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Autore: Yuki Kiryukan    21/08/2016    8 recensioni
[One-shot collegata alla storia principale "Rylen"]
Dal testo:
"La prima volta che mise piede nella biblioteca reale, Feyra sentì la commozione stringerle il petto. Aveva sognato tante volte di poter entrare in un luogo tanto saturo di cultura ma non aveva mai riposto reale fiducia che il suo desiderio avrebbe infine trovato compimento". [...]
« Qual'è il tuo nome? »
« Mi chiamo Feyra, sire »
« Sai chi sono io? »
« Siete il principe Sael »
« Feyra, eh? Me ne ricorderò »
[...] "Inorridì quando finalmente riuscì a dar un nome a quel magone che le ingarbugliava l'esofago: mancanza. E lei non poteva, non poteva davvero, provare un sentimento simile. Sarebbe stato un disastro. C'era un limite che era indispensabile non sorpassare; peccato che sentisse di aver varcato quel confine da tempo". [...]
« Hai paura di me? »
« Dovrei averne »
« E invece? »
« Non ho paura di voi »
« Imprudente da parte tua, sai? »
« Me ne rendo conto, si »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Justice and Revenge'
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Buona domenica a tutti!! ^_^

Questa è l'ultima shot della prima serie! Caspita, il tempo è voltato! Come già anticipato, è dedicata interamente a Feyra: capiremo di più il suo personaggio, entreremo un po' nel suo passato e scopriremo com'è avvenuto il suo primo incontro con Sael e i passaggi che li hanno portati ad essere amanti! Alla fine ci sarà anche un piccolo Bonus, spero vi piaccia!

Devo avvertirvi che visto che mercoledì parto e torno lunedì 29, non potrò aggiornare domenica prossima. Vi prego, non mi uccidete! L'estate purtroppo è piena di imprevisti! >.<

Annuncio però che il prologo che aprirà ufficialmente la seconda parte di Rylen verrà pubblicato domenica 4 settembre!!

Grazie per la pazienza e il sostegno che non mi fate mai mancare!

Un bacione enorme,
Yuki!




 
Sotto il fruscio di pagine antiche


~*~



La prima volta che mise piede nella biblioteca reale, Feyra sentì la commozione stringerle il petto. Non aveva niente a che vedere con quella che era solita frequentare quando ancora abitava in città: lì c'erano tanti scaffali da confondere la vista, il profumo dei libri era autentico, preponderante; il solo inspirarlo sembrava riempire di conoscenza e saggezza.

Aveva sognato tante volte, Feyra, di poter entrare in un luogo tanto saturo di cultura ma non aveva mai riposto reale fiducia che il suo desiderio avrebbe infine trovato compimento. 

Se ripensava alle condizioni per cui il suo sogno si era realizzato, si sentiva assalire dalla tristezza: era stata la morte di un carissimo amico ad aprir loro le porte del palazzo reale di Seryan. In nome di quella perdita, Yejid aveva fatto in modo che trovassero impiego a corte per risorgere dalla miseria in cui la loro identità di Irti li aveva sempre costretti. 

Feyra avrebbe dato tutto, avrebbe barattato anche la realizzazione del suo sogno, se fosse servito a far tornare indietro quella cara persona. Ma non c'era niente che avesse il potere di fare; quella ferita sarebbe rimasta sempre aperta nei loro cuori, non avrebbe mai smesso di sanguinare quello di Lalaith. 

Scacciò quei pensieri dalla mente; non le rimaneva che investire sul futuro ed impegnarsi anima e corpo perché fosse migliore di quello che aveva passato fino a quel momento. 

La sua decisione di diventare una Guaritrice l'avevano capita in pochi, incoraggiata ancor meno, e tra quei pochi non c'erano i suoi genitori. Il mondo in cui vivevano non offriva possibilità agli Irti, le ripetevano sempre. Studiare per diventare un medico di cui nessuno avrebbe mai richiesto i servigi era solo fatica sprecata. Avrebbe dovuto continuare la gestione del forno che gestivano con i suoi zii – i genitori di Rinie – ma Feyra non aveva mai neanche preso in considerazione quella strada. 

Suo padre e sua madre se ne erano molto risentiti, rimproverandola di non riuscire a capire ed apprezzare i mille sacrifici che avevano fatto per il negozio, che a differenza di molti altri loro potevano tramandarle qualcosa oltre che povertà, che era un'ingrata se non riusciva a comprendere l'importanza di quello che stava rifiutando.

Era stato difficile ignorare quelle accuse, così come era stato difficile sostenere il loro sguardo deluso, arrabbiato, quando aveva comunicato di iniziare a lavorare a palazzo. 

Ciò che più le premeva, adesso, era dimostrare che avevano torto. Voleva diventare una Guaritrice al più presto, dimostrare il suo valore. Dimostrare che, nonostante il colore dei suoi occhi, valeva di più; valeva qualcosa

E allora, forse, i suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lei. 

Passò distrattamente le dita sulla copertina di un libro in evidenza su uno scaffale. Poteva farcela. Doveva farcela. 

  « Credevo che solo i nobili avessero il permesso di frequentare la biblioteca »

Feyra trattenne il fiato e si voltò nella direzione da cui era provenuta la voce sconosciuta. Si trattava di un ragazzo bellissimo, accomodato ad uno dei tavoli vicino alla grande finestra della biblioteca. Con un tomo aperto davanti a sé, sedeva con le gambe accavallate, un gomito poggiato sullo schienale della sedia e il mento sostenuto dal palmo della mano dell'altro braccio. 

Aveva i capelli dorati come l'oro dei gioielli che indossava e due occhi azzurri a farle capire che stava di fronte ad un Abneade. Inevitabilmente, uno dei principi ereditari di Seryan. 

Prima di quel momento, della casata reale Feyra aveva incontrato solo il principe Argon, che era rientrato nel regno approfittando di uno dei momenti di tregua dalla guerra. 

Era merito di Yejid se lei e gli altri avevano trovato impiego a corte ma era stato il primogenito di Seryan ad assegnar loro le rispettive attività. L'aveva presentata al sommo Nasìr e al vecchio Alchimista non era occorso molto per capire il potenziale della giovane ragazza. 

“La tua intelligenza è troppa, Feyra, per poter sottostare alle restrizioni di questo mondo” le aveva detto  “Sarebbe un peccato imperdonabile impedirti di accedere alla cultura. Usa la biblioteca reale per i tuoi studi e se qualcuno proverà a lamentarsi, mandalo da me. Sono vecchio ma ancora capace di rispondere per le rime”. 

Feyra aveva adorato il suo mentore da subito. Tra la gentilezza dell'Abneade Argon e la disponibilità dell'Opsiale Nasìr, poteva dire di essere stata accolta in maniera più che calorosa, nonostante il suo essere un'Irte. Non le era mai capitato prima.

Il principe che aveva davanti in quel momento, invece, la fece sentire tutto fuorché rassicurata.

Gli occhi erano di una sfumatura più glaciale e pericolosa rispetto a quelli del nobile Argon, la forma più sottile e allungata. Non sembrava affatto disponibile come il fratello. Come un ragno che aspetta pazientemente che la propria preda finisca vittima della ragnatela... anzi, no, una serpe: quel principe era più simile ad un serpente.

Il cuore dell'erborista saltò un battito e si inchinò in maniera tanto violenta che le dolse la schiena.  « I miei rispetti »  biascicò, in panico  « Io... tolgo subito il disturbo »

Schizzò fuori dalla biblioteca in una frazione di secondo, sbattendo rumorosamente la porta alle proprie spalle. Qualche guardia le scoccò un'occhiata storta ma lei non incontrò lo sguardo di nessuno: raggiunse la sua stanza in fretta e furia e vi si chiuse dentro. 

Avrebbe dovuto mettere in contro la possibilità di incontrare dei nobili in biblioteca –   Abneadi compresi, a rigor di logica –  e sperò di non reagire più in maniera tanto esagerata. 

Quello, purtroppo, era un patrimonio che gli Irti si portavano dietro fin dalla nascita: la sensazione di essere inferiori, di trovarsi sempre nel posto sbagliato, di fare sempre la cosa meno opportuna. 

Ti si incollava alla pelle fin dall'infanzia e non c'era modo di scrollarselo di dosso.



