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Autore: LatazzadiTea    16/08/2016    1 recensioni
Semina un pensiero e raccoglierai un’azione, semina un’azione e raccoglierai un’abitudine, semina un’abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino...
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I giovani Boan avevano dovuto abbandonare il carro e proseguire a cavallo per i sentieri ripidi e scoscesi che costeggiavano la montagna, godendosi così uno spettacolo magnifico e terribile al tempo stesso.

Dalla loro posizione si poteva vedere chiaramente la Valle delle Forche aprirsi sotto i loro piedi; i cadaveri dei cavalieri Ydalir - riconoscibili dalle armature argentee e dai mantelli candidi oramai insozzati dal loro sangue - giacevano a centinaia, trafitti dalle frecce dei nemici su quel lembo di terra. Fra i cumuli di corpi di cavalli e soldati di entrambe le fazioni, i corvi banchettavano e gli sciacalli accorsi a depredare i morti, si spartivano il magro bottino. Dopo essersi lasciati alle spalle quello scempio, Ruin e gli altri non avevano potuto fare a meno di notare la strabiliante abilità di Al'dreth di muoversi fra quei sentieri impervi, facendo sempre molta attenzione alle persone del suo seguito. Aveva avuto un occhio di riguardo per tutti, perfino per Gideon, che aveva accettato il suo aiuto anche se con riluttanza.

Gideon non aveva vissuto direttamente il periodo oscuro dell'epurazione, avvenuto in quelle terre quasi mezzo secolo prima. Era cresciuto al sicuro fra la sua gente, tra le tribù dei Lupi Neri del Lok. Ma ne conosceva bene la storia, i Boanegers; per via della loro forza sovrumana e della loro naturale inclinazione per la caccia e il combattimento, erano stati impiegati dai signori di Ydalir come forze speciali. Venivano usati come mezzi di sfondamento e messi in prima fila durante i conflitti, che lo avevano coinvolto durante i secoli. Sopratutto i Bianchi, che essendo più forti e numerosi degli altri, avevano rappresentato una continua fonte di carne da macello per quel regno assetato di terre e conquiste. Temendo una ribellione, il re di Ydalir, soprannominato Ascia Insanguinata per via della violenza e crudeltà che aveva sempre dimostrato verso i suoi nemici, ordinò al suo esercito di sterminare le donne e i figli dei Bianchi, approfittando dell'assenza degli uomini impiegati nella guerra che lui stesso aveva cominciato, portandoli quasi sull'orlo dell'estinzione.

Ydalir aveva fatto strage dei figli dei Bianchi e delle loro donne, uccidendoli tutti, vecchi e giovani, senza distinzione alcuna. Così, gli uomini tornati dai campi di battaglia per vendicarsi, avevano assaltato la capitale riuscendo ad assassinare il re, divenendo da alleati a nemici del regno. Quando in seguito fu comandato di annientarli completamente, mentre le altre tribù venivano esiliate sul monte Lok per sempre, quelle terre vennero battute per anni in cerca di sopravvissuti senza nessun risultato. Tanto che alla fine, dopo la grande epurazione, si pensò che la tribù dei Bianchi si fosse completamente estinta. Ma lui, Al'dreth il Sibir, forse l'ultimo rimasto della sua razza, era davanti a loro. Era vivo e vegeto, con lo stesso spirito violento e guerrafondaio dei suoi antenati a scorrergli nelle vene. Era questo che avevano temuto per anni quelli della sua casa, il ritorno di coloro che avevano portato al popolo Boan la sventura.

"Non può essere solo una coincidenza, prima il Figlio del Tuono, poi il Bianco. La dea ci sta dicendo che i tempi sono maturi! " disse Garreth dopo un lungo silenzio.

"A proposito del giovane cavaliere, che ne sarà stato di lui? " domandò Skaby.

"Sono sicuro che non gli sia accaduto nulla di male, sarà rimasto nelle retrovie insieme ai cavalieri di alto rango. Torneremo a cercarlo dopo aver parlato con Al'dreth! " rispose Gideon.


