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Autore: Anna Wanderer Love    21/08/2016    2 recensioni
«Deduco che tu abbia bisogno di me.»
«Bisogno è una parola grossa» sottolineò Flash, stringendosi nelle spalle.
Snart arricciò le labbra in un sorriso sarcastico, appoggiandosi al tettuccio dell’auto.
«Dovrei congelarti all’istante. Ma per tua fortuna sono piuttosto curioso di sapere cosa ti porta da me.»
«L’hai detto tu.»
accenni Coldflash; 1947 parole ; 21/8/2016
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard Snart
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Not a Hero.


NA: Il titolo (e anche la tematica dell'eroe) è legato agli ultimi episodi di Legends of Tomorrow, dove Snart si comporta e viene definito un eroe da tutto il team, soprattutto da Mick Rory. Questa OS è una what if: (SPOILER!) supponiamo che Snart sia sopravvissuto, e in qualche modo sia tornato alla vecchia vita. Vecchia per modo di dire, perché è cambiato qualcosa in lui, anche grazie al suo sacrificio, che ha messo in luce la parte più altruista e nascosta di lui. 


 

Un lampo rosso preannunciò l’arrivo di colui che, in quel momento, Leonard Snart non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti. O meglio. C’era il 90% di possibilità che Flash decidesse di fare una capatina e mandargli tutto all’aria, come al solito del resto, ma stranamente sembrava che Snart non fosse poi così degno di tutta quell’attenzione, a giudicare dalla dozzina di furti che aveva compiuto in sole tre settimane.
Si arrestò, stringendo la presa sul borsone pieno di mazzette da cinquemila dollari l’una, inclinando la testa mentre un sorrisetto strafottente gli si disegnava sulle labbra piene.
Un sorriso a cui mancava la solita vena sarcastica, quella scintilla ironica che tanto lo caratterizzava, notò il velocista scarlatto.
Alzò le mani in segno di pace, mentre lo sguardo penetrante di Snart gli faceva bruciare qualcosa nel petto. Era diverso dal solito. Peccato che il velocista scarlatto non fosse lì per preoccuparsi della salute mentale del supercriminale.
  «Ascoltami - disse soltanto, alzando le mani e fissandolo negli occhi - devo parlarti.»
  «E immagino che la scelta del momento sia puramente casuale» Snart ricominciò ad avanzare, scostandolo. «Fatti vivo in un altro momento, Flash. Sto lavorando.»
  «Vedo» sbottò sarcastico Barry, seguendolo a braccia incrociate mentre Snart gettava il bottino nel retro dell’auto. «Sai che potrei portarti via di qui all’istante e sbatterti in cella come niente?»
  «Eppure non l’hai ancora fatto» la voce di Captain Cold era quasi divertita, mentre gli gettava un’occhiata di ghiaccio. «Quindi deduco che tu abbia bisogno di me.»
  «Bisogno è una parola grossa» sottolineò Flash, stringendosi nelle spalle.
Snart arricciò le labbra in un sorriso sarcastico, appoggiandosi al tettuccio dell’auto.
  «Dovrei congelarti all’istante. Ma per tua fortuna sono piuttosto curioso di sapere cosa ti porta da me.»
Barry strinse i denti.
Non riesco a credere di essere disposto a farlo davvero.
  «L’hai detto tu.»

 