 
~*~



  « Doveva essere il principe Sael »  disse Lalaith quella sera stessa, mentre cenavano tutti insieme in una stanza della servitù.

Quella fu la prima volta che Feyra udì pronunciare il nome di uno dei due secondogeniti del re. Se lo ripeté nella testa e concluse che aveva un suono incisivo e acuto, che si accostava bene all'impressione che aveva avuto del giovane Abneade.

Girò la sua minestra col cucchiaio aspettando che si raffreddasse e domandò alla donna che considerava una seconda madre:  « Lo conosci? » 

Quella storse la bocca.  « Ti pare! È la principessina Irys che ogni giorno mi fa una testa così sui suoi fratelli. Hai detto di averlo incontrato in biblioteca, così sono andata per esclusione »

  « È uno studioso? »  chiese Rinie, dividendo il pane il fette uguali e distribuendole ai presenti. 

  « Il principe Sael è conosciuto per altro »  rispose Lalaith  « A soli diciannove anni è già uno dei torturatori più temibili dell'intera Seryan. Pare che si occupi personalmente dei prigionieri di Yurel » 

Feyra sentì un brivido serpeggiarle lungo la schiena e deglutì a fatica il pane che aveva in bocca.  « Come lo sai? » 

La donna assunse un'espressione cupa.  « Che lo si voglia o meno, quando Zurix circola nel tuo perimetro, certe cose è inevitabile venirle a sapere » 

Tutti puntarono lo sguardo sul proprio piatto e, per diversi minuti, tutto ciò che si udì furono il rumore dell'utilizzo di posate e bicchieri.

  « Be', quello a cui è andata peggio penso sia Calien »  intervenne ad un certo punto Rinie, indicando l'amico che si stava ingozzando la sua porzione di minestra  « Tutto il giorno col principe Levi... che paura »

  « Non è così male, sapete? »  bofonchiò il moro con la bocca piena e sputacchiando ovunque. 

  « Ingoia prima di parlare, idiota! »  lo rimproverò Lalaith, dandogli un colpo sulla nuca che per poco non gli fece sputare pure i denti. 

Calien prese un gran sorso d'acqua e dichiarò:  « All'inizio anch'io pensavo che me la sarei fatta sotto! Certo, non sorride neanche a pagarlo, ma sotto lo strato di gelo è quasi... disponibile » 

Rinie alzò un sopracciglio, incredula.  « Disponibile? » 

  « Mi ha insegnato come montare una sella e ultimamente sto facendo pratica a stare al galoppo. Prima si occupava lui delle stalle e mi sta istruendo su come fare. È molto più di quanto mi fossi immaginato »

  « Chi l'avrebbe mai detto »  commentò Feyra piacevolmente stupita, mentre addentava una seconda fetta di pane.

Era contenta che Calien non avesse a che fare con un nobile crudele che si divertiva ad umiliare gli altri senza ragione. Avevano avuto fin troppe esperienze con persone di quel genere e non voleva che il cuore dell'amico venisse ulteriormente provato. 

Calien sorrideva sempre e sembrava non esistesse nulla in grado di scalfirlo ma, dopo l'esperienza con Yozor, si era creata una coltre di nubi che incupiva il suo sguardo apparentemente allegro, e loro lo conoscevano troppo bene per non averlo notato. 

  « Pare che la casata di Seryan abbia eredi più gestibili di quanto credessimo, allora. Tralasciando l'indole sadica del principe Sael, s'intende »  disse infine Lalaith  « Questo è un bene » 

  « Non sono proprio tutti così »  la corresse Calien  « C'è chi incalza alla perfezione il modello di principe Abneade »

  « Di chi parli? »  incalzò Feyra.

  « Il principe Xander, il quartogenito »  disse Calien con l'aria di chi sta confidando un importante segreto  « L'ho visto qualche volta al campo d'allenamento mentre uscivamo a cacciare. È un arrogante spocchioso della peggior specie, sembra impegnarsi ad incalzare il ruolo dell'Abneade odioso! »

Rinie si portò all'indietro una ciocca di capelli.  « Per fortuna che nessuno di noi è stato incarica di gestirlo, allora... »  

Lalaith alzò gli occhi al cielo ed emise un sonoro respiro.  « Spero che un giorno arrivi qualcuno che riuscirà a fargli mettere la testa a posto »

  « Anche l'ottimismo ha un limite, Lala! »  ridacchiò Calien. 

  « Una bella ridimensionata non fa mai male a nessuno »  obiettò la donna.

  « Non penso esista qualcuno di tanto eccezionale da poterci riuscire »  intervenne Rinie.

Lalaith scrollò le spalle.  « Be', staremo a vedere »  

Feyra prestò poca attenzione ai discorsi che seguirono. La sua mente era rimasta indietro, ai principi di Seryan, in particolare a colui che aveva la sua stessa passione per i libri ma che non poteva essere più distante da lei.



 
~*~



Quel giorno in biblioteca non c'era nessuno. Feyra la perlustrò da cima a fondo prima di permettersi di sospirare: sapere di essere sola la liberava del peso opprimente del disagio che non riusciva a smettere di provare, nonostante non stesse facendo assolutamente niente di male.

Si avviò verso la sezione che custodiva i libri di suo interessamento e cominciò ad ispezionare gli scaffali in cerca dei tomi a cui avrebbe dedicato i prossimi studi. Trovò subito “Patologie infiammatorie” e se lo assicurò sotto braccio.

  « “Erbe mediche e rimedi” e “Antidoti e veleni” ci sono »  ragionò ad alta voce  « Adesso manca solo “Infezioni e meccanismi di contagio” » 

Lo trovò sullo scaffale più alto e dovette alzarsi sulle punte per prenderlo. Una volta assicuratasi il libro in cima alla pila che le si era formata tra le braccia, poté dirsi soddisfatta. Non vedeva l'ora di cimentarsi nella lettura e apprendere nuovi concetti.

  « Di nuovo tu? » 

Il cuore le schizzò in gola. Il sobbalzo che la colse fu talmente improvviso che i libri le caddero a terra in un tonfo sordo mentre si accorgeva della presenza del principe Sael alle proprie spalle. 

Il regale alzò un sopracciglio, guardando prima i libri abbandonati a terra e poi la ragazza dagli occhi spalancati.  « Vuoi rispondermi questa volta o hai intenzione di sgattaiolare via di nuovo? »  incalzò con espressione provocatoria.  « Non ho fatto nulla per minacciarti... ancora »

Feyra si domandò se l'ultima parola l'avesse solo immaginata. Strinse i pugni per combattere il disagio che quell'Abneade le gettava addosso. Non avrebbe vacillato.   « Sono... sono l'apprendista del sommo Nasìr »  dichiarò, cercando di non ingarbugliarsi con le parole.

Il principe inclinò la testa di lato. Feyra confermò il giudizio iniziale: somigliava davvero tanto ad un serpente che prende le misure della sua prossima preda.  « Anche se sei un'Irte? » 

  « Si. Ho il permesso di recarmi qui per i miei studi »  rispose, determinata a non mostrare cenno d'insicurezza.

L'Abneade non cambiò espressione.  « Capisco »  detto ciò, la sorpassò per raggiungere un tavolo poco distante e cominciare la lettura del voluminoso tomo che aveva sottobraccio.

Feyra tirò un impercettibile sospiro di sollievo; era andato tutto più liscio di quanto si aspettasse. 

Si chinò per raccogliere i libri che le erano caduti – premurandosi che non si fossero rovinati in alcun modo – e si accorse del principe Sael in piedi, poco distante. Aveva raccolto uno dei libri da terra e ne fissava il titolo. 