                                                                                                                     ***


Era quasi notte quando videro le luci dell'accampamento militare Sibir all'orizzonte. Al'dreth si fermò in mezzo a una radura: alcuni soldati gli si erano avvicinati e, stentando a riconoscerlo, gli avevano puntato contro le armi. Solo dopo che uno dei suoi sottoposti scampati alla battaglia lo vide, le grida di esultanza dei suoi uomini riempirono di gioia il silenzio. Gideon e gli altri rimasero basiti. Come avevano potuto quegli uomini dall'aria così gretta e primitiva, tenere testa ad uno degli eserciti più forti del mondo conosciuto? Il Nero notò più di una donna fra le fila dei guerrieri, e una in particolare, attirò la sua attenzione.

"Nube... il suo nome è Nube!" disse Al'dreth, riferendosi ad una giovane dai capelli bianchi come i suoi, ma non fu tutto.

"Maja e Ryol, loro come me e Nube... marchio sulla pelle!" aggiunse il giovane.

Quando Al'dreth indicò i due bambini Sibir che la ragazza teneva accanto a se, Gideon rimase in silenzio.

"Sono tuoi? " gli domandò poco dopo, supponendo che potessero essere i suoi figli.

"Miei si... fratelli! " rispose Al'dreth, fugando suo ogni dubbio.

Skaby si era avvicinata entusiasta ai piccoli, che dall'incredibile somiglianza dovevano essere gemelli, ma quando li guardò meglio, si rese conto che qualcosa in loro non andava.

"Cos'ha il maschietto? " domandò la giovane.

"È cieco, e la sorellina è muta! " rispose Nube, che sembrava masticare un po' meglio la loro lingua.

"Cieco? Muta? Nessun Boan ha mai sofferto di queste malattie che io sappia, solo gli umani possono nascere così, non noi! " replicò la ragazza alquanto confusa.

"I lupi nascono sordi, ma poi crescendo riescono a sentire i loro compagni a chilometri di distanza a meno che non siano impuri. Ma dubito, visto il segno sulla pelle, in effetti è strano! " rispose Garreth.

"Non credo siano nati così, si sono ammalati in seguito. Sono malnutriti, e certamente il freddo estremo di queste terre a contribuito a peggiorare le cose!" disse Ruin esaminando meglio i bambini.

"Non dovreste essere qui, il nostro signore vi sta aspettando!" disse all'improvviso il piccolo Ryol.

I due bambini si erano presi per mano, e i grandi, bellissimi occhi azzurri di Maja diventarono luminescenti.

"Inquietante! " sbottò Kain, che per tutto il tempo aveva inutilmente cercato di mettere qualcosa di sostanzioso sotto i denti.

"Lui sta' arrivando: se morirà la nostra grande madre piangerà in eterno! " continuò il bambino.

"La dea parla attraverso di loro, sono il suo mezzo. Il Figlio del Tuono corre un grave pericolo! " aggiunse la vecchia sciamana che accompagnava l'esercito Sibir in battaglia.

La sciamana Nera seguiva sempre l'esercito dei possenti Giganti di Fumo in guerra e tutti i generali, sembravano dipendere dalle sue visioni per decidere se attaccare o ritirarsi. La donna, secondo il loro credo, era in contatto con le forze più misteriose e primordiali della natura, e portava diversi amuleti al collo. Intrecciati fra i lunghi capelli ingrigiti dall'età spuntavano piccole ossa, perle di fiume e pietre preziose: come il corallo rosso, l'agata e il turchese, unico tocco di colore sulle vesti scure.

Ma un solo oggetto, un amuleto al collo incuriosì Gideon. Si trattava di un uovo di onice nera screziato d'oro. Era levigato e lucido, decorato da semplici spirali rialzate che racchiudevano nel loro intreccio delle piccole gemme sferiche che ricordavano moltissimo delle lune nere.

"Questo amuleto è uno dei tre gioielli sacri al dio Dzì caduti dal cielo, in essi sono contenuti quattro elementi, tre metalli preziosi e tre colori principali fusi in pura luce bianca. Esso è in grado di far scaturire dal cuore del vero princip, l'energia celeste e le virtù spirituali. Volontà, saggezza e determinazione sono le virtù che contraddistingueranno il legittimo sovrano ritrovato." spiegò la donna, senza che nessuno di loro glielo avesse chiesto.