Snart si ritrovò a sbattere dolorosamente la schiena contro un muro blu.
  «Dannazione, Barry Allen!»
Per qualche oscuro motivo, Flash non lo fermò quando gli si lanciò addosso. La sua schiena colpì la parete, ma rimase inerte, lasciando che Snart gli stringesse le mani attorno alla gola. Strano anche quello, dato che il ladro era famoso per non perdere mai il controllo.
  «Che diavolo vuoi, Flash?» Snart pronunciò il suo nome con un misto di disprezzo e rabbia, ma Barry accennò con la testa alla loro sinistra. Era premuto contro il muro dal corpo del criminale, e se sentiva il suo corpo andare in fiamme non era certo a causa della stretta sulla sua gola, appena accennata; quel tanto che bastava a ribadire che quello con la situazione in mano era Captain Cold.
  «Due porte a sinistra - sibilò accalorato, stringendogli i polsi, mentre il suo sguardo bruciava in quello gelido di Snart - lì c’è qualcuno che vuole incontrarti. Ti prego.»
Captain Cold allentò la presa fino a lasciarlo andare, ma non si allontanò. Rimase a scrutare il volto arrossato del ragazzo attraverso la maschera, stringendo i denti, chiaramente in conflitto con se stesso.
Infine, fece un passo indietro e indietreggiò, voltandosi senza dire niente, in un silenzio glaciale.
L’unico rumore che si sentiva nel corridoio erano i suoi passi lenti verso la direzione indicatagli da Barry, e il respiro appena velocizzato del velocista scarlatto.
Una cosa era certa: Snart non sapeva dove si trovasse, ma era certo che non fosse una strana trappola ideata da Allen per sbatterlo in cella. Barry era troppo onesto per non dargli nemmeno l’occasione di battersi, non importava quante banche avesse svaligiato nell’ultima settimana.
Arrivò davanti alla porta. Era bianca, con il numero 390 infisso sul legno e laccato di vernice dorata. Aveva un vago sospetto, ora. Ma perché mai Flash avrebbe dovuto portarlo in un ospedale?
Lisa era al sicuro, sana e salva. Suo padre nella tomba. Quindi chi altri poteva esserci, lì dentro?
  «Se questo è uno dei tuoi giochetti, Allen...» non finì la frase, ma il tono minaccioso fu sufficiente.
  «Nessun giochetto - replicò Barry, alle sue spalle - entra. Ti sta aspettando.»
Snart avrebbe voluto sapere chi fosse il soggetto di quella frase, ma dato che Allen sembrava avere la bocca cucita, gli restava un solo modo per capire cosa diavolo stava succedendo.
Abbassò la maniglia.
La stanza che si trovò davanti era piccola, inondata dalla luce lunare proveniente da due grandi finestre, poste sul lato davanti a lui. Un letto era sistemato alla sua destra, con un piccolo fagotto sepolto sotto alle coperte. Snart socchiuse gli occhi, avvicinandosi in silenzio.
Fu solo quando si trovò a un paio di metri di distanza che vide i fogli appiccicati alla parete.
  «Ma che diavolo...» sussurrò.
Erani ritagli di articoli di giornale che parlavano di lui. Delle sue rapine, delle sue catture, dei suoi scontri con Flash. E poi c’erano anche fogli pieni di scritte e date, come se chi li aveva scritti avesse fatto una specie di ricerca su di lui. C’era anche una specie di schizzo, un suo ritratto. Abbastanza grossolano e inesperto, ma si capiva benissimo chi fosse il soggetto impresso sulla carta.
  «Che storia è questa, Flash?» si girò verso il velocista scarlatto, che lo fissava a braccia incrociate  dallo stipite della porta.
Ma uno scricchiolio proveniente dal letto catturò la sua attenzione. Il fagotto si mosse e dalle coperte emerse la testa di un bambino, che sbadigliò strofinandosi gli occhi.
  «Flash? Che succede?»
Il bambino aprì gli occhi e aggrottò la fronte, guardando Barry. Lui sorrise e in un lampo fu seduto sul letto, stringendo la mano del piccolo.
  «Ti ho portato una persona, Jack.»
Barry indicò Snart. Non appena il bambino si girò verso di lui, Captain Cold riuscì a impedirsi di schiudere le labbra, nonostante la sorpresa.
Dei tubicini percorrevano i lati della testa del bambino per infilarsi nel suo naso. Quando anche una mano emerse dalle lenzuola, vide che anche a quella era toccata la stessa sorte.
Un ospedale. E un bambino malato.
Barry credeva seriamente di riuscire a convertirlo al bene facendogli provare pietà per un bambino? Non se lo sarebbe mai aspettato da lui. Sapeva che non era un criminale dal cuore tenero. Dopotutto aveva ammazzato il suo stesso padre. Per proteggere sua sorella, certo, ma non faceva alcuna differenza.
Ma dovette interrompere quei pensieri quando Jack realizzò chi si trovasse davanti a lui.
  «Captain Cold!» i suoi occhi verdi erano diventati grandi e lucidi, il volto era il ritratto della felicità. Con uno scatto Jack si lanciò giù dal letto e Snart si ritrovò con i fianchi circondati dalle braccia esili e tremanti del piccolo, e con la sua testa sull’addome.
Alzò lo sguardo verso Barry, che lo fissava in silenzio. In quegli occhi chiarissimi, il velocista scorse una punta di commozione, oltre che tanta, tanta incredulità.
  «Sei il mio eroe»il sussurro di Jack gli strinse il cuore in una morsa e finalmente Leonard si decise a posare delicatamente le braccia sulle spalle del bambino, e in un gesto istintivo sfiorò la nuca del piccolo con una mano.
Non disse niente. Niente come quel “non sono un eroe, ragazzino” che gli era già affiorato alle labbra. Quel bambino aveva già preso abbastanza batoste dalla vita. Del resto, cosa ci voleva a fingere di avere una parte buona solo per qualche minuto? Lasciò che la presa di Jack su di lui si facesse sempre più forte, accarezzandogli poi esitante la testa rasata.
Il ragazzino si discostò da lui dopo qualche minuto, improvvisamente intimidito.  «So che probabilmente non ti piacciono gli abbracci... scusami» disse piano, mortificato.
  «Non importa, ragazzino.»
Era dolcezza quella che gli sembrò di udire nella sua stessa voce? No, certo che no.
   «Ho sentito che volevi incontrarmi» cambiò discorso, inclinando la testa.
   «Io...» la voce di Jack vacillò, mentre impallidiva. Si sarebbe accasciato a terra, se Snart non l’avesse afferrato in tempo. Senza perder tempo lo sollevò e lo mise sdraiato sul letto, convincendo se stesso di farlo per pura gentilezza, e non per preoccupazione. Gli posò una mano sulla fronte, mentre Jack chiudeva gli occhi, spossato.
  «Che cos’ha?» chiese sommessamente a Barry. Non che gl’importasse veramente.
  «Cancro al fegato. Stanno provando con una cura sperimentale ma... la sua famiglia non ha abbastanza soldi per continuare a pagarla.»
Snart annuì, fissando il volto esangue del bambino. Aspettò qualche minuto prima che Jack riaprisse un occhio, riacquistate le forze.
  «Ti ammiro tanto - mormorò. - Credo che tu sia un eroe. Voglio esserlo anche io. Anche se non voglio fare il ladro, da grande. Voglio diventare uno scienziato e curerò il cancro.»
Snart sorrise. «Scommetto che ci riuscirai.»
Jack sorrise e in capo a qualche secondo si addormentò. Snart osservò il suo volto per qualche minuto, in silenzio, prima di alzarsi. Afferrò la penna sul comodino e staccò un foglio dalla parete, chinandosi a scarabocchiare qualcosa, prima di girarsi verso Barry.
  «Devi riportarmi alla banca. E non mi fermerai, non stavolta.»
Flash vide qualcosa di più, oltre all’apparente avidità nel suo sguardo di ghiaccio.
  «D’accordo.»
Snart si sentì afferrare e un secondo dopo si ritrovò nel vicolo dietro alla banca, con le sirene della polizia che suonavano in lontananza. Salì nell’auto, scoccando un’occhiata al borsone sui sedili posteriori. Mise in moto e prese un respiro profondo. Ora toccava a lui.
 

