Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: SNeptune84    21/08/2016    1 recensioni
A quindici anni gli è stato diagnosticato un disturbo dell'identità di genere.
A diciotto ha deciso di diventare un attore porno.
A ventidue dichiara al mondo di voler cambiare sesso.
A ventiquattro partecipa ad una gara di bellezza perché tra i giudici c'è lui.
Questa è la vita di Elizabeth Gonzales, conosciuta al mondo come Mike Stone.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL CORAGGIO DI CAMBIARE

E la vincitrice di Miss California 2016 è…
Ancora non capisco come possa essere arrivata fino a questo punto, abbracciata all’altra finalista, in attesa di conoscere il verdetto finale. Io, che molto probabilmente per qualche cavillo burocratico nemmeno potrei partecipare a una gara del genere, che mi sono iscritta solo perché tra i giudici c’era lui, sono arrivata in finale, senza nemmeno svelare chi io sia veramente, o meglio chi sia stata fino a due anni fa, quando ancora mi chiamavano Mike Stone.

Due anni prima, Los Angeles
«Al diavolo, Sam! Che cazzo ti è venuto in mente, spiegamelo!» La porta dello studio si aprì improvvisamente, rimbombando in quella sala dalle pareti alte, mostrando la figura slanciata di un uomo, decisamente infuriato con colui che lavorava in quell’enorme salone.
Sam Miller aveva ottenuto il più bell’ufficio dell’agenzia grazie ai suoi attori, che nel giro di poco tempo erano diventati un’icona del cinema porno internazionale.
E quello che stava entrando era proprio uno di loro, o forse era meglio dire che era la punta di diamante dell’agenzia, colui che gli aveva fatto ottenere proprio quel riconoscimento, Mike Stone.
«Ciao, Mike.» Lo accolse con tutta la calma del mondo, abituato ormai a quel modo di fare irruento che aveva la sua star, vedendolo infuriarsi ancora di più. «Pensavo ti sarebbe piaciuta la sorpresa. In fondo era quello che volevi, no?»
«Un film porno gay con Gordon Reeds, non vedevo l’ora» rispose, con un sarcasmo rotto da una vena di tristezza. «Comunque Gordon ha rifiutato, è troppo etero e omofobo per accettare una cosa simile, anche se si tratta di lavoro. Il tuo piano non ha funzionato, mi dispiace.»
Mike iniziò a guardarsi intorno, come al solito, cercando di sbollire la rabbia. Il suo sguardo scorreva sulle varie gigantografie che adornavano le pareti di quella stanza, raffiguranti tutti i grandi attori e attrici che, negli anni, avevano lavorato per la sua stessa agenzia. In particolare, il suo sguardo ricadeva sempre su una fotografia in bianco e nero. Raffigurava il corpo di una donna, nudo, leggermente inarcuato. Non si vedeva nient’altro che il ventre, magro al punto da lasciar intravedere le costole. Era tagliata proprio sul seno, non rivelando così chi fosse la donna immortalata in tale fotografia.
«Prima o poi mi dirai chi è la ragazza di questa foto, vero? Non capisco perché tanto mistero» proferì, con un tono decisamente più calmo di quando si era introdotto in quell’ufficio. «Sembra che nessuno sappia chi sia, a parte il presidente dell’agenzia. Ho provato a scoprire qualcosa di più, ma non riesco a fargli trapelare nulla, mi dispiace.»
Mike non si sarebbe mai accontentato di quella risposta, ma sapeva anche che era inutile insistere con Sam, perché le sue parole erano sincere. Continuava ad osservare quella fotografia, mentre ripensava a quanto successo poche ore prima sul set, con Gordon. Non poteva negare che non gli sarebbe affatto dispiaciuto fare un film proprio con Gordon. Da quando l’aveva visto, era stato come folgorato da quell’uomo, tanto che ormai i sogni dove lui prendeva posto di una delle ragazze nei film dell’altro erano all’ordine del giorno. Sam era l’unico a sapere quel segreto, per questo che Mike era tanto furioso con lui, in quel momento: sicuramente era stato organizzato tutto dal suo manager, ma non era servito a nulla. Gordon Reeds non avrebbe mai accettato di girare un film di quel genere, era talmente omofobo che nemmeno un’ingente somma di denaro gli avrebbero fatto cambiare idea.
