Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Herondale7    25/08/2016    13 recensioni
Dovrebbe essere tutto calcolato, tutto pronto e semplice. un percorso seguito da mille altre persone, un cliché... e se non lo fosse?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ancora una volta lì, davanti lo specchio a cercare di capire cosa potesse andarmi bene di me.
Avevo appena finito la doccia e come al solito, appena uscita, mi ritrovavo davanti ad uno specchio che non sembrava fare altro che essere un promemoria del mio sedere troppo pronunciato, o dei miei capelli castani decisamente scontati come il mio nome, Federica, o degli occhiali. Eh già, ero una talpa.
Mia madre me ne aveva comprati un paio anni prima dicendo che mi sarebbero stati bene. Continuava a ripetere che mi facevano sembrare più matura ogni qualvolta le chiedessi di comprarmi le lenti a contatto.
Quando un giorno tornai a casa con gli occhiali rotti lei non disse nulla, semplicemente raccolse i pezzi e uscì di casa per comprarmene un paio nuovi, molto più carini a suo dire.
Tornai a scuola con i nuovi occhiali e quegli stessi ragazzi che il giorno prima me li avevano rotti, adesso ridevano di me in un angolo. Ricordo che quel giorno loro uscirono prima ed io mi sentii sollevata ed allo stesso tempo invidiosa. C’era davanti una lunga giornata e non avevo intenzione di pensare alle espressioni che avevo da fare durante le ore di matematica.
Ormai erano passati tre anni da quelle prese in giro, tre anni durante i quali non furono più gli altri a ridicolizzarmi, ma fui io stessa ad esigere dal mio corpo la perfezione che sembrava sempre più lontana ad ogni passo avanti che facevo.
Il primo cambiamento furono i capelli, li lasciai allungare fino a metà schiena e mai furono così lunghi i miei ricci. Ma quando vidi le mie amiche bionde, mi richiesi come mai dovessi avere quel castano smorto.
Andai pure in palestra ma non riuscii nel mio intento di tonificare i glutei, perché, nonostante la mia convinzione non fu abbastanza vedere sparire un solo chilo dopo tutte quelle settimane di lavoro con gli attrezzi.
Tenni comunque gli occhiali, alla fine mi piacquero e decisi di lasciarli lì dov’erano, al posto di comprare le lenti. Lucia fu contenta della mia decisione. In quanto mia cara amica aveva sempre l’ultima parola su quasi tutti gli argomenti, scelte, o discussioni, e se lei avesse detto che il mare era in cielo ed il cielo negli oceani, avrei sospirato e le avrei detto che probabilmente aveva ragione.
Lucia era molto simile a me fisicamente. Era solo una spanna più alta ma anche lei aveva boccoli castani e la mania per il colore nero. In verità era grazie a quello se ci eravamo conosciute. A danza eravamo state messe nello stesso gruppo di coreografia, dove le tute erano viola. Ricordo che attaccammo a parlare solo per discutere della pessima scelta della nostra coreografa e costumista.
Ancora non riuscivo a credere che l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno che ci saremmo viste prima che le partisse in estate per il Canada, dov’erano i suoi parenti. In effetti sembrava quasi incredibile che dopo anni in cui le nostre famiglie passavano l’estate insieme, adesso non succedesse così. Non sapevo nemmeno come comportarmi per salutarla. Non facevo altro che pensarci, non avevamo mai dovuto separarci per così tanto tempo. Infatti quando la sveglia l’indomani suonò, non compresi appieno il suo significato, o cosa stesse succedendo.
Arrivata a scuola i ragazzi mi osservavano, la scuola bisbigliava di me, e Lucia studiava. Diversi gruppetti di ragazzi ci avevano tentato con me, o meglio, mi avevano infastidita terribilmente, tanto che arrivai a pensare che la squadra di calcetto lo facesse solo per deridere me e la mia banalità.
In tutto questo andazzo l’unico che spiccava tra la folla a scuola era Andrew. Era il ragazzo più popolare della scuola, quello più intelligente e apprezzato, gli correvo dietro da due anni, ma lui era interessato solo a Lucia. Ogni giovedì sfoggiava tutto il suo charme per convincere lei a venire alla festa del venerdì sera nella sua villa, giorno in cui i suoi lavoravano la notte e l’indomani. Per quanto ne sapevo, lei non aveva intenzione di pensare a nessuno in quella maniera, soprattutto in vista del viaggio in Canada.
Lei era un tipo libertino, mentre Andrew era un vero e proprio ragazzo serio, nonostante a volte sembrasse davvero un cascamorto nel tentativo di mettersi in mostra per attirare la sua attenzione. Arrivati all’orario di uscita, li vidi intenti a parlare. Aveva messo la giacca di pelle rossa. Il ragazzo, si doveva ammettere, aveva le sue fonti se sapeva perfettamente i gusti di Lucia, e, per induzione, i miei…
“…Per adesso non posso darti conferma per la festa a casa tua, ma sono sicura che i miei faranno storie per l’orario.” Ogni settimana, da due mesi a questa parte, Lucy trovava una scusa differente.