  «Io davvero non capisco - singhiozzò la donna, stringendosi le mani al petto - è uno scherzo?»
Il dottore dall’altro capo del tavolo le sorrise, incredulo quanto lei, allungandole un fazzoletto.
  «Non lo è affatto, signora. Con meno della metà di quei soldi, Jack potrà continuare le cure, e speriamo in bene.»
Moglie e marito scoppiarono a piangere, abbracciando il dottore.
  «Grazie» continuarono a ripetere, mentre si accingevano a lasciare la stanza. Nel corridoio, la moglie afferrò la mano del marito, tornando seria. 
  «Non denunceremo la comparsa dei venti milioni sul nostro conto, John. Senza, Jack morirà.» Suo marito annuì, anche lui ebbro di felicità. «Non ci ho nemmeno pensato, nemmeno per un istante. So che è sbagliato, ma la vita di nostro figlio è più importante.»
Corsero verso la stanza del figlio, trovandolo seduto sul letto, con un foglio stropicciato tra le mani e le guance rigate da lacrime.
  «Tesoro mio, non sai la novità» la madre di Jack, Melinda, si sedette sul letto, prendendogli la mano e guardandolo con un sorriso. «Possiamo continuare le cure! Guarirai, amore, te lo prometto.»
Sulle labbra del bambino si disegnò un sorriso luminoso, e solo allora i genitori si accorsero che stava piangendo.
  «Che succede, piccolo?» chiese il padre, stringendolo a sè.
Senza dire niente, Jack voltò il foglio verso di lui.

Aspetterò di sentire il tuo nome associato a una nuova cura per il cancro al telegiornale.
So che non mi deluderai, piccolo eroe.
Leonard Snart, Captain Cold

I genitori fissarono stupefatti il bambino. In quel momento al telegiornale la voce di una giornalista risuonò dal televisore nell’angolo della stanza: «E così sono scomparsi venti milioni di dollari dalla banca nazionale, che costituivano il fondo fiduciario di alcuni tra i più ricchi e giovani miliardari della città, non certo una grande perdita per loro. Inoltre si vocifera che il responsabile di questo furto possa essere stato Captain Cold, il famoso nemico di Flash. Ora tutti noi ci chiediamo: come finirà la resa dei conti tra il velocista scarlatto e il suo nemico? Flash compierà giustizia per questo furto perfetto? O lascerà che Captain Cold continui con i suoi furti?»
  «Ommioddio» sussurrò Melinda, portandosi una mano alla bocca. E nello stesso istante si sentì la risata piena di gioia di Jack esplodere nella stanza.
  «Io ve l’avevo detto che è un eroe!»


 

1947 parole - completata: 21 agosto 2016

 
 
   
 
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