Proprio ripensando a quanto accaduto, qualcosa dentro di lui si era come sbloccato, portandolo a prendere una decisione che aveva rimandato per troppo tempo, reprimendola nel suo subconscio più recondito, senza mai cancellarla del tutto.
Si voltò verso Sam, che nel frattempo era tornato a scartabellare tra i vari contratti che doveva analizzare per i suoi assistiti, con lo sguardo di chi aveva appena preso la decisione più importante della sua vita.
«Sam,» lo interpellò, «quanto mi manca per finire le riprese del film che sto girando?»
L’agente, pensandoci un attimo mentre cercava l’agenda dove si era appuntato tutte le informazioni su quel lavoro, dopo un po’ rispose: «Più o meno due settimane, salvo imprevisti.»
«Puoi fissare una conferenza stampa il giorno dopo il termine delle riprese? Ho un annuncio da fare, e vorrei che ci fossero giornalisti di tutte le testate.»
«Che genere di annuncio, Mike? Lo sai che per fare una cosa del genere devi prima parlarne con me e avere il mio consenso, vero?»
«Anche tu lo saprai quel giorno. Mi dispiace, Sam, ma non posso permetterti di ostacolarmi. Ti chiedo anche di non accettare altri lavori, prima di quella data. È una cosa che devo fare, ho aspettato anche troppo. Se non vuoi organizzarla tu, ci penserò da solo ad invitare tutti i giornalisti.»
Sam non ribatté, consapevole di rischiare il posto di lavoro solo per aver concesso una cosa del genere. Lo avrebbe comunque fatto: per Mike, per la loro amicizia che si era creata giorno dopo giorno, e che probabilmente lo avrebbe messo nei guai per l’ennesima volta.
Quelle due settimane passarono non senza intoppi. Mike, tra una scena e l’altra, continuava a pensare a cosa avrebbe detto durante la conferenza stampa, se era sicuro della decisione che aveva preso e se era il caso di parlare con Sam prima che iniziasse, per evitare di metterlo nei guai con l’agenzia.
Aveva deciso che forse era meglio informarlo, ma per farlo aspettò la mattina stessa della conferenza stampa, prevista per le tre del pomeriggio.
Mike si presentò in ufficio da Sam poco prima di mezzogiorno, con una busta contenente dei referti medici. Non parlò subito, lasciò che fossero quei fogli a parlare per lui.
Sam prese la busta e si preoccupò nel vederne il contenuto.
«Sei malato? Hai qualcosa di grave?» chiese, senza nemmeno leggere ciò che aveva in mano.
«Sam, voglio che tu legga quei fogli, prima di parlarne.»
Il manager seguì le indicazioni, bloccandosi su quanto c’era scritto nella diagnosi di ciascuno di essi.
«Disturbo dell’identità di genere. Cosa significa, Mike?»
«Esattamente quello che c’è scritto. Me l’hanno diagnosticato a quindici anni, quando sono dovuto andare dallo psicologo perché ho tentato il suicidio.»
Sam rimase sbalordito da quelle poche parole. Conosceva Mike da quattro anni, ovvero dall’inizio della sua carriera, ma non gli aveva mai parlato del suo passato. Rimase in silenzio ad ascoltare tutta la storia, senza fiatare.
«Io non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma mi sentivo sbagliato, dentro e fuori. Il mio corpo cresceva, eppure io mi sentivo malissimo. A quindici anni, come spinto dall’istinto irrefrenabile di farmi del male, mi sono tagliato i polsi. Se mia madre non fosse rientrata in casa perché si era dimenticata dei documenti importanti, non sarei qui a raccontarti tutto ciò. Quando mi ripresi, l’ospedale mi obbligò a fare delle sedute da uno psicologo e una visita psichiatrica. La diagnosi è quella che vedi scritta su quei fogli. Io non sapevo il significato di quelle parole, ma quando me lo spiegarono rimasi sorpreso di quanto quella descrizione mi calzasse a pennello. Io non accettavo i cambiamenti del mio corpo perché mi sentivo nel corpo sbagliato. Avrei voluto essere come le mie compagne, che ammiravo per quanto diventassero sempre più belle e femminili giorno dopo giorno. Pensavo che quella fosse attrazione nei loro confronti, invece era un vero e proprio desiderio di essere uguale a loro.
