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Autore: Chris Vineyard    16/08/2016    3 recensioni
...Ti ho visto,
con la forza di un aereoplano,
prendere in mano la tua vita
e trascinarla in salvo.
Raccolta di Song fic, nelle quali saranno presenti un po' tutti i personaggi di Hunter x Hunter.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Tutto quello che  voglio essere,
tutto quello che potevo essere con te.
Tutto quello che voglio vivere,
tutto quello che potevo vivere con te.
Tutto quello che voglio essere,
Tutto quello che potevo essere con te.
Tutto quello che voglio vivere,
Tutto quello che potevo vivere con te. 

 
San Lorenzo è appena passato ed ognuno l’ha trascorso a modo suo.
C’è, per esempio, chi ha stesa una tovaglia su un prato e ha deciso di fare un pic-nic serale.
C’è chi, invece, è rimasto in spiaggia per poter ammirare le stelle cadenti sdraiato sul pelo dell’acqua.
E c’è chi, come Killua Zaoldyec, ha tentato di trascinare il suo nuovo coinquilino in discoteca.
Sapeva che l’impresa sarebbe stata ardua, se non impossibile, ma voleva provarci lo stesso. Infondo, che male c’era ad andare a ballare per una, e sottolineo una, sera in discoteca?
- Kurapika, ti andrebbe di andare in discoteca?-
Gliel’aveva proprio chiesto così, chiaro e tondo, senza tanti inutili giri di parole, senza sofferenza o lacrime da coccodrillo.
Dal canto suo, il biondino, che in quel momento stava leggendo un tomo da più di mille pagine, intitolato “I Pilastri della Terra”, si era limitato ad alzare gli occhi sul suo compagno.
- Sai che non mi piacciono quel genere di luoghi.- aveva replicato inmpassibile.
- C’è anche scritto sulla lavagnetta appesa al muro della cucina.-
Perché dovete sapere che i due amici, poche ore dopo che avevano occupato l’appartamento in cui risiedevano da qualche mese, avevano segnato, contanto di pennarello indelebile, alcuni patti che avrebbero dovuto rispettare. Della serie: patti chiari, amicizia lunga, anzi, nel loro caso, convivenza lunga.
- Sì, certo, ma vorrei ricordarti la regola fondamentale della nostra lista, quella che sta in cima alla lavagnetta e che tra poco è scritta sulla cornice: accontentare per essere accontentato.- aveva replicato a sua volta l’albino.
 Un sorrisetto leggermente beffardo si era dipinto sulle sue labbra, tuttavia, aveva preferito scacciarlo subito. Ritenendo che forse era meglio non mandareall’aria tutti gli sforzi fatti per ottenere quell’uscita tanto agognata, dopo giorni e giorni di duro lavoro per ristrutturare quella casa.
Il Kuruta lo stava fissando con sguardo incerto, quasi sicuramente, si stava domandando quali fossero i vantaggi e gli svantaggi, i pro e i contro, che avrebbe potuto trarre da quella serata in discoteca.

