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Autore: Fliv    22/08/2016    0 recensioni
Destino infame, non mi accorsi del pericolo finché un dolore lancinante si impossessò del mio piede, della mia gamba, del mio corpo. Stesa nell’erba verde e nei fiori arcobaleno, ormai vittima del fato, ebbi solo il tempo di ricordarmi di te. Di noi. Di come la tua dolce melodia mi incantò, di come il tuo sguardo mi fece impazzire e rinsavire.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una miriade di colori riempivano il verde, decine di fiori diversi troneggiavano nella monotonia dell’erba. Mi accinsi a raccoglierne il più possibile per farne una corona di fiori. Mi inginocchiai e cominciai il mio meticoloso lavoro. Le mani correvano agili sui fiori, lo sguardo era concentrato per scegliere quelli migliori.
Troppo distratta dal mondo, troppo astratta dalla realtà. Ah, se solo avessi sentito quel suo strisciare sinistro, quella sua lingua biforcuta. Se solo avessi alzato gli occhi. Ah, ma non lo feci.
Destino infame, non mi accorsi del pericolo finché un dolore lancinante si impossessò del mio piede, della mia gamba, del mio corpo.
Stesa nell’erba verde e nei fiori arcobaleno, ormai vittima del fato, ebbi solo il tempo di ricordarmi di te. Di noi. Di come la tua dolce melodia mi incantò, di come il tuo sguardo mi fece impazzire e rinsavire.

Il sole caldo baciava la mia pelle diafora, inebriandomi di un piacevole calore, la brezza leggera mi accarezzava e l’erba verde mi solleticava i piedi nudi. Camminavo lenta, attenta ad ogni suono della foresta. Il canto felice degli uccellini si mescolò ad una melodia sublime, che non ammetteva di non essere ascoltata. Mi avvicinai lentamente e, man mano che il dolce suono diventava più forte, iniziavo a scorgere anche la figura di colui che produceva questa melodia incantatrice. Un giovane ragazzo dai capelli neri passava leggero le dita affusolate sulle corde della cedra che reggeva in mano, gli occhi chiusi, concentrato sulla musica, sulle note, in ascolto della sua stessa canzone che era riuscita persino a placare le bestie della foresta. Il respiro regolare era scandito dal petto che si alzava ed abbassava impercettibilmente. Le ultime note risuonarono tra gli alberi e il ragazzo aprì gli occhi verdi e, in un secondo, il mondo non esisteva, io non esistevo, se lui avesse smesso di guardarmi così, io sarei sparita e sarei tornata alla realtà. Mi sorrise, ed il mondo parve sembrare un po’ meno pauroso. Un po’ meno sbagliato, con lui accanto a me.

Gli ultimi pensieri e poi Proserpina mi chiamò nel suo regno.
Me l’hanno detto, sai, di come chiedesti alla regina dei morti di farmi tornare da te. Mi hanno detto con quanta disperazione hai pregato lei, con quante note hai provato a convincerla.
E non seppi mai se la regina fu mossa dalla pietà o dal semplice amore che ha percepito tra le tue note, ma ora siamo qui. Sono dietro di te, vai, cammina veloce. Non ti voltare. Usciamo da qui, voglio sentire le tue dolci note, le tue morbide labbra. Sono dietro di te. Non puoi sentirmi, ma sono qui. Manca poco. Inizio a vedere l’uscita. Abbi fiducia, non mollare.
A niente servirono i miei silenziosi incoraggiamenti. I tuoi occhi verdi, incorniciati dai ribelli capelli neri, ora mi fissavano. Un debole sorriso, e poi sparisti. Ancora una volta il mio ultimo ricordo era il tuo dolce viso e il tuo sorriso sincero.
Non disperare, sono qui. Ti aspetto, dovessi attendere tutta l'eternità.
  
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