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Autore: naisia    25/08/2016    4 recensioni
Dal primo capitolo:"La terraferma è un luogo insidioso e pieno di pericoli, e le creature che lo abitano, gli umani, sono perfino peggio, non devi mai avvicinarti a loro!"
Consapevole che farò rivoltare il povero Hans Christian Andersen nella tomba ecco a voi il più famoso consulente investigativo di Londra tramutato in un sirenetto.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Augustus Magnussen, Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo


Pensavate di esservi liberati di me non è così? E invece no! Sono come come la sifilide: Infida e non scompaio mai del tutto.
E niente, particina finale piccola piccola (più o meno) che avevo già in mente di buttar giù e che Skyliria mi ha convinta ad aggiungere. Questa in ogni caso è la fine assoluta,o The End, o game over, o fine dei giochi, o stop al televoto(!?) che dir si voglia. Ma come il cattivo di un pessimo B-movie ve lo giuro: io ritorneròòòòòòòòòòòò.

(I saluti finali sono sempre quelli del capitolo 19, e non ho voglia di ammorbarvi recitando di nuovo tutta la miranda, quindi vi lascio alla lettura).



La campagna francese era sempre stata nota per essere particolarmente generosa e lussureggiante. Molti avrebbero detto che era grazie alla terra di quei luoghi che contadini i francesi definivano graisse "grassa", perchè carica di sostanze nutritive. Oppure che il merito era della calda corrente del Golfo, che trasformava anche gli inverni più rigidi in tiepide primavere lungo tutta la costa della baia di Biscay.

Eppure c'era anche chi nonostante quelle spiegazioni perfettamente logiche pensava che ci fosse anche dell'altro. Come se la terra avesse voluto fare uno dei suoi rari regali ai suoi abitanti, donando loro un luogo perfetto ove vivere.

Qualunque fosse la spiegazione vi era almeno una cosa certa, grazie a quei fattori naturali la provincia agricola di Bordeaux poteva vantare la produzione di alcuni tra i migliori vini al mondo. Essi erano tanto intensi e dalle tonalità così sgargianti da avere col tempo dato il nome della loro regione di provenienza addirittura ad una particolare tonalità di rosso.

John Watson, ex medico ormai in pensione, non aveva mai amato particolarmente il vino, da buon inglese aveva sempre preferito a questo una bella birra in un pub chiassoso, preferibilmente in compagnia di amici e da gustare con del fish and chips. Tuttavia negli ultimi anni si era dovuto abituare alla mancanza di entrambi, salvo nel periodo di Natale, quando oltrepassava la Manica a bordo del suo piccolo motoscafo per tornare in madrepatria a salutare amici e parenti.

Però John aveva sempre amato coltivare la terra, e così, quando dopo quarant'anni di onorata carriera aveva deciso finalmente di appendere lo stetoscopio al chiodo, aveva usato parte dei suoi risparmi per acquistare un piccolo appezzamento di terra e una deliziosa villetta accanto ad esso. La casa era splendida, dipinta di un giallo probabilmente intenso ai tempi della tinteggiatura, ma che con gli anni si era dissolto in un delicato color crema. Aveva le persiane dipinte di un rosso brillante e sul fianco est crescevano delle ipomee rampicanti, che dall'inizio alla fine dell'estate regalavano una cascata di effimere campanelle indaco dal cuore bianco e viola.
Il resto del giardino intorno ad essa era amorevolmente curato da John, così come il vigneto, e vi crescevano piante da fiore di tutti i tipi, ma soprattutto lavanda, decine e decine di piante di lavanda.

L'ex medico si levò il cappello di paglia sfibrata, rivelando una chioma oramai ingrigita dagli anni, e si asciugò la fronte con la manica della sua camicia da lavoro. Per quel giorno poteva bastare, inaspettatamente quell'anno era stato piuttosto caldo, e gli afidi avevano fatto una vitaccia. Poteva prendersela con calma per quanto riguardava la disinfestazione.

Senza stare a rimettersi il cappello procedette a colpo sicuro verso la direzione che sapeva essere quella di casa, nonostante i muri verdi costituiti dalle piante d'uva la nascondessero alla sua vista. Dopo una ventina di metri la siepe si interruppe bruscamente, rivelando la villetta alla sua vista.

