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Autore: Winterter    24/08/2016    2 recensioni
"Ero così preoccupato e... non mi guardi in quel modo, la prego.
Sono solo un pover gentiluomo che ama il ballo."
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh, finalmente si è svegliata, signorina.

Ero cosí preoccupato e... non mi guardi in quel modo, la prego.
Sono solo un povero gentiluomo che ama il ballo.

... Mi scusi, può ripetere ciò che mi ha appena chiesto? Avrei un piccolo problemino all'udito.

Il mio nome? Chi sono?
... Non ha importanza, quel che conta è: ballare.

Non vorrei mai e poi mai annoiarla, quindi le darò subito una spiegazione: adoro il ballo, la danza, la musica e beh... non per vantarmi, ma sono un ottimo ballerino.

Non so bene come sia nata questa mia passione.

So solo che, fin da piccolo, amavo muovere velocemente i piedi al ritmo di musica.

Deve sapere che mio padre era un pianista. 
Adoravo i suoni che faceva uscire da quell'amato strumento.

Mia madre invece era una semplice casalinga e... beh, non era molto felice nel vedermi ballare. Per lei, il ballo mi avrebbe portato sulla cattiva strada e, sicuro come una cassaforte, non sarei mai e poi riuscito a trovare un lavoro. 
Né come impiegato né come contadino.

All'epoca però ero solo un bambino testardo che voleva ballare, tutto qui.

Mio padre invece era felice di vedermi ballare con la sua musica.
A volte, quando finiva di suonare, io continuavo a sentire la musica rimbombare nelle mio orecchie e, divertito, non riuscivo a fermare i miei piedi.

Questo fatto non fece mai preoccupare mio padre.

O meglio, non fino a quando, diventato adolescente, gliene parlai.
Iniziai a preoccuparmi per questo mio "problema". Non perché non amassi più il ballo, ma perché utilizzavo tutte le mie energie fino a cadare a terra sfinito.

Mio padre mi disse che dovevo smettere di ballare.
Quella sua risposta mi fece cosí tanto male... ancora oggi trattengo le lacrime, ogni volta che ci penso.

Ma dopo una lunga riflessione decisi di continuare a ballare di nascosto nel bosco vicino a casa mia.
Semplicemente, seguivo la musica che rimbombava dentro la mia testa.


Però dopo poco tempo, diventò come una droga per me.

Sentivo il bisogno di ballare e cosí, ogni giorno dopo scuola, andavo nel bosco e danzavo, dimenticandomi di tutto.
I miei genitori mai una volta mi scoprirono. Anzi, erano felici poiché pensavano che fossi a divertirmi con qualche mio amico!


Poi tutto iniziò a cambiare.


Accadde il giorno del mio ventesimo compleanno, quando mio padre morí.

Era un giorno come tanti altri ed ero appena uscito dall'università. Avevo una pausa per il pranzo di circa un'ora e dopo sarei dovuto andare a lavorare.
Decisi di dedicare quell'ora, proprio in "onore" del mio compleanno, al ballo.

Corsi cosí nel bosco e iniziai a danzare, seguendo il ritmo della mia cara e amata musica che ormai rimbombava nelle mie orecchie.
Ero così felice che persi la concezione del tempo. E persi un'intera giornata di lavoro.

Soltanto quando finí di ballare, mi accorsi del mio errore.

Corsi subito a casa e capii che il peggio doveva ancora arrivare.
Il cadavere di mio padre giaceva sul letto.
Mia madre era in lacrime seduta su una sedia.

L'unico che mi consolò fu il nostro dottore di fiducia con una semplice pacca sulla spalla.

Non so bene per cosa morí il mio amato padre. O meglio: non l'ho mai voluto sapere.

Quella sera stessa ricevetti una chiamata dal mio capo: ero stato licenziato poiché per la settima volta non ero andato a lavorare.
Cosí mi ritrovai totalmente distrutto.

Non potevo più andare all'università poiché dovevo passare le giornate accanto a mia madre che era caduta in depressione.
Non riuscivo nemmeno più ad andare nel bosco.

Non riuscivo nemmeno più a ballare, la musica era... scomparsa.

Sentivo il bisogno di danzare e ri-ascoltare quella mia dolce e amata musica divina.