 
- E dai, Kurapika! Ti decidi a parlare, sono le undici e mezza passate!-
Incredibile ma vero; Killua e Kurapika erano rimasti per più di un’ora e mezza l’uno di fronte all’altro, con l’albino che trasudava dal sonno e, di tanto in tanto incrociava le braccia al petto in segno di sdegno.
Odiava quando le persone lo facevano aspettare per tanto tempo. E ancor di più odiava starsene fermo in piedi.
- Lo stai facendo apposta, vero? Aspetti che crolli dal sonno per andare a letto?- gli aveva detto, avvicinandosi.
- No, davvero. E’ solo che io non ci sono mai stato. Molte pelo descrivono come un posto malfamato, dove girano: droga, alcool e bullismo. Altre...-
- E a te che cavolo te ne frega!?- aveva esclamato il compagno stizzito.
- Dai, sono stufo di giocare alle belle statuine.- aveva sbottato Killua, tirandolo per una manica della camicia.
- E va bene, e va bene, ma io non ho nel mio armadio: pantaloni corti o camicie hawaiane.-
- Non ti servono!-
Ore 24.
Killua e Kurapika si trovavano all’interno della loro automobile, una Lamborghini nera posseduta per anni dalla famiglia Zaoldyeck e regalata all’albino per il suo diciottesimo compleanno.
- Dai, dai, chiudi quella dannata portiera che non sto più nella pelle!- stava sbraitando il conducente, che ovviamente era Killua.
-  Un attimo! Non posso mica schiacciare una povera ed innocente coccinella.-
Di fatto, sul bordo dello sportello del passeggero, c’era una minuscola coccinella che tentava di arrampicarsi sul finestrino dell’auto. Peccato che un raccoglitore di CD, incastrato nella tasca della portiera, le stava impedendo di riuscire nell’impresa.
-  Ma tu guarda: una coccinella in macchina! Proprio durante la notte di San Lorenzo. Coincidenza, vero signor “Le coincidenze e i miracoli si verificano in casi fortuiti e alquanto rari?”-
- Vero.- aveva risposto l’altro a mezza voce, mentre stava cercando di acchiappare col pollice e l’indice della mano il piccolo insetto per posarlo a terra. Il problema era che l’animaletto adesso aveva una zampetta incastrata nella cerniera del raccoglitore di dischi.
- Senti, è mezzanotte e un quarto. Il motore si sta surriscaldando e non va bene.
 I fari dell’auto stanno abbagliando le finestre della super villa dei nostri vicini, e non va affatto bene!
 Insomma, io parto!-
Detto, fatto.
Lo Zaoldyeck aveva premuto col piede destro il pedale dell’acceleratore, sebbene lo sportello del passeggero fosse ancora spalancato.
Frattanto, l’allarme della macchina aveva cominciato a suonare, svegliando, così, tutti i loro vicini e non solo.
- Killua, Killua, KILLUA!- gridava intanto Kurapika, che per timore di un incidente, aveva chiuso la portiera.
Bisogna dire che l’amico non aveva sentito nemmeno uno dei suoi urli, dal momento che aveva messo il volume della radio al massimo.
- In quell’istante, una stazione radiofonica aveva mandato in onda una canzone degli AC/DC, un gruppo che all’albino piaceva un sacco, anzi no, un mondo!
Dopo poco più di tre ore di strada, di cui:
 una di coda;
 l’altra di lite con i vigili urbani per evitare una multa da 100 mila Geny per eccesso di velocità
 e, l’ultima, ma non meno estenuante, per cambiare una gomma che si era forata, proprio quando mancavano solo 50 metri all’arrivo, i due giovani erano, finalmente, giunti a destinazione.
Le peripezie, però non erano finite qui.
Infatti, dopo aver girato a 360 gradi e per 45 minuti, il parcheggio del locale, Killua aveva dovuto pagare caro una coppia di sposini ubriachi fradici, affinché cedessero loro il posto.
Ma se pensate che basti così poco per accedere all’interno della discoteca più famosa della città, bè, vi sbagliate, e di grosso!
Prima di tutto, i nostri due amici dovettero fare un’ora di fila per mostrare la loro licenza di Hunter.
Dopo di che, compilare un modulo di trenta pagine, in cui, in sostanza, c’era scritto che, qualora fosse accaduta loro qualsiasi cosa, o avessero combinato qualunque cosa, il personale del locale non se ne sarebbe assunto la responsabilità.
- Ma che razza di modulo è!?- aveva detto Killua, sbuffando peggio della canna fumaria di un camino.
- Un modulo studiato papposta per non essere costretti poi a risarcire eventuali danni.- aveva concluso il biondino, mentre compilava anche il questionario dell’altro, il quale era tutto intento a brontolare peggio dello stomaco di Bohara.
 
Prendi le mie mani e baciami,
portami dove ti porterei,
dimmi cose da non crederci.
Portami fuori di me!
Dentro di noi.
Fuori di me!
Dentro di noi.
Di noi, di noi.