Notando che non accennava a muoversi in alcun modo, Feyra incalzò:  « Emh, potrei riaverlo? »

L'Abneade si voltò, rivolgendole uno sguardo intenso.  « Quanti anni hai? » 

Non capì che attinenza potesse mai avere quella domanda improvvisa, ma rispose:  « Diciotto, sire »

  « Da quanto tempo stai studiando l'arte medica? » 

Feyra sbatté le palpebre, sempre più confusa, ma parlò:  « Da qualche tempo mi sono limitata a trovare spunti per i miei studi, ma la città non offriva molte possibilità. Il sommo Nasìr mi sta istruendo solo da poche settimane »

Lo sguardo del principe continuò ad essere perforante e intimidatorio.  « È stato lui a consigliarti questi testi? » 

  « Si, sire »  poi, non poté evitare di chiedere:  « C'è qualche problema? » 

Il principe Sael alzò la mano con cui teneva il suo libro. Si trattava di “Patologie infiammatorie”.   « Questo è un libro che gli aspiranti Guaritori possono permettersi solo dopo tre anni di studi, almeno » 

  « Oh. Non lo sapevo » 

  « Lo vedo » 

  « Perdonatemi, il punto della questione continua a sfuggirmi » 

La bocca dell'Abneade si piegò in un sorrisetto ambiguo, mettendo in evidenza un piccolo neo sul lato sinistro che la ragazza non aveva notato prima. Per l'ennesima volta, Feyra non poté evitare di paragonarlo ad un serpente e non si sarebbe stupita se da un momento all'altro gli fosse spuntata una lingua biforcuta dalle labbra.  « Anche a me il sommo Nasìr raccomandò questa lettura, a solo un anno dall'inizio dei miei studi » 

Feyra ne fu stupita. Quindi il principe Sael era appassionato di medicina come lei... non l'avrebbe mai detto. Non dopo aver appreso la sua identità di torturatore, per lo meno.

  « Questa precocità è sempre stata un mio vanto »  continuò il principe, mantenendo l'espressione ambigua di una serpe a sonagli  « Ma a quanto pare c'è qualcuno che vuole competere con me » 

La ragazza sobbalzò. Quel discorso stava prendendo una strana piega.  « Non è nel mio interesse competere con nessuno! »  tanto meno con voi!, avrebbe volentieri aggiunto. 

  « No? Peccato »  finalmente le rese il libro e Feyra lo afferrò col timore che potesse giocarle qualche tiro mancino. Non successe ma non osò rilassarsi: aveva l'impressione che dal principe Sael ci si potesse aspettare di tutto.

  « Qual'è il tuo nome? »  chiese l'Abneade improvvisamente.  

Quella domanda coronò le stranezze di quel giorno ma la ragazza rispose senza tentennamenti:  « Mi chiamo Feyra, sire » 

  « Sai chi sono io? » 

  « Si, sire »

Questi alzò un sopracciglio, invitandola a dirlo ad alta voce. Feyra era certa che avesse ben chiaro l'imbarazzo che stava provando e ne fosse divertito.  « Siete il principe Sael » 

Un sorrisetto compiaciuto curvò gli angoli della sua bocca. Cosa lo dilettasse tanto non riusciva proprio ad immaginarlo.  « Feyra, eh? »  pronunciò e la ragazza sobbalzò. Una sensazione mai provata, e che non riusciva a paragonare a niente di conosciuto prima, le serpeggiò lungo tutta la schiena.  « Me ne ricorderò » 

Detto ciò, si voltò e raggiunse il suo solito tavolo dove cominciò lo studio del libro custodito sottobraccio. 

Feyra si impose di fare altrettanto, accomodandosi alla prima sedia libera di un tavolo poco distante da quello occupato dall'Abneade. 

Studiò ben poco quel pomeriggio. Passò la maggior parte del tempo a lanciare occhiate furtive in direzione del principe di Seryan, usando tutta la concentrazione di cui disponeva per non farsi beccare. 

Ogni tanto – ma non poteva affermarlo con sicurezza – le sembrava di venir ricambiata.



 
~*~



Il sommo Nasìr si tolse gli occhiali dal naso e sorrise, facendo increspare il suo volto di tante piccole rughe. Le dita callose percorrevano la copertina del tomo che Feyra gli aveva appena restituito.  « L'hai già finito? Notevole, Feyra. Anche il tuo resoconto su “Antidoti e veleni” è senza sbavature. Mi sento quasi inadeguato ad essere il tuo mentore » 

  « Tutto quello che riesco a fare è possibile perché voi mi indirizzate nella giusta maniera, sommo Nasìr »  rispose la ragazza  « Senza i vostri consigli sarei persa » 

Si trovavano nella serra reale, il luogo dove il suo mentore preferiva in assoluto dedicarsi ai propri studi. Nasìr le aveva confidato che era stata edificata per ordine del re e ne era rimasta molto stupita: aveva visto pochissime volte il sovrano di Seryan – oltretutto sempre di sfuggita – ma le era bastato per cogliere la sua essenza di ghiaccio. Non avrebbe mai pensato che una persona così fredda potesse desiderare la costruzione di qualcosa tanto... caloroso

A Feyra, comunque, la serra piaceva molto: era circondata dal verde e dal buon profumo dei fiori. Più volte Nasìr l'aveva invitata ad usarla come luogo di studio ma aveva sempre preferito l'uso della biblioteca reale. Che i suoi orari, poi, coincidessero con quelli del principe Sael era, appunto, una coincidenza

  « Non tutti i maestri possono vantarsi di avere alunni tanto brillanti »  la lodò il vecchio Alchimista. Rovistò nel grande tavolo centrale e prese una delle numerose ampolle. La annusò e fece una smorfia.  « Anche se i tuoi rimedi continuano ad avere un pessimo odore e sapore »

La ragazza arrossì.  « Non riesco proprio a migliorare sotto questo punto di vista »

  « Be', quantomeno sono efficaci. È l'unica cosa che conta »  osservò per qualche istante  una coltura di erbe mediche e poi aggiunse:  « Cosa ne diresti di avere un laboratorio tutto tuo dove fare pratica? »

Gli occhi di Feyra per poco non abbandonarono le orbite.  « State dicendo sul serio? » 

L'Alchimista annuì.  « Mi sono state riservate molte stanze del palazzo e, sinceramente, non so che farmene. Una potrebbe benissimo diventare il tuo laboratorio personale »

  « Lo considererei un onore! »  esclamò emozionata, elargendosi in un profondo inchino.

Il vecchio Nasìr sorrise con aria paterna.  « Allora possiamo iniziare i preparativi da subito, che ne dici? »

  « Con profondo piacere! » 

A stento riuscì a contenere l'entusiasmo quando, quella sera, raccontò tutto a Lalaith, Calien e Rinie. Sentiva che la realizzazione del suo sogno era un passo più vicina.  Avrebbe dimostrato che anche gli Irti potevano essere bravi in qualcosa, che valevano più di semplici schiavi. 

Avrebbe realizzato il suo sogno a testa alta, in modo che tutti avrebbero potuto guardare i suoi occhi marroni. 



 
~*~



Il principe Sael occupava sempre il tavolo di fianco alla finestra e sedeva al posto di destra. Feyra l'aveva osservato sufficientemente a lungo e per un numero cospicuo di giorni per affermarlo con accuratezza quasi assoluta. 

Non studiava mai lo stesso libro per più di tre giorni. Divorava avidamente le pagine con gli occhi, scribacchiava qualcosa, giungeva alla fine e subito concedeva la sua attenzione ad un altro volume. Feyra ammirava la sua costanza: non c'era giorno che non dedicasse almeno qualche ora allo studio. 

Anche quel pomeriggio l'Abneade consumava il suo solito rituale. Feyra lo spiava oltre un ripiano stracolmo di libri con relativa tranquillità: la biblioteca era raramente frequentata da nobili, il più delle volte erano solo lei e il reale di Seryan. 

Decidendo che spiare il principe Sael non era la maniera più consona di far fruttare quella giornata, sospirò e si mise alla ricerca di un libro che le aveva consigliato il suo mentore. 

Di titoli ce ne erano così tanti che impiegò diverso tempo prima di trovare quello che desiderava: “Accenni di Arte Chirurgica”. Allungò il braccio per afferrarlo ma la sua mano toccò quella di un'altra persona. 

Spostò lo sguardo alla sua sinistra e per poco non le prese una sincope nel ritrovarsi gli occhi azzurri del principe Sael puntati addosso, il suo corpo alto e prestante a così poca distanza dal proprio. 

Quando si era avvicinato? Possibile che si fosse mosso così silenziosamente da non averlo nemmeno udito? 

Ritirò immediatamente la mano. Le dita che avevano sfiorato quelle dell'Abneade sembravano andare a fuoco.  « Principe Sael. Oh, ecco... »

Il principe Sael prese il libro conteso senza staccarle gli occhi di dosso.  « Ti dedichi a letture impegnative, Feyra »  commentò, marcando le lettere che componevano il suo nome in un maniera che la riempì di brividi. Sinceramente, non credeva nemmeno che se lo sarebbe ricordato.  « Sei interessata anche alla chirurgia? » 

Feyra osò alzare lo sguardo e, timidamente, annuì.  « Mi piacerebbe diventare in grado di operare » 

  « Le tue ambizioni vanno ben oltre quelle di semplice Guaritore, quindi »  osservò il biondo con un sorriso ambiguo.