Gideon pensò che Al'dreth e gli altri membri della sua tribù non fossero lì per caso. Dovevano essere i figli degli unici Bianchi sopravvissuti all'epurazione, ed erano arrivati ai Sibir per volere della dea. Ora ne era certo, così decisero di fermarsi al campo invernale per spiegare ad Al'dreth e alla vecchia sciamana lo scopo della loro missione. Ma il giovane generale, dopo aver impartito nuovi ordini al suo gruppo di guerrieri, decise di portarli a Occhio Aguzzo.


                                                                                                                ***


Alle spalle della Croce Arcana, si ergeva una delle fortezze che Ydalir aveva fatto costruire sulle Montagne Vive per tenere sotto controllo gli spostamenti Sibir durante l'estate in vista dei raccolti. Protetta dalle vette frastagliate dell'altura, la rocca era stata usata in passato come deposito di rifornimento per le truppe nemiche. Gli assaltatori Sibir, dopo aver massacrato gli ultimi soldati rimasti a sua difesa, l'avevano occupata e ribattezzata Occhio Aguzzo, per via della forma particolare della montagna. In quel punto laroccia formava un arcata dalla quale era possibile osservare tutto, facendone un avamposto e un rifugio sicuro per chiunque si fosse trovato ad averne bisogno.

All'esterno campeggiavano ovunque i drappi vermigli del loro esercito, e mentre attraversavano il ponte di legno che univa la fortezza al resto della montagna, Gideon e gli altri Boan rimasero affascinati dalla bellezza di quel paesaggio mozzafiato. Sentieri cesellati nella pietra da un lavoro secolare e ponteggi di ferro sospesi nel vuoto e azionati da carrucole, univano fra loro i passaggi che portavano alle postazioni esterne e alle gallerie scavate nella roccia, rendendo il tutto ancor più affascinante. Ma ciò che si domandarono maggiormente tutti - mentre si dirigevano verso l'entrata - fu come avessero fatto i Sibir ad espugnare il forte, visto che bastava alzare il ponte per isolare l'intera costruzione dal mondo esterno. Forse, proprio a causa della troppa sicurezza, i soldati di Ydalir avevano pensato di essere al sicuro sottovalutando le risorse e le abilità di quelli che per troppo tempo avevano considerato solo come barbari.


                                                                                                                    ***


Quella sera, all'interno della fortezza finalmente al caldo e al sicuro Gideon e gli altri riuscirono a riposare, e Ruin ne approfittò per conoscere meglio Al'dreth e la sua storia. Dal primo momento che lo aveva visto la giovane si era sentita attratta da lui, attrazione che il Bianco sembrava ricambiare. Peccato che le leggi Boan vietassero la mescolanza fra tribù, e anche quando era accaduto, ai colpevoli e alla loro progenie non era andata bene. Cercò comunque di scacciare quei pensieri, almeno per quella notte avrebbe goduto della compagnia di quell'uomo che le aveva fatto battere il cuore. Sgattailando all'esterno andò a cercarlo, senza avvertire nessuno dei suoi compagni.

Al'dreth si trovava sui bastioni esterni dai quali era possibile osservare l'intera pianura sottostante. L'oscurità aveva portato il silenzio e un irreale parvenza di pace fra quelle terre martoriate, e nell'aria, portati dal vento, aleggiavano i profumi dell'autunno che incombeva.

"E' una pelliccia bellissima!" esordì lei, complimentandosi col giovane per la bellezza del suo mantello.

"Mio padre... " le rispose lui, senza distogliere lo sguardo dai bagliori provenienti dagli accampamenti nemici nella Valle delle Forche.

Ruin sembrò non afferrare il senso di quella risposta ma poi, Nar'guth, la sciamana nera, aggiunse che quel che Al'dreth usava per ripararsi dal freddo altro non era che la pelliccia di suo padre. Il lupo bianco non parlava bene la sua lingua, e certamente non avrebbe potuto spiegarle, così si rivolse alla vecchia per capire come i Bianchi fossero arrivati tanto lontano dalla loro terra natia.

"Essi giunsero con la tempesta, accompagnati dal fulmine. Il tuono li seguì ad ogni passo, e noi li accogliemmo come figli." rispose la donna, che però non soddisfò del tutto la sua curiosità.