 
Musica a tutto volume.
Persone che ti sfiorano continuamente, ballando.
Risate, grida, schiamazzi ovunque.
Rumore di bicchieri di vetro che tentennano.
Tutto questo e molto altro ancora era ciò che stavano vivendo Killua e Kurapika.
All’inizio era stata dura trascinare il Kuruta in mezzo alla mischia. Non gli era bastato sapere e, constatare lui stesso, che nessuno bada apiù di tanto alle persone che ha attorno, specie se sono estranei.
Alla fine, l’albino aveva adottato un’altra strategia.
- Vabbè, io vado a ballare. Se vuoi venire, sai dove trovarmi. Ma ti avverto, non fare come Gon quando siamo andati allo zoo!-
 
Gon: - Ma dove si sarà nascosto Killua?
 Leorio, tu l’hai visto?-
Leorio: - Ehm... L’ultima volta che l’ho visto, era nella gabbia dei leoni.-
Gon: - Ok, allora vado a cercarlo lì.-
Dieci ore più tardi.
Gon: - Dai, Killua, non è divertente nascondersi per così tanto tempo, senza spuntare fuori!-
- Attenzione, prego. Si ricorda ai gentili visitatori che tra venti minuti il personale dello zoo chiuderà i cancelli.-
Gon: - Ecco. Sentito, Killua? Quindi esci fuori!-
- Attenzione, prego. Si invitano i gentili visitatori a recarsi verso l’uscita della struttura entro, e non oltre, le ore diciannove.-
Gon: - Mancano 5 minuti. Mi sa che Killua si farà vivo, solo quando saranno le sette, ameno che...-
- Ehilà a tutti, sono Gon!
 Killua, dai basta giocare a nascondino. Non è divertente nascondersi per così tanto tempo, hai capito?-
Killua: - Ma che... Uff... Che schifo, senti ciccione di un orso, io non sono la tua lettiera!-
- Ripeto, KILLUA, ESCI SUBITO FUORI!-
Killua: - Gon, ma che cosa sta facendo?
 Oh no, mi ha fatto chiamare dalla reception!-
 
Killua era vicino a un gruppo di ragazze della sua età, che stavano chiacchierando animatamente, quando, a un certu punto, si sentì prendere per le
spalle.
Era Kurapika.
- Ti sei deciso, eh?- gli aveva chiesto, ridendo con aria sorniona.
- Più o meno.-
- Dai che ci penso io a scomporti un po’.-
- Che cosa intendi?-
Ma il biondo si era dovuto trattenere: infatti, il suo compagno gli aveva posato frettolosamente una mano sulle labbra. Poi, gli aveva cinto la vita con un braccio, facendogli segno di muovere il bacino a destra e a sinistra.
Durante la canzone successiva, le persone lì presenti formarono alcuni gruppi. In uno di questi c’erano anche i due ragazzi, i quali alzavano le mani, ogni volta che il DJ diceva di farlo.
Il ballo seguente, invece, prevedeva che si saltasse e si facesse la giravolta.
