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Autore: Elayne_1812    19/08/2016    2 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, eccomi con il primo capitolo. Dato che nel testo troverete nomi di città coreane vorrei premettere che la storia non si svolge in una Corea reale, ma si ispira solo per i nomi di alcune città, parte della geografia e, come vedremo in seguito, alcuni aspetti della cultura. Si tratta di un universo alternativo senza una precisa collocazione spazio temporale.
Chiedo scusa per possibili errori e buona lettura!
 
Capitolo 1
 
 
Kibum si lasciò cadere sul materasso, sbuffando e picchiando ripetutamente la testa sui cuscini. Sentiva la testa scoppiare come se lo avessero preso a martellate. Volse il viso all’ampia vetrata istoriata che cappeggiava la parete destra della sua stanza. Fuori, una luna estiva e limpide stelle illuminavano la notte di Soul, riversando luci diamantine sul principe.
La serata era stata un totale disastro. Suo padre non aveva perso tempo nell’annunciare il fidanzamento dell’erede al trono, in più Kibum aveva dovuto sopportare Heechul per tutta la serata. Non aveva avuto appetito con il risultato che ora la sua pancia era un unico brontolio. Le luci, gli applausi e le continuo occhiate del lord gli avevano provocato un senso di nausea. Se avesse avuto cibo in corpo avrebbe potuto vomitare.
Uccidetemi, fu il suo unico pensiero prima di mettersi seduto.
Non riusciva a capire il perché di tutta quell’urgenza. L’imperatore era forse malato? Kibum fece spallucce. Non aveva mai avuto un rapporto idilliaco con il padre, anzi, non aveva proprio mai avuto alcun rapporto e basta. Il principe sapeva ben poco della politica del padre, mai era stato interpellato per faccende di stato, nemmeno quando pochi anni prima aveva raggiunto la maggiore età. Una cosa gli era chiara: non uno dei collaboratori dell’imperatore e dei nobili di cui si era circondato gli andavano a genio, dal primo all’ultimo. Arroganti, ambiziosi e senza scrupoli, lui li avrebbe cambiati tutti, si sarebbe circondato di intellettuali, filosofi, artisti, persone illuminate che sicuramente avrebbero fatto bene al popolo. Kibum non aveva idea di quanto la tirannia di suo padre stesse portando Chosun allo stremo, il regno era ricco, certo, le città maestose, i commerci ed il sistema viario eccellenti, ma i più deboli erano lasciati a loro stessi e, spesso, la fame chiedeva loro il conto. Il divario tra le classi era tale che presto o tardi quella fune troppo tesa si sarebbe spezzata. Anche i rapporti con la nobiltà inferiore ed i piccoli proprietari terrieri andavano deteriorandosi, chiunque ottenesse successi che potevano anche solo minimamente intaccare il potere assoluto dell’imperatore veniva spazzato via.
Kibum aveva passato la sua vita chiuso in quel palazzo, o nelle tenute di famiglia sparse per il regno, tutto ciò che conosceva realmente erano quelle stanze marmoree e le vie principali delle grandi città che aveva sempre percorso in carrozza o a cavallo, rigorosamente seguito dalla sua guardia del corpo e dai gendarmi del padre. Il resto lo aveva appresso dalla moltitudine di libri che riempiva la sua enorme biblioteca personale. Storia, filosofia, arte, medicina, linguistica, aveva toccato quasi ogni argomenti possibile. Solo la fisica e la matematica avevano il potere di fargli arricciare il naso per il disappunto.
Kibum si alzò e aprì il cassettone in mogano ai piedi del letto a baldacchino. Prese una sacca anonima che aveva accuratamente riposto al suo interno ed iniziò ad esplorarne il contenuto. Aveva progettato la sua fuga da palazzo da mesi, attendeva solo il momento buono per agire, ma sfortunatamente l’arrivo di Heechul lo costringeva a rivedere il programma.
Essere insopportabile e viscido! Imprecò tra sé.
Se solo avesse avuto un paio di giorni in più avrebbe potuto prepararsi con maggiore calma. Ora era costretto a lasciarsi indietro ogni singolo libro, dei ricambi decenti e portare solo l’essenziale. Infilò con fare stizzito qualche abito nella sacca, un libro, un po' di denaro, un mantello di ricambio, e qualche provvista sottratta alla cucina.
Incrociò le braccia e arricciò il naso. La fuga che aveva in mente in principio aveva indubbiamente più stile. Aveva calcolato almeno un baule di abiti, uno di libri e provviste per almeno una settimana, dopotutto non poteva rinunciare alla sua cioccolata mattutina. L’idea originale era quella di viaggiare una settimana in direzione di Busan ed imbarcarsi per il regno di Nihon. Ora Busan era una meta da evitare. Una volta dato l’allarme della sua scomparsa si sarebbero messi sulle sue tracce e la città natale del viscido scemo, dove Heechul aveva i suoi principali possedimenti, non era più una buona scelta.
Kibum picchiettò il piede sul tappeto. Odiava quando i suoi progetti venivano fatti incurantemente a pezzi da seconde persone. Gli piaceva essere ben organizzato per ogni evenienza e il bagaglio che già riteneva essenziale, ora doveva essere ulteriormente dimezzato.
Forse potrei ritardare di una settimana, pensò guardando in direzione dei bauli per il vestiario e pensando al sapore paradisiaco della sua adorata cioccolata.
Scosse il capo, disperdendo le luci notturne che avevano trovato rifugio tra i suoi capelli corvini.
Non essere ridicolo, si disse, puoi rinunciare ad abiti e cioccolata se è per evitare Heechul. Un’espressione decisa si delineò sul suo volto. Sarebbe fuggito da palazzo quella notte, doveva solo attendere il segnale di Siwon e svignarsela. Poi, finalmente, avrebbe abbandonato i panni soffocanti del principe Kim Kibum per esplorare il mondo.
Era nervoso, così iniziò a camminare in tondo per la stanza quando s’imbatté nella sua immagine riflessa allo specchio, accorgendosi di indossare ancora gli abiti di corte.
Non posso andarmene così o non passerò inosservato.
Una volta cambiato riesaminò la sua figura. Ora andava decisamente meglio. Dei semplici pantaloni marroni infilati in altrettanti stivali da viaggio, una blusa blu slavata che aveva conservato per l’occasione e un mantello da viaggio. Infilò un paio di pugnali negli stivali, si allacciò la cintura con tanto di fodera e la spada a mezza mano più semplice che aveva al seguito.
Si sdraiò sul letto e tornò a guardare l’astro notturno che lo scrutava da oltre la vetrata. La luna non era ancora sufficientemente alta perché Siwon si facesse vivo. Ancora un’ora o due, pensò, ne approfitterò per dormire.
Aveva chiuso gli occhi solo da pochi minuti quando udì dei passi leggeri sul pavimento di marmo che andarono ad affievolirsi appena aggiunsero il tappeto, segno che il nuovo venuto si trovava a meno di dieci passi da lui.
-Siwon? – chiese a mezza voce, rimanendo con gli occhi chiusi.
Non ottenendo risposta aprì gli occhi, interrogativo. Ebbe un tuffo al cuore quando incontrò il volto di Heechul a soli pochi centimetri da lui.
Il lord teneva i capelli castani, lunghi sino alle spalle, sciolti, le labbra carnose erano atteggiata in un sorriso che non prometteva niente di buono ed i suoi occhi dai riflessi quasi ambrati erano puntati su Kibum. Indossava una semplice camicia bianca appesantita dal merletto sul collo e sui polsi, dei pantaloni scarlatti e alti stivali neri bordati d’oro.
Kibum scattò in piedi, aggirando la figura slanciata dell’altro. Non aveva nessuna intenzione di avere un materasso alle spalle ed Heechul nella medesima stanza.
-Che cosa fai qui? –
Si maledisse mentalmente per la chiara urgenza che era appena trasparita dalla sua voce e si morse il labbro inferiore.
Avrei dovuto permettere a Siwon di tagliarlo a metà!, pensò osservando il sorriso divertito dell’altro.
-Non posso entrare nelle stanze del mio fidanzato? –
-No, non puoi. Ho sonno, vattene. –
-E io che volevo farti compagnia – disse Heechul avanzato con passi calcolati.
-Ne faccio a meno – disse simulando acidità. Sobbalzò quando si ritrovò con le spalle al muro.
Quando sono indietreggiato?
Heechul poggiò entrambe le mani alla parete, prevaricando a Kibum ogni possibile via d’uscita.
-Un gatto nel sacco – sorrise beffardo, godendo della crescente agitazione del principe.
Una mano del più grande andò ad accarezzare la guancia di Kibum che cercò di divincolarsi, prima che la mano libera di Heechul lo bloccasse afferrandogli un braccio.
-Non hai idea di quanto io ti desideri, ora che sei mio…-
-Io non sono tuo – gli soffiò in viso.
L’altro rise. –La tua ingenuità a volte è disarmante. Lasciati baciare – gli sussurrò all’orecchio.
Il fiato caldo di Heechul provocò a Kibum un brivido lungo la spina dorsale. Sospirò, ricercando la calma perduta. Non farti prendere dal panico, si disse, sei più forte di lui.
-Non costringermi ad usare la mia abilità su di te – disse tra i denti.
-E’ una minaccia? – sorrise mellifluo, accarezzandogli le labbra a cuore con il pollice. –Sono molto forte. –
Kibum cercò di dare un tono beffardo alla sua risata, ma parve più uno squittio isterico. – Io sono più forte. –
-Dolcezza, non ci credi nemmeno tu. –
L’affermazione fece scattare l’orgoglio del più piccolo. Quella situazione di stallo era durata anche troppo per i suoi gusti.
-Voi vedere? – disse tra i denti.
Un’espressione stupita si delineò sul volto di Heechul prima di essere sbalzato contro il baule ai piedi del letto, facendo rovinare a terra la famigerata sacca da viaggio che tanto aveva suscitato il disappunto del principe per la sua inconsistenza. Heechul emise un lamento e stava per rivolgere una frase sprezzante a Kibum, quando ciò che si trovò di fronte gli fece sbarrare gli occhi. Intorno al principe aleggiava un’aura blu elettrizzata da venature nere sfrigolanti nell’aria satura di tensione.
-Cosa diavolo…- fece Heechul prima di rovinare nuovamente a terra inciampando nel contenuto fuoriuscito dalla sacca.
Dopo essersi rimesso in piedi la sua attenzione fu catturata dagli oggetti sparsi a terra.
-Cosa stai combinando? –
Kibum s’irrigidì e solo allora Heechul si accorse dello strano abbigliamento del principe, considerando che era notte fonda e aveva una spada legata in vita.
Qualcuno bussò alla porta e fece capolino la guardia del corpo. – Signorino, siamo pronti a partire, i cavalli…-
Siwon si bloccò sulla porta.
-Siwon! –
La guardia del corpo estrasse la spada, fulmineo, puntandola contro il lord. –Ti avevo avvertito. –
Heechul incrociò le braccia. – Pensi di farmi paura, cane fedele? Lo sai che potrei incenerirti con un dito. –
Spostò poi la sua attenzione su Kibum. –Stai fuggendo, è così? Andiamo, sei ridicolo, pensi davvero di sopravvivere là fuori? –
-Signorino, prendete le vostre cose e andate, mi occuperò io di questo verme. –
Heechul sbuffò, ma non fece in tempo a ribattere perché rovinò nuovamente a terra finendo contro gli scaffali della libreria.
-Muoviamoci – disse Kibum raccogliendo la sacca alla bell’è meglio e precipitandosi fuori dalla stanza, seguito a ruota dalla guardia del corpo.
 
Fuori dalle mura del palazzo l’aria era fresca e odorava di un imminente temporale estivo. Kibum respirò a pieni polmoni, guardando le lontane luci di Soul. Mentre una brezza frizzante gli scompigliava i capelli corvini. L’erba alta frusciò unendosi alle note basse e stridenti dei grilli. Kibum si strinse nel mantello. Mai si era sentito più libero, il mondo intorno a lui pareva non avere più limiti, più confini.
-Busan, mio signore? –
Kibum scosse il capo. – No. Taegu –, disse spronando il cavallo e lanciandosi nel mare d’erba puntellato dalle luci delle stelle.
 
 
 
Heechul sedeva scompostamente su un’ampia poltrona foderata in velluto rosso e dai piedi leonini in legno dorato. Una gamba distesa e l’altra semi piegata, lasciava oscillare il braccio sinistro oltre il bracciolo, mentre l’altra mano reggeva un calice dorato colmo di vino fruttato. Per quanto la giornata fosse un ripudio di luci dorate che filtravano dalle vetrate e si rifrangevano sul mobilio prezioso delle sue stanze, la sua giornata non poteva essere più nera. Come se lo smacco della sera procedente non fosse stato sufficiente, colpendolo duramente nell’orgoglio, aveva dovuto affrontare l’ira dell’imperatore.
-Mio signore, temo che ci siano i Ribelli dietro alla scomparsa del principe. –
Aveva cercato d’inventare una la bugia verosimile, non poteva di certo dire che il principe ereditario, Kim Kibum, era fuggito da palazzo sotto i suoi occhi. Avrebbe fatto la figura dello stupido! Tuttavia l’imperatore non aveva gradito l’utilizzo del termine “Ribelli” e Heechul era stato costretto a mordersi la lingua, appuntandosi di non utilizzare quella parola in futuro. Fortunatamente, l’imperatore aveva preso per buona la spiegazione, dopotutto era quella più logica.
-Vogliono sfidarmi, introdursi nel mio palazzo in questo modo è un chiaro gesto di sfida! – aveva urlato il sovrano in preda alla rabbia. –Il principe è affare vostro, Heechul, siete promessi, è una tua responsabilità. Riportalo a palazzo. –
L’imperatore aveva fatto intendere in modo perentorio che se non fosse riuscito nell’impresa, il giovane lord avrebbe dovuto dire addio ai suoi sogni di successione sul trono di Chosun.
Heechul si alzò stizzito, gettando il calice nel camino spento. Chiazze cremisi puntellarono il pavimento come schizzi di sangue.
-Maledizione! – gridò ringhiando, frustrato. strinse un pugno fumante di rabbia e di fuoco scarlatto. Quanto avrebbe desiderato incenerire qualcosa in quello stesso momento.
-Vi state sfogando, mio signore? – fece una voce di vertita alle spalle.
Heechul era livido. – Risparmi il sarcasmo, Kyuhyun, per quanto lo apprezzi non osare con me. –
L’altro annuì. – Chiedo scusa. –
-Razza di bugiardo, non ti dispiace per niente. Novità? –
-Purtroppo no, mio signore, abbiamo setacciato tutta la città. Il principe deve aver lasciato Soul la scorsa notte. –
Heechul picchiò un pugno sulla mensola marmorea del camino.
-Setacciate le strade per il sud del paese, Kibum non andrebbe mai a nord. –
-Pensate che voglia prendere una nave, signore? –
-Lasciare Chosun sarebbe la cosa più logica – disse incrociando le braccia con fare pensoso.
-Busan? –
-No no, il mio dolce Kibummie è troppo astuto per andare ad infilarsi nella tana del lupo. Sceglierà una strada più lunga ma più sicura. Taegu, per esempio. Fai controllare le strade a sud, invia alcuni dei miei soldati a Taegu e fai aumentare la sorveglianza a Busan, per precauzione. –
-Si, mio signore. –
-In quanto a te, prendi alcuni dei miei soldati e dirigiti a sud. Lo rivoglio, Kyuhyun. –
L’altro sorrise divertito. – Oh, lo so. –
Heechul lo guardò di sbieco e Kyuhyun si ricompose.
-Via. E cerca di riportarmelo intero, chiaro? Con tutte le dita attaccate, niente giochetti. –
-E Siwon? –
-Riportalo vivo. Sospetto che possa tornarci utile, in futuro. –
-E riguardo a quella faccenda…-
-Non ora, può attendere. – 
   
 
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