“Ah… fa niente Lucy, fammi sapere entro stasera, così al limite ti riaccompagno prima io domani.”
“Ciao Andrew, Lucia.” Feci un cenno del capo ed un sorriso. “Io ci sarò per domani sera, tanto abito vicino, se si farà tardi non è un problema.” Gli feci un occhiolino che lui ricambiò con una occhiata strana e se ne andò.
“Che diamine ho che non va? Sono forse troppo accondiscendente? Forse dovrei fare la preziosa come te.” Andavo spesso su di giri in queste situazioni, e capitavano spesso. Fortunatamente non erano motivo di lite per me e la mia migliore amica.
“Dacci un taglio, Fede.” Si mise a ridere. “L’unico motivo per il quale non ti cerca è che gli vai dietro da troppo e gli sembri una facile così.”
“Pft, dovrei truccarmi di meno e fare la sciatta. Ne sono sempre più convinta.”
Annuii seria. Lucy mi tirò una spallata amichevole, e mi accompagnò a casa.
“Allora ci sentiremo per messaggi quando partirai?”
“Mi sa di sì, le chiamate ti dissanguerebbero il credito.”
“Per te ne varrebbe la pena.” Gli feci un occhiolino, e poi, non resistendo più, la strinsi a me.
Mi sarebbe mancata come potrebbe mancare a Thor Mjolnir, o come mancherebbe la velocità a Flash. Insomma, sarebbe stato come se un pezzo di me si staccasse dal mio corpo.
“Non mancare domani sera, so che lo faresti apposta a non venire, ma è l’ultima occasione di vederci.”
“Se ci tieni tanto non mancherò.” Ricambiò il mio sorrisetto.
 
Alla festa filò quasi tutto liscio. Quasi.
Infatti quasi caddi per colpa di un tappeto messo male. E Andrew quasi si arrabbiò quando vide il vaso del viaggio di nozze dei suoi rotto per terra. Fui quasi buttata fuori a forza e non vidi Lucia, o quasi.
Con la vergogna addosso mi diressi fuori dalla villa, consapevole che se volevo farmi notare, c’ero riuscita più facilmente in trenta secondi di brutta figura che in anni di adorazione verso Andrew. Scorsi in lontananza Lucia sul vialetto scarsamente illuminato, era appena arrivata e non aveva idea del casino che era successo lì dentro. Nonostante tutto la festa sembrava essersi ripresa al meglio, ancora in lontananza si sentiva la musica rimbombare.
“Ehi, che ti è successo Fede?” Lucia mi aveva raggiunta.
“Diciamo che sono un disastro. Non sono esattamente la ragazza perfetta. Per quanto i miei voti ed il mio aspetto possano sembrare per gli altri apposto, dentro sono un vero e proprio disastro.” Confessai subito perché mi si leggeva in faccia che non stavo affatto apposto. Inutile dire che rifiutò categoricamente di entrare alla festa e, per dispetto, mi trascinò in un parchetto lì vicino che dava su un piccolo lago.
“Tu non sei ‘apposto’, ok? Sei una bellissima ragazza, intelligente e con un grande cuore, perciò ora dacci un taglio a tutto questo melodramma e dimmi che è successo.” Le raccontai brevemente dell’accaduto e lei storse il naso.
Ci sedemmo su una panchina in pietra e iniziammo a parlare di quanto due idiote possano fare una sana, magari in un altro universo, o magari anche qui. Per la prima volta vidi Lucia non come una amica, ma come una compagna di vita, pronta a tutto per tirarmi via dai guai, o aiutarmi a risolverli.
Più parlavamo più rimanevo immersa nei miei pensieri, e questo fortunatamente non lo notò, o fece semplicemente finta di non essere attenta. Oramai mi era difficile distinguere le due cose. Io invece ero rimasta imbambolata al suo sguardo, dolce e comprensivo.
Ridemmo e scherzammo fino a notte fonda; in un disperato tentativo di farmi riprendere nelle prime ore, e nel desiderio di non lasciarci andare nelle ore seguenti. Era come se quel posto, pieno di alberi e lucciole, diventasse un appiglio per un nostro pezzetto di realtà che avremmo rivisitato insieme solo mesi dopo.
Quella fu una delle serate più strane della mia vita, non sapevo se catalogarla come buona o disastrosa.
Avevo provato, con la mia migliore amica, il doppio delle emozioni che in anni ero arrivata a provare con Andrew, o con un qualsiasi altro ragazzo.
Che avessi sbagliato tutti sin dall’inizio?
  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Herondale7