I medici mi dissero che, con quella diagnosi, avrei ricevuto tutte le cure necessarie, se avessi voluto iniziare la cura ormonale, fino all’intervento chirurgico. Avrei dovuto decidere io cosa fare, perché il corpo era il mio, ma loro erano propensi ad iniziare il prima possibile la cura, perché ne avrebbe risentito positivamente anche la mia stabilità psicologica.
Non era una decisione facile da prendere, perché se da un lato avrei voluto diventare una ragazza, dall’altro avevo paura di quello che avrebbero potuto dirmi le persone che conoscevo, e proprio questa paura mi ha fatto desistere. Già essere consapevole del problema mi aveva aiutato ad accettarmi almeno in parte, non volendo più farmi del male, ma non ho mai iniziato le cure ormonali.
Dopo il diploma decisi che, se dovevo tenermi un corpo maschile, lo avrei sfruttato a dovere. Feci dei provini per entrare in questo mondo, e grazie a questi ho incontrato te e sono diventato quello che sono ora. Per questo devo ringraziarti, ma ora ho capito che non posso continuare così, che anche questa è una forma di punizione nei miei confronti, perché sto svendendo un corpo che non sento mio per soldi.»
«Cosa ti ha fatto cambiare idea? Non dirmi Gordon Reeds…»
«Invece sì, è stato il suo rifiuto a girare quel film con me. Tu hai pensato di proporre quel lavoro perché credevi che fossi gay e fossi cotto di lui, e per questo ti ringrazio, ma Gordon ha preso una decisione che avrei dovuto prendere anche io. Io non voglio girare un porno gay con Gordon, io voglio fare l’amore con lui, come donna.»
«È questo che vuoi dire nella conferenza stampa di oggi? Che vuoi cambiare sesso? Sarà un danno enorme per l’agenzia, dovevi parlarmene prima.»
«Se te ne avessi parlato, avresti fatto di tutto per farmi cambiare idea. Ho già rinviato troppo questo giorno, se avessi iniziato la cura quando mi è stato diagnosticato il mio stato i risultati sarebbero stati più veloci e migliori. Non posso più aspettare, Sam, ormai io non voglio più essere Mike.»
«Ne sei proprio sicuro?»
«Sì, infatti stamattina ho iniziato la cura ormonale. Non voglio più tornare indietro, Sam, e tra pochi giorni mi sarà persino impossibile lavorare. Per questo ti ho chiesto quanto ci voleva per finire il film che avevo in corso, perché non volevo lasciarlo a metà. Però ora voglio cambiare, diventare quello che ho sempre desiderato, e né tu né l’agenzia potete fermarmi. Se c’è da pagare una penale per rescindere il contratto, lo farò, e poi sparirò per sempre da questo mondo.»
Sam finalmente capì e smise di controbattere come manager, sorridendogli come un vero amico che aveva accettato la sua decisione e lo avrebbe supportato fino alla fine.
«Ok, ai capi penserò io, tu vai ad affrontare la stampa a testa alta.»
La conferenza stampa fece grande scalpore. Il giorno successivo tutte le testate giornalistiche, di gossip o meno, avevano in prima pagina la notizia che la star del porno Mike Stone aveva deciso di cambiare sesso, surclassando qualunque altra news della giornata.
Sui social e nei vari blog si scontravano le fazioni: c’era chi supportava appieno la decisione dell’attore, e chi aveva iniziato a disprezzarlo, considerandola solo una trovata pubblicitaria.
Alcuni apprezzavano il coraggio che aveva avuto Mike Stone a dichiarare pubblicamente la sua scelta, mentre Gordon Reeds aveva preferito non esprimersi: forse era quello che meno si aspettava una notizia del genere, anche se da sempre sospettava che Mike fosse frocio, come diceva lui.
La battaglia mediatica scaturita dallo scoop, però, fu quasi totalmente ignorata dallo stesso Mike. Per tutto il periodo che lo separava all’operazione finale, infatti, aveva deciso di vivere in una clinica privata, dove avrebbero seguito passo passo i suoi cambiamenti e sarebbe stato nascosto dalla stampa: era comunque un personaggio famoso, non voleva che qualche paparazzo mostrasse a tutto il mondo le modifiche che sarebbero avvenute al suo corpo.