Sorrise, come gli veniva sempre spontaneo fare ogni volta che vedeva l'abitazione, e si mosse verso la veranda, passando attraverso un vialetto di ghiaia circondato da alti e profumatissimi cespugli di lavanda. Lanciò un'occhiata attraverso il folto degli steli lilla, osservando divertito il lavoro alacre e instancabile delle centinaia di api che avevano preso d'assalto quelle piante fin dallo sbocciare del primo fiore.

Ancora abbastanza in forma nonostante i suoi 72 anni John salì senza fatica i primi gradini in legno verniciato che conducevano alla veranda. Ma proprio quando stava per poggiare il piede sulle assi di questa una voce perentoria lo interruppe.

"Non ti muovere John!"

L'ordine era stato sussurrato, ma nonostante questo l'ex medico non si sognò neppure di disubbidire, anche se un sorriso dolce comparve sul suo volto, increspandolo di rughe benevole.

Dopo qualche secondo si azzardò a sporgersi per osservare la scena, restando però in religioso silenzio.

Una figura seduta, attorniata da una foresta di pennelli, stracci, barattoli d'acqua colorata e tavolozze coperte di decine di sfumature diverse d'acrilico, era intenta ad aggiungere un ultimo invisibile particolare ad una tela orizzontale posta su un cavalletto. L'unico segno visibile del tempo su di lui, almeno da quella posizione erano i rari capelli bianchi che cominciavano a spuntare timidamente nella chioma bruna, leggermente più frequenti sulle tempie. Proprio per quelle due strisce argentee di tanto in tanto John lo punzecchiava, dicendogli che somigliava alla moglie di Frankenstein dell'omonimo film, ricevendo in cambio sbuffi e borbottamenti su quanto quella pellicola fosse scientificamente pressapochista.

Il volo che una splendida farfalla podalirio spiccò dal vaso di anemoni bianchi e neri fu il segnale grazie al quale capì che poteva di nuovo muoversi liberamente.

Raggiunse il pittore, mentre questo, separatosi dalla sua tela le lanciava un'occhiata critica, come se non fosse completamente soddisfatto, ma quando mai lo era?

John gli circondò le spalle fasciate da una leggera camicia azzurra in un abbraccio, prima di baciarlo dolcemente su una guancia "E' bellissimo" mormorò ammirando al quadro al quale l'altro stava lavorando da quasi un mese: una splendida veduta della baia in una giornata di sole esattamente come quella. Gli oggetti, gli alberi, la fila di arnie di loro proprietà e le case non avevano contorni ma erano macchie di colore di pura ispirazione impressionista, ammirabili soprattutto quando l'occhio dell'osservatore osservava la tela da lontano. Eppure qua e là vi erano soggetti dipinti con una minuzia tale che i loro dettagli potevano essere visti solo da chi si avvicinava fino quasi a sfiorare la superficie dipinta con la punta del naso.

Sherlock fece una smorfia, mentre sul suo viso compariva inaspettatamente qualche solco del tempo. John amava quei momenti, quando il tritone rivelava la sua vera età. C'erano volte in cui credeva che il suo amore avrebbe finito per spaventare anche la vecchiaia con il suo caratterino amabile e lui, succube invece del tempo tiranno, avrebbe finito per sostituire il teschio sul ripiano del caminetto.

"Non mi convince" borbottò sciacquando il pennellino nell'acqua. "Forse è la luce. . . oppure la tonalità del mare . . ." aggiunse dubbioso, come se in realtà non credesse a nessuna di quelle due ipotesi.

"Lo capirai più tardi. Adesso dobbiamo andare a farci un bagno tutti e due, o ti si seccheranno di nuovo le scaglie e passerai di nuovo una settimana a lamentarti di come sia ingiusto l'universo nei tuoi riguardi, prima che tornino splendide come al solito." gli disse John massaggiandogli le spalle ossute. Nonostante avesse passato gli ultimi tre decenni a insistere per farlo mangiare, Sherlock si ostinava a mantenere la sua costituzione filiforme.

Con uno sbuffo il tritone fece ruotare la carrozzina, dove era adagiato con la lunga coda azzurra nascosta da una coperta leggera e ormai quasi asciutta. mentre entrava nella villetta brontolò "Mh d'accordo, però questa volta non addormentarti sul letto lasciandomi nella vasca, o dovremmo spiegare un paio di cosette a tua sorella e alla sua adorabile nouvelle flamme che ha insistito tanto per farci conoscere".

John ridacchiò, appendendo ad un gancio la paglietta da esterno.

Aveva l'impressione che quella sarebbe stata una magnifica giornata.

   
 
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