccello?” Chiese con un filo di voce, viste le lunghe ali nere che il ragazzo aveva sulla schiena.
“Sono un angelo.” Rispose lui senza pensarci, credendo che tanto il piccolino, raccontandolo il giorno dopo ai suoi genitori, si sarebbe autoconvinto che tutto questo non era stato altro che un sogno e che gli angeli... non esistono.
“Sei il mio angelo custode?” Chiese con un sorrisone enorme e luminoso sul volto, sprizzando gioia da tutti i pori.
“Tu vuoi che lo sia?” annuì con determinazione “D’accordo, allora sarò il tuo angelo custode.”
“Posso essere un angelo anch’io...?”
Gli nacque automaticamente un sorriso sul volto sentita la domanda innocente ed infantile del bimbo.
“Piccolo come sei, non puoi essere altro che un pulcino.” Rispose ridendo appena e sapendo che, più sarebbe andato avanti ad illudere il bimbo, più il giorno dopo sarebbe stato difficile per lui aprire gli occhi ed accettare di non vederlo più nel giardino di casa sua.
Non avrebbe mai dovuto oltrepassare il recinto della casa, avrebbe dovuto prestare più attenzione...
“Posso toccare le tue ali?” Chiese con occhi colmi di gioia ed aspettativa.
“Certo.”
“Perchè sono nere?”
“Perchè sono un angelo della notte.” Mentì lui.
“Perchè sei venuto a casa mia?”
“Perchè volevo vedere come stavi.”
“Perchè s-”
“Frank” lo interruppe lui “Torna a letto adesso, è tardi,” Disse infine, non rendendosi conto del grave errore appena fatto.
“Come fai a sapere come mi chiamo?”
“Io... io sono... beh, essendo il tuo angelo custode, so tutto di te.” Andò avanti a mentire lui, sperando invano di potersi ancora salvare.
“Posso volare con te...?”
“Temo che questo non si possa fare pulcino, mi dispiace.”
Il bimbo lo guardò con gli occhi già lucidi per le lacrime.
“M-Ma io non voglio tornare a letto!” disse determinato “Mamma e papà hanno appena finito di litigare e io non voglio più stare con loro!” cominciò a piangere “Portami via con te...”
Come poteva dire di no a quegli occhioni dolci e a quel musino triste? Semplice, non poteva...
Sì alzò da terra e, in un batter d’occhio, lo prese in braccio, stringendolo forte a lui e già pronto per spiccare il volo e quindi accontentare il piccolo.
“Come ti chiami...?”
“Gerard.”
E, detto questo, scomparve nel cielo buio della notte con quel piccolo bambino stretto a sè, volando via, lontano.
Non avrebbe mai dovuto oltrepassare quel recinto.