Inoltre, la cura ormonale che aveva iniziato dopo pochi giorni iniziò a fare effetto, portando Mike a non avere la testa per pensare ad altro che a quello che gli stava succedendo.
Il medico gli aveva spiegato tutti i sintomi che avrebbe avuto dopo l’iniezione, ma non avrebbe mai pensato che fossero tanto devastanti. Nausea e vomito non mancarono i primi giorni, lasciando il posto a sbalzi d’umore improvvisi dovuti agli ormoni estranei presenti nel suo corpo.
L’inappetenza sessuale e la conseguente impotenza, invece, gli pesarono molto meno di quanto credesse. Con il lavoro che faceva, era normale avere il pene in tiro più volte durante l’arco della giornata, tanto che nei giorni liberi gli capitava di doversi sfogare da solo quasi per necessità. Gli sembrò solo strano non eccitarsi più nel vedere i film del suo rivale, ma sapeva che era solo una cosa temporanea e che, a processo ultimato, avrebbe di nuovo provato piacere nel vederli.
La cosa che odiava di più degli sbalzi ormonali, comunque, era quando passava dall’avere caldo al tremare dal freddo, nel giro di pochi secondi. Il climatizzatore centralizzato della sua camera segnava sempre la stessa temperatura, eppure poteva capitare che indossasse felpe pesanti e avesse ancora freddo, oppure girasse completamente nudo e grondante di sudore.
Dopo il primo mese di terapia, era già totalmente devastato, tanto da chiedersi se tutta quella sofferenza lo avrebbe portato veramente ad ottenere il corpo che tanto sognava. Andò alla visita medica, durante la quale il dottore che lo stava seguendo gli avrebbe iniettato la nuova dose di ormoni, leggermente demoralizzato, quasi intenzionato a rinunciare.
Furono le parole di una transessuale conosciuta proprio poco prima della visita a fargli cambiare idea. Lei aveva iniziato la cura ormonale un anno prima, perciò aveva passato tutti i suoi dubbi e ripensamenti. Anche lei si era appoggiata a quella clinica, anche se da qualche mese, ovvero da quando le forme del suo corpo erano quelle che stava vedendo in quel momento, si era trasferita altrove, in un appartamento poco distante. Si erano perciò scambiati i numeri di telefono, e da quel giorno si erano visti spesso.
Mariah, così ormai si faceva chiamare, aveva mostrato a Mike delle foto di quando il mondo la vedeva in veste di Jacob, stupendolo. Jacob era un uomo palestrato, con il fisico scolpito, mentre Mariah, almeno agli occhi di Mike, era una donna vera e propria. Certo, forse aveva il volto un po’ mascolino, ma il corpo era cambiato notevolmente, diventando più sinuoso e femminile.
«I primi mesi sono durissimi» gli aveva detto, «perché ti sembra di non avere i risultati sperati. Però un giorno ti guardi allo specchio e dici “questa sono io” e da lì è tutto in discesa.»
Avevano parlato molto delle operazioni chirurgiche che aveva deciso di fare. Mariah inizialmente non vedeva l’ora di completare il processo, ma arrivata al momento di fare la vaginoplastica, aveva deciso di aspettare. Non che non fosse sicura di quanto aveva fatto fino a quel momento, però ancora non se la sentiva di renderlo definitivo. In compenso si era rifatta il seno e aveva in programma alcuni piccoli interventi di chirurgia plastica per ammorbidire i tratti del viso.
Grazie all’amicizia con Mariah, Mike riuscì a superare quei primi terribili mesi e, dopo un anno di terapia, finalmente era pronto per fare il passo decisivo.
«Allora, Mike, lo psicologo mi ha detto che sei pronto per l’operazione, ma io voglio sentirmelo dire da te. Sei sicuro di volerlo fare adesso?» gli chiese il medico che lo aveva seguito per tutto l’ultimo anno.
«Chiamami Elizabeth, ti prego, ormai sono mesi che non uso quel nome. Sono sicurissima, è da un anno che aspetto questo momento.»
