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Autore: izzie_sadaharu    27/08/2016    0 recensioni
"Adesso, seduta su quel divanetto angusto in una piccola stanza, a osservare la neve che scendeva lenta dietro al vetro della finestra, Yuko si trovò a pensare che, forse, la Scozia le mancava."
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The first time she saw the snow


 

Era la prima volta che Yuko vedeva la neve. Aveva solo sette anni, dopotutto, e di inverni particolarmente freddi ne aveva visti ben pochi. Sua nonna Sheila, in Scozia, la portava tutte le domeniche di gennaio in un ristorante di Edimburgo, e insieme mangiavano con grande voracità interi piatti di minestra calda. Se lo potevano permettere, perché il proprietario della tavola calda, un certo signor Youthsheenbour, era un amico di infanzia dell'anziana donna, e riservava loro sempre un trattamento speciale. Ciò non le aveva risparmiate dal ricevere il soprannome di “donne minestra”, comunque.
Adesso, seduta su quel divanetto angusto in una piccola stanza, a osservare la neve che scendeva lenta dietro al vetro della finestra, Yuko si trovò a pensare che, forse, la Scozia le mancava. In sei anni non aveva mai nevicato – persino la nonna ne era stupita- e in estate poteva confidarsi con i suoi amici britannici, in un sussurro quasi vietato: “Speriamo che quest'anno nevichi.”
L'appartamento a Tokyo era confortevole, sebbene molto piccolo. La città, no. Quella era immensa. Quando zia Fumiyo l'aveva accompagnata in giro per il quartiere, la bambina aveva chiesto ingenuamente: «Questa è tutta Tokyo?» Fumiyo aveva sorriso, scuotendo la testa. «No, Yuko-chan. Questo è un quartiere. Tokyo è molto più grande.» E Yuko si era trovata a chiedere, tra un morso di dango e l'altro, come potessero le persone vivere così a proprio agio in una città tanto grande. In quel tormento di colori e di voci, in quei passi frettolosi e in quelle frettolose occhiate a una bambina dai tratti evidentemente occidentali, non era possibile che risiedesse anche solo una goccia di calore umano.
«Anche Edimburgo è grande, vero?» La zia era stata molto cortese a chiedere della città in Scozia, ma Yuko aveva provato solo una dolorosa fitta di nostalgia. «Sì, ma non così tanto.»
Le venne in mente il colore dei capelli di nonna Sheila, quel rossiccio caldo che profumava sempre di gelsomino e qualcos'altro. Fumo, forse. Nonna Sheila, nei momenti liberi, adorava fumare il sigaro. A Yuko non piaceva l'odore, ma in quel momento provò nostalgia anche di quello. Poi si ricordò di come la nonna fosse solita cucinarle delle focacce calde appena tornava da scuola al pomeriggio. Yuko aveva una routine a cui era molto affezionata, e doversene staccare al momento del trasferimento in Giappone le era costato tantissimo: tornava a casa e dava un bacio sulla guancia alla nonna, un bacio che già pregustava il sapore delle focacce calde che, ne era certa, la aspettavano su un piatto in cucina. Era lì che poi si dirigeva tutta felice, verso il tavolo scuro che occupava buona parte della cucina, e afferrava con mani trepidanti la merenda tanto agognata, sotto lo sguardo affettuoso di Sheila. A ripensarci in quel momento, a Yuko scese una lacrima calda lungo la guancia arrossata. A Tokyo non avrebbe mangiato quelle focacce, né avrebbe dato un bacio sulla guancia a nonna Sheila.
Un malore, avevano detto. Ma forse si trattava semplicemente della sua età avanzata. Qualsiasi fosse stata la causa, adesso nonna Sheila era da qualche altra parte. In Paradiso, avrebbero detto i cristiani. In cielo con i kami, a vegliare costantemente su di te, avrebbero ribattuto gli shintoisti. Ma a Yuko non importava dove fosse. Semplicemente non era lì, e lei non si trovava a Edinburgo, e quella città era troppo grande, e la neve non se l'era mai immaginata così fredda e distante.

 

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Piccola scemenza che ho scritto in un momento di ispirazione malinconica. In questi giorni mi capita spesso. Non so se dovesse uscire una storia malinconica, senza senso o riflessiva, ma sinceramente credo di non aver beccato nessuna di queste caratteristiche. Ditemi voi cosa ne pensate, se avete voglia :)
Ah, e molto probabilmente non si capisce niente. Prendetela così com'è, e pensate che è nata da una mente folle in un altrettanto folle pomeriggio estivo.
Au revoir
Isabella

 

I dango sono dolci da passeggio giapponesi, e i kami sono le entità divine adorate dai credenti shintoisti. 

   
 
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