 Alla fine, però, a furia di salti, Killua era riuscito persino a fare lo sgambetto al suo migliore amico, il quale ricambiò puntualmente.
- Mi ricorda un po’ un ballo dove si salta sempre.- aveva detto Kurapika all’orecchio dell’altro.
- Ah, davvero, e come si fa?-
- Ehm... Beh...-
Senza rendersene minimamente conto, il biondo aveva finito per eseguire di sua iniziativa una coreografia.
- Ah, capito. Salto interno. Salto esterno. Cambio braccio con il compagno. Bellino!-
- Era un passo di danza di un ballo tipico del mio clan.-
Nell’udire ciò, Killua si era arrestato di colpo per un attimo.
 Da che aveva memoria, Kurapika non aveva mai parlato delle tradizioni della sua tribù; se l’aveva fatto in quel momento e con lui al suo fianco, allora poteva significare due cose: primo, che si stava divertendo; secondo, che lui, Killua Zaoldyeck, era stato capace di infondergli fiducia, fino a spingerlo a proferir parola su un argomento che riguardava sì il suo clan, ma che, almeno per una volta, non includeva le parole sterminio, vendetta.
- Non ci hai mai raccontato niente delle usanze che erano in voga dalle tue parti...- gli aveva sussurrato all’orecchio, eccitato. – -Caspita, siamo a buon punto!-
Dal canto suo, il Kuruta si era limitato a sorridere debolmente.
Killua pensò di coglierlo alla sprovvista, abbracciandolo calorosamente, tuttavia, ben presto finì per accantonare quell’idea.
Era meglio non rischiare, dopotutto, quella sera avevano già fatto dei grossi passi avanti in fatto di fiducia e scioltezza.
- Ehi, ma che fai?-
Non se n’era reso conto, ma proprio mentre stava riflettendo, il biondino gli aveva preso una mano, l’aveva sollevata e gli aveva fatto eseguire una giravolta.
Se anche quella notte non fosse stata la notte di San Lorenzo, Killua sentiva di essere stato anche troppo fortunato. Aveva ottenuto gran parte dell’appoggio del suo amico.
- Ti va un drink?- aveva proposto alla fine di una canzone. – A forza di Ah! OH! EH! Mi si è seccata la gola e sono tutto sudato.-
L’altro aveva acconsentito entusiasta.
Quando furono di fronte al banco delle bevande, ordinarono: il biondo, una limonata; l’albino, una granita alla menta.
E’ vero, di norma, Killua era solito prendere degli alcolici, ma per il momento non gli andava.
Voleva rimanere lucido per godersi il lato più sciolto del biondo.
Di quel ragazzo così perennemente serio.
Di quel ragazzo così perennemente freddo.
 

