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Autore: ciel1    22/08/2016    0 recensioni
Cain ricorda la sua vita, nella sua mente affiorano pensieri sparsi che seguono un proprio percorso disordinato e poi c'è l'amore. Il conte dei veleni pensa e ricorda, mentre ora è solo un'ombra che vaga in quella sua Londra oscura, insieme a Riff.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ho amato solo una persona nella mia vita.

È difficile amare.
 
Ero incapace di amare qualcuno che non fosse del mio stesso sangue.

Sono stato maledetto prima di essere nato, prima di essere concepito, prima di tutto.

Prima di tutto…

Prima di tutto c’ero io.

In quel giorno il ragazzo levò la mano contro suo fratello.

E Dio?

Dio abbandonò veramente quel ragazzo?

Quella domanda ha ronzato costantemente nella mia mente, nei meandri dei miei pensieri. Ho passato la mia infanzia imparando a memoria quel passo della Genesi: è impresso per non essere dimenticato. Scolpito nell’anima, scolpito sul mio corpo. La mia schiena è portatrice silenziosa di quei segni che richiamano al peccato e i miei occhi lo sono prima di lei. I miei occhi raccontano del mio sangue maledetto, quel sangue che scorre nelle mie vene.

Ma Dio abbandonò quel ragazzo?

Dio abbandonò anche me?

Io, quasi come fossi reincarnazione di quel peccato, di quel sangue, di quegli occhi.

Occhi color mirto, che sfiorano il cinabro e il verde felce, da cui affiorano screziature dorate.

Occhi verdi macchiati d’oro, penetranti, ma freddi.

Freddi, ma non per tutti. Per lui no.   

Ho amato solo una volta in vita mia, ed ero così fiero di poter amare qualcuno che non fosse del mio stesso sangue maledetto, quel sangue sporco e gretto.
Sentivo di amare qualcuno che non meritavo, che non potevo e dovevo meritare.
Ero felice di amarlo, ma allo stesso tempo così triste, perché sapevo che amandolo lo avrei inevitabilmente sporcato. Il suo candore, il suo profumo di pulito, le sue mani bianche e affusolate… Avrei sporcato tutto. 

Invece capii presto che non avevo nessun potere su di lui. Scoprii che non ero io a sporcarlo, ma lui a ripulire il mio corpo, il mio sangue, i miei occhi, la mia esistenza.

E così mi ripeto:

La mia vita è di chi mi abbraccia. 

Di chi sono io?

Chi è dominato da chi?!
 

Io sono la pecora nera.

Lui, la mia salvezza.

Quello che consideravo il mio giocattolo, non è altro che la mia àncora.

Lui, il mio pettirosso, cantò per me e così facendo mi salvò.

Dio abbandonò Caino?

Dio mi abbandonò?

Ho smesso di chiedermelo.

Lui ora, il mio pettirosso nella gabbietta di cristallo, continua a salvarmi, continua a cercarmi nel giardino dei miei pensieri, continua a cantare per me.

È solo amore ultraterreno quello che provo per lui. Lo amo come si può amare l’aria che si respira, la vita, quel soffio vitale che Dio continua a dare alle sue creature dalla notte dei tempi fino ad oggi.

Amore indescrivibile, ultraterreno.

Gli anni passano e molte cose sono successe. Ripenso al passato?

Il passato è morto.

Noi non esistiamo più.

Vaghiamo tra le notti di luna piena. Un cilindro e un mantello nero lasciano la scia.

Solo l’eleganza vaga per le strade di quella mia Londra oscura.

Ormai siamo solo personaggi di una storia passata, di una maledizione spezzata.

Bambole di pezza ridotte a scheletri invisibili.

Siamo ormai ombre, ombre tra la gente. 

 «Riff…» disse.

«Signor Cain…» rispose.
 
  
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