*****

“Gerard! Gerard! Guarda cos’ho fatto oggi a scuola per te!”
Da dopo il loro “primo” incontro, Gerard non era stato in grado di stare lontano da Frank, così come Frank non aveva mai fallito nel trovarlo, cercandolo anche per ore nel campo dietro casa e finendo per destare troppi sospetti nei suoi genitori. Difatti, pur essendo solo un bimbo di dieci anni, Frank andava già da uno psicologo che lo aiutasse a capire che “gli angeli custodi non esistono” e che Gerard non era mai venuto a trovarlo e mai avevano volato assieme. I genitori temevano che, o il loro divorzio avesse disturbato l’infanzia del loro bimbo, o che, ancor peggio, questo Gerard non fosse altro che un pedofilo che si aggirava nel vicinato e che aveva avuto modo di parlare con loro figlio in qualche occasione. Gerard aveva provato, aveva davvero provato a star lontano da Frank, ma non poteva. Gli era troppo affezionato, troppo intenerito dal ricordo di quel bimbo che cinque anni fa lo aveva trovato in giardino e lo aveva aiutato a ritrovare un po’ di gioia.
Adesso erano obbligati ad incontrarsi di nascosto nel cuore della notte oppure, rare volte, Frank riusciva a venire a fargli un saluto dopo scuola, ma poi, Gerard stava in solitudine tutto il tempo.
Era una benedizione, se così la si può definire, quel campo dietro casa e quella specie di boschetto fitto dove poter nascondersi, ma lo stesso non si poteva dire dei problemi che stava causando a Frank e alla sua famiglia con questi incontri segreti...
Gerard non voleva che prendessero Frank per pazzo, voleva solo che fosse felice, sereno, ma a quanto pare, un angelo nero non può portare gioia proprio a nessuno...
“Oh, che cos’è?” Chiese andando incontro al bambino raggiante e col fiatone per la corsa.
“Ti ho fatto un disegno!” Disse con voce colma di orgoglio, mostrando la sua piccola opera d’arte raffigurante Gerard con le ali spiegate che tiene per mano quello che, senza ombra di dubbi, non poteva essere che lui.
“È bellissimo... Frank, hai un dono.” Disse con gioia, vedendo il disegno che il bambino gli aveva portato.
“Oggi all’intervallo la maestra è venuta a vederlo e mi ha chiesto chi era, così ho risposto che era Gee, il mio migliore amico, ma lei non sembrava molto felice, così l’ho messo subito nello zaino e te l’ho portato!”
A Gerard si spezzò il cuore sentite quelle parole...
“Frank, lo sai che non devi dire a nessuno di me, vero?”
“Lo so Gee, ma tu sei il mio migliore amico, il mio angelo custode, e non posso non dirlo a tutti!”
“Pulcino...” si inginocchiò e posò le mani sulle spalle di un Frank triste e pentito “Non c’è bisogno che la gente lo sappia, okay? È il nostro segreto, nessuno a parte te deve sapere che io sono qui, sennò verranno a cercarmi e mi porteranno via da te. È questo che vuoi?”
Frank scosse forte la testa, in segno di dissenso, e cominciò a piangere piano, colmo di vergogna e sensi di colpa per la sua ingenuità.
“Mi dis-dispiace Gee... scusami...” si buttò fra le sue braccia e lo strinse forte, continuando a piangere “Pensavo fosse una bella cosa che qualcuno a parte me sapesse che tu esisti e sei il mio migliore amico... Perdonami.”
“Ssssht va tutto bene Frank, non ti preoccupare... Non hai fatto niente di male...”
Continuarono ad abbracciarsi per un po’, fino a quando Frank si staccò e lo guardò con gli stessi occhi innocenti di quando non era altro che un tappetto di cinque anni.
“Posso volare con te...?”
E chi era Gerard per dirgli no?
“Tieniti forte pulcino” Disse prima di prenderlo in braccio e volare nuovamente fra le nuvole.