Tu non sai cosa può fare,
Una donna innamorata,
UNA DONNA INNAMORATA DELLA VITA COME ME!
Posso correre sul filo,
Dove scorre la corrente.
Posso credere al futuro,
stare persa tra la gente.
 

Siccome la discoteca si trovava nei pressi di un porto, i due ragazzi decisero di uscirvi e di andare a fare due passi lungo il lungo mare.
Kurapika era rimasto sorpreso dal fatto che al mondo potessero esistere discoteche all’aperto. Era bello, secondo lui, poter ballare sotto lo sguardo vigile della Luna e delle stelle.
Di fronte a quella considerazione, l’altro non poteva fare ameno di sorridere compiaciuto. Non per nulla, l’aveva condotto nella discoteca più famosa e prestigiosa della città e, quindi, era naturale apprezzarla.
Passo dopo passo, la coppia era giunta dinnanzi ad una casa galleggiante.
Decisero, dunque, di scattare una foto, per immortalare per sempre quel magnifico momento. E, a dir la verità, nessuno dei due aveva mai visto con i propri occhi una casa galleggiante.
Subito si posizionarono l’uno accanto all’altro su un lato dell’edificio.
“Chak!”
La foto era stata scattata e con loro grande meraviglia, era accaduto un miracolo in piena regola!
In alto a destra, dietro la ciminiera della casa, era spuntata niente di meno che… Una stella cadente.
Subito, i due si voltarono di scatto per vedere se essa fosse ancora visibile in cielo, ma invano.
Era già sparita nel buio della notte.
- Ci pensi, Killua, ci siamo fotografati con una stella cadente alle nostre spalle. Non è fantastico?-
- Sì.-
Killua si sentiva veramente felice. Non tanto per aver visto, per la prima volta in assoluto,una stella cadente, quanto perché aveva scattato la sua prima foto con Kurapika.
- E al diavolo il fatto che dice sempre di non essere fotogenico!- aveva pensato tra sé, nel rivedere l’immagine.
- Killua.-
Kurapika si era seduto su uno scalino posto in prossimità del porto, gli occhi rivolti verso il cielo, in particolar modo, verso la regina del firmamento.
- Grazie.-
Ecco, l’aveva detto.
Adesso sarebbe anche potuto cascare un meteorite, che tanto lui aveva detto tutto quello che sentiva di dover direa chi l’aveva reso felice anche solo per una sera.
Adesso poteva anche venire giù il diluvio universale, che tanto a lui non sarebbe importato più di niente.
Ora, però, meglio non continuare ad evocare fenomeni atmosferici poco gradevoli, giacché, per l’appunto, ha iniziato a piovigginare, pur essendo il cielo sgombro di nuvole.
Nel frattempo, Killua si era accovacciato di fianco al biondo, esterrefatto.
- E di che cosa?- gli aveva chiesto a bassa voce. Non voleva rovinare quel momento così particolare e, in un certo senso, anche sacro.
- Per avermi fatto ricordare dei bei momenti vissuti insieme ai miei amici e agli altri esponenti del clan.- 
Chiunque, Killua compreso, avrebbe creduto che il biondo dicesse chissà quali cose, per poi rimanere di sasso di fronte a quest’affermazione.
Tuttavia, se una persona fa, involontariamente, riaffiorare dei ricordi a lei cari, ma che sono rimasti nascosti per tanto tempo, allora non possiamo fare altro che gioire insieme a lei.
Troppe volte, nella nostra vita, ci capita di ricordare una marea di azioni compiute contro di noi o a nostro svantaggio.
Come, del resto, troppe volte ricordiamo più facilmente tutti i nostri sbagli e tutte le bugie dette a quella o a quell’altra persona per ingannarla.
La nostra memoria è un po’ come il vaso di Pandora; alla fine, seppur con qualche sforzo e, talvolta, in casi rari, riportiamo a galla anche le perle del nostro passato.
Non tutte le onde sono alte e minacciose.
- Ma soprattutto, grazie per avermi fatto provare emozioni nuove.- aveva aggiunto, posando lo sguardo su di lui. - Mi sono divertito. Devo ammetterlo, le discoteche non sono poi così orribili come si dice.-
- Te l’avevo detto io!-
Il ragazzo dai capelli bianchi non aveva potuto trattenersi dal ridere, nel sentire il compagno dargli ragione, almeno per una volta.
- Sai, sono due anni che frequento questa discoteca. Non ci vado molte volte, ma quando ci vado, mi diverto! E per questo motivo, volevo condividere con te uno dei miei divertimenti preferiti.-
Pausa.