Mia madre iniziò a disprezzarmi.
Disse che era colpa mia se la casa stava andando in rovina, se lei stava cosí male e se ormai regnava il silenzio in quella dannata abitazione.
E infine disse che era colpa mia e di, uso le stesse parole che all'epoca mia madre usò, "quella mia odiosa ossessione verso il ballo" se mio padre era morto.

Sentii il mio cuore spezzarsi a metà. 
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

Decisi di mettere fine a tutto: al posto delle solite medicine per mia madre, quel pomeriggio avevo deciso di sciogliere nell'acqua non so quanti sonniferi.
Sorrisi quando la vidi bere tutto il liquido dal bicchiere.
Risi quando vidi i suoi occhi chiudersi e il bicchiere cadere a terra e frantumarsi in mille pezzi.

Ero finalmente solo.

Fu questione di neanche un attimo che iniziai di nuovo a sentire la musica.
Ma non era la solita musica, quella che amavo sempre.
Tutte le note erano sbagliate, uscivano fuori solo suoni acuti che mi facevano sanguinare le orecchie.

Ma al momento la cosa mi andava bene.

Inizia a ridere e a piangere, mentre i piedi mi obbligavano a ballare e mi trascinavano verso il bosco.

Danzai per non so quante ore seguendo il ritmo di quella musica inquietante, avanzando sempre di più in quel bosco.

Inizia a strapparmi le orecchie con tutta la forza che avevo, mentre dalla mia bocca uscivano soltanto delle urla.

Io non volevo quelle note.

Volevo la mia amata musica di sempre.

Piansi mentre il sangue colava ormai da quel poco che rimaneva delle mie orecchie.

Ma risi quando trovai davanti a me la soluzione a tutti i miei problemi: una corda legata ad un albero e una semplice sedia.
Per la prima volta, stavo letteralmente amando un cappio.

Salii sulla sedia e infilai la corda al collo con un sorriso ben stampato sulle labbra. E infine chiusi gli occhi e diedi un calcio alla sedia facendola cadere.





Non so bene cosa accadde.

Il mio cuore si fermò, ma la musica no.
I miei piedi continuavano a muoversi ed il sangue ormai si era seccato.

Ripeto: non so bene cosa accadde.

Passarono delle ore, o almeno fu quello che pensai, prima che il ramo si spezzò, facendomi cadere a terra.
Ma la caduta non mi fece provare alcun dolore.
Non ebbi il coraggio di aprire gli occhi, quindi aspettai, tastando il terreno mentre le mie gambe avevano smesso di ballare.

Alla fine mi decisi ad aprire gli occhi.
Ero... cambiato.
Da quel che potevo vedere dalle mie mani, la mia pelle era diventata bianca come quella di un cadavere.

Ma la cosa più sconvolgete fu quando, alzandomi da terra, notai che riuscivo a controllare i miei piedi.

Sí, la musica continuava a rimbombare nella mia testa, ma avevo imparato a controllare il mio corpo.
Non sapevo dare una spiegazione logica a questo fatto: ero morto? Ero vivo? Cosa ero esattamente?

So solo che la gente era spaventata di me, era come se fossi diventato un mostro.
Le persone mi indicavano, urlando e scappando, dicendo che avevo un odore di morto e che la mia pelle cadeva pezzo per pezzo.

Ma a me, sinceramente, non importava.

Ero felice.

Potevo ballare quando e quanto volevo, non ero mai stanco! E la musica... ah, avevo imparato ad apprezzarla!
Era cosí inquietante e perfetta!


Eppure... Mi sentivo cosí solo. 
Avevo bisogno di  ballare con qualcuno e... beh, mia cara signorina, credo proprio che lei sia la compagna di ballo perfetta per me.

... Mi sta chiedendo dove l'ho portata?
Siamo solo nella mia vecchia, dolce e amata casa.

Oh, non si spaventi per i cadaveri che la circondando, erano solo delle signorine che si stancavano in fretta con il ballo. Altre invece erano donzelle che si rifiutarono di ballare con me, urlandomi contro parole che una signorina non dovrebbe mai usare.

Ma lei, oh sí, è perfetta.

Signorina, ho passato mesi e mesi ad osservarla, aspettando il momento giusto per portarla qui con me.
Per non farla faticare, ho deciso di venirla a prendere di notte, tenendola in braccio come solo un gentiluomo sa fare.

Lei è cosí diversa dai suoi coetanei.
E' cosí... amabile.



Mi concede l'onore di questo ballo?
   
 
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