*****

“Io non voglio più andare a scuola! Li odio tutti! Brutti stronzi che non sono altro!”
“Hey! Cosa sono queste parole, eh??”
“Io li odio Gee! P-Perchè devono essere così cattivi c0n me...?”
E Frank era purtoppo entrato nel periodo del liceo e stava perciò sperimentando quello che in genere viene chiamato bullismo...
A Gerard piangeva il cuore ogni volta che gli raccontava di qualche idiota che si era divertito a chiuderlo nell’armadietto, piuttosto che picchiato nel parcheggio, ma cosa poteva fare lui? Se solo non avesse avuto quelle orribili ali, avrebbe smesso di nascondersi tra quegli alberi ed avrebbe seguito Frank ovunque, come un’ombra, per proteggerlo e comportarsi da vero angelo custode, ma purtroppo non gli era concesso.
Le cornacchie non sono ben accette da nessuno...
“Lo so Frankie... Il liceo fa schifo, ma tra poco è tutto finito, non ti preoccupare...”
“Tra un anno! Io un anno lì non lo faccio, non posso...” Scoppiò in lacrime e si accucciò tra le braccia di Gerard, il quale non perse tempo a spiegare le ali e chiuderle attorno al piccolo corpo di Frank, per proteggerlo e confortarlo.
“Vorrei poter fare di più, credimi pulcino...” Non poteva smettere di chiamarlo così, gli era impossibile solo pensarlo.
“Gee?” Chiese in un sussurro.
“Dimmi Frankie.”
“Perchè sei qui?”
“In che senso?”
“Perchè... ecco... Da quando ci siamo conosciuti, tu non hai fatto altro che stare qui, nascosto tra gli alberi, ma hai le ali... Perchè non ritorni in Paradiso da dove tutti gli angeli vengono...?”
Il cuore di Gerard cominciò a battere all’impazzata sentita quella domanda più che lecita, ma così tanto crudele... Sapeva che prima o poi sarebbe saltato fuori l’argomento.
“Se volassi via la gente mi vedrebbe e si spaventerebbe, già abbiamo rischiato tanto quelle poche volte in cui ti ho portato con me di notte, ma non posso farlo, non più...” sospirò triste “Non tutti gli angeli sono ben accetti in Paradiso...”
“Perchè?”
“Perchè non tutti gli angeli sono perfetti, alcuni commettono errori fatali e perdono la via di casa, perdono la luce di Dio e non possono fare nulla se non stare qui e spendere l’eternità a nascondersi da tutto e tutti, come dei fuorilegge...” Un’unica lacrima scese sul volto pallido di Gerard, andando a bagnare il suo petto nudo.
“C-Che hai fatto...?”
“Non penso sia il momento adatto per parlarne Frank, magari un’altra volta.” Provò a sviare invano il discorso lui.
“Se tu mi dici perchè, allora... allora io ti dirò un segreto che non sa nessuno.”
“Frank non funziona così, okay? Non voglio farti un dispetto non dicendotelo e non voglio che tu mi sveli nulla.”
“M-Ma Gee io-”
“Frank” disse l’angelo con voce severa “Ho detto no.”
“Posso comunque dirti il mio segreto...? Cioè, anche se tu non vuoi dirmi cosa hai fatto per fin-”
“Frank adesso basta!” Frank si staccò di colpo dall’angelo ed inciampò nelle sue lunghe ali, per poi indietreggiare fino a quando non raggiunse un albero che usò come appoggio per alzarsi.
“V-Volevo solo dirti che ti amo...” E, detto questo, corse via, lasciando Gerard confuso e con un peso enorme nel petto.
Le cose non promettevano bene...

