Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady A    17/08/2016    12 recensioni
“[…] Avanzo verso di lui con eterna lentezza e compostezza, quando qualcuno circonda la mia vita, all’improvviso. Senza pormi alcun invito, né attendere il mio consenso, mi attira a sé. Stringe la mia mano nella sua, guidando l’altra all’altezza della sua spalla. L’eleganza di una maschera di piume, cela in parte, i lineamenti del suo viso. Silenzioso, mi conduce nelle danze con un sorriso che ha qualcosa di irreale.
I suoi capelli d’uva nera, il suo respiro quiete, il suo sguardo mite come un abbraccio fraterno.
I nostri occhi si cercano, si fermano.
André?!
Trattengo le parole nell’incredulità.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Senza più guardarmi indietro


 
[André]

 
«André, vieni, presto!»
«Sì nonna, vengo!»
«André! Dove sei?»
«Eccomi qui!»
«Vieni a vedere la nostra Oscar vestita da donna!»
«Sì certo, certo!»
 
Il giorno si smarrisce nel germogliare lento della notte. Vorrei m’inghiottisse, per non guardare quello che sta accadendo.
E’ per Fersen quel vestito, Oscar?
Fingo un sorriso divertito, sfiorando il corrimano.
Salgo i primi scalini. Ti accarezzo con lo sguardo, in silenzio, come fossi cristallo prezioso; un fiore che rischierei d’estirpare con la sola violenza dell’Amore. Tu, angelo guerriero, incarnato in spoglie terrene. Fuoco di guerra forgiato in Donna! Non oso parlarti, né offrirti le mie braccia per facilitare i tuoi passi lungo le scale. Non le accetteresti, né io ti lascerei più andare.

«André, stasera non potrai accompagnarla, visto che nascondiamo il suo nome…»
«Sì…».
«Mi raccomando, non ditelo a mio padre.»
 

La seta più preziosa scivola lungo il tuo corpo, come rugiada su di un petalo inviolato. Procedi lentamente, sollevando appena, il bordo dell’abito; quell’abito che è l’involucro di un frutto dolcissimo, per me invalicabile: il tuo cuore. L’indifferenza è l’acqua che nutre di vita, il seme di quest’amore oscuro, insospettabile. Sorrido. Sono folle quanto te, Oscar. Illuso quanto te; o almeno lo spero. Fersen non smetterà mai di amare la sua Regina, ma tu, mia splendida Afrodite, indurresti in tentazione chiunque, persino il cielo! E vorrei davvero essere il cielo, per accarezzarti con la sola luce delle stelle, per baciarti appena, come le tenui gocce della sua pioggia estiva.
Con premura, la Nonna ricopre le tue spalle con un mantello di velluto. Ti porge infine un ventaglio: vezzo, che non può mancare alla splendida dama quale sei diventata stasera. Ti osservo senza parlare. Mi ignori, mi superi. Vorrei essere vento, per trattenerti a me. E’ un pensiero profondamente egoista il mio.
Perché non mi guardi, Oscar?
Temi forse il mio giudizio?
In realtà, anche tu temi la tua stessa follia. Ti conosco bene.
Le tue labbra sottili, tremano desiderose di baci ancora sconosciuti.
E se Fersen…?
Cerco di non pensare a quello che potrebbe accadere se solo decidesse di ingannare proprio con te, il suo cuore innamorato.
Fermo, immutato, ti vedo salire in una carrozza priva dello stemma nobiliare dei Jarjayes.
E’ davvero questo ciò che desideri?
Sei ormai lontana. L’amarezza mi aggredisce come fuoco, rivela l’ombra dolorosa della gelosia. Spilla ogni male; è veleno! Stringo forte i pugni senza rendermene conto.
«André! Cosa fai ancora lì? Vieni di sopra ad aiutarmi a sistemare la stanza di Madamigella Oscar!»
«Certo nonna…»
Ritorno su i miei passi; raggiungo i tuoi appartamenti. Come ogni volta, osservo rapito i soffitti con i loro affreschi. Ritraggono le nostre scene predilette, i nostri miti: Ares, Zeus, Atlante. Infine, i miei occhi si posano su un particolare adagiato sul tuo scrittoio: un’elegante maschera dorata, adornata con gusto, senza eccessi; drappeggiata da sottili piume bianche. La indosso con un sorriso. Mi guardo allo specchio. E se imitassi la tua follia? Corro con frenesia nei miei alloggi. Rovisto in un baule, alla sconfinata ricerca del miglior abito cucito appositamente da mia Nonna per le grandi occasioni di Palazzo. La giacca in damasco, ricade oltre il ginocchio, lievemente aperta per dar mostra dell’elegante panciotto in seta marrone e del ricco gilet ricamato. Sistemo al meglio i capelli. Celo il mio viso. Esco dalla porta sul retro, per recarmi nelle scuderie.
Il gelo di fine dicembre predomina l’aria. Condensa il mio respiro, soffoca con mani invisibili, il mio corpo. Ho paura Oscar.
Ho paura di veder realizzare il mio peggior incubo.
Non ho diritti su di te, ma questo cuore, questo mio cuore dannazione, non ascolta né conosce ragioni! Grida forte, vuole essere libero d’amare e d’amarti!
Sprono il mio cavallo. Devo raggiungerti! Da lontano, riconosco la carrozza. Mi fermo. Ti vedo varcare lentamente l’ingresso della Reggia di Versailles. Ti seguo in silenzio, con le dovute distanze. Ti guardi attorno. Lui non è ancora arrivato, ma presto, molto presto, sarà lì e ti avrà solo per sé.

 
 
[Oscar] 

Non è tanto male se mi vesto così solo questa volta in vita mia. Lo ripeto con la stessa ingenuità di un fiore che sboccia nel deserto. Avvolta nello sfarzo del mio abito, procedo piano, in un vasto spazio stillante d’oro, candele, poltrone e banchetti; di fianco, l’orchestra di Sua Maestà. Avverto sguardi conosciuti e non, posarsi su di me, e mi scopro improvvisamente nuda; non ho più la spada per proteggermi, né la mia algida fierezza. Posso solo dissimulare l’anima mia, quella forgiata dalla rigidità del duello e dall’asperità della battaglia.
Se solo mi vedeste, padre mio, leggerei delusioni nei vostri occhi? Disdegno?
Un figlio della guerra, non può forse abbracciare anche le gioie dell’Amore?
Sono innamorata, padre. Innamorata, senza respiro. Anch’io posso amare; ma sarò mai amata un giorno? Amata senza respiro?
Il tocco dei violini dà inizio alle prime danze.
Fersen è appena arrivato. Lo osservo da lontano. Carezza e ricambia il mio sguardo; sconvolge il mio cuore con il solo fascino di un sorriso. Avanzo verso di lui con eterna lentezza e compostezza, quando qualcuno circonda la mia vita, all’improvviso. Senza pormi alcun invito, né attendere il mio consenso, mi attira a sé. Stringe la mia mano nella sua, guidando l’altra all’altezza della sua spalla. L’eleganza di una maschera di piume, cela in parte, i lineamenti del suo viso. Silenzioso, mi conduce nelle danze con un sorriso che ha qualcosa di irreale.
I suoi capelli d’uva nera, il suo respiro quiete, il suo sguardo mite come un abbraccio fraterno.
I nostri occhi si cercano, si fermano.
André?!
Trattengo le parole nell’incredulità. Fersen è accanto a noi.
Terminato il valzer, saluta con un inchino la sua dama. Bacia la sua mano con gentilezza, poi, sfiora ancora il mio profilo con la bellezza del suo sguardo. Si avvicina. E’ il mio cavaliere a trarmi nuovamente a sé, impedendomi ogni movimento. Circonda la mia schiena con entrambe le braccia. Lo guardo contrariata. Con uno strattone mi libero dal suo abbraccio. Il cuore guida i miei passi verso Fersen. Innamorata, mi ritrovo al suo cospetto.

«Perdonate… mi concedete di ballare con voi?»

Le sue parole calano come lame incandescenti sul mio corpo.
Il mio è un assenso lieve, privo di parole. Solo tremiti di labbra e cuore. Guida le mie mani su di sé. Respiro il suo profumo. Per brevi attimi, ci nutriamo di soli sguardi, rapiti dalle danze. Poi, d’improvviso, la Morte affiora nella sua più cruda Verità. Non sono altro che il suo migliore amico.
Chino il capo, inciampo nella fragilità del mio stesso sogno. Tradisco il mio vile segreto dinanzi ai suoi occhi. Ha ormai capito chi sono; una stella che si estingue nella notte, impossibile da trattenere. Abbandono lo sfarzo della Reggia. Tiro nervosamente l’orlo del mio abito, scendendo rapidamente i gradini delle scale. Raggiungo una fontana.

«Aspettate!»

E’ la sua voce a tradirlo definitivamente. Avverto i suoi passi alle mie spalle. Riconosco tutto di lui: il suo respiro, ora apprensivo e fraterno.
I miei occhi tremano; guardo il cielo. Trattengo tutte le lacrime che vorrei riversare come diluvio di Dio su questo Mondo. Le mie mani, toccano il bordo liscio della fontana. Non voglio vederlo.
Perché è qui?
Mi volto lentamente. Ancora quella maschera a celare i suoi lineamenti.
«Vattene via André! Non ho bisogno di nessuno, tantomeno di te!»
 

 
[André]

La Morte ha il volto della donna che amo, ha la sua voce, i suoi meravigliosi capelli di grano e i suoi splendidi occhi di gelido fuoco.
Non temo il suo abbraccio; tutt’altro.
Ogni giorno non invoco altro che il suo nome, non desidero altro che il suo amore.
La Morte è la mia stessa ragione di Vita.
Ripongo la maschera, libero il mio volto. Mi avvicino a lei di un passo. Mi guarda con freddezza, mi uccide poco a poco come un veleno letale. Sorrido amaramente, senza parlare. Mi fermo accanto a lei, ad osservare le stelle. Il nostro dolore è silente e rivolto verso il cielo, nell’abbraccio di un Dio alla quale confido ogni notte i miei peccati. Soffoca con orgoglio il suo dolore, la mia Oscar. China il viso, fugge dal mio sguardo.
«Sai Oscar, sono innamorato…» Giunge come la confidenza di un ubriaco, la mia. Richiamo finalmente la sua attenzione, appare confusa nell’ascoltare le mie parole, disorientata. «… sono innamorato di una donna bellissima. Splendida anche quand’è arrabbiata e indossa l’uniforme e mi sfida a duello…», continuo, e mi scopro davvero ubriaco di lei, del suo profumo, dei suoi sospiri piccoli e inquieti. Vedo i suoi occhi vacillare, schiudersi sconvolti. Quasi sorrido divertito. «Se sono venuto qui, non è solo per proteggerla, ma perché volevo stringerla a me anche solo per una notte…».

Dio punirà questo mio osare?

 

[Oscar] 

«Ma cosa stai dicendo, André?!»

La mia voce, i miei occhi, tutto il mio essere d’improvviso, muta in piombo. Lo sconcerto e il rancore innestano radici nella carne, nelle ossa. Strattonano il cuore, lo scarnificano, ne fermano il battito. Trattengo il respiro.
André?!
Il rancore brucia la mia conoscenza come lava incandescente. Mi avvicino a lui. Stringo con forza il collo della sua giacca.
Cosa stai dicendo?
Tocca le mie labbra con le sue, senza esitazioni.
Mi avvolge, mi blocca, mi sfiora, mi nutre e mi sazia d’ardore improvviso e di sale; sale che percorre il suo viso appoggiato contro il mio; sale che riversa nella mia bocca, che rivendica senza sosta, come un bambino affamato dinanzi un seno materno.
André, perché?
Tu allevato per essermi amico e fratello, io per essere un uomo.
Come puoi voler amare una come me?  
Ho offerto l’animo mio ad un amore sbagliato?
Non posso amarti. Non posso amarti, André. Non posso amare proprio te.

«Io ti amo Oscar… credo di averti sempre amato.»

Mi scopro immobile come di pietra al cospetto delle sue parole d’Amore, dei suoi occhi dolci d’Ambrosia. Non ho voce, ma solo battito; un cuore che canta di Vita, senza respiro.
Retrocedo di un passo, sconvolta.

China il capo, si volta desolato. Sfugge come sabbia calda dalle mie mani. Non ho il coraggio di trattenerlo.

«Oscar, Oscar, siete voi?»

La voce di Fersen giunge come una carezza fredda alle mie spalle. Tremo appena, ma non mi volto, né l’ascolto.
Che cosa mi succede?
Osservo André che è ormai solo una scia, un odore lontano.
Come una folle, lo inseguo; e lo inseguo senza più guardarmi indietro.
 

 
  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Lady A