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Autore: Unissons    21/08/2016    4 recensioni
[Suicide squad]
Dal capitolo 9:
"Oh no, non voglio ucciderti" disse, mentre mi infilava in bocca la cintura [...]
"Voglio solo farti male" [..]
"Molto, molto male"
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Coincidences.

 

 

 

Si Joanne, è il caos. Ci sono cadaveri ovunque, questa volta il Joker ha messo appunto un colpo che ha sbalordito tutti, persino chi credeva che lui fosse pazzo. Ora ne siamo certi. Deve essere rinchiuso, al più presto. Ma, aspetta, il Joker è stato catturato. Batman ci è riuscito! Speriamo che questa volta rimanga dentro il più a lungo possibile!

 

Urla gioiose e pianti per i vari morti si sentirono  in sottofondo, in una Gotham ferita da anni di dolore. Tutto causato dal “Pagliaccio principe del male”, come lui stesso si definiva.

 

Strinsi le mani intorno al mio caffè bollente e mi chiesi da cosa nascesse tutto il male presente in quell’uomo. Da psichiatra sapevo perfettamente che tali disagi psichici non nascevano dal nulla, ma si presentavano dopo un evento traumatico durante l’infanzia.

 

La stretta troppo forte sulla tazza di carta del caffè, fece fuoriuscire il contenuto, che andò a macchiare il divano bianco del mio salotto, sul quale ero seduta.

 

“Merda” esclamai e corsi a prendere degli stracci, per cercare di tamponare e rimediare al danno che avevo fatto. Tornai in salotto con un kit vasto, ma nulla fece togliere quella macchina marroncina. Sbuffai, continuando a guardare quello spettacolo orribile davanti ai miei occhi. La macchia non solo non se n’era andata, ma si era allargata.

 

Pensai che probabilmente sarei dovuta ricorrere ad un professionista di queste cose. Perciò mi alzai dal pavimento e mi avvicinai al mobile, sul quale si trovava il telefono fisso. Sotto di esso, in un cassetto, vi era l’elenco del telefono, dove trovai il numero di un tappezziere che faceva proprio al caso mio.

 

Composi il numero e aspettai che dall’altra parte della cornetta qualcuno mi rispondesse.

 

Ma nulla.

 

Mentre aspettavo, ricomponendo ancora una volta il numero, ripensai alla strage che il Joker aveva messo in atto e mi strinsi una mano al petto. Mai come allora fui felice che la mia famiglia fosse lontana da Gotham e da quel pazzo furioso.

 

E proprio pensando a lui, il mio occhio cadde sulla via in cui si trovava il tappezziere che io cercavo di contattare. La cornetta mi cadde dalle mani e mi si strinse un nodo in gola. Era una delle vie che era stata colpita da Joker e la sua bomba piazzata nel municipio della città.

 

Feci qualche passo indietro, senza nemmeno rendermene conto, e il mio cellulare iniziò a squillare. Come risvegliandomi da un brutto sogno, scossi la testa e feci un grosso respiro.

 

In fondo era solo un caso, no?

 

Iniziai, così, a cercare il mio cellulare e risposi alla chiamata, ancora un po’ scossa.

 

“Pronto?” feci, ancora fissando l’elenco del telefono. Anche se fosse stata una coincidenza, come poteva essere proprio adesso. Poi pensai che fossi davvero troppo paranoica.

 

“Parlo con la dottoressa Quinzel?” fece una voce maschile dall’altro capo del telefono e fui subito attirata dall’appellativo utilizzato. Era dalla mia laurea che nessuno, purtroppo, usava il mio titolo di studio.

 

“Si, sono io” risposi, molto stupita e incuriosita da tutto quello che stava accadendo in questi pochi minuti.

 

“Salve, sono il dottor Arkham, del manicomio criminale Arkham Asylum” disse l’uomo, interrompendosi, come per riprendere fiato. Sembrava che avesse appena finito di correre una maratona e mi chiesi se anche loro avessero riscontrato qualche problema dopo lo scoppio della bomba posta da Joker.

 

A quel punto capì.

 

Sapevo perfettamente perché mi avevano chiamato proprio ora, nonostante la mia domanda fosse stata spedita anni fa. Avevo persino perso la speranza di poter scrivere un libro su uno dei criminali chiusi in quelle mura.

 

“Si” dissi, per incoraggiarlo ad andare avanti, presa dalla mia curiosità e dalla voglia di sentirmi dire quelle parole.

 

“Dopo i recenti avvenimenti, credo sappia perfettamente a cosa mi riferisco, – e io annuì, nonostante lui non potesse vedermi – ci serve più personale per accogliere un nuovo paziente, molto molto difficile da contenere. Sa a chi mi riferisco, signorina?”