*****

Per un mese, Gerard non ebbe più notizie di Frank, fino a quando una notte avvertì il rumore leggero dei suoi passi avvicinarsi, lo vide sedersi a terra tra le sue gambe e lo sentì accucciarsi sul suo petto, come tanto piaceva a lui.
“Mi sei mancato pulcino...” Fu Gerard il primo a rompere il silenzio.
“Non volevo farti arrabbiare Gee... Scusami, ero solo curioso di sapere cosa ti era successo, perchè tengo a te, ma non avrei dovuto...” Gerard avvolse, come al solito, il corpo di Frank con le sue ali, un po’ più strette del solito apposta per tenerlo il più possibile vicino a lui e al suo cuore che aveva preso a battere all’impazzata.
“Mi ami davvero...?”
Ci fu un attimo di silenzio, prima che Frank trovasse il coraggio di mormorare un flebile “sì...”.
“Frankie, non penso che tu mi ami davvero...”
“Come fai a dirlo?”
“Non può essere e basta.”
“Come fai a dirlo??” Ripetè con tono arrabbiato.
“Frank pensaci! Non potrò mai portarti nemmeno fuori a cena, non potrò mai camminare per strada mano nella mano con te, non potrò mai uscire da questi alberi, non potrò mai baciarti, no-”
“Perchè non puoi baciarmi?”
Gelo.
“È la mia condanna, la mia dannazione... Sono destinato a vivere senza amore per sempre.”
Sentite quelle parole, Frank si sollevò dal petto di Gerard e lo guardò negli occhi, con sguardo triste e ferito.
“M-Ma non è vero. Io ti amo, non sei destinato a vivere senza amore Gee, non devi” gli fece una carezza e si avvicinò al viso dell’altro, fino ad arrivare a pochi centimetri dalle sue labbra “Vivrò con te tra questi alberi se necessario, non ti voglio lasciare mai più solo...”
“No!” urlò Gerard in preda al panico quando le loro labbra si stavano per unire “Non baciarmi Frank, n-non puoi!”
Qualcosa nel petto di Frank si spezzò visto il rifiuto dell’angelo, così che si alzò in piedi e si strinse le braccia attorno al corpo, per confortarsi.
“Non posso io, o non vuoi tu, eh Gerard!?” sputò fuori con rabbia “Sei solo un egoista insensibile, vivrai senza amore solo per scelta tua, hai capito??”
Detto questo, si girò e cominciò ad incamminarsi verso casa, prima che la voce spezzata dalle lacrime di Gerard lo bloccasse.
“Sono obbligato a vivere qui sulla Terra, da solo e senza più amore, perchè in passato ti ho amato troppo! È-È stato questo il mio errore!”
“C-Cosa...?” Frank si voltò e tornò sui suoi passi, incuriosito dalle parole dell’angelo seduto a terra.
“C’era questo bambino, diciotto anni fa, che morì appena nato, ancora fra le braccia di sua madre, dilaniata per il dolore mentre stringeva forte al petto il corpicino senza vita di suo figlio...” si bloccò un attimo “ed io ero in Paradiso, a vivere nella gioia, nella beatitudine ed amore incondizionato per Dio e l’umanità intera, e ad osservare questa donna che gridava, piangeva e continuava a ripetere ‘Dio, aiutami, ti prego!’, m-ma Dio non l’ascoltò...” si alzò in piedi e si chiuse le ali attorno al corpo “Quel bambino era nato con questo destino orribile, Dio non poteva far nulla, non aveva colpe per quella morte, ma io non riuscii ad accettarlo, non potevo! Fu a quel punto che feci il mio errore, che scesi sulla Terra ed andai a prendere il corpicino di quel bimbo già nella bara e gli diedi una seconda possibilità, gli diedi il ‘bacio dell’angelo’, l’unica cosa che può riportare in vita una creatura morta e, non appena scoppiò a piangere tra le mie braccia e i suoi occhioni nocciola mi guardarono, piansi di gioia, piansi perchè era un bambino bellissimo e perchè l’avevo salvato io, ma contro il volere di Dio...” si asciugò una lacrima di commozione, per poi continuare col suo racconto “Una volta tornato in Paradiso, non trovai una calda accoglienza... Dio sapeva già tutto e mi condannò a vivere per sempre in solitudine sulla Terra, senza più amore e possibilità di tornare a casa. Mi spedì qui, sostituendo il candore delle mie ali di colomba con  queste mostruosità nere, queste ali di corvo sporche e pesanti... Adesso tu penserai che Dio sia cattivo, senza cuore, ma non è così. Noi angeli non abbiamo alcun potere sulle vite degli umani, spetta solo a lui questo compito, ma io ho comunque agito contro il suo volere, spinto dall’amore per questo bimbo, accecato a tal punto da scordarmi chi fosse Dio e cosa significasse per tutti noi. Sì, ho infranto la legge, lo riconosco, ma sai cosa?” alzò lo sguardo ed incontrò subito quello colmo di lacrime trattenute di Frank “Rifarei questo bellissimo errore ancora e ancora, perchè se non avessi salvato quel pulcino diciotto anni fa, ora non avrei davanti ai miei occhi la creatura più bella dell’Universo.”
“G-Gerard i-io...” singhiozzò forte “Io n-non avevo idea di... Gee non ci posso credere” altro singhiozzo “m-mia madre non me ne ha mai par-parlato e...”
“Tranquillo Frank” lo raggiunse, stringendo braccia e ali attorno a lui e piangendo a sua volta “È stato lo sbaglio migliore che potessi commettere...” si fermò per stringerlo ancora un po’ di più a sè “Ti amo anch’io, non sai quanto... Troppo, ti amo con tutto il mio cuore nero e dannato. Ti amo pulcino...”
E rimasero abbracciati per ore.

