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Autore: ffuumei    21/08/2016    3 recensioni
XiuChen
Dove Kim Jongdae è un cantante mentre Minseok è invisibile: non può far altro che osservarlo da lontano, in silenzio.
O almeno, così crede.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, Xiumin, Xiumin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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침묵
       Silence.      
 
 
 
 
5.       
 
 
 
Minseok si sfilò rapidamente le chiavi dalla tasca dei jeans e con mani tremanti cercò di aprire la serratura. Persino mettere un piede davanti all'altro era diventata un'azione complessa, con Jongdae che continuava a tenerlo stretto a sè e lasciargli baci umidi sulle labbra e sulle guance anche mentre salivano le scale. Indovinare quale fosse la chiave giusta per aprire la porta del suo appartamento non fu difficilissimo, era più lunga e seghettata delle altre. Una volta spalancata la porta, entrarono in casa e Jongdae se la richiuse immediatamente alle spalle con un tonfo sordo, per poi venire preso dal biondino per un polso e trascinato nella sua camera da letto.
Minseok lo baciò ancora, e ancora, e ancora, finchè Jongdae non si stese sulle lenzuola portandolo giù con sé, le mani che si infilavano lentamente sotto la sua felpa e gli carezzavano l’addome, le gambe intrecciate insieme. Minseok abbandonò le sue labbra per lasciargli una scia di baci lungo le guance, gli zigomi pronunciati, la mascella, la pelle morbida del collo, il piccolo neo sulla clavicola. Sentì Jongdae rabbrividire ad ogni suo tocco, proprio come lui stesso reagiva alle mani dell’altro che stavano esplorando la sua schiena e i suoi addominali.
Poi, Jongdae smise di saggiare con le dita la sua pelle e gli prese il viso tra le mani, per indurlo ad alzare il capo. Si guardarono per un po’, i respiri affannati, le guance rosse e il battito accelerato di chi ha appena finito una maratona. Alla fine, scoppiarono a ridere all’unisono.
«Non staremo correndo un po' troppo?» Jongdae gli scostò una ciocca di capelli chiari dal viso con una carezza lenta, la bocca contratta in un sorriso dolce.
«Forse» gli sussurrò Minseok sulle labbra, poco prima di dargli un bacio sulla punta del naso e spostarsi di lato.
Si stese a pancia in su sul letto e rimase con lo sguardo verso il soffitto bianco, le braccia abbandonate ai lati del corpo. Probabilmente se fosse rimasto ancora per un po' in quella posizione avrebbe cominciato a lamentarsi mentalmente di quanto il silenzio fosse opprimente, ma Jongdae fu più svelto. Si tirò a sedere contro i cuscini del letto, si aggiustò i pantaloni e il maglioncino nero, producendo il tipico fruscio di coperte e stoffe.
«Vieni qui» gli disse piano e quando Minseok si voltò nella sua direzione per capire che luogo significasse qui, l'altro allargò le braccia, rispondendo inconsciamente alla sua domanda.
Minseok gli sorrise con rinnovata timidezza, accettando l'invito e accoccolandosi contro il suo petto. Jongdae prese a tracciare cerchi immaginari contro la stoffa della sua felpa, all'altezza della schiena. Era così caldo e piacevole.
«È molto distante l'università da qui?»
Minseok poteva sentire la voce di Jongdae rimbombare dentro il suo corpo.
«Un quarto d'ora di metro e sei arrivato».
Il suo profumo da così vicino era una specie di droga. Minseok non era sicuro del paragone che aveva fatto mentalmente, però, perchè, pensava, le droghe hanno più effetti negativi piuttosto che positivi per l'organismo. Invece, per lui, avere il viso premuto nell'incavo della spalla dell'uomo e poter sentire il suo profumo così chiaramente era unicamente una sensazione bellissima. Forse l'unico effetto negativo sarebbe stata la dipendenza e la mancanza. Non era sicuro di poter fare a meno di quel profumo, ora che sicuramente ne era rimasto il fantasma persino sulle lenzuola dove il moro aveva preso posto.
«Come mai me lo chiedi? Insegni all'università?» semplice curiosità, quella di Minseok.
Di certo non si aspettava la risata pienamente divertita che seguì le sue domande.
«Scherzi?» Jongdae continuava a ridere e il suo corpo era scosso da sussulti continui. «Io, insegnare all'università?» Minseok si domandò se per caso non avesse le lacrime agli occhi dalle risate e provò ad alzarsi per guardarlo meglio, ma poi rimase nella sua posizione, troppo scioccato dalla seguente frase dell'altro. «Me lo dicono in molti che sembro più vecchio della mia età, ma cavolo, è davvero così evidente?»
«Perchè, quanti anni hai?»
«Precisamente ventitré. Tu?»
«Ho venticinque an-» Minseok si puntellò velocemente sui gomiti, alzandosi quanto bastava per fissare il suo sguardo incredulo in quello dell'altro. «Aspetta, tu avresti due anni in meno di me?»
Jongdae ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli. «Sì? A dire il vero, nemmeno io mi aspettavo che tu fossi più grande».
Il biondo si bloccò, abbassando lo sguardo e risistemandosi con lentezza nell'abbraccio di prima.
«Lo so. Non ho mai dimostrato la mia età».
Forse la lieve nota di tristezza nella sua voce era fin troppo evidente, forse Jongdae semplicemente si accorse di aver toccato involontariamente un tasto importante e non esattamente piacevole della vita di Minseok. Fatto sta che, invece di cambiare argomento come chiunque avrebbe fatto, lui decise di passare il dorso della mano lungo il profilo della guancia del più grande.
«Avrei giurato che non avessi più di vent'anni, con questo visino dolce» Minseok era sicuro che l'altro stesse sorridendo, mentre continuava a toccargli le guance. «Mi piaci anche per questo».
«Perchè sembro un bambino?»
Jongdae gli pizzicò la pelle sotto lo zigomo, diventata rossa per l'imbarazzo della dichiarazione improvvisa.
«No, scemo» rise, stringendolo più forte. «Perchè sei così dolce e timido, perchè ti tieni dentro la maggior parte delle cose che ti passano per la testa, perchè sei riservato e perchè dalla prima volta che ti ho visto ho subito trovato adorabili le tue guance. Non immagini nemmeno quanto io abbia desiderato baciarle. Il fatto che non dimostri la tua età non è una cosa negativa, anzi. Penso che tu sia bellissimo».
Anche tu lo sei, avrebbe immediatamente detto Minseok e dovette mordersi la lingua per non dare vita a quella frase. Era certo che se avesse parlato, la sua voce sarebbe uscita troppo bassa e tremante, o troppo acuta ed incomprensibile. Si disse che alzarsi un pochino e sporgersi per baciarlo dolcemente fosse la scelta migliore.
Anche tu mi piaci, non hai idea di quanto.
 