  « Indubbiamente essere in grado di preparare rimedi efficaci è una capacità essenziale che intendo raggiungere »  rispose Feyra  « Ma non lo considero il traguardo finale. Anzi, credo che in questa professione non possa esserci un punto oltre il quale non sia più necessario studiare »

Gli occhi dell'Abneade erano imperscrutabili eppure Feyra poteva giurare di vedervi una luce inedita.  « Interessante »  allungò il libro verso di lei che, sorpresa, si mosse per afferrarlo. 

Ma, prima che potesse riuscirci, il principe Sael ritirò la mano impedendole di prenderlo, come i bambini che fanno i dispetti. Feyra sgranò le palpebre e rimase con le mani aperte, imbambolata.

Nell'osservare l'espressione tanto smarrita della ragazza, per la prima volta al principe sfuggì il suono sottile di una risata sincera. Tornò al suo tavolo rigirandosi il libro tra le mani e, prima di accomodarsi al posto precedentemente occupato, scostò la sedia di fronte alla sua, in un chiaro invito a raggiungerlo.

  « Anch'io mi interesso di chirurgia »  disse, ridestandola dal torpore  « Cosa hai studiato fino ad ora? »

Feyra ci mise un po' a realizzare che sì, un Abneade stava davvero chiedendo la sua opinione in merito a qualcosa e camminò fino alla sedia indicatale con cautela, quasi temesse che un passo falso le sarebbe costato la vita.

  « Non molto in verità »  cominciò, sedendosi con movimento ponderati e sempre sotto lo sguardo perforante dell'Abneade.  « Il sommo Nasìr mi ha consigliato di concentrarmi sulla sola arte medica, per il momento » 

  « Oh, quindi stai disubbidendo ai suoi consigli »

  « Non è così! »  si difese prontamente. Provava una forte ammirazione per il vecchio Alchimista e non voleva si pensasse che prendesse alla leggera le sue indicazioni.  « Il sommo Nasìr conosce il mio interessamento all'arte chirurgica e mi ha anche consigliato diverse letture in merito »  spostò gli occhi sul libro che ancora il nobile teneva tra le mani  « Ho solo pensato di darci un'occhiata »

Il biondo fece altrettanto e le sue labbra si piegarono in una smorfia.  « Be' questo libro non è dei migliori. Ne ho uno decisamente più dettagliato nella mia collezione privata. Te lo porterò la prossima volta »

Feyra sbarrò gli occhi. Non era molto sicura di aver capito bene.  « Sarebbe molto gentile da parte vostra ma... perché? »

Gli Abneadi non si elargivano in gesti altruistici. Non rientrava nel loro interesse aiutare qualcuno che occupava una posizione sociale nettamente più bassa rispetto alla loro. Non facevano niente per niente, e Feyra era certa di non possedere nulla per potersi sdebitare adeguatamente.

Non riusciva sinceramente a spiegarsi il perché di quell'uscita.

Sael si strinse le spalle.  « Nutro profondo rispetto per il sommo Nasìr. In questi anni si è circondato assai raramente di allievi ed è molto selettivo nello scegliere con chi condividere il proprio sapere. Quindi, se ti ha permesso di essere la sua assistente, deduco ne valga la pena » 

Feyra avvertì le guance andare a fuoco e si rimproverò aspramente perché non era davvero il caso di arrossire per quello che non era neanche un vero e proprio complimento. Eppure, le parole del principe di Seryan l'avevano inorgoglita come poche volte le era accaduto. 

Valeva la pena. 

Forse era davvero sulla buona strada per uscire dalla misera definizione di occhi-marroni. Per ridare dignità a quelli del suo popolo.

  « Ad ogni modo, seppur con alcune lacune, è una buona lettura da cui partire »  continuò di punto in bianco il principe Sael, ponendo il libro al centro del tavolo e iniziando a sfogliarlo. Si muoveva con movimenti eleganti e ponderati: era perfettamente conscio di se stesso e dell'effetto che provocava agli altri. E, Feyra poteva scommetterci, ne era soddisfatto.  « Non mi sorprende che il sommo Nasìr te lo abbia consigliato. La parte di anatomia è buona, pecca un po' nel resto »  

La ragazza si sforzò di distogliere attenzione dalla figura del principe per concentrarsi sull'ambito a cui aveva scelto di dedicare la propria vita. Iniziarono una conversazione che durò ore intere, si scambiarono pareri.

E, per un istante, Feyra si dimenticò di star parlando con un Abneade.



 
~*~



Da quel giorno, occupare il tavolo di fianco alla finestra e sedersi l'uno di fronte l'altro, divenne una loro personale abitudine.

Non aveva importanza chi giungesse in biblioteca per primo; occupavano il proprio posto certi che l'altro non avrebbe tardato ad arrivare.

E, una volta l'uno di fronte l'altro, studiavano o iniziavano a parlare. Di medicina, di chirurgia, di qualsiasi argomento sul quale avevano un'opinione che valesse la pena condividere.

E i pomeriggi passavano senza che nessuno dei due se ne accorgesse.



 
~*~



  « Perché un'Irte come te ha deciso di complicarsi la vita studiando per diventare un Guaritore? » 

La domanda del principe Sael giunse tanto improvvisamente che Feyra sobbalzò. Non aveva niente a che fare con gli argomenti che trattavano di solito. Questa volta era personale.

Alzò gli occhi dal libro che l'aveva tenuta impegnata fino a quel momento, per puntarli su quelli azzurri del regale. Il principe Sael non aveva un'aria particolarmente interessata ma la sua attenzione era totalmente concentrata su di lei.  « Parliamoci chiaro »  continuò con voce neutra  « Sei un'Irte e sei una donna. Nessuno darà mai più di tanto credito alle tue capacità di medico o chirurgo »

La ragazza strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Si era sentita ripetere quel discorso così tante volte che credeva di averci fatto il callo ormai. Eppure, ogni volta le provocava una rabbia cieca.

Scrutò gli occhi dell'Abneade e cercò una risposta adeguata con cui ribattere, qualcosa che potesse zittirlo e farla valere. Ma la retorica non era mai stata un suo vanto, così scelse di dire semplicemente la verità. 

  « Avevo un fratello minore »  iniziò, seguendo con lo sguardo le linee del legno del tavolo  « È morto quando aveva quattro anni per una forte febbre infettiva. Come potete immaginare, la mia è una famiglia povera. Ci rivolgemmo ad un Guaritore Opsiale ma non avevamo modo di pagare la cifra che pretese per la medicina »

Sentì una fitta allo sterno solo a ricordare quei giorni tremendi. A quel tempo aveva solo dodici anni ma tutto si era impresso con crudele chiarezza nella sua mente.

  « Io e i miei genitori supplicammo in tutti i modi »  continuò  « Eravamo pronti anche a passare il resto della nostra vita a scontare il debito, purché avesse dato a mio fratello la medicina necessaria per guarire » 

Fece una pausa nella quale deglutì a fatica il nodo che le si era formato in gola.

  « Ma a quel Guaritore interessavano solo i soldi e non si fece scrupoli a sbatterci in faccia il suo rifiuto. A volte mi viene il sospetto che abbia alzato volutamente la cifra per puro dispetto. Disse che un occhi-marroni in meno non avrebbe fatto alcuna differenza »  fece una pausa perché le mancava il respiro  « Mio fratello Jona morì circa tre giorni dopo »

Alzò lo sguardo, che fino ad allora aveva tenuto chino, e fissò l'Abneade. Non aveva una reale espressione in volto, ma la ascoltava attentamente.

  « Da quel giorno, dopo aver guardato mio fratello morire, decisi che sarei diventata una Guaritrice. Non importa quanti sacrifici avrei dovuto sopportare: non avrei più permesso a qualcuno di guardare una persona cara morire con la terribile sensazione di non poter far nulla per aiutarla »  Si umettò le labbra, concludendo:  « È per questo »

Il principe Sael ponderò accuratamente le sue parole, poi riportò gli occhi sul proprio libro e non proferì parola alcuna. Feyra lo interpretò come il suo modo per esprimerle rispetto. Gliene fu grata. Era molto più di quanto di fosse aspettata.

