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Autore: Cioppys    22/08/2016    1 recensioni
Un incontro, uno scontro, un destino crudele.
Ricordi di infanzia, di giorni passati insieme, che il tempo inesorabile si spera non cancellerà.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sha Gojyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer
Tutti i personaggi appartengono a Kazuya Minekura, mentre la canzone "Il Tempo" appartiene a Giorgia.

Sproloqui di un’autrice
Prima fan fiction su Saiyuki, nonché prima song-fic, che non ricordo nemmeno quando ho scritto. La pubblico per completezza, tanto è cortissima e non ho modificato granché.
Buona Lettura!

~ * ~ * ~ * ~

 

Il Tempo
di Cioppys

 

Una jeep sfrecciava nel deserto con i suoi quattro passeggeri a bordo. Il sole era alto e al momento non c’era modo di avere un po’ di refrigerio da quel caldo insopportabile. Però, sulla cartina che teneva in mano uno di loro, era segnato un bosco a qualche chilometro di distanza. Per tre dei passeggeri il bosco significava alberi e gli alberi, con le loro alte frange, significavano ombra. Per l’ultimo, invece, il bosco significava qualcosa altro.
«Cibo, cibo, cibo, cibo!!».
Goku continuava a ripetere quella cantilena da più di mezz’ora, ed ormai era divenuta insopportabile alle orecchie di una determinata persona.
«Smettila di blaterale, stupida scimmia!» fece Gojyo, sperando vivamente di far tacere l’irritante compagno di viaggio con un sonoro pugno sulla testa.
«Ahio! Mi hai fatto male, pervertito di un kappa!».
«Ritira immediatamente quello che hai detto, scimmia!».
«Smettetela subito, razza di idioti!» intervenne Sanzo, interrompendo l’acceso dibattito con il suo arisem. «Abbiamo altro a cui pensare».
La jeep era quasi arriva al bosco tanto agognato, peccato che tra loro e il bosco si frapposero quattro persone: il gruppo di Kougaiji li stava attendendo. La vettura si fermò a una decina di metri da loro e i suoi viaggiatori scesero.
Ora i due gruppi erano uno di fronte all’altro.
Un forte vento spirava da nord, sollevando vesti e scompigliando i capelli.
Stava per iniziare una nuova battaglia.

~ * ~ * ~ * ~

POV.GOJYO

Jien, o meglio, Dokugaiji, perché adesso è questo il tuo nome, non è vero?
Quanti ricordi che mi tornano alla mente.
Gli anni dell’infanzia, passati felicemente al paese dove abitavamo un tempo, quando ancora c’era mia madre, la mia vera madre, con cui allora vivevo. Noi due fratellastri, nati dallo stesso padre, ci incontravamo spesso, appena ne avevamo il tempo. Andavamo a fare quelle lunghe passeggiate nei campi, ricoperti da un tappeto di quei fiori rossi che mi fermavo a raccogliere per lei.

“Io mi ricordo del tempo che fu
eravamo bambini ci stavi anche tu
l'estate il sudore il grano e l'amore
mi ricordo mia madre era bella lo so”

Lei. Ricordo ancora quanto era bella, allegra e sorridente, nonostante la malattia che l’aveva colpita, una malattia che a poco a poco l’ha consumata, portandola via da me.

“Avrei dato l'anima per fermare il tempo e per nascondermi e difendermi
Avrei dato l'anima per capire il senso delle cose che, che succedono”

Ho sofferto molto per quella perdita, ma fortunatamente tu eri lì, con me. Mi hai consolato e portato nella tua casa, dove tua madre mi ha accolto come un figlio e io le ho voluto bene come ad una madre.
Anche a lei portavo spesso quei fiori rossi che raccoglievo, ma la sua reazione non era di felicità, tutt’altro, piangeva. Non sopportavo la vista di quelle lacrime: quando le segnavano il viso, una profonda ferita segnava il mio cuore.

“E che passano segnandoti
i ricordi poi sbiadiscono
e noi qui a cercare un modo per essere felici
e sopravvivere e vivere”

Infine, arrivò quel giorno.
Le sue mani che si avvicinavano al mio collo. Il suo volto ancora segnato dalle lacrime. E io? Io ero davanti a lei, pronto a morire pur di non vedere ancora i suoi occhi piangere a causa mia, per quel figlio della perdizione e simbolo del tradimento di suo marito.
Ma non è andata così. Tu sei intervenuto in mio aiuto, salvandomi e uccidendola.
A causa di ciò, però, sei stato bandito e mi hai lasciato solo.

“Tu lascia che quest'anima
possa crescere e vivere
e non aver paura mai del tempo e delle lacrime
sopravvivere e vivere”

Da allora iniziai a vivere la mia vita, o meglio, a cercare di viverla, sopravvivendo al tempo.
Eppure, Jien, non ho mai smesso di cercarti. Sapevo che un giorno ti avrei incontrato di nuovo. Purtroppo, l’ho fatto come nemico e ora, anche se in fondo al cuore non vorrei, sono costretto a combattere contro di te.
Ma stai tranquillo: combatterò seriamente, con tutto me stesso, senza ripensamenti, fino alla fine.

~ * ~ * ~ * ~

Una falce, sporca di sangue, sfrecciava nel cielo. Un corpo, ormai privo di vita, cadeva a terra.
Un urlo disperato si levò nell’aria. I compagni della persona colpita si riunirono intorno a lui, abbandonando i propri incontri personali, per un ultimo disperato tentativo di soccorso. Ma ormai, niente poteva riportarlo tra loro.
Nel frattempo, una persona si allontanava solitaria da quel luogo, in direzione del folto bosco.
«Gojyo! Gojyo, aspetta!».
Hakkai stava per rincorrere l’amico quando Sanzo lo bloccò per un braccio, facendogli segno di no con la testa.
Aveva bisogno di restare da solo.
Sha Gojyo si addentrò nella boscaglia, immerso nei suoi pensieri, sbucando in una piccola radura all’interno.
Il manto d’erba era completamente ricoperto da fiori rossi, appena sbocciati.
Un’improvvisa folata di vento sollevò migliaia di petali, dando vita ad un magnifico spettacolo che rapì l’attenzione del mezzo demone. Ad un tratto, tra il volteggiare dei petali, scorse in mezzo al prato un bambino con lunghi capelli cremisi come i suoi. In mano teneva un piccolo mazzo di fiori appena colti.
In lontananza sentii chiamare il suo nome.
Quando si volse nella direzione di quella voce, vide suo fratello che sorrideva in cima ad una piccola collina al limitare della radura, e il bambino di prima che gli correva felice incontro. Quando quest’ultimo lo raggiunge, si diedero teneramente la mano e, pian piano, svanirono.
Gojyo aveva appena ucciso suo fratello.
Si chiese come avesse potuto farlo, ma, ormai, nulla poteva far tornare indietro il tempo.
Perché il destino gli aveva riservato una cosa tanto crudele? Non lo sapeva.
Quello che sapeva, però, era che la vita, nel bene o nel male, sarebbe continuata.
E i suoi ricordi, con il tempo, non sarebbero mai sbiaditi. O almeno, lo sperava.

FINE

 

  
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