«Quindi... tu frequenti ancora l'università?»
«Esatto. Ho iniziato il corso triennale di musica dopo essermi preso un anno per pensare a me stesso. Una specie di pausa».
«Oh» Minseok pensò di aver sbagliato a porre quella domanda, nonostante il più piccolo continuasse a sembrare sempre tranquillo e a suo agio mentre gli carezzava la schiena e le spalle.
«Sai, penso che capiti un po' a tutti, almeno una volta nella vita».
«Cosa?»
«Un momento di crisi. Di rottura» il biondo si sollevò per guardarlo negli occhi. «È come se ci dovesse essere per forza qualcosa che prima o poi è destinato a smettere di funzionare correttamente e a rovinare tutto. Sai, anche nelle vite più belle e perfette».
Minseok annuì piano affondando di più il viso nel maglione di Jongdae, pensando che gli fosse capitato proprio ciò di cui stava parlando. Curioso, si disse, che quel ragazzo gli somigliasse tanto pur essendo in un certo senso il suo opposto. Così disinvolto, così aperto, così chiacchierone e di compagnia, ma allo stesso tempo così insicuro, talvolta.
«Perchè mi hai mentito?» Perche hai finto di non essere il cantante del pub?
Minseok non seppe con che coraggio lasciò che le parole uscissero dalla sua bocca, ma lo fece. Non se ne pentì.
Jongdae rimase interdetto e serrò le labbra, agitandosi un pochino. «Io- non... non so come dire-»
Il più grande poteva sentire i suoi battiti del cuore accelerare, segno di nervosismo. Quella reazione non faceva che confermare la teoria di poco prima. Jongdae sapeva essere il suo opposto, ma allo stesso gli somigliava davvero tanto.
Strinse le dita sul suo maglione nero come se volesse dirgli: continua a parlare, qualsiasi cosa dirai io resterò sempre qui.
«Ti ho osservato per tanto tempo, ma nonostante tu ricambiassi il mio sguardo la maggior parte delle volte, quando pensavo di venire da te a parlarti, mi bloccavo».
Anche io. Avevo paura di aver frainteso tutto.
«Poi, quando quella volta al parco ho sentito qualcuno che suonava quella canzone, non ho resistito e ho sentito l'impulso di avvicinarmi».
Le dita di Jongdae passavano lentamente dalla sua schiena alle sue spalle ai capelli, soffermandosi tra le ciocche chiare e tirandole leggermente.
«Vederti è stata una sorpresa. Non immaginavo che sapessi suonare la chitarra. Sai, mi piace davvero. So anche qualche accordo, ma preferisco suonare il pianoforte e cantare. A proposito, prendo lezioni di canto anche adesso, da quando ero bambino, e sono immerso nel mondo della musica persino per quanto riguarda lo studio».
Jongdae si perdeva in tanti discorsi mentre parlava e finiva per sembrare logorroico. Minseok lo aveva notato già da un po', ma solo ora ne ebbe la conferma.
«È per questo che ho deciso di parlarti, quel giorno. Non potevo ignorare il fatto che sapessi suonare così bene, che stessi riproducendo la canzone con cui mi esibisco più spesso, che sembrassi così perfetto in quel posto, così... che sembrassi tutto ciò che avevo sempre desiderato e cercato».
Il cuore del più grande cominciò a battere forte tanto quanto quello dell'altro. Sentiva le proprie pulsazioni andare a ritmo quasi sincronizzato con quelle di Jongdae, mentre ripensava al modo in cui si erano osservati per tutti quei mesi.
Minseok si perdeva nel guardare la figura dell'altro e Jongdae lo perforava con i suoi occhi magnetici, lo scrutava con attenzione, con interesse, come se Minseok potesse davvero essere una persona interessante e piena di dettagli sorprendenti. E Minseok era sempre stato invisibile, era sempre stato assente. Non c'era, anche se c'era. Ma Jongdae lo vedeva chiaramente e non smetteva mai di osservarlo come se ci fosse solo lui in mezzo a quel mare di persone.
Jongdae si era accorto di lui e Minseok aveva finalmente smesso di essere inconsistente come il silenzio al quale tanto cercava di sfuggire.
«Ma ho avuto paura. Ho pensato che avrei potuto aver frainteso tutti i tuoi sguardi, che tu non mi avessi mai guardato nello stesso modo in cui ti guardavo io. Mi sono lasciato prendere dall'insicurezza e ho agito d'istinto».
Sospirò profondamente. «Mi dispiace. So che non avrei dovuto. Ho reso le cose più difficili, e ti ho fatto piangere».
«Non fa niente. Va bene così».
E andava bene davvero.
 
«Hai detto che frequenti l'università, un corso di canto e nel fine settimana sei sempre al pub. Come-» Minseok prese un respiro. «Dove lo trovavi il tempo di venire sempre al parco?» Di venire sempre da me?
Jongdae lo guardò con un'espressione strana dipinta in viso per qualche secondo, prima di fargli l'occhiolino.
«È un segreto».
Sicuramente, si disse Minseok, era per quel motivo che non si era presentato nel posto di sempre per quelle due settimane. Era quasi certo che Jongdae avesse trascurato lo studio per ritagliare del tempo da dedicargli ogni giorno e, pensandoci, erano anche nel pieno del periodo degli esami. Era comprensibile che fosse dovuto rimanere a casa sua a studiare, a fare esercizi, memorizzare schemi, aggiustare la tesi. Dopotutto, era anche il suo ultimo anno nella facoltà.
Minseok gettò un'occhiata rapida all'orologio sul suo comodino, pensando alla domanda che gli era stata posta prima. È molto distante l'università da qui?
«Se vuoi, puoi-» il biondo si torse nervosamente le mani sudate, le guance rosse rosse per l'imbarazzo. «Sì, insomma. Restare qui. Stanotte».
Ci fu un attimo di impercettibile silenzio durante il quale il biondo osservò con la coda dell'occhio la reazione di Jongdae. Un sorrisetto malizioso era spuntato sulle sue labbra.
«Speravo me lo chiedessi».
Minseok gli tirò un cuscino sul viso, arrossendo ancora di più, se possibile. Il più piccolo si dimenò e lamentò rumorosamente, per poi ridere e togliersi l'oggetto di dosso. Il sorriso che gli riservò dopo era ampio, gli attraversava il viso da parte a parte e mostrava tutti i suoi denti bianchi. Aveva le guance arrossate anche lui e il respiro leggermente accelerato, i capelli tutti scompigliati sulla fronte.
Minseok non potè fare altro che sorridergli a sua volta, prendergli le guance tra le mani e baciarlo di nuovo.
 
§
 
Se c'era una cosa che Minseok odiava, quella era il silenzio. Non avrebbe mai smesso.
In compenso, però, avrebbe potuto imparare ben presto a sopportarlo. Dopotutto, il silenzio della notte era quasi piacevole quando Jongdae dormiva tra le sue braccia.
Quel ragazzo -non più uomo, dato che si era rivelato essere più giovane di lui, sorprendentemente- era entrato nella sua vita riempiendone ogni piccolo spazio vuoto con la sua dolce presenza. Certo, non si può dire che fosse la versione umana della perfezione in carne ed ossa. Semplicemente, Jongdae sapeva essere rumoroso fino al punto giusto, riempiendo il silenzio senza sfociare nell'opposto eccesso. Ma non era solo questo. C'era tanto altro.
Solo che Minseok non trovava mai le parole per esprimersi, e allora preferiva sporgersi di qualche centimetro in avanti, scostare alcune ciocche di capelli scuri da davanti il viso assopito di Jongdae con una lenta carezza e lasciargli un bacio umido sulla fronte scoperta, sorridendo dolcemente al contatto con essa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hello!
Eccoci qua, questo è l'ultimo capitolo. Mi viene da piangere. Sono davvero troppo affezionata a questa fic e nonostante fosse già finita fin da quando ho postato il primo capitolo, concludere anche la pubblicazione... boh, mi fa venire voglia di piangere. Aiuto ç_ç
Quest'ultimo capitolo in sintesi è tutte le risposte a tutte le domande che vi sarete fatti durante l'intera fic, insieme alle scene che penso tutti stavate aspettando :'D
L'idea iniziale era quella di farli arrivare al sodo -if you know what I mean- ma poi mi sono resa conto di aver bisogno di fare maggior pratica con quel tipo di descrizioni, così ho evitato. Penso sia stata la scelta migliore, copulare lì in quella situazione sarebbe stato troppo affrettato e un po' fuori luogo, suppongo.
Questo è stato il capitolo che mi ha fatto sclerare di più, sia parlando di contenuti che di fatica nello scrivere. Le scene non venivamo mai come volevo io e i continui viaggi mentali su quei due non aiutavano x°°
Comunque, alla fine è venuto fuori questo, e ne sono abbastanza soddisfatta. Spero, come al solito, di aver fatto un buon lavoro e di non aver deluso nessuno ;-;
Ci tengo a ringraziare davvero di cuore tutte le persone meravigliose che hanno recensito e messo la fic tra le seguite/preferite/ricordate. Mi avete resa felicissima e non ci sono parole per esprimervi la mia gratitudine c.c
E bene, dovrei smettere di scrivere, l'angolino ormai è più lungo del capitolo- quindi, a presto! Magari tornerò con un'altra XiuChen, o forse no, chi lo sa?
Goodbyee ♪
  
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