Checkmate, my Puddin'!

Una risata di spirito, divertita, leggera come una piuma che si adagia lenta e aggraziata a terra, echeggiò nella notte. A ovattarla, la furia del temporale.

Il vento fischiava cercando di portarsi via gli alberi, i lampi illuminavano il cielo cinerino e i tuoni, forti e improvvisi come petardi, brontolavano in lontananza.

Quella risata proveniva da una casa in rovina. Le gocce bussavano contro ai vetri, violente, ma nessuno sembrava intenzionato a lasciarle entrare. Sbirciando, s'intravedevano i resti di un salotto. Non erano rimasti che il tavolo polveroso e un vecchio sofà sopra cui troneggiava un quadro, storto e dai colori sbiaditi. Si riusciva a vedere così chiaramente perché, sotto a quel tavolo, era accesa una candela che spargeva per la stanza un inconfondibile profumo di cera bruciata. E, accanto a quella debole fonte di luce, una scacchiera.

«Boom!» esclamò vivace Harley, portando sinuosamente avanti il busto e inclinando il capo, per guardare Joker con un sorrisetto provocante mentre, con classe, spostava l'ultima pedina. Il re bianco cadde di lato. «Scaccomatto, Puddin'!»

Il criminale, estremamente nervoso, batté un pugno a terra, dove racchiuse tutta la sua infantile rabbia. «Dannazione» borbottò, ferito nell'orgoglio. Non sopportava di perdere.

La donna ridacchiò di nuovo, sporgendosi in avanti per sfiorargli il mento con l'indice. «Andiamo, Puddin', non prendertela. È solo un gioco, no?» sussurrò sensuale, incatenando gli occhioni azzurri contornati dal trucco, sgargiante e colante, nei suoi.

Joker si gettò in avanti, così bruscamente che tutte le pedine di legno ancora in piedi caddero sul pavimento, e agguantò la bionda per baciarla con foga. Un bacio impetuoso, istintivo, di chi si lascia travolgere pienamente dall'intensità delle emozioni. La sentiva ancora sorridere. Sorrideva sempre, una faccia da angelo che celava un diavolo, una bambina buffa in un corpo da donna. La sua bambina.

«Adesso facciamo un altro gioco» sussurrò, roco, a un soffio dalle sue labbra di un rosso vivido e crudo, come il sangue fresco che scorre.

«Oh, ho la sensazione che mi piacerà» commentò lei, ingrandendo il suo perenne sorriso spensierato, mentre veniva trascinata in un altro bacio intenso. La pioggia, da fuori, copriva ogni rumore e quelle mura tetre nascondevano al mondo il loro amore carnale, passionale, insano. Un amore che nessun altro poteva capire... Ma in fondo, che importava?