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Autore: Chichi Zaoldyeck    18/08/2016    4 recensioni
Gon e Killua.
Due città diverse.
Uno armeggia alla perfezione la spada.
L'altro sferra colpi micidiali con la pistola.
Sono i vice comandanti dei loro plotoni.
Un giorno in un campo di battaglia, i loro occhi si incroceranno.
Che cosa scatenerà? E cosa succederà?
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Data modifica carattere e inserimento testo: Aprile 2018



 



Osaka e Sapporo.
Due città perennemente in conflitto.
Due comandanti spietati con l'unica intenzione di annientare il nemico.
Ottenendo solamente migliaia di morti.

Il comandante di Osaka, Ging Freecss, era il classico comandate che stava alla base a programmare ogni volta la prossima battaglia, cercando di rimanere in contatto con i suoi soldati sul campo; insieme a lui c'era anche suo figlio, il vice comandante Gon Freecss.
Il comandante di Sapporo, Silva Zaoldyeck, era un uomo spietato e senza scrupoli e al contrario di Ging, lui era sempre presente in ogni battaglia per aiutare i suoi soldati: la sua arma, oltre che le pistole era la sua mano che strappava i cuori alle vittime insieme a suo figlio; il vice comandante Killua Zaoldyeck.
Entrambi volevano solo una cosa: sottomettere la città avversaria e prenderne il controllo.

Quella notte:

- Gon, oggi andrai anche tu sul campo di battaglia per vedere come se la cavano i nostri soldati e di cosa hanno bisogno per migliorare la difesa. - disse Ging.
- Va bene padre. - disse Gon.
- ... Quei bastardi continuano a strappare i cuori ai nostri poveri soldati, sono delle bestie. - disse il comandante sbattendo le mani sul tavolo.
- Stai tranquillo padre, vendicherò i nostri caduti. - disse con freddezza Gon.
- Bravo figlio, sono fieri di avere un vice comandante come te. Ora preparati per andare a letto, domani sarà una giornata lunga e pesante. - disse Ging prima di congedarsi.

" La pagherete brutti bastardi. " pensò Gon finendo il suo bicchiere di whisky per poi andare a coricarsi.


Il giorno seguente:

- Killua, ho sentito che oggi sul campo di battaglia ci sarà il vice comandante di Osaka, voglio che lo studi in ogni sua mossa e scopra i suoi punti deboli. - disse Silva.
- Mh, avrei voluto combattere ma, farò come vuoi tu padre. - disse Killua.
- Bene, è il momento di andare. - disse Silva uscendo dalla tenda seguito dal figlio.

Camminarono insieme a tutti i loro soldati per il lungo e impetuoso tragitto arrivando al confine di Sapporo e si fermarono. Dalla parte opposta, i soldati di Osaka li avvistarono già arrivati al confine pronti per iniziare la battaglia; tenevano in mano le loro Katane un poco impauriti, avevano sentito di come i due capi uccidevano i soldati.

- State tranquilli, andrà tutto bene, ve lo prometto. - disse Gon cercando di rassicurarli.

Arrivarono anche loro al confine, faccia a faccia col nemico che senza dire una parola, cominciò ad attaccare; per fortuna, i soldati sapevano delle loro improvvisazioni e furono subito pronti a contrattaccare. Iniziarono così una battaglia all'ultimo sangue; il vice comandante Gon mentre aiutava i suoi ad uccidere i nemici, portava in una piccola fossa nascosta da tutti, i soldati con le ferite più lievi dove a curarli c'erano due dottori.
Il vice comandante Killua invece, era intento a scrutare Gon dalla testa ai piedi; ma per capire meglio i suoi punti deboli doveva trovarsi faccia a faccia con lui: inoltre, più lo osservava e più gli piaceva quel suo carattere impavido e premuroso nei confronti dei soldati, come se fossero suoi amici. E questo lo metteva sotto un'altra luce. D'altro canto, anche Gon lo stava scrutando ma ogni volta che lo guardava, lui era li, fermo e impassibile ad osservalo e questo lo metteva in imbarazzo; doveva ammettere che il vice comandante di Sapporo non era affatto male.
Mentre stava camminando verso il suo prossimo nemico, Killua gli piombò faccia a faccia in un lampo puntando la sua Beretta al suo mento: Gon in tutta risposta, gli puntò la sua Katana alla gola, premendo leggermente facendogli uscire una linea di sangue. C'era una strana atmosfera tra i due.

- Hai intenzione di spararmi con la tua Beretta? - chiese freddamente Gon.
- E tu di tagliarmi la gola con la tua Katana? - replicò Killua.
- Sei forte. - 
- Anche tu te la cavi. - disse Gon.
- Sarebbe un peccato ucciderti, non ho mai trovato un avversario come te. - disse Killua.
- Ma non ci siamo mai battuti, come fai a dirlo? - chiese Gon.
- Quel che ho visto sul campo mi basta e avanza. - rispose l'albino.
- Chissà se sei bravo anche a baciare. - disse Killua leccandosi le labbra.
- Cosa?! - disse Gon incredulo.
- Non sei niente male, tesoro. - e così dicendo, prima che Gon potesse replicare l'albino lo prese per la cravatta stampandogli un bacio sulle labbra infilandoci anche la lingua senza troppi complimenti.

Mentre lo stava baciando, Killua gettò l'arma a terra per poter assaporare meglio quel momento; Gon, ancora mezzo incredulo da quello che stava succedendo, si lasciò trasportare dalle emozioni e gettò anche lui l'arma rischiando la vita; ma Killua continuò a baciarlo, cingendo le sue mani ai fianchi del moro.

- Sei una bomba. - disse Killua staccandosi.
- Anche tu. Se i nostri genitori lo scoprissero saremmo in guai seri. - disse Gon cingendo le braccia al collo dell'albino.
- Ci ucciderebbero come minimo. Beh ora vado. - disse Killua togliendo le braccia del moro dal suo collo.
- Dove vai? - chiese lui.
- Abbiamo finito. Ritorno alla mia base. Ci rivedremo presto. - disse Killua allontanandosi.

Gon fece lo stesso e, richiamando tutti i soldati ancora vivi e un poco feriti, si incamminarono per tornare alla base. Nel mentre camminavano, Gon ripensava al bacio con il vice comandante della squadra avversaria; aveva voglia di riprovare quelle sensazioni con lui: e anche un altro vice comandante, stava pensando lo stesso.


" Gon Freecss e Killua Zaoldyeck.
Cos'erano diventati?
Nemici che cominciavano a starsi simpatici?
O addirittura, amici? 
Una cosa era certa: quel bacio, avrebbe cambiato le cose tra loro. "











 
   
 
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