Nar'guth parlava per enigmi, e dopo quelle brevi parole scomparve nel buio.

Nel frattempo Al'dreth l'aveva invitata a condividere il manto di pelliccia candida nel quale si lasciò avvolgere, quanto avvolgente era il calore che il possente corpo del Bianco emanava. Il buon odore della sua pelle la inebriò, e il battito regolare e forte le ispirò una calma e una sicurezza che non aveva mai provato in vita sua. Così non si ritrasse quando il giovane generale la strinse maggiormente a sé.

Rabbrividì sentendo i canini aguzzi sfiorale la pelle più sottile e morbida del collo: e a quel punto non poté che accoglierne la lingua fra le labbra. Ricambiando quel sensuale ed incredibile bacio, che si pose sulle loro bocche arrabbiate e desiderose le une delle altre come un sigillo che nessuno avrebbe potuto spezzare. Se le leggi l'avessero acconsentito, si sarebbero scelti come compagni, ma consapevoli che quei tempi difficili li avrebbero potuti dividere, si accontentarono di amarsi in fretta prima che la luce dell'alba potesse raggiungerli.


                                                                                                                        ***


I Sibir si erano dimostrati tolleranti grazie ad Al'dreth, li avevano accolti e sfamati, ma era arrivato il momento di rimettersi in viaggio, così si ritrovarono nella piazza d'armi della fortezza per decidere il da farsi.

"Dalla tempesta, accompagnati dal fulmine? La vecchia strega ha detto proprio così?" chiese Gideon col suo solito tono sarcastico e diffidente.

"Sì, sono state le sue esatte parole, come se: in qualche modo, Tongen li avesse protetti e favoriti nella fuga verso le Terre Dormienti. Se la leggenda dice il vero e noi ne siamo la prova, il dio del Tuono non avrebbe avuto nessun motivo per aiutare i figli di Lilutù... è un controsenso." rispose Ruin.

"A pensarci bene, potrebbe non esserlo. Tongen diede parte dei suoi poteri al principe neonato, e se desiderasse riprenderseli? Un simile potere nelle mani di un essere umano potrebbe rivelarsi catastrofico per il mondo intero, non credete?" insinuò Garreth.

"Il vero principe ha un animo giusto e buono, se tornasse sul trono e spodestasse i discendenti dell'usurpatore, allora il mondo vivrebbe in pace. Noi abbiamo il dovere di ritrovarlo prima che i cinquecento anni d'attesa terminino è questo che dobbiamo fare, e Al'dreth è qui per aiutarci. Ora che tutte e quattro le tribù Boan sono di nuovo unite, nessuno ci potrà fermare!" disse Kain che non aveva mai dubitato nella giustezza della sua missione.

"Ciò che Tongen vuole veramente è che Lilitù lo serva, questo dice la leggenda. Qualunque cosa abbia spinto il dio ad aiutare i Bianchi, in questo istante non ci interessa. Quello che importa è ritrovare il vero principe." terminò Garreth scuro in volto.

Il Grigio aveva iniziato a chiedersi il perché dello strano comportamento di Gideon, da quando avevano incontrato il giovane Cavaliere dell'Aquila sulla via per le Fosse Ardenti, era cambiato. Possibile che il loro capo avesse dei ripensamenti? Gideon il Nero, desiderava veramente tornare alle origini, o non voleva cambiare ciò che era diventato e restare un essere umano per sempre?

Ma mentre Garreth continuava a tormentarsi senza riuscire a dare una risposta alle sue domande, un improvviso terremoto squassò la montagna fin nelle sue fondamenta. La neve cadde dalla cresta della montagna facendo un rumore smorzato lungo le pareti di roccia, finendo fin dentro la fortezza. La valanga travolse uomini e animali, ma fortunatamente nessuno morì o restò gravemente ferito, quando poi, molti degli uomini riemersero da sotto la neve, la terra tremò ancora e dall'alto dei bastioni, molti guardarono verso il basso del precipizio che separava la fortezza dal resto della montagna, dalla quale emerse una gigantesca testa di pietra dagli occhi semi socchiusi.

