—❛𝒟𝑜𝓃'𝓉 𝓌𝑜𝓇𝓇𝓎, 𝒮𝒶𝓎𝒶𝓀𝒶. 𝐼'𝓋𝑒 𝑔𝑜𝓉 𝓎𝑜𝓊. 
　　　　　　　　　　　　　𝓦𝒆'𝓵𝓵 𝓷𝒆𝓿𝒆𝓻 𝓫𝒆 𝓪𝓵𝓸𝓷𝒆.❜—

Apro gli occhi con fatica. Dove cazzo sono?! L'ultima cosa che ricordo— ma stavo sognando, certo. Altrimenti non sarei viva. Altrimenti non sarei qua. Altrimenti ci sarebbe pure Sayaka. 
Cerco la mia Soul Gem, come per confermare la teoria che l'ultimo ricordo fosse uno stupido incubo, ma tra i capelli non ho nulla. Il mio fermaglio è sparito. Mi guardo intorno. Sono circondata solo dall'azzurro. Ma non vedo da nessuna parte la Soul Gem. Eppure deve essere vicina. Quella è la mia anima, no? Questo corpo dovrebbe essere incosciente, se non fosse vicina. 
Non mi arrendo, voglio cercare ancora, ma l'occhio viene colto da una macchiolina lontana. Sembra nera, quella figura, ma forse il colore non lo percepisco solo perché è troppo lontano da me.
Voglio avvicinarmi, ma solo ora capisco di sentirmi terribilmente leggera e percepisco un altro dettaglio non poco importante: non sono solo circondata dall'azzurro, sono proprio sospesa in quel colore. E quindi come cazzo faccio a muovermi?! Chi cazzo è stato a farmi quello scherzo idiota?! Se fosse stato Kyubey, l'avrebbe distrutto in mille pezzi.
Tento di muovermi, ma sembro solo una goffa mosca impigliata nella ragnatela. Poi penso a qualcosa di stupido: anche se respiro, devo fingere di essere in acqua. E nuoto. Incredibilmente, in questo modo, riesco a spostarmi con agilità, quel che serve per avvicinarmi alla figura misteriosa. Più la vista va a fuoco e più noto quanto sia grande, rispetto a quello che mi aspettavo inizialmente. E individuo i suoi colori e i suoi dettagli, che prima erano tremolanti se non tutti fusi. Vedo un mantello, vibrare in questa atmosfera strana. Vedo una spada. E non mi basta altro per aumentare la velocità, per usare tutta l'energia necessaria per raggiungerla. 
«SAYAKA!»
Urlo, ma non capisco se lo sente, non capisco nemmeno se lo sento io, in quel strano luogo. Per non perdere altro tempo, continuo a nuotare verso di lei con estrema energia, in modo tale da poter parlare meglio, una volta vicina.
Urlo ancora il suo nome, quando sono più vicina e la vedo, che schiude gli occhi, che capisce di non essere sola. Sorrido. Era da tanto che non mostravo quel sorriso. Era da tanto che non mi sentivo così felice e in pace. Le tocco i polsi, per poi afferrarli saldamente. E la tiro più vicina possibile a me e l'abbraccio. E vorrei veramente che quel momento durasse per sempre, che quella tranquillità fosse eterna. Ma forse è così. Forse non c'è fine a quel luogo e loro due sarebbero rimaste rinchiuse là per sempre.
«Sayaka, mi spiace non averti supportato fin dall'inizio, ma ora sono qua. Ora non dovrai più essere sola. Ci sarò sempre io, al tuo fianco.»