 

Deglutì e feci semplicemente un verso, come per far comprendere che sapessi a cosa si riferisse. Il Joker stava per essere spedito li e volevano me, senza esperienza, per tenerlo a bada e in qualche modo “curarlo”. Ma come avrei fatto? Vanno bene anni di studio, ma senza pratica non avevo idea di come agire. “Signorina, immagino che sarà difficile per lei, ma non abbiamo nessun altro candidato, lei è l’unica, dopo anni, che abbia mai spedito una domanda di lavoro per entrare in questo posto e ora ci serve il suo aiuto”.

 

Mi passai una mano tra la massa di capelli biondi e mi rigirai una ciocca tra le dita. Era una scelta molto difficile, ma erano pur sempre dei soldi che entravano e non sarei più dovuta andare a lavorare come cassiera, ma avrei dovuto fare il lavoro che mi piaceva e per cui avevo tanto studiato.

 

“Quando inizio?”

 

“Bene! Sono felicissimo che lei abbia accettato di unirsi a noi. Domani mattina stessa lei deve presentarsi qui, possibilmente alle 8 o prima. Più dottori saranno presenti, meglio sarà per la struttura. Abbiamo molti pazienti ultimamente, le cose a Gotham a quanto pare non vanno molto bene e con l’arrivo del Joker.. qualcuno dovrà essere sacrificato”

 

Sacrificato? Bizzarra parola da utilizzare, anche se, con un uomo come quello, sembrava proprio adatta. Ma chissà cosa avevano in mente per occuparsi costantemente di lui.

 

“Va bene dottor Arkham, a domani mattina allora”

 

E la telefonata fu chiusa li.

 

Mi voltai a guardare l’orologio posto sopra la porta, che segnava le 21:40. Ancora una volta la mia mente fu attraversata dall’orrore che Joker aveva procurato a tutte quelle persone, scegliendo, per giunta, un orario di punta, essendo il municipio, al centro di Gotham. Non mi sorprese nemmeno il fatto che non avesse deciso di far saltare in aria il palazzo del municipio con il sindaco dentro, in quanto già li aveva uccisi tutti. Fui attraversata da un brivido freddo di terrore e tornai sul divano, per sentire il notiziario.

 

I morti dovrebbero essere all’incirca un centinaio. Joker ha scelto di attaccare proprio in una giornata di festa per Gotham, la prima dopo tutti i caos che l’avevano attraversata ultimamente per la mancanza del sindaco,assassinato anch’esso dal pagliaccio..

 

 

 

Aprì di scatto gli occhi perché la luce era arrivata direttamente sui miei occhi. Mi resi conto che era mattina e che mi ero addormentata sul divano. In un istante fui investita dalla consapevolezza di dover andare al lavoro. Mi dannai mentalmente per non aver messo la sveglia.

 

Guardai l’orologio e vidi che già erano le 7:30.

 

“Perfetto!” esclamai sarcastica e andai in bagno a rinfrescarmi il più velocemente possibile. Quando vi uscì erano già le 7:40, ed ero consapevole del fatto che sarei andata a lavoro, il primo giorno, in ritardo. Corsi in camera a vestirmi, il più professionalmente possibile e poi uscì di casa correndo. Presi la macchina e iniziai a correre per le strade di Gotham, passando, perfino, da dove il Joker aveva disseminato il caos.

 

Poliziotti e varie persone erano ancora li, come se non fossero in grado di andare avanti. Come se la loro vita fosse incatenata a quell’unico momento, in cui il Joker si era portato via un migliaio di vite.

 

Sospirai e presi a schiacciare ancora più pesantemente sul pedale dell’acceleratore, fino a che giunsi a destinazione.

 

Era il luogo più macabro e allo stesso tempo, impersonale, che avessi mai visto. Solo una volta mi ero recata in questo posto, circa due anni fa, quando avevo deciso di portare personalmente il mio curriculum. Non mi importava di tutte le macchine tecnologiche che avevano a disposizione per non far avvicinare la gente a quel buco sperduto, io sapevo già che volevo essere li. Volevo scrivere il mio libro e fare il lavoro per cui tanto avevo studiato, e quello era il luogo perfetto.

 

 

 

Spazio autrice.

 

Salve, sono Unissons e questa è la prima volta che pubblico nella sezione Batman, anche se con una storia che riguarderebbe, principalmente, Suicide Squad. Infatti se avete visto il film, molte delle cose che sono successe in esso, le riscontrerete con l’andare dei capitoli. Non potevo proprio evitare di scrivere della loro storia d’amore, ovviamente leggermente rivista dalla mia fantasia.

 

Spero che sia di vostro gradimento questo capitolo, mi raccomando, lasciatemi una recensione.

 

 

 

Un bacio

 

Unissons

 

 

   
 
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