Quel giorno, non ci furono ulteriori conversazioni. Ma il silenzio non pesò a nessuno dei due.



 
~*~



Un ombra improvvisa oscurò la pagina che stava studiando. Feyra alzò la testa, sorpresa, e si ritrovò ad osservare la copertina di un voluminoso libro sospeso sopra la sua testa.  « Come da parola »  esordì il principe Sael.

Lo afferrò e solo allora l'Abneade occupò il suo abituale posto. Quel giorno, Feyra era arrivata per prima e non aveva potuto far a meno di notare che il nobile di Seryan era in ritardo rispetto ai suoi soliti orari. Ora poteva ipotizzare il perché. 

  « Vi ringrazio »  disse, osservando il tomo che aveva tra le mani. Si capiva che era un libro di un certo spessore solo studiandone la copertina. Ne sfogliò qualche pagina e il suo giudizio non venne che rinforzato: il linguaggio, i termini, le immagini; tutto era di un altro livello. Era un libro per nobili, quello.  

Il principe scrollò le spalle.  « Fanne buon uso. Ci tengo molto »

  « Sicuramente »  assicurò, mentre un sorriso impossibile da reprimere le arricciava le labbra. Era profondamente grata delle possibilità presentatesi.

Spiò l'Abneade sedutole di fronte. Aveva aperto il libro che studiava da giorni e adesso un'espressione concentrata gli corrucciava appena la fronte. Era davvero bello... tanto bello da apparire irreale, delle volte.

Accorgendosi di essere arrossita e non volendo assolutamente che lui lo notasse, inspirò ed espirò più volte e si sventolò il viso con aria casuale. Erano pur sempre all'inizio dell'estate, era legittimo che potesse sentire caldo. 

Fu un istinto irrefrenabile quello che la spinse a puntare nuovamente gli occhi sul principe di Seryan. Una curiosità altrettanto impossibile da reprimere cominciò a farsi strada dentro di lui: voleva sapere di più su quel principe ambiguo e dalle mille sfaccettature.

  « Voi, principe Sael, perché studiate la medicina? »  ebbe il coraggio di chiedere, incoraggiata dal clima disteso. Sentiva il diritto di domandarlo, visto che lei l'aveva reso partecipe di argomenti così intimi della sua vita privata. Lalaith le aveva detto che fosse un temibile torturatore ma forse studiava l'arte medica perché desiderava imboccare tutt'altra strada.  « Anche voi desiderate diventare un Guaritore? »

Le labbra dell'Abneade si piegarono in un sorriso denigratorio.  « Niente del genere. Mi interessa conoscere l'anatomia di un corpo umano e l'arte chirurgica semplicemente per apprendere i metodi più efficaci per infliggere dolore »

Feyra rimase tramortita dalla risposta. Sbarrando le palpebre, chiese:  « ...Come? »

Sael alzò gli occhi su di lei.  « Sono un torturatore »  dichiarò senza particolari problemi, mettendo i brividi alla giovane Irte  « Non ho alcun interesse nel curare le persone. L'unica cosa che mi preme ed essere il più letale e doloroso possibile »

Una rabbia incontrollata pervase il corpo di Feyra. Strinse forte i pugni e si alzò in piedi, come se fino a quel momento fosse stata seduta su un porcospino. Sael seguì i suoi movimenti con un sopracciglio inarcato. 

  « Come potete parlare in questo modo? »  sbottò, alzando la voce come poche volte aveva fatto in vita sua. 

  « Prego? »  fece il principe, sinceramente sbigottito.

  « La medicina è l'arte di aiutare le persone, di sollevarle dalla propria sofferenza! Non accetto che uno scopo tanto alto e nobile sia insozzato così! E se non riuscite a capire qualcosa di tanto semplice siete solo un idiota sadico e ottuso! »

Il tempo sembrò fermarsi. Feyra sgranò gli occhi oltre l'inverosimile, rendendosi conto di ciò che le era appena sfuggito di bocca, e il principe Sael si comportò altrettanto, completamente senza parole.

La giovane si portò entrambe le mani alla bocca, sbiancando. Sentiva il cuore martellarle in gola per la paura.

Morta. Era morta, stecchita, deceduta. L'avrebbe aspettata la ghigliottina o peggio, la camera delle torture! Il principe Sael non sarebbe stato così clemente da regalarle una morte tanto rapida: prima le avrebbe inflitto tutto il dolore possibile e immaginabile, sperimentando ciò che aveva appreso dai suoi studi, e solo allora – forse – le avrebbe concesso di morire.

Cosa mi è passato il mente? Ma sono scema? Come ho potuto dire una cosa del genere!

Guardò Sael, aspettandosi di vederlo furente, oltraggiato o sul punto di usare il suo Dono di Galzya.

Ma, semplicemente, il principe scoppiò a ridere.

Feyra rimase immobile, completamente pietrificata. Ancora un po' e gli occhi le sarebbero caduti dalle orbite.

L'Abneade rideva. Lei aveva appena firmato la propria condanna a morte, e l'Abneade rideva come se gli avesse raccontato una barzelletta particolarmente divertente!

  « “Idiota sadico e ottuso”... »  biascicò tra le risa   « Nessuno prima d'ora aveva avuto l'ardire di insultarmi »  alzò gli occhi sulla ragazza e aggiunse:   « Nessuno che abbia lasciato in vita, s'intende » 

A Feyra si rizzò tutta la peluria delle braccia. Il suo istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e si ritrovò ad esclamare:  « M-mi dispiace, non avrei dovuto, non si ripeterà, lo giuro! »  in una frazione di secondo, aveva raccolto le sue cose.  « Devo andare! » 

Sfrecciò fuori dalla biblioteca, arrivando nelle sue stanze con il cuore in gola. Era un miracolo che respirasse ancora! Con che coraggio poteva ripresentarsi in biblioteca, adesso? Con che coraggio affrontare nuovamente il principe Sael? 

Si era rovinata da sola. Eppure, sotto lo strato di paura che l'aveva attanagliata, non era pentita. Non avrebbe rimangiato quelle parole per niente al mondo. Tutto quello che aveva detto lo pensava davvero; forse aveva sbagliato – decisamente sbagliato – la maniera di difendere le proprie opinioni ma, se doveva morire per mantener fede al proprio pensiero, allora avrebbe accettato la condanna. 

Passò la notte col terrore che il principe Sael avrebbe fatto irruzione nelle sue stanza seguito da uno stuolo di guardie per arrestarla. Sapeva da fonti certe che gli Abneadi uccidevano per molto meno. 

Nessuno bussò alla sua porta.



 
~*~



Non si presentò in biblioteca il giorno seguente. Nemmeno quello dopo e quello dopo ancora.

Passò una settimana senza che vedesse il principe Sael. 



 
~*~



  « Non stai più andando in biblioteca a studiare? » 

La domanda di Calien era legittima – dato che nell'ultimo mese vi si era praticamente trasferita – eppure Feyra la trovò insopportabilmente inopportuna. Alzò lo sguardo dalle proprie ampolle e lo puntò sull'amico che la stava aiutando a catalogare nel giusto ordine le erbe mediche. Minimizzò il tutto con una scrollata di spalle.  « Ultimamente sono impegnata con altro » 

  « Hai sempre trovato il tempo di andarci... » 

Feyra sospirò esasperata.  « Proprio non ti capisco. Quando ci vado ti lamenti perché non riusciamo a vederci e se non ci vado ti lamenti ugualmente! » 

Calien s'imbronciò.  « Era solo un'osservazione, la mia » 

Feyra non avrebbe voluto essere così suscettibile ma non riusciva a comportarsi in altro modo: qualunque cosa potesse riguardare anche solo lontanamente il principe Sael era come un nervo scoperto, per lei. 

Cercò di cambiare argomento:  « Sei tu quello sempre impegnato, ultimamente. Il principe Levi ti richiede personalmente per cacciare, eh? »

Negli occhi dell'amico di sempre si accese una strana luce ma Feyra finse di non averla notata.  « Sinceramente mi chiedo il perché, visto che faccio di tutto per far scappare le prede » 

La ragazza ridacchiò.  « Gli starai simpatico! » 

  « È difficile capire cosa pensi il principe Levi »  replicò ma sorrideva. Qualcosa che Feyra non gli aveva più visto fare parlando di un nobile dopo l'esperienza con Yozor. 

  « Sono felice che ti trovi bene con lui »  commentò, sincera  « È una bella cosa » 

Il sorriso di Calien cambiò drasticamente. In una frazione di secondo, si trasformò in una riga tremolante, come una diga che cerca di contenere un fiume d'amarezza.  « Credi davvero che sia una bella cosa? »  disse, così piano che la ragazza lo udì a malapena. 

  « Calien? »  chiamò, con una punta di preoccupazione.

Ma l'amico scosse la testa e dissimulò il tutto con una risata allegra.  « Mi sono appena ricordato di dover passare a salutare Giselle! » 

  « Continui a dare un nome agli animali? » 

  « Ovvio che si, tutti hanno bisogno di un nome! » 

  « Quella puledra non è neanche tua » 

  « Non importa, mi ci sono così affezionato ormai che è come se lo fosse! » 

Feyra sospirò ma sorrise nel salutarlo; non c'era niente da fare con lui. Una volta rimasta sola, la sua mente vagò senza freni, approdando su quell'unico pensiero che stava cercando di censurare dal proprio cervello: il principe Sael. 

Inorridì quando finalmente riuscì a dar un nome a quel magone che le ingarbugliava l'esofago: mancanza.

E lei non poteva, non poteva davvero, provare un sentimento simile. Sarebbe stato un disastro. Mancanza di cosa, poi? Lei e Sael non erano nulla e non sarebbe mai potuta andare in altro modo.

C'era un limite che era indispensabile non sorpassare; peccato che sentisse di aver varcato quel confine da tempo.

 


~*~



Quando, quell'anonimo pomeriggio, bussarono alla porta della sua stanza, Feyra non seppe proprio che pensare.

Accantonò immediatamente la lettura del libro prestatole dal principe Sael e aprì la porta. Sgranò gli occhi oltre l'inverosimile quando trovò Zurix sull'uscio. Non se lo aspettava. Non credeva l'avrebbe più avvicinata dopo... quello. Lei stessa, dopotutto, era stata ben chiara nel tagliare ogni ponte li avesse uniti.  « Zurix »  pronunciò con stizza. 

Se, per un attimo, le era sembrato di vedere qualcosa sul suo viso, il tutto fu sepolto sotto un'espressione strafottente e provocatoria.  « Ehilà, Feyra! » 

  « Che cosa vuoi? » 

Sul volto del messaggero di corte comparve una serietà che esprimeva solo di rado.  « Il principe Sael ti ha convocata nella Sala Grande. Adesso »

Il cuore della ragazza perse un battito e le idee più assurde cominciarono a vorticarle in testa.  « C-cosa? »  annaspò, perché davvero era l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata. Non aveva previsto che il nobile potesse richiederla personalmente.

  « Non conosco i dettagli, spiacente » 

Feyra lo superò, chiudendo la porta dietro di sé. Avrebbe mentito se avesse detto di non provare un pizzico di paura. E se l'Abneade l'avesse convocata per punirla? Sael era imprevedibile e solo gli Oracoli sapevano come funzionavano gli ingranaggi nella sua testa.

  « Ti sei messa in qualche guaio? » 

La domanda di Zurix le parve così fuori luogo, così ipocrita, che quando si voltò lo trucidò con la sua peggiore espressione. Eppure, sul volto del ragazzo dai capelli rossi, trovò sincera preoccupazione. Fu insopportabile da guardare. 

  « Quello che accade a me o agli altri, non è più affar tuo »  rispose, prima di dirigersi a grandi passi verso il luogo in cui era attesa. 

Le guardie la lasciarono passare senza muovere domande. Quando entrò nella stanza, fu sorpresa e rincuorata che il principe Sael non fosse solo. Disposti ordinatamente in fila, c'erano una decina di uomini; tutti Opsiali dalle vesti pregiate e costose.

Confusa, le venne spontaneo passare in rassegna dei loro volti. Non c'era nessuno che conoscesse... almeno finché non arrivò all'ultimo nobile della fila.

Il sangue le ribollì di una rabbia antica, che credeva di aver seppellito nei meandri più profondi del suo essere. Serrò i pugni fino a far sbiancare le nocche e ci mancò poco perché si mettesse a ringhiare contro il Guaritore che, anni prima, le aveva spezzato il cuore.

Lo stesso che aveva lasciato morire il suo piccolo fratellino Jona.

  « Quindi è lui » 

Sobbalzò nell'udire la voce di Sael; si era quasi dimenticata della sua presenza nella sala. Il principe aveva seguito il suo sguardo e adesso fissava in maniera indecifrabile l'uomo che Feyra aveva così tanto disprezzato e maledetto.

  « Ho riunito tutti i Guaritori più influenti della Capitale. C'è voluto un po' di tempo ma ero certo sarebbe stato tra questi »  detto ciò, fece un cenno alle guardie disposte ai lati della sala  « Prendetelo e portatelo dove sapete » 

L'Opsiale in questione sbiancò e cominciò ad agitarsi.  « Aspettate... aspettate! Non ho fatto niente lo giuro! Lasciatemi! » 

Le due guardie eseguirono senza fiatare l'ordine dell'Abneade, ignorando il dimenarsi del Guaritore, il tutto sotto gli occhi sempre più confusi e sbigottiti di Feyra.

  « Voi siete liberi di andare »  continuò Sael, rivolgendosi al resto degli Opsiali presenti, che non se lo fecero certo ripetere due volte. 

In men che non si dica, nella sala erano rimasti solo loro due. Feyra, ignorando qualunque disagio e imbarazzo l'avessero spinta ad evitare il giovane principe nei giorni precedenti, disse:  « Cosa sta succedendo? Non riesco a capire » 

  « Puoi andare anche tu »  si limitò a rispondere l'Abneade prima di intraprendere lui stesso la direzione della porta. 

  « Aspettate! »  Feyra gli sbarrò la strada  « Cosa farete a quell'uomo? » 

Lo sguardo di Sael fu il più enigmatico che qualcuno le avesse mai rivolto, più indecifrabile dei comportamenti di Zurix.  « Hai espletato il compito per cui sei stata convocata, Feyra. Puoi andare » 

Non le concesse tempo per replicare ancora: uscì dalla sala lasciandola sola con i propri dubbi. Ma non si sarebbe data per vinta, no signore. 

Con una testardaggine che prima di allora aveva dimostrato solo applicandosi nello studio delle materie più difficili, si appostò al corridoio che era d'obbligo percorrere per accedere agli appartamenti reali. 

Il principe Sael sarebbe dovuto passare di lì, prima o poi. Ignorò quanto fosse paradossale il proprio comportamento rispetto a quello tenuto nei giorni precedenti, in cui non aveva fatto altro che evitare il giovane Abneade, ma aveva bisogno di risposte.

Non passò molto tempo prima di venire avvicinata da un paio di guardie. Fu subito messa sotto interrogatorio dai loro occhi d'argento.  « Tu. Da qui si accedere agli appartamenti privati dalla casata reale. Che stai facendo? » 

  « Nulla da meritare la pena capitale »  rispose a denti stretti. 

  « Vattene. Non è posto per te » 

Il secondo le afferrò un braccio e la strattonò con forza.  « Muoviti, Irte » 

  « Aspettate! »  si dimenò  « Devo solo–  »

  « Cosa state facendo? » 

Feyra si voltò nella direzione da cui era provenuta la terza voce e non poté evitare di sorridere.  « Yejid! »  

Gli occhi d'argento dell'amico fulminarono le due guardie.  « Lasciatela e non datele più fastidio. Garantisco io » 

I due, sebbene con espressioni infastidite, obbedirono e girarono a largo. Una volta soli, Feyra tirò un sospiro di sollievo.  « Hai molta influenza! » 

  « È più che altro la fama di mio padre a darmi credito. Non che mi faccia particolarmente piacere ma si rivela utile in casi come questo »  le sorrise  « Si può sapere cosa stai facendo qui? Per fortuna che avevo il turno di perlustrazione » 

  « Emh, sto aspettando il principe Sael »

Yejid sbarrò le palpebre.  « In che senso? » 

Feyra parlò dopo aver riordinato le idee.  « Non ho idea del motivo, ma ha fatto arrestare il Guaritore Opsiale... sai, quello di cui ti avevo raccontato » 

  « Intendi quello... insomma, la storia che riguarda tuo fratello? »

Annuì.  « Già. Ha ordinato alle guardie di portarlo in un luogo che non ha specificato »

L'espressione dell'Opsiale si incupì.  « Se un prigioniero finisce nelle mani di Sael, c'è solo un destino che può attenderlo »

E Feyra, suo malgrado, capì all'istante.  « Ma non ha senso... quell'uomo non ha nulla a che vedere con lui! »  

  « Credimi, ho rinunciato da tempo a capire come ragioni il principe. So solo che ha una spiccata indole sadica e tu non dovresti averci a che fare così da vicino »

  « Si, lo so »  convenne, mogia  « Ad ogni modo, devo avere delle risposte. Quell'uomo... gli affari che lo riguardano li sento quasi personali » 

  « Lo comprendo »  Yejid le poggiò una mano sulla spalla a mo' di incoraggiamento  « Sarò qui intorno, vedrai che non ti importunerà più nessuno »

  « Ti ringrazio, Yejid » 

L'Opsiale la lasciò sola e Feyra riprese ad attendere. L'amico mantenne la parola e più nessuno venne ad infastidirla. Le guardie che passavano per i corridoi le rifilavano qualche occhiataccia ma non osavano avvicinarla con le loro brusche maniere.
 
Verso il crepuscolo, l'attesa finì. Intercettò il principe Sael che rientrava nei suoi appartamenti, apparentemente tranquillo se non di buon umore.

Quando si accorse di lei, rallentò il passo fino a fermarsi. I due si guardarono a lungo prima che Feyra spezzasse l'immobilità creatasi dicendo:  « Cosa gli avete fatto? »  Non c'era bisogno di specificare nulla. Il luogo in cui quell'uomo era stato condotto le era chiaro: la stanza delle torture.

Difatti, Sael capì subito a cosa si riferisse e rispose senza inflessione alcuna:  « Gli ho tagliato le mani » 

La ragazza sgranò gli occhi e il respiro le restò bloccato in gola.

  « Non subito, ovviamente »  continuò il principe  « Ho pensato fosse meglio strappargli le unghie, prima. E poi sono passato alle dita, una per una »

Feyra trattenne a stento un conato. Si poggiò ad una colonna alla ricerca di un sostegno che le impedisse di ruzzolare a terra.

  « È stato un lavoro abbastanza brutale, lo ammetto »  aggiunse Sael  « Di solito preferisco agire con più precisione e metodo ma ho applicato i miei studi di chirurgia ricucendogli i polsi. È venuto un bel lavoro, nel complesso » 

  « Smettetela! »  esclamò la ragazza, tappandosi le orecchie con le mani. Non poteva ascoltare una parola di più.  « Smettetela, vi prego! »

E Sael, incredibilmente, obbedì. Feyra prese ampi respiri con la bocca e, una volta alzato lo sguardo, trovò il principe immobile, ad osservarla con quel suo sguardo indecifrabile. Non c'era niente, nella sua espressione, che potesse farle intuire quali fossero i suoi pensieri.

  « Hai paura di me? »  le domandò d'improvviso, serio come mai lo era stato prima.

E Feyra avrebbe davvero potuto rispondere molte cose, ma preferì dire:  « Perché avete fatto una cosa del genere? » 

Sael inarcò un sopracciglio.  « Senza mani non può praticare la medicina. Non gli rimarrà altro che morire nella propria inutilità » 

  « Non intendevo questo »  insistette la ragazza, ingoiando un altro conato   « Quell'uomo non vi aveva arrecato alcuna offesa... che motivo avevate di fargli del male? » 

Il principe di Seryan rispose dopo attimi eterni:  « Se uno dei miei fratelli fosse morto com'è successo al tuo, avrei cercato il colpevole fino all'inferno pur di fargliela pagare »  prima ancora che Feyra potesse aprire bocca, aggiunse:  « Ci hai mai pensato? A vendicarti di lui? »  

Non capiva davvero dove fosse il punto della questione. Stava seguendo un ragionamento tanto fuori dai binari che era solita considerare, che impiegò qualche secondo per riordinare le idee.  « Non c'è dubbio che l'abbia odiato e che lo odi tutt'ora per la sorte a cui condannò di mio fratello... ma no. Lo odio ma non ho mai pensato di fargli del male »

Sael sorrise in una maniera che non aveva mai mostrato. Per la primissima volta, sembrava sincero.  « Lo sapevo. Per questo ho dovuto pensarci io »

Non era una risposta che Feyra si aspettava, quella. Fu tanto grande lo stupore che le lasciò addosso che non ebbe modo di replicare alcunché. 

  « Hai paura di me? »  le domandò di nuovo ma, di nuovo, Feyra non rispose. Non avrebbe potuto nemmeno volendo. 

Indietreggiò e, dando le spalle al principe senza avere il coraggio di incontrare il suo sguardo, marciò verso la propria stanza. Non si sentiva in grado di ascoltare altro.



 
~*~



Feyra aveva sempre detestato la violenza, di qualunque tipo. La considerava un'arma per stolti ed incapaci. 

Il principe Sael ricorreva ad una forma di violenza più sottile, studiata, quasi elegante: accuratamente praticata mediante strumenti precisi e letali. Vi investiva i propri studi, la migliorava, la affilava.

E, sopratutto, ne era compiaciuto. 

Sael faceva volontariamente del male tramite la conoscenza di qualcosa creato per ben altro scopo: quello di curare, aiutare, salvare. Attingevano dalla stessa fonte eppure i loro scopi non potevano che essere più diversi.

Aveva avuto modo di toccare così da vicino quanto a Sael piacesse il suo ruolo di torturatore, che non avrebbe più potuto ignorare quel lato della sua persona nemmeno impegnandosi. 

Il principe di Seryan incarnava tutto quello che non aveva mai appoggiato, tutto quello che aveva sempre rifiutato e che trovava sbagliato


“Lo sapevo. Per questo ho dovuto pensarci io”.


Eppure, non riusciva a liberarsi dal pensiero che il gesto macabro compiuto ai danni del Guaritore che aveva rovinato per sempre la sua famiglia, fosse la cosa più romantica che qualcuno avesse mai fatto per lei. 



 
~*~



Ci volle tutto il suo coraggio per aprire la porta della biblioteca, circa una settimana dopo. Camminò con paradossale calma tra gli scaffali, il libro che rappresentava la sua scusa ufficiale stretto contro il petto, e giunse a quel tavolo che era il loro ritrovo. 

Il principe Sael era lì, proprio dove si era aspettato di trovarlo, al suo solito posto e con un libro a detenere tutta la sua attenzione; la sua figura in controluce, illuminata dai raggi di un sole morente, appariva quasi un fantasma d'oscurità. 

La notò subito e, con lentezza, spostò gli occhi azzurri su di lei. Per diversi istanti, nessuno dei due preferì una sola parola; l'unico rumore udibile era quello delle pagine sfogliate dalla brezza che proveniva dalla finestra aperta.

Infine, l'Abneade spezzò quel momento di stasi e si alzò in piedi.  « Credevo non ti saresti più fatta viva » 

La ragazza s'impose di non vacillare sebbene lo sguardo penetrante del principe avesse il potere di farle tremare le ginocchia.  « Dovevo restituirvi il libro »

Sael la osservò poggiare il tomo sul tavolo e sorrise nel suo solito modo ambiguo.  « Tutto qui? » 

Feyra deglutì ed inspirò quanta più aria poté. Sentiva che era giusto renderlo partecipe dei suoi pensieri. Così iniziò:  « Quello che avete fatto è stato... macabro »

Sael convenne con un cenno affermativo del capo.  « Può essere una delle interpretazioni, si » 

  « Se... se per qualche ragione che non comprendo, l'avete fatto per me... be', avete sprecato il vostro tempo perché non ho mai desiderato niente del genere » 

  « Sapevo anche questo »

  « E gradirei che non faceste più niente di simile. Non per qualcosa che riguarda me »

  « E se invece fosse a scopo didattico? » 

Feyra sgranò le palpebre.  « Potenti Oracoli, non potete usare esseri umani come cavie dei vostri studi! »  

  « Ah no? »  era chiaramente una provocazione  « Lo faccio di continuo »

Lo guardò negli occhi quando rispose:  « È sbagliato »

Sael arricciò le labbra in una smorfia.  « Sono un torturatore. Non smetterò certo perché me lo chiedi tu »

Feyra strinse i pugni e non replicò. Non era certo sua intenzione avanzare una pretesa simile. Come se avesse il diritto di chiedere qualsiasi cosa al principe Sael. Sinceramente, si domandava ancora per quale strano miracolo stesse ancora respirando dopo averlo personalmente insultato. 