«Te l’ho chiesto perché so che non hai voluto fare nessun’altra operazione da quando sei qui. Di solito si comincia con una mastoplastica, non direttamente con la vaginoplastica.»
«Non ho voluto fare nulla perché per me l’importante è essere una donna in tutti i sensi. Ho intenzione di fare anche altre operazioni, ma prima voglio fare quella più importante.»
«Va bene, allora contatterò il miglior medico specialista in riconversioni e fissiamo la data.»
«Non vedo l’ora.»
Il corpo di Mike, o meglio di Elizabeth, in un anno era cambiato completamente. I fianchi si erano fatti più larghi, la vita molto più stretta e la muscolatura era decisamente calata. Aveva iniziato a portare il reggiseno, nonostante non fosse cresciuto di molto, e a vestirsi da donna, con i capelli lunghi e lisci che gli cadevano sulle spalle. Si truccava e si muoveva come una donna, ora non restava altro da fare che diventarlo a tutti gli effetti.
L’operazione durò più del previsto e anche la convalescenza fu molto sofferta, ma riuscì alla perfezione. Elizabeth, nel periodo di tempo che rimase in ospedale per far sì che i nuovi organi sessuali potessero funzionare correttamente, si fece aumentare il seno di un paio di taglie, arrivando a una terza, e chiese anche un intervento alle corde vocali, per alzare la sua voce, ancora mascolina, di qualche tono. Nonostante il parere contrario dei medici a quest’ultima operazione, dato che il risultato poteva non essere quello sperato, Elizabeth riuscì nell’intento e, dopo un altro anno, era finalmente pronta a tornare, a testa alta, nel mondo esterno.
Pensava di vivere una vita normale, lontana dai riflettori, finché non vide che come giudice di un concorso di bellezza era stato scelto proprio lui, Gordon Reeds, che in quei due anni aveva quasi abbandonato la sua carriera di attore porno per diventare un attore di film in cui l’erotismo era solo una parte di contorno all’intera storia.
Come se fosse ancora attratta da quel nome, nonostante fossero passati due lunghi anni, si iscrisse a quella gara, inventandosi letteralmente la sua vita precedente, per evitare che qualcuno scoprisse chi era fino a due anni prima.
Ed ora era lì, abbracciata all’altra finalista, in attesa del verdetto finale.
Il presentatore stava per dire il nome, il pubblico non attendeva altro: «E la vincitrice di Miss California 2016 è… Chantal Hepburn.»
Non aveva vinto, era giusto così. D’altronde Elizabeth Gonzales, questo era il suo vero cognome, non era la ragazza che i giudici credevano.
Però l’essere arrivata in finale, in qualche modo, l’avevano fatta sentire bene. Finalmente era quello che desiderava di essere, e anche il mondo esterno la vedeva in quel modo.
Quando scese dal palco, trovò ad aspettarla dietro alle quinte proprio Gordon Reeds.
«Io avevo votato per te» le disse, attaccando bottone. «L’altra ragazza era molto carina, ma tu mi avevi colpito di più.»
«Grazie» rispose Elizabeth, che mai avrebbe sperato di riuscire a parlare di nuovo con Gordon. A quanto pareva, non l’aveva affatto riconosciuta, e di questo era soddisfatta.
«Senti, ora che la gara è finita, ti va di venire a cena con me? Prima non potevo chiedertelo, perché altrimenti mi avrebbero escluso dalla giuria.»
«Perché no, chi rifiuterebbe una cena con Gordon Reeds.»
La cena con Gordon andò meravigliosamente. Lui sembrò non voler sapere molto di Elizabeth, a parte la domanda che gli era sorta spontanea quando lesse ciò che c’era scritto sulla domanda di partecipazione alla gara.
«Perché hai aspettato così tanto a partecipare a un concorso? Di solito una ragazza inizia a gareggiare a diciotto anni, tu ne hai già ventiquattro.»
Elizabeth colse la palla al balzo a quella domanda. Decise di dire la verità, o almeno l’unica parte importante per quell’occasione.
«Perché c’eri tu nella giura» gli disse, maliziosamente, facendogli capire quanto fosse poco interessata alla vittoria, puntando unicamente a lui.
E a quelle parole, Gordon cambiò modo di fare, iniziando a fargli capire che ci sarebbe stato anche un post cena.
