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Autore: purpleblow    18/08/2016    1 recensioni
« Si può sempre imparare dagli errori, senpai. » non c'era compassione nel suo sguardo. Comprensione, sì, perché anche se non l'aveva provato sulla propria pelle capiva quanto doveva essere difficile riprendersi del tutto da un grave infortunio, senza qualcuno pronto a tenderti la mano quando la strada che si decide di percorrere tra le tante è proprio quella sbagliata.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayako, Hisashi Mitsui
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Time heals all wounds




È l'adrenalina che ti permette di non pensare; il rumore della palla sul parquet, le urla del pubblico, il suono rassicurante della suola delle scarpe che scivolano sul pavimento.
Hisashi non ha il tempo per pensare durante le partite e tutto ciò che riesce a vedere è l'anello arancione del canestro.
È quando tutto finisce che la mente torna a quel fottuto ginocchio: la paura di sentire quel crack che gli ha dato notti insonni, riabilitazioni infinite e faticose e poi l'arrendevolezza, l'ansia.
Una volta sembrava così bello e appagante tornare a casa con le gambe doloranti per il troppo allenamento, mentre adesso non sapeva più distinguere se fosse semplice fatica o quella dannata gamba prossima al cedimento. Eppure dopo tutti quegli anni e le mille rassicurazioni dei dottori – giusto gente un attimino competente, ma il cervello è particolarmente strano in certi momenti, vai a spiegarglielo – non riusciva ancora a sentirla quella sicurezza in grado di renderlo lo sfrontato di un tempo.
« Se solo non avessi perso del tempo inutilmente... » fantastico! O aveva le allucinazioni e il suo cervello si era messo a parlare – con voce di donna, per giunta – o... « È questo che stai pensando, non è vero? » 
…o Ayako era una veggente e– che diavolo ci faceva Ayako al parco nei pressi di casa sua a quell'ora? 
« Un giorno o l'altro fracasserò il cranio a quel deficiente di Sakuragi. » sospirò con aria stanca, buttandosi sull'altalena libera a fianco di Mitsui, che continuava a fissarla come se avesse visto un mostro.
« E tu che ci fai da queste parti? » esordì lui, non trovando niente di meglio da dire in quella situazione che trovava decisamente assurda.
« Ci abito, sai? » fece un attimo risentita, sostituendo poi il tono offeso con uno esasperato. « Beh, in effetti che puoi saperne tu? Grazie al cielo non devi fare gli straordinari per quella capra. » 
Mitsui sorrise alla manager e scosse la testa: se solo Miyagi avesse saputo che Ayako faceva tutta quella strada da sola a quell'ora, l'avrebbe sicuramente aspettata per portarla sotto casa sana e salva – come se ne avesse bisogno, peraltro –, nonostante stesse dalla parte opposta.
« Si può sempre imparare dagli errori, senpai. » non c'era compassione nel suo sguardo. Comprensione, sì, perché anche se non l'aveva provato sulla propria pelle capiva quanto doveva essere difficile riprendersi del tutto da un grave infortunio, senza qualcuno pronto a tenderti la mano quando la strada che si decide di percorrere tra le tante è proprio quella sbagliata. « Nessuno ti renderà il tempo che hai perso, è vero, ma so per certo che l'impegno e la dedizione che stai mettendo per recuperare verrà presto ripagata. È questione di abitudine, credo e poi... il talento non è una cosa che si perde col tempo. » 
Hisashi fece per risponderle, ma lei lo bloccò prima ancora che potesse aprire bocca; si alzò in piedi, mettendosi di fronte a lui senza staccare gli occhi dai suoi.
« Vuoi sapere qual è l'unica cosa che svanisce col tempo? La paura, Mitsui-senpai. » e fu con ultimo sorriso che Ayako gli voltò le spalle, lasciandolo lì, con un ringraziamento muto sulle labbra, a fissarle la schiena mentre si allontanava a passo deciso. Adesso, più che mai, capiva quanto fosse fondamentale quella ragazza per la squadra: era lei che faceva da collante a tutti loro, era lei che arrivava laddove Akagi non riusciva ed era sempre e solo lei quella che aveva una parola giusta per tutti. 
Chissà che proprio lei non fosse la giusta scintilla per ricominciare davvero, lasciandosi alle spalle la voglia di scappare e senza quelle inutili paranoie a fare da contorno alla sua vita? Sicuramente ci avrebbe provato, almeno questo glielo doveva.
E fu con quella promessa che Hisashi si alzò dall'altalena, diretto al campo da basket più vicino, con un enorme sorriso a distendergli le labbra.




 
Now we're apart.
Though not through choice.
Do we stay mute?
Or raise our voice?
[He films the clouds pt. 2 – Maybeshewill]





Note messe 'accasissimo', ma anche no.
Ciao, l'ultima volta che ho scritto è stata a Febbraio di quest'anno: un record per me. Se scrivo una volta ogni sei mesi festeggio in grande.
Ma comunque, è la prima volta che scrivo su Slam Dunk – ok, è la prima volta da quando sono mutata da bimbaminkia writer a persona leggermente sana, ma saranno passati quattordici anni da allora e quelle fyccine orride credo non esistano manco più nei meandri dell'internet. E grazie al cielo, dico io! – e sono fiera di farlo con una oneshot dedicata al mio personaggio preferito.
Hisashi Mitsui è quel personaggio a cui non ci si può non affezionare: arriva nel bel mezzo della storia come un uragano e poi si scopre che l'uragano ce l'ha dentro di sé. 
Btw, non devo certo essere io a raccontarvelo e niente, avevo aperto questo spaziettino inutile solo per dirvi che, se non conoscete la canzone qua sopra, vi consiglio di ascoltarvela perché merita (link sul titolo) e sì, è tutta musica, tranne quelle parole lì ripetute per due volte in tutti i sei minuti e quarantatré.
   
 
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