Si limitò a guardarlo, semplicemente a guardarlo, e vide qualcosa cambiare nei suoi occhi azzurri come il cielo. Un sentimento che non avrebbe saputo decifrare perché la maestria di Sael nel rendere ambigua ogni cosa di se stesso era impareggiabile. 

  « Hai paura di me? »  le domandò, per la terza volta. Sembrava tenesse sul serio a conoscere il responso.

Ma Feyra, adesso, sapeva cosa rispondere.  « Dovrei averne »  affermò ed era la verità: il principe Sael era un individuo pericoloso e non solo per la sua identità Abneade. Traeva divertimento nel torturare le persone, non si faceva scrupoli ad infliggere dolore e sofferenza. Era astuto e calcolatore, dai sorrisi serpentini e tutti i suoi gesti erano velati di ambiguità.

L'Abneade la scrutò, Feyra sorresse i suoi occhi senza battere ciglio. Ed eccolo di nuovo, quel ghigno dai mille e nessuno significati.  « E invece? » 

  « Non ho paura di voi »  rispose semplicemente, perché era così. Era l'unica cosa di cui fosse davvero sicura riguardo il principe Sael: contro ogni logica, contro ogni razionalità, non aveva paura.

Il sorrisetto serpentino si ampliò.  « Imprudente da parte tua, sai? »

  « Me ne rendo conto, si »

Sael le si avvicinò. Protese una mano in sua direzione e le scostò un ciuffo di capelli dal viso.  « D'altronde, se io fossi prudente non farei di certo quello che sto per fare... » 

Feyra lo vide chinarsi verso di lei ma non pensò neanche per un secondo di respingerlo o spostarsi. No, chiuse semplicemente gli occhi perché avrebbe mentito se avesse detto che non era quello che desiderava anche lei.

Due paia di labbra si incontrarono, in un gesto tanto naturale da parte di entrambi ma inaudito agli occhi del resto del mondo. Ma in quel momento, il mondo non aveva alcuna importanza.

Il loro primo bacio avvenne lì, nel loro posto segreto e speciale, sotto il fruscio di pagine antiche.



 
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Piccolo Bonus, visto che a qualcuno mancava Rylen...



 
Diverso tempo dopo




I libri premevano contro la sua schiena facendole male, ma niente avrebbe potuto distoglierla dal bacio in cui erano coinvolte le sue labbra.

Feyra era ben consapevole che con Sael il suo cervello dall'intelligenza sopra la media smetteva di funzionare, come se i neuroni non sapessero più collegarsi in sinapsi. Ed era conscia che l'Abneade traesse particolare soddisfazione nel saperla gelatina tra le sue braccia. 

Era raro che Sael la baciasse in maniera tanto famelica e aggressiva. Non che non fosse un amante passionale ma di solito preferiva, sopratutto nei baci, fare il prezioso, giusto per il diletto di portarla ai limiti della sopportazione e sentirla pregare di avere di più.

Feyra non poteva ancora dire di essersi abituata alla personalità contorta del principe di cui era l'amante – Oracoli, talvolta ancora credeva di trovarsi in un sogno perché neanche nelle sue fantasia più audaci avrebbe mai immaginato che avrebbe finito con l'innamorarsi di un Abneade –  ma sicuro aveva scoperto delle sfumature della sua persona che le permettevano di comprenderlo meglio.

Sael la teneva sollevata per i fianchi, premendole la schiena contro gli scaffali della biblioteca – si, quello restava il loro luogo prediletto. Feyra aveva le gambe avvolte al suo bacino e le mani immerse nei suoi capelli, che nell'ultimo periodo aveva lasciato crescere.  

Sentiva le labbra quasi formicolare per la foga del loro bacio. La lingua di Sael, malefica come il padrone, non faceva che stuzzicare la sua in tutti i modi possibili. Si allontanarono con uno schiocco e il principe si calò sul suo collo, e Feyra sperò avesse abbastanza buon senso da non lasciarle segni visibili. 

  « Oggi non posso trattenermi a lungo »  lo sentì dire mentre passava la lingua sulla linea della mascella. 

Feyra aprì gli occhi, cercando di richiamare quanta più razionalità possibile.  « È successo qualcosa? » 

  « È in arrivo l'ambasciata di Yurel e mio padre ci vuole tutti presenti nella Sala degli Oracoli »  

La ragazza sgranò le palpebre e si ritrasse quel che bastava per incontrare i suoi occhi azzurri.  « Yurel? »  sapeva che la quinquennale guerra era finita da non molto, vedendo Seryan e i suoi alleati vincitori, quindi che motivo aveva l'ambasciata del regno sconfitto di recarsi lì? 

  « Non conosco i dettagli. Forse sono qui per chiarire alcuni termini dell'armistizio. Sarà una noia ma è mio dovere presiedere l'evento »

Slacciarono la presa che vedeva avvinghiati i rispettivi corpi e Feyra poggiò nuovamente i piedi a terra.  « Ma la guerra è finita, no? »  Uno dei suoi amici più cari aveva perso la vita in uno di quei terribili scontri, non avrebbe mai accettato che la sua morte fosse stata vana.

  « Si, di questo non devi preoccuparti. Credo si tratti di una mera formalità »  le scoccò un bacio a stampo  « Vedrò di passare nella tua stanza questa sera »

Feyra arrossì fino alla punta dei capelli. Ormai era una loro personale abitudine incontrarsi e passare la notte insieme, eppure una parte di lei ancora non riusciva ad abituarsi.  « Va... va bene »

Si scambiarono un altro breve bacio e poi si divisero. Sael fu il primo a lasciare la biblioteca, Feyra fece lo stesso alcuni minuti dopo – evitavano di farsi vedere insieme per sradicare sul nascere qualunque sospetto. 

La ragazza intraprese la direzione per la propria stanza e, nel farlo, passò casualmente davanti all'ingresso principale del palazzo reale proprio nel momento in cui l'ambasciata di Yurel faceva il suo ingresso, scortata da diversi soldati. 

Era composta da un numero esiguo di persone; un ambasciatore ben vestito presiedeva la fila, guardandosi intorno con aria intimidita, e dietro di lui uno stuolo di persone a cui Feyra prestò poca attenzione. 

Fu altro a catturare il suo sguardo. Al centro della fila, tenuto fermo da due guardie, c'era un ragazzo magrissimo, dall'aria stremata e dolorante. Portava vesti trasandate, le braccia legate dietro la schiena e una benda sugli occhi, la cui stoffa scura contrastava con la luminosità dei capelli ramati.

Pur essendo un po' distante, Feyra non ebbe difficoltà a notare la mascella tesa, la rigidità delle spalle e i pugni serrati delle mani immobilizzate. Non aveva idea di chi fosse – forse uno schiavo o un prigioniero – ma, pur nella sua condizione, aveva l'aria di un guerriero pronto a scendere nell'arena e sopraffare qualunque avversario.

L'ambasciata le passò davanti, scomparendo alla sua vista. Feyra sbatté le palpebre, resosi conto di essere rimasta imbambolata come una sciocca, e riprese la direzione che stava percorrendo fino a poco prima.




Molti anni più avanti, Feyra avrebbe ricordato quel momento come la prima volta in cui vide uno dei suoi migliori amici






 
Ӂ



 
E con questa si conclude il quintetto di One-shot dedicate a “Il Principe Rinnegato”. Che ve ne pare? Vi è piaciuta? E il Bonus? XD

Tutto quello che mi sento di dire è che Sael è un Serpeverde di prima categoria e Feyra una Corvonero per eccellenza! XD (è anche la mia Casa, quindi la sento vicina *-*)

Ci sentiamo domenica 4 settembre col primo capitolo della seconda parte! (che sarà il prologo, per intenderci )

Un bacione grande!





 
  
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