Mentre la roccia continuava a tremare: dando alla luce il gigante di pietra come una madre partoriva il figlio, tutti rimasero in attesa e col fiato sospeso, finché non fu del tutto fuori dalla parete, ed esposto al sole. Il gigante di roccia teneva fra le mani un lembo di montagna al cui centro, stava un palazzo. L'edificio era identico a quello disegnato su molte della caverne in cui i Sibir avevano trovato rifugio nei secoli fino nei minimi particolari, compresa la forma delle colonne che ne sostenevano l'ingresso, decorate con figure allegoriche di animali e cacciatori. Un disegno in particolare li aveva colpiti, quello di un aquila che ghermiva un serpente.

Poi improvvisamente, qualcos'altro attirò la loro attenzione.

"Al'dreth esci fuori, io sono qui!" gridò una voce proveniente dalla terrazza innevata che si apriva di fronte alla fortezza, la fama del giovane condottiero Sibir aveva raggiunto i confini del regno e ora sembrava essere diventato necessario sconfiggerlo per ottenere la vittoria.

"Chi sei?" domandò Al'dreth, rivelandosi allo sguardo del nemico.

"Sono Altay dell'Aquila!" rispose il cavaliere.

Quella voce sembrava provenire direttamente dall'inferno e tutti rimasero di sasso, quando il cavaliere Ydalir avanzò di un passo e si tolse l'elmo.

Gideon e gli altri sussultarono alla vista del loro giovanissimo signore che però non era solo, alle sue spalle, un manipolo di soldati ben armati lo avevano scortato fino al forte, chissà come erano riusciti a sfuggire alle vedette, e ai ricognitori Sibir, ma sembravano insufficienti a proteggerlo. A tutti parve una mossa azzardata e priva di senso. Come gli era venuto in mente di raggiungere quel luogo senza un seguito adeguato di mezzi e uomini.

"Ma è impazzito? Così esposto, sarà facile bersaglio degli arcieri!" gridò Garreth, dirigendosi verso Al'dreth.

"Cosa chiedi tu... figlio dell'Aquila?" domandò l'altro, mentre i suoi guerrieri si riorganizzavano all'ombra dei bastioni della rocca.

"La tua testa!" rispose il ragazzo, provocando l'ilarità di molti e non solo fra le fila dei Sibir.

"Ti consiglio di non sottovalutarlo amico mio, potrebbe non essere uno scherzo il suo!" lo avvertì Garreth.

L'uomo poi, notando Nube in piedi su uno degli spalti pronta a scoccare la sua freccia ad un suo cenno, lo supplicò di dargli ascolto e di non attaccare per primo.

"Lui è... il vostro signore?" chiese il Bianco.

"Lui è il nostro signore, Al'dreth. Quello di tutti noi, uomini e lupi!" rispose il Grigio sperando di averlo convinto.

Ma mentre sembrava pensare di esserci riuscito; Nar'guth, comparsa dal nulla alle spalle di Al'dreth, mise l'uovo d'onice nera al collo del giovane, svanendo all'improvviso. Anche Garreth fece un passo indietro e mentre Gideon, Ruin e Kain cercavano di raggiungerlo, il corpo di Al'dreth s'illuminò di una luce azzurra. Il fulgore proveniva dalle piccole sfere che adornavano l'uovo, che da nere erano diventate blu e tutti si spaventarono quando la luce si fece più intensa e pulsante.

"Se è la mia testa che vuoi... allora, vieni a prenderla!" gridò a sua volta Al'dreth iniziando a trasformarsi.

Ruin, che a pochi passi da lui aveva assistito a tutta la scena, comprese che qualcosa nel giovane Boan non andava. Al'dreth non parlava così bene la loro lingua e certamente: essendosi risvegliato solo due notti prima, non poteva decidere a suo piacimento quando e come farlo. Sopratutto perché il flusso magico della luna, ormai in fase calante, stava scemando.

"La divinità che i Sibir venerano è Dzì, giusto?" s'informò la ragazza rivolgendosi a Gideon.

"Sì, credo di sì, ma cosa a che fare questo, con quello che sta succedendo?" le chiese lui.

"Possibile che tu non abbia ancora capito? Dzì è Tongen! Sono lo stesso dio, quello del fulmine e del tuono. Tongen fece in modo che i Bianchi sopravvivessero per poterli usare contro Ydalir. spingendoli a vendicarsi del tradimento di re D'vurigh. Come abbiamo fatto a non riconoscerlo? Quello è il principe Altay, suo nipote!" aggiunse la giovane.

"A coloro che volgono lo sguardo alla volta celeste, dico: prostratevi a terra e pregate! Che le nuvole nere lo ricoprano e mostrino il loro potere!" disse Altay, alzando la sua lunga lancia verso il cielo.

Dall'arma maneggiata dal principe, si sprigionò un fulmine che una volta arrivato abbastanza in alto, ricoprì il cielo di dense nuvole tempestose.

"Nar'guth, quella strega maledetta! Lei lo sapeva, ha spinto i Sibir alla guerra e messo Al'dreth contro il suo stesso signore... Se lo ucciderà, per noi e Ydalir sarà la fine!" disse Gideon pronto ad impedire che la tragedia si compisse.

Non sapeva se in fondo al cuore, tornare ad essere un lupo a tutti gli effetti fosse giusto per se e tutti gli altri Boan, ma una cosa era certa; la morte del Figlio del Tuono non avrebbe giovato a nessuno. Così, decise d'intervenire cercando di forzare il proprio Risveglio. Era una cosa che non aveva mai fatto e che a pochi era riuscita, ma doveva sbrigarsi se voleva riuscire a fermare Al'dreth e impedirgli di commettere una sciocchezza. I Sibir sottostando agli ordini del loro generale, abbassarono il ponte permetto ad Al'dreth di raggiungere la pianura nevosa dove Altay lo attendeva.


                                                                                                                          ***


"E' solo mio signore, lasciatelo a noi!" gridarono i soldati alle sue spalle.

Ma una fitta pioggia di frecce si abbatté su di loro uccidendone a decine, da quella posizione era impossibile un contrattacco, così i sopravvissuti si ritrovarono costretti ad indietreggiare. Altay; inorridito da quell'inutile mattanza si aggrappò ancor più caparbiamente alla sua lancia, dalla quale fulmini e saette iniziarono a sprigionarsi più forza, schiantandosi a terra con un violenza tale, da sciogliere la neve e incenerire la terra sottostante, mentre il vento iniziava ad alzarsi sempre più violento e inarrestabile.

Al'dreth dal canto suo protetto dalla barriera magica che lo avvolgeva sembrava non avere nulla da temere da quell'attacco, mentre gli si avvicinava ad ogni metro, il suo corpo mutato acquistava vigore, sebbene qualcosa gli impedisse di assumere completamente la forma di un lupo e Ruin e Garreth nascosti dietro una roccia alle sue spalle, se ne accorsero. Intanto un enorme lupo nero si lanciò all'inseguimento del Bianco e poco dopo altri due lupi, questa volta grigi, lo seguirono a ruota.

"Com'è possibile?" domandò Ruin mentre correva al fianco del compagno.

"Guarda in cielo, Ruin. Quella è la luna!" le rispose Garreth. Fra le nuvole in tempesta, l'astro celeste brillava più intensamente che mai. Era senz'altro la dea, intervenuta per salvare sia i suoi che il Figlio del Tuono. I tre Boan si ritrovarono invasi da una nuova energia, mentre avanzavano a fatica sulla pianura innevata spazzata dal vento, quando finalmente raggiunsero Al'dreth e Altay, i due rivali si stavano già battendo.

"Dobbiamo fermarli!" gridò Gideon ai compagni.

"Sì, ma come?" senza aspettare la risposta, Ruin s'intromise fra Al'dreth e il giovane cavaliere.

Anche Kain e Skaby avevano cercato di raggiungerli, ma sul campo innevato incontrarono più di un guerriero Sibir e Nube, pronta ad ostacolarli e nonostante fossero in maggioranza, la ragazza, che era una valente combattente, era riuscita a dargli filo da torcere. Tanto che i due, dopo essersi tramutati in lupi, non riuscirono ugualmente a raggiungere gli altri, perdendosi in un improvvisa e fittissima nebbia ghiacciata.


                                                                                                                          ***


Nonostante l'immenso potere del Figlio del Tuono, Al'dreth: che era evidentemente posseduto da un altra entità, sembrava decisamente avere la meglio su di lui. Il Bianco combatteva a mani nude contro il ragazzo, che ogni volta cercava di scaricargli in corpo la devastazione del fulmine, senza tuttavia riuscirci. Sotto quella forma semi umana, Al'dreth pareva ancora più forte e inarrestabile, mentre disperatamente, Ruin, Garreth e Gideon, cercavano di separarli. Quella lotta impari andò avanti per diversi minuti, fino a che i fulmini che cadevano spaccando il cielo, si scontrarono sulle loro teste e la nebbia gelata: creata dalla neve che si scioglieva entrando in contatto con l'intenso calore proveniente dall'alto, esplose.

Dopo il fragoroso boato, improvvisamente tutto cessò, lasciando l'intera aerea come svuotata e incenerita. Sulla terra non si vedevano altro che piccole colonne di fumo salire verso il cielo, che lentamente tornò limpido e sereno.


                                                                                                                           ***


Ruin si riprese quasi subito e istintivamente, cercò con lo sguardo Al'dreth e Altay che si trovavano a poca distanza da lei, Garreth e Gideon. Altay era in piedi pronto a colpire, mentre Al'dreth gravemente ferito si trovava a terra privo di sensi. Corse verso di lui, nonostante le ferite e le bruciature che aveva in tutto il corpo e si frappose di nuovo fra il giovane principe e Al'dreth, supplicandolo.

"No! Mio signore risparmiatelo... il Sibir non era in se quando vi ha attaccato!" cercò di spiegargli la giovane.

"Chi sei? Come osi difendere quel mostro... quell'animale che ha cercato di uccidermi?" le domandò Altay, barcollando all'indietro per la stanchezza.

Il ragazzo era completamente esausto e cadde sulle ginocchia di peso, non riusciva più a muovere un muscolo, ma non si sentiva sconfitto. Udiva l'eco delle voci dei suoi uomini chiamarlo, inneggiando a lui; all'uccisore del grande e temuto, Frantumatore di ossa. Anche se sapeva che Al'dreth non era ancora morto, né sapeva, se la battaglia fosse vinta o perduta, si beò di quel risultato e in quella situazione di stallo, cercò di radunare le idee e di comprendere chi fossero quelle strane persone, le stesse che ricordava di aver incontrato pochi giorni prima, e dalle quali; si era sentito così profondamente attratto.

"Ruin! Ruin..." la voce flebile e spezzata dal dolore proveniva da Al'dreth che dopo essersi strappato l'amuleto dal collo, aveva riacquistato le sue vere sembianze.

Gideon e Garreth capirono subito che le ferite del giovane Sibir erano molto gravi, ma non poterono fare altro che aiutare Altay ad alzarsi in piedi.

"Sono qui! Eccomi!" rispose la ragazza prendendolo fra le braccia.

"Io, io dispiaciuto per questo... io non volere questo, io..."  Al'dreth era tornato se stesso.

Fra le lacrime, ne riconobbe il tono gentile e la dolcezza dello sguardo e Ruin, non riuscì a trattenere i singhiozzi quando si rese conto che da lì a poco, quello sguardo, si sarebbe spento per sempre.

"Spiegatemi vi prego, non riesco a capire..." balbettò Altay, che dinnanzi a tutta quella disperazione si era sentito stringere il cuore.

Ma alla comparsa di Nar'guth improvvisamente, scese il silenzio.

La sciamana nera si era avvicinata a Ruin, che mai aveva odiato così tanto qualcuno come in quel momento odiava lei. Gideon aveva avuto ragione fin dal principio, quella maledetta strega era la sola responsabile di tutto.

"Lo ami davvero?" le domandò la donna, stupendo tutti con quelle parole.

"Sì, lo amo davvero!" singhiozzò Ruin, che ancora sperava di salvarlo.

"Se vuoi strapparlo alla morte, portalo al palazzo che il gigante di pietra tiene fra le mani e deponi il suo corpo sull'altare. Dovrai offrire un dono alle divinità in cambio della sua vita, sei pronta a farlo?" le chiese ancora Nar'guth, dopo averle spiegato cosa fare.

"Sì, sono pronta!" rispose senza esitazioni la giovane Boan.

A quel punto Gideon reagì malamente, gettandosi di getto sulla vecchia e afferrandola per il collo.

"Tu, maledetta! Come hai potuto tradire il tuo popolo e servirti di un innocente per uccidere il mio signore!" gridò il Nero accusandola.

"Non sono il mio popolo e nessuno è innocente! Come non lo è colei che avrebbe dovuto proteggerci e salvarci, colei che invece; ci ha abbandonati!" replicò a fatica la donna.

L'antica magia che aveva permesso a Nar'guth di nascondere la sua vera identità per anni si dissolse, rivelando a tutti la verità su di lei e Al'dreth. Gideon si spostò subito e allentò la presa, quando si ritrovò stretto fra le mani il collo di una donna dalla chioma candida e ancora nel fiore degli anni.

"Sei, sei una Bianca! Tu, tu sei... sei..." Gideon non ebbe la forza di dirlo così toccò a Garreth terminare la frase.

"Sei la madre di Al'dreth, non è così?"  la risposta non servì, era ovvia.

Nar'guth era scampata al massacro della sua tribù con pochi altri. Era solo una bambina quando assistette alla morte di sua madre, delle sue sorelle e fratelli. Molti della sua tribù, confidando nella dea, anziché fuggire, avevano pregato Lilitù perché li aiutasse, ma quelle preghiere erano rimaste inascoltate. La piccola Nar'guth allora, aveva rivolto le sue suppliche altrove e giurato a se stessa, che un giorno avrebbe vendicato il suo popolo e punito la dea per averli abbandonati.

L'aiuto era arrivato da Tongen, che aveva salvato lei e gli altri sopravvissuti, conducendoli al sicuro fra le genti delle Terre Dormienti. Per il resto delle spiegazioni ci sarebbe stato tempo, Al'dreth non ne aveva più, dovevano sbrigarsi, così Garreth si occupò di Altay, mentre Gideon e Ruin, con l'aiuto degli altri guerrieri Sibir, trasportarono il corpo di Al'dreth al tempio riemerso dalla roccia.

"Perché? Perché non sei andata fino in fondo? Avresti potuto uccidermi, e invece ti sei fermata..."  le chiese Altay, prima che Garreth lo riconducesse al sicuro fra i suoi uomini.

"Sono una madre, e una madre rinuncia a tutto per amore dei suoi figli. Rinuncia alla vita... o alla vendetta, se necessario!." rispose semplicemente la donna, mentre osservava Al'dreth allontanarsi da lei.


                                                                                                                                 ***


"Una volta eseguito il rituale, Al'dreth si riprese quasi subito e Ruin non disse mai a cosa rinunciò per salvare l'uomo che amava. Nar'guth consegnò l'uovo ad Altay che lo aprì, liberandone il contenuto. Così il Figlio del Tuono acquisì Forza, Determinazione e Saggezza, le tre virtù spirituali che gli avrebbero permesso di ritornare con l'aiuto dei Boan, sul trono di Ydalir in qualità di vero sovrano" continuò il Cantastorie, rallegrando ancora una volta il suo pubblico.

"E cosa ne fu di Kaine, Skaby e Nube? E come fece Nar'guth, a tramare contro tutti, chi l'aiutò? E Al'dreth e Ruin, restarono insieme o dovettero separasi? " chiese qualcuno fra le persone che lo stava ad ascoltare.

"Sia per Altay che per i giovani Boan, la strada sarebbe stata ancora lunga e tortuosa, ma il Figlio del Tuono dopo quegli eventi, fece un primo passo verso la pace fra i Sibir e Ydalir. Anni dopo: avrebbe ricondotto i Boanegers alla natura e alla vita felice e libera, che gli spettava! Ma questa, amici miei... è un altra storia!"  terminò Garreth brindando alla salute di tutti, con un ultimo sorso di buon liquore.



Salve a tutti questa storia partecipa al contest indetto da Najara 87 su Efp, Poker d'immagini.
Esso prevede l'utilizzo di quattro immagini che dovranno essere inserite nel testo e descitte
nel modo più fedele possibile, che inserirò dopo la valutazione della giudice. Intano ringrazio
chi avrà la pazienza di leggermi e l'onestà e il piacere di recensirmi!







 
   
 
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