Il primo contatto avvenne non appena varcarono la soglia della camera d’albergo di Gordon. Un bacio che Elizabeth desiderava da quando era ancora Mike in tutto e per tutto, quando non aveva ancora deciso di compiere quel lungo cammino che l’aveva trasformato in Elizabeth.
Gordon ci sapeva decisamente fare, questo era indubbio, e anche durante il sesso Elizabeth si sentì protetta e pienamente appagata. Era la sua prima volta da donna, non avrebbe mai pensato di godere tanto. Certo, era diverso da quando, da uomo, andava a letto con altri uomini, però sicuramente l’orgasmo che aveva raggiunto era molto più piacevole e appagante di quelli di due anni prima. Finalmente anche quegli ultimi dubbi che aveva ancora erano svaniti, quella nottata con Gordon Reeds era il giusto premio che aveva ripagato quelle lunghe sofferenze che aveva dovuto passare.
Il mattino dopo, Elizabeth fu la prima a svegliarsi. Alla fine si era addormentata lì, dopo una doccia che aveva tolto tutti i residui dell’amplesso avuto tra i due, tra le braccia di Gordon.
Stava per andarsene, quando l’attore la fermò con una frase che non avrebbe mai pensato di sentirsi dire.
«Tornerai nel mondo dello spettacolo, Mike?»
Elizabeth si bloccò, rimanendo di spalle. Poi, senza voltarsi rispose: «Quindi sapevi che ero io. Come mi hai riconosciuto?»
«Ho sempre saputo quale fosse il tuo vero cognome, nonostante tu abbia fatto di tutto per nasconderlo. Appena ti ho vista, ho capito subito chi eri. Le parole che ti ho detto ieri sera erano reali, però, mi sei piaciuta e per questo ti ho portata a cena. Era la tua prima volta da donna, vero? Spero ti sia piaciuto.»
Finalmente si voltò, per vedere se Gordon, in quel momento, si stesse prendendo gioco di lui o meno. Contrariamente alle previsioni, il volto dell’uomo sembrava sincero, cosa che la lasciò un po’ perplessa.
«Due anni fa hai rifiutato un film con me, mentre ora, nonostante sapessi chi ero, mi hai portata qua. Era veramente solo un problema del mio sesso?»
«Se ti rispondo di sì mi odierai?»
«Non potrei mai, non dopo questa notte. Ora devo andare.»
«Ricontatta Sam, promettimi che lo farai. Ora non lavora più nel porno, ha cambiato agenzia e cerca giovani attrici per comparse in alcuni film. Potrebbe essere la tua occasione per mostrare al mondo quello che sei diventato, anche senza dire pubblicamente che tu e Mike Stone siete la stessa persona.»
«Ci penserò.»
Stava per uscire, quando Gordon la fermò ancora, per un’ultima richiesta.
«Ci rivedremo?»
«Forse.»
Lasciò quella camera d’albergo di buon umore, pronta ad affrontare quella nuova vita che ancora non sapeva dove l’avrebbe portata, ma che sicuramente l’avrebbe finalmente resa felice di quello che era diventata.




Ciao a tutti. Torno con una OS che ho iniziato due anni fa per un contest, e che non avevo mai finito. Sono andata a 'sto punto fuori prompt, perché chiedeva di descrivere molto meglio il cambio di sesso del protagonista, cosa che ho lasciato un po' perdere per evitare di diventare noiosa.
Con calma sto riuscendo a riprendere a scrivere, e giuro che arriveranno anche i capitoli tanto ambiti delle long che ho in corso. Diciamo che sto andando per ispirazione, quindi potrebbe uscire anche domani un capitolo di una long, oppure un'altra OS che ho iniziato da tempo e mai finito.
Ho un'altra novità. La scorsa settimana ho deciso di mettere su Amazon la revisione di Chances - Il ritmo della passione. Il link per acquistare l'ebook kindle è questo: Il ritmo della passione ebook Amazon.
Per ora non ho tolto la storia dalle piattaforme EFP e Wattpad, ma sarei felicissima se qualcuno volesse acquistarlo e recensirlo su Amazon. Sarebbe veramente importante per me.
Ci sentiamo (spero) presto con altre storie.
Alla prossima.
Baci.
SNeppy.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: SNeptune84