*****

Tutte le storie belle hanno sempre una punta di dolore e tristezza, è inevitabile, ma chissà come mai, Gerard ancora non aveva trovato il coraggio di dire a Frank la dura verità che li attendeva...
In quel momento poi, mentre erano sdraiati l’uno accanto all’altro a ridere e tenersi per mano, non poteva proprio pensare a nulla se non a quanto bello e rincuorante fosse stare assieme alla persona amata.
“Non mi sembra vero di aver finito la scuola!” disse Frank raggiante “Finalmente posso mandare tutti a fanculo e andare al college, lontano da qui!” aggiunse colmo di gioia, prima di rabbuiarsi all’improvviso.
“Che c’è pulcino?”
“Gee come faremo noi due...?”
“In che senso?”
“Io... Io tra poco partirò, andrò a New York, e-e tu non potrai venire con me...” Disse voltandosi verso il suo Gerard, in attesa di una soluzione.
Era arrivato il momento...
“Ti ho mai parlato del potere di un bacio di angelo?”
Frank si accese sentite quelle parole.
“Sì, riporta in vita le creature, perchè?” Si accucciò sul petto di Gerard e lo guardo con occhi colmi di aspettativa.
“Perchè...” ribaltò le posizioni, così che Frank finì sulla schiena mentre lui lo sovrastava “...penso sia arrivato il momento di dartene un altro...”
“D-Davvero?”
“Chiudi gli occhi...”
Frank fece come gli era stato detto e subito avvertì le labbra calde di Gerard sulle sue. Era una sensazione indescrivibile, un’emozione mai provata prima, si sentiva infinito, pieno, imbattibile e, soprattutto, si sentiva felice.
“Addio pulcino mio, sono così onorato di averti salvato la vita...”
Quando sentì quelle parole, Frank riaprì immediatamente gli occhi ma, appena guardò davanti a sè, non trovò nessun angelo dalla pelle di porcellana e dalle ali nere sopra lui...
“Gerard!?” Nessuna risposta.
“Gerard!?!?” Rispose solo una folata di vento fresco che gli scompigliò i capelli, ma nulla di più.
“GERARD!!”
Frank capì solo allora cosa intendesse l’angelo con il dire “non puoi baciarmi”, ma oramai era troppo tardi...
Gerard non c’era più.

*****

“Usciamo un po’, dai Frank! Devo farti vedere tutto!”
“Lasciami un attimo per sistemare le mie cose e ti raggiungo, okay?”
Ray, il suo nuovo compagno di stanza, non potè far altro che annuire ed uscire dalla stanza, lasciando Frank solo nella sua nuova camera. Tirò fuori dalla valigia tutti i suoi vestiti, oggettini e pure le lenzuola per il letto, fino a quando, finalmente, non ebbe finito.
Si buttò sul letto, chiudendo gli occhi, stanco sia per il viaggio, sia per le mille emozioni contrastanti nel suo cuore che non volevano saperne di dargli pace... Si lasciò sfuggire una lacrima, una sola e triste lacrima d’amore per quello che era il suo angelo custode misteriosamente scomparso, dissolto nel nulla...
“Ti amo Gerard...” Sussurrò piano, per poi sentire una mano posarsi sulla sua guancia e fargli una carezza leggera. Quando si alzò, terrorizzato e confuso, non trovò nessuno se non una piuma nera sul suo cuscino. Sorrise amaramente, prima di portarsi la tanto amata piuma alle labbra e baciarla.
Il suo angelo custode sarebbe sempre stato al suo fianco, non l’avrebbe mai abbandonato.
Forse era proprio questo il potere del bacio di cui parlava Gee...

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: addict_with_a_pen