Killua si stava contorcendo nervosamente le mani. Era la prima volta che gli capitava di fare una cosa del genere. Pensava che ciò l’avrebbe aiutato a trovare le parole giuste da dire in quella circostanza.
- La verità è che...- aveva esordito, smettendo di far aggrovigliare tra loro le dita. – - Io, uando sono in mezzo a tutta quella gente che ride e scherza anche per una sciocchezza, dimentico il mio passato da assassino e penso solo a divertirmi.
Conoscere te, Gon e Leorio, mi è stato di grande aiuto.
 Però, stare per qualche ora insieme a un sacco di persone felici, mi fa dimenticare il lato schifoso del mio passato.
 Non dico di odiare quello che sono stato, perché sarei un bugiardo, però uccidere: oggi, un uomo;
 domani, un altro;
 dopo domani, un altro ancora, è terribilmente seccante.
 Meno male che all’età di 12 anni, ho scelto di emanciparmi definitivamente dalla mia famiglia.
Io non sono come loro.
Io mi annoio a morte se devo fare tutti i giorni le stesse cose nello stesso modo.
Io voglio avere una vita imprevedibile.
Una vita, sì, piena di pericoli, ma soprattutto, di avventure.
Giudicami pazzo, ma prima capiscimi.
 Da piccolo, mi svegliavo: Killua, oggi, devi uccidere tizio;
 Killua, oggi, devi uccidere Caio e Sempronio;
 Killua, domani devi ammazzare Marco Aurelio e Giulio Cesare mentre si fanno la doccia.
E che diamine!
Che colpa ne ho io, se i miei genitori non riescono ad arrivare mai a un compromesso con le altre persone e, per questo motivo, devono per forza eliminarle!
Mi avessero pagato poi, per tutti quegli omicidi. Col Cavolo!-
Tutt’ad un tratto, l’albino si era bloccato, tappandosi la bocca con una mano.
- Scusa, ho straparlato.-
- No, no, tranquillo.- l’aveva rassicurato l’altro, posandogli una mano su una gamba. – Continua pure a sfogarti, se lo desideri.-
- No, no, grazie.-
- Comunque, grazie anche per l’insegnamento moralistico che mi hai appena trasmesso. Cercherò anche io di lasciarmi alle spalle tutto il rancore che provo nei confronti della Brigata, sebbene sia riuscito a sterminarne tutti i membri.
Grazie, Killua.-
Dopo di che, nessuno dei due aveva più avuto intenzione di parlare.
Entrambi si erano persi nella contemplazione di punti indefiniti del cielo.
- Ti va di riandare a ballare?- aveva domandato, a un certo punto, Killua.
- Sì, perché no.-
- Aspetta. Prima fammi tirare qualche pietra in mare!
L’ho sempre fatto con mia sorella, solo che lei
Non azzecca mai un pesce.-
Presto fatto, l’albino aveva incominciato a raccattare pietre a destra e a manca, per poi scagliarle in mare e godersi il sonoro “Ploff!” che si sentiva non appena esse si scontravano con la superficie dell’acqua.
Intanto, Kurapika l’osservava.
Osservava minuziosamente i singoli gesti che faceva: dal primo, che consisteva nel cercare sempre i sassi più grossi; all’ultimo, ossia quando li lanciava a mo’ di dischi volanti.
Il ragazzo biondo non sapeva perché, ma gli scappava continuamente da ridere, ogni volta che una pietra veniva a contatto contro il pelo dell’acqua, producendo un sonoro “Ploff!”
Certo, tirare le pietre non è un gioco intelligente, tra l’altro, si corre il rischio di colpire qualche pesce, cosa che l’albino stava facendo ripetutamente, però, al di là dell’intelligenza, svagarsi un po’ non gli avrebbe causato dei problemi.
Infondo, questo non era incluso nella lezione che gli aveva insegnato Killua?
Gioire anche senza un motivo.
Essere felice in maniera fanciullesca.
Godersi la vita, o meglio, come sosteneva il poeta latino Orazio: - Carpe diem, quam minimum credula postero.-
- Ok, credo di aver tirato un centinaio di sassi. Posso ritenermi soddisfatto.- aveva affermato colui che aveva iniziato il gioco.
- Aspetta, devo ancora fare il tiro perfetto!- si era lamentato l’altro, sconcertato.
- Dì la verità,hai paura ad uccidere un pesciolino innoquo. Guarda che ti ho visto; miravi apposta lontano dai pesci quando li vedevi emergere a galla!- l’aveva rimbeccato il primo, mentre si stava sfregando le mani. – Si vede che hai ucciso delle persone per vendetta e non per piacere. Sei troppo buono.-
- Dici sul serio? Non paventi la possibilità che possa strangolarti mentre dormi?-
- Forse, ma non credo che accadrà tanto facilmente.-
- Killua, guarda che cosa mi è capitato tra le mani!?-
L’interessato si era avvicinato per dare un’occhiata e...
 

Prenditi quello che meriti,
un amore senza limiti.
E non provare a farmi credere,
Quello che non puoi concedermi.
 

Ciò che, per puro caso, era capitato tra le mani del Kuruta, era una piccola pietruzza biancastra a forma di stella.
Nello stesso attimo in cui ambedue l’avevano vista, si erano scrutati negli occhi.
Le loro iridi riflettevano la luce del mare di giorno.
 Luccicavano, non d’amore; no, era ancora troppo presto per parlare d’amore e, molto probabilmente, non sarebbe stato mai possibile parlarne.
No, i loro occhi luccicavano di sincera e spassionata fratellanza.
Non sentivano di desiderare l’uno il corpo dell’altro. Magari era ancora troppo presto, ma sentivano di volersi bene esattamente come due persone che si conoscono da una vita.
Esattamente come due persone che hanno condiviso un sacco di cose: arrabbiature, battute, insegnamenti di vita.
Certo, questa potrebbe sembrare una frase fatta, tuttavia,
bisogna ammettere che, per quanto ciascuno di noi possa essere unico ed irreducibile nel suo genere, ci sono dei sentimenti che, almeno una volta nella vita, abbiamo provato tutti, anche chi è nato figlio unico.
Così, sotto lo sguardo solenne di sua maestà la Luna e del suo seguito, Killua e Kurapika si abbracciarono.
Niente di più, niente di meno.
Perché i fratelli si abbracciano, nei momenti in cui non sono intenti a: litigare, prendersi in giro o scazzottarsi a vicenda.
Nessuno dei due avrebbe saputo dire per quanto temp rimasero uniti, intrecciati.
Nella mente di Kurapika si era fatta nitida l’immagine di lui e il suo amico Payro.
 Si erano abbracciati in accappatoio, dopo l’ennesima discussione avuta semplicemente perché quest’ultimo gli aveva sbandierato in faccia la sua testardaggine ed egli l’aveva liquidato, dicendo: - Sì, sì, certo.-
 - Oh NO!- aveva urlato all’improvviso il ragazzo dai capelli bianchi, distogliendo tempestosamente l’altro dai suoi pensieri.
- Che cosa….- stava per chiedere l’altro, quando si sentì trascinato violentemente in avanti
”Splaff!”
Erano caduti in acqua.
Le loro teste riemersero una dopo l’altra.
- Scusa…- aveva provato a sillibare Killua, trattenendo a stento un risolino che gli stava salendo alle labbra.
- L’hai fatto apposta, CONFESSA!- aveva gridato di rimando il biondo, ridendo anche lui, seppur meno sguaiatamente del compagno.
- Dai, quando mai abbiamo fatto un bagno di notte?-
- Sì, in un porto, in mezzo alle barche a vela…-
- Appunto, insieme ai pesci grossi, alle navi…-
Avevano continuato a giocare a botta e risponda per un paio di minuti.
Nel frattempo, un grosso squalo bianco era guizzato fuori dall’acqua e poco mancò che Killua non gli salisse sulla groppa.
Glielo impedì il fatto che l’animale, come li aveva visti, si era rituffato nel mare ed era sparito nell’oceano.

 
Portami dentro la musica,
fatta dei nostri battiti
e non lasciare agli altri il gusto.
Questa è la tua vita, alzat

 
 - Bè, torniamo a ballare?- aveva chiesto l’albino, con un tono misto tra lo stizzito e l’amareggiato. Della serie: - Io volevo solo montarti in groppa… Squalo cattivo!-
Kurapika aveva annuito ed insieme si erano nuovamente avviati all’entrata della discoteca.
Questa volta, con grande soddisfazione di entrambi, non c’era da compilare nessun modulo, dato che erano già entrati in precedenza nel locale; sicché poterono gettarsi immediatamente in pista.
Non si sa per quanto tempo ballarono, d’altronde, mica si bada a leggere l’orologio, quando ci si diverte.
Inoltre, il tempo, questa volta, trascorreva più velocemente, perché avevano trovato una buona compagnia. Un gruppetto di coetanee abbastanza simpatiche.
Si presume che avessero finito di danzare, solo quando, alle sei del mattino, il locale dovette chiudere.
Fortunatamente, però, al ritorno a casa non si erano verificati incidenti, tranne il fatto che avevano consumato tutto il carburante e, quindi, erano stati costretti a chiamare un carro attrezzi.  
 
 


 
Angolo dell’autrice:
Buongiorno a tutti!
Era da tempo che avevo intenzione di pubblicare una raccolta di song fic.
Però, fino ad ora: abbozzavo qualcosa; dicevo che era interessante e il giorno dopo non mi piaceva più.
Ad ogni modo, questa raccolta spero vi piaccia.
Aggiornerò ogni qualvolta avrò l’ispirazione e la sicurezza di non aver scritto delle sciocchezze.
Sono ben accette le critiche, purché siano cosytuttive. Dopotutto, ho voglia di migliorare per rendere la lettura dei miei scritti più gradevole.
A presto!
Chris Vineyard
 
P.S. So bene che nel testo della canzone c'è scritto: "Una Donna innamoratta...", però mi servivano comunque le altre parole.
Detto questo, buona lettura!
  
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