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Autore: Sciao_Principesa    28/08/2016    1 recensioni
“Dovresti ringraziarmi, Irwin, è un passo in avanti per uscire dalla tua dipendenza.”
“Dipendenza? Fumo solo quando ne sento la necessità, mi tranquillizza, non ne sono dipendente. E poi non avevi comunque diritto di farlo.” Dico confusa e alzando di poco la voce.
“Ok scusa, volevo solo attirare la tua attenzione”
“C’eri già riuscito dopo avermi fatto venire un mezzo infarto.” Ride facendo riapparire ancora quelle fossette. “Ora hai la mia attenzione, ti ascolto”
“Beh, so che sembra strano visto che “ci parliamo” solo da stamattina ma, io e la mia band stasera suoniamo al Boulevard, mi chiedevo se ti va di venire a sentirci. Di solito non c’è molta gente, non siamo molto conosciuti però, ecco, mi farebbe piacere.” Disse tutto d’un fiato, diventando leggermente rosso sulle guance e alla fine abbassando lo sguardo grattandosi la testa.
“Va bene, ci vediamo stasera quindi” dico alzandomi dal muretto e mi dirigendomi in classe.
(Tratto dal primo capitolo.)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Faith porca troia possibile che tu sia sempre in ritardo? Muoviti!”
Alle urla di mio fratello mi svegliai di scatto ed imprecai guardando di sfuggita le ore che segnava la sveglia, questa volta ero veramente in ritardo. Mi alzai dal letto e cercai qualcosa di presentabile dall’armadio. Tirai fuori un paio di jeans neri strappati e una maglia nera degli Oasis, cercai di mettermi tutto velocemente mentre infilavo le scarpe provavo a sistemarmi velocemente i capelli e scendevo di corsa le scale. Colazione l’avrei fatta a scuola come ormai faccio da due settimane e mi sarei truccata molto velocemente in macchina.
“Faith ti sei persa? Non posso arrivare in ritardo stamattina, c’è il compito di biologia e se lo salto quest’anno sono fottuto” continua ad urlarmi mio fratello dalla macchina aggiungendo anche una bella strombazzata di clacson.
Prendo di corsa la mia borsa e mi fiondo nel pic-up arrugginito parcheggiato nel vialetto.
“Buongiorno anche a te Ash, che bella giornata non credi?” Dico sfoggiando il mio miglior sorriso e ricevendo un “Non ti rispondo neanche” dal biondino.
Ci fiondammo a scuola passando semafori arancioni e rischiando di investire due persone, ma riuscimmo ad entrare nell’edificio un secondo prima che suonasse la campanella e che Carl, il bidello, non ci chiudesse le porte in faccia.
Prima ora: spagnolo. Odio la signorina Gomez, la madrelingua, ci tratta come se fossimo stupidi e non capissimo niente mentre lei sta lì seduta sulla cattedra a gambe accavallate pronunciando trecento volte la stessa frase. È una donna sulla trentina, capelli scuri e mossi, labbra carnose e fisico da perfetta ballerina di flamenco. Inutile dire che tutti i ragazzi la mangiano con gli occhi.
“Buenos días señorita Irwin, siempre en retraso! Se siente por favor” mi dice non appena entro in classe.
Le mostro il mio falsissimo sorriso a trentadue denti e mi posiziono in fondo all’aula al mio solito posto mentre lei inizia la sua “lezione” fatta di “España, paella e tapas” mentre i ragazzi la ascoltano come se fosse una dea scesa in terra per salvare l’umanità con le sue “r” arrotolate.
Io prendo il mio quaderno dalla borsa e scarabocchio le prime cose che mi vengono in mente: un cappuccino fumante, una brioche e un letto. Tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento.
“Qualcuno qui ha fame e vorrebbe dormire ancora eh?” Sento bisbigliare dalla mia sinistra. Alzo lo sguardo e vedo un ragazzo biondo, occhi azzurri che mi sorride e mi porge un pezzo di quello che stava mangiando nascosto dal suo zaino. “Non è una brioche invitante come quella che hai disegnato ma ti giuro che sarà la fetta di torta più buona che tu abbia mangiato in vita tua”
Lo guardo un po’ stranita, non capendo perché mi stia offrendo il suo cibo, ma soprattutto cercando di capire da dove spunti quel ragazzo e perché non lo abbia mai visto prima.
“Allora? La vuoi o no? Guarda che se non la vuoi dovrò finirla io e tu non proverai mai più un pezzetto di paradiso” continua a sorridermi e noto che si forma anche una fossetta.  È davvero strano questo tipo, però non sono riuscita a fare colazione quindi.. Afferro la fetta di torta che mi teneva sotto gli occhi, ne mangio un pezzo e caspita, aveva ragione è la migliore torta che io abbia mai mangiato!
“Oh comunque piacere, io sono Luke. Tu sei Faith Irwin giusto?” Annuisco mentre finisco l’ultimo pezzo del dolce e levandomi una briciola dall’angolo della bocca.
“Come fai a sapere come mi chiamo?”
“Beh è il primo nome che la signorina Gomez pronuncia e che ripete sempre almeno venti volte a lezione.” Risponde il biondo come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
“Irwin, Hemmings, non bastava condividere la colazione, ora ci mettiamo pure a conversare? È l’ora di spagnolo non l’ora al bar. Fuori entrambi dalla mia classe!” Ci riprende la professoressa.
Usciamo dalla classe scusandoci ma non appena siamo fuori dalla porta scoppiamo entrambi a ridere mentre Luke imita con la voce della Signorina Flamenco quello che ci aveva appena detto.
Prendiamo posto su una panchina nel cortile della scuola e iniziamo a conversare. Mi spiega che lui è sempre stato lì e che forse non l’avevo mai notato perché a differenza mia lui arriva in anticipo e non si fa sempre richiamare dalla Gomez perché sta con la testa su un altro pianeta 55 minuti su 60. Dice che è stato bocciato un anno, che non vuole ripetere lo sbaglio e che quindi quest’anno ha deciso di passare inosservato per concentrarsi di più e riuscire a passare gli esami.
“Oh ora capisco perché stavi mangiando nascosto dietro al tuo zaino! Anche io mi concentro parecchio in quel modo.” Lo prendo in giro e intanto suona la campanella che segna la fine della prima di tante ore in quelle mura grigie.
“Devo andare adesso, non posso arrivare in ritardo ogni ora. È stato un piacere essere sbattuta fuori dalla classe con te Luke.” Dico alzandomi dalla panchina e dirigendomi verso l’aula di chimica dove mi sta già aspettando Violet, la mia migliore amica.
Violet è la classica ragazza perfetta, sempre curata, con i capelli sempre pettinati e i vestiti in ordine, truccata in modo da far risaltare i suoi punti forti ma senza esagerare. I capelli rossi e lunghi e quegli occhi verdi che sembrano due smeraldi, le labbra carnose e le lentiggini, che la fanno sembrare ancora un po’ bambina, ma con il fisico perfetto, con le curve nei punti giusti. 
“Amica! “ mi abbraccia “Perché arrivi dal cortile? Ti sei fatta buttare fuori ancora? Faith è la terza volta in una settimana, non puoi continuare così! Cos’hai combinato stavolta?” Ridacchia.
“Stavo mangiando e facendo allegramente conversazione con un ragazzo, la Flamenco ci ha beccati in pieno, ha detto che non era l’ora al bar e ci ha cacciati” dico entrando nell’aula e sedendomi con lei ai nostri posti.
“Un ragazzo? Chi era? Lo conosco? È carino? Era quel biondino niente male che arrivava dietro di te dal cortile?” Ammicca dandomi un colpetto sul braccio. 
“Si lui, si chiama Luke, è stato bocciato un anno e... Porca puttana” dico bloccandomi e fissando un punto dietro la mia amica. Perché sta parlando con mio fratello? Perché sembra si conoscano da una vita? Di cosa parlano? Perché ora mi stanno guardando? “Oh porca troia” dico levando lo sguardo dalla loro direzione e ricevendo in risposta un’espressione confusa da parte della mia amica che sta per dirmi qualcosa ma viene interrotta dall’entrata del professore nella classe e dall’inizio della lezione.

Le ore passano, non ho più avuto lezioni con Violet e tanto meno con Luke. Ho cercato di stare il più possibile attenta a tutto ciò che dicevano i professori, ma con scarsi risultati. Non riuscivo a smettere di pensare a Luke e mio fratello che ridevano e scherzavano insieme. Non capivo perché si conoscessero. Perché non ne sapevo nulla. Ora sono nella mensa, davanti a me un piatto stra pieno di un cibo che non riesco a definire. Continuo a giocarci con il cucchiaio, girando e rigirando quella brodaglia grigiastra.
“Faith? Sei con noi?” La rossa mi sventola una mano davanti alla faccia, facendomi ritornare sulla terra e distraendomi dai miei pensieri.
“Hm? Si, ci sono ci sono” dico cercando di convincere più me stessa.
“Il biondino continua a guardare nella tua direzione, c’è qualcosa che devi dirmi? Cos’è successo in quel cortile?” chiede piena di malizia e accennando un sorrisino. Sta guardando nella mia direzione? Con un gesto spontaneo alzo la testa nella sua direzione fino ad incrociare quegli occhi azzurri che, in effetti, mi stavano davvero fissando, ma che guardano da un’altra parte non appena si accorgono di essere notati da me.
“Non è successo nulla nel cortile Violet, lo “conosco” solo da stamattina. Andiamo!” Mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso l’uscita. Il terzo grado della mia amica mi metteva agitazione, ma lo sguardo di ghiaccio del biondo me ne metteva ancora di più. Andai nel cortile e mi accesi una sigaretta, dovevo distrarmi un po’ dai miei pensieri e da quello che mi stava circondando. Sobbalzai quando sentii una mano calda sul mio braccio e mi voltai di scatto cercando di capire a chi appartenesse. 
“Non sai che fumare fa male?” Luke, che mi stava sorridendo e ridacchiava per la possibile espressione da deficiente che avevo in volto.
“Luke, cazzo! Vuoi farmi prendere un infarto? Non ti hanno mai detto di non apparire alle spalle delle persone? Ho perso dieci anni di vita.” Mi metto una mano sul petto cercando di controllare il mio battito accelerato e lo sento  ridere. “Non è divertente” dico acida e lui alza le mani come per scusarsi, poi si siede di fianco a me sul muretto, mi leva dalle labbra la sigaretta e la butta per terra.
“Ehi! Hemmings non è divertente. Se stai cercando di farmi innervosire ci stai riuscendo.”
“Dovresti ringraziarmi, Irwin, è un passo in avanti per uscire dalla tua dipendenza.”
“Dipendenza? Fumo solo quando ne sento la necessità, mi tranquillizza, non ne sono dipendente. E poi non avevi comunque diritto di farlo.” Dico confusa e alzando di poco la voce. 
“Ok scusa, volevo solo attirare la tua attenzione” 
“C’eri già riuscito dopo avermi fatto venire un mezzo infarto.” Ride facendo riapparire ancora quelle fossette. “Ora hai la mia attenzione, ti ascolto”
“Beh, so che sembra strano visto che “ci parliamo” solo da stamattina ma, io e la mia band stasera suoniamo al Boulevard, mi chiedevo se ti va di venire a sentirci. Di solito non c’è molta gente, non siamo molto conosciuti però, ecco, mi farebbe piacere.” Disse tutto d’un fiato, diventando leggermente rosso sulle guance e alla fine abbassando lo sguardo grattandosi la testa.
“Va bene, ci vediamo stasera quindi” dico alzandomi dal muretto e mi dirigendomi in classe.

“Bionda! Deve proprio piacerti questo ragazzo per convincerti ad andare a sentirlo suonare in un locale e per farti pensare così tanto a cosa metterti.” Mi sorride maliziosa Violet appoggiata alla porta della mia camera.
Sono esattamente trentacinque minuti che sono davanti allo specchio. Ho svuotato il mio armadio da tutti i vestiti, li ho provati e riprovati almeno due volte e ancora non ho trovato nulla di adatto. Forse mi sto facendo paranoie inutili ma devo dire che mi piace vestirmi bene, anche se a scuola metto sempre le prime cose che mi capitano a tiro, quando devo uscire mi sistemo e cerco di farmi il più carina possibile.
“Violet, al posto di stare lì ferma a fissarmi e ridacchiare aiutami a trovare qualcosa di decente.” Ormai sono nel panico totale.
“Il vestitino nero?” ammicca lei.
“Non sarà un po’ troppo esagerato?” Dico ricordandomi di colpo di come quel vestito fosse fatto. Little black dress. Tre parole, descrizione perfetta. Nero, corto, forse troppo, aderente nella parte alta e leggermente ampio sulla gonna, niente spalline, scollo a cuore e aperto sulla schiena. “Decisamente troppo.” Sentenzio.
“Almeno con quello addosso sei sicura di far colpo sul biondino” mi strizza l’occhio e mi passa il vestito. Alzo gli occhi al cielo e, diamine, al diavolo tutto. Lo indosso, mi sistemo i capelli come meglio riesco, mi trucco un po’ più del solito aggiungendo anche una riga di eyeliner sui miei occhi, oltre al solito mascara, metto i tