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Autore: Menade Danzante    21/08/2016    1 recensioni
I pensieri di Harry Potter quando sulla spiaggia stringe tra le braccia il corpo senza vita di Dobby.
Dal testo: "Sulla spiaggia risuonarono solo due parole pronunciate da una voce strascicata e troppo debole per essere sana. Furono solo un sussurro senza interlocutore, parole leggere come foglie cadute agitate dal vento prima di toccare il terreno, ma che fecero rimbombare clamorosamente la propria eco nel petto del ragazzo che aveva avuto l'onere di ascoltarle.
«Harry... Potter...»"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dobby, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La libertà dei sussurri







Sulla spiaggia risuonarono solo due parole pronunciate da una voce strascicata e troppo debole per essere sana. Furono solo un sussurro senza interlocutore, parole leggere come foglie cadute agitate dal vento prima di toccare il terreno, ma che fecero rimbombare clamorosamente la propria eco nel petto del ragazzo che aveva avuto l'onere di ascoltarle.

«Harry... Potter...»

L'ultimo alito di vita aveva lasciato il corpicino di Dobby subito dopo aver fatto cadere a terra quelle parole pesanti come macigni, grevi come non erano mai stati neanche gli insulti degli zii rivolti ai suoi genitori. Harry le avvertì penetrare nella carne per andare ad incidersi sul suo cuore e, come in risposta alla pressione di una molla, il dolore gli pervase mente e corpo senza che fosse in grado di fermarlo.

Dobby era morto. Lo capì subito, non ebbe neanche bisogno di tempo per decidere di arrendersi all'evidenza.

Era forse diventato molto cinico? Si stava davvero abituando sempre di più a vedere i propri cari morire per proteggere lui al punto di non dover processare il lutto?

Strinse il corpo dell'elfo a sé, cercando inconsciamente di infondergli un po' del suo calore, come se questo fosse stato sufficiente a ridonargli la vita perduta. Non poté trattenere nemmeno quelle due parole – il suo nome – dal ripresentarsi con insistenza alle porte della sua mente. Per un attimo ebbe il malato impulso di usare quel briciolo di Occlumanzia che aveva appreso contro quel sussurro sincero e accorato, realizzando solo con qualche secondo di ritardo l'orrore di quanto aveva cercato di fare: aveva provato a tenere fuori dalla sua mente semplicemente sé stesso.

Lacrime fastidiose gli rotolarono sulle guance: Dobby aveva sprecato l'ultimo respiro per esalare il suo nome, il nome del mago che, sin dal loro primo incontro, gli aveva causato più autopunizioni che vantaggi.

Il nome del mago che gli aveva appena inflitto il destino peggiore.

Lasciò che l'onta della colpa gli inzuppasse ogni fibra del suo corpo pulsante, lasciò che tutti i ricordi legati all'elfo gli rifluissero davanti agli occhi senza fermarli: crogiolarsi nelle visioni del passato gli sembrò ancora un buon compromesso prima di accettare che non avrebbe più parlato al suo amico insolito, che non lo avrebbe più sentito adorare Harry Potter pur nella sua condizione, che non lo avrebbe più ascoltato mentre dichiarava con trionfante fierezza di essere un elfo libero.

Avvertì un groppo alla gola: gli aveva donato la libertà, si era sentito bene nel farlo, appagato, fiero di sé e felice per Dobby, ma a che cosa era servito?

Harry sentiva che non sarebbe dovuta andare così, che quella realtà era sbagliata in ogni sua manifestazione e incrociare la morte negli occhi di Dobby, già meno lucenti del solito, glielo confermò in un lampo di febbrile lucidità.

Libero.

Dobby aveva continuato a seguirlo, dimostrandogli fedeltà. Aveva continuato a preoccuparsi per lui, aveva continuato a prendersi cura di lui e ad andare in missione per lui. Tutto per lui. Per tutti quegli anni Dobby non era forse stato il suo sicario, il fedele servitore che avrebbe eseguito ogni sua richiesta anche a costo della vita?

Ma Harry non gli aveva chiesto di morire.

Non gli aveva chiesto di sacrificarsi per salvare loro.

Non gli aveva chiesto lealtà.

Gli aveva solo regalato un calzino e la possibilità di scegliere come vivere la vita. E Dobby aveva fatto la sua scelta: aveva scelto di morire per Harry Potter.

Libertà e sacrificio potevano coincidere? Dobby l'aveva creduto profondamente, ma Harry non era sicuro della risposta. Sapeva soltanto che in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e salvare il suo amico da sé stesso.

Tutto ciò che poté fare, tuttavia, fu continuare a cullarlo per un po' al ritmo delle onde sulla sabbia e del suo nome.

«Dobby»










Angolo dell'autrice: Salve!
Di solito non scrivo FF sui libri o su Harry Potter nello specifico, però questa volta ho voluto fare un'eccezione. La morte di Dobby meritava che scrivessi qualcosa al riguardo. È tra gli episodi che più mi hanno colpita all'interno della saga, sia positivamente che negativamente. Negativamente perché a Dobby ci si affeziona sin da quando, cercando di salvare Harry, per poco non lo uccide con i bolidi, perciò vederlo morire è stato un durissimo colpo. Positivamente perché credo che sia il modo più onorevole per Dobby di essersene andato. Nella OS ho filtrato il tutto dai pensieri di Harry che, da quando muore Cedric, non fa che ritenersi responsabile di ogni singola perdita; tuttavia, credo che il senso della libertà dell'elfo sia proprio qui: Dobby sceglie di rimanere al fianco del mago, costi quel che costi. Non è una fedeltà servile, ma una fedeltà affettiva, la stessa di Hermione e Ron, con la differenza che i due umani non muoiono. Per quanto possa esser stato “casuale” che la lama del pugnale di Bellatrix si piantasse nel petto dell'elfo, Dobby, di fatto, sceglie come morire, e per me questa è la più grande espressione di libertà. È una libertà in senso stoico.
Per questo mi sono sentita in dovere di scrivere qualcosa su questo personaggio che merita solo di essere ammirato.
Ringrazio tutti coloro che vorranno leggere, lasciare un parere o anche soltanto aprire questa storia senza particolari pretese!
Alla prossima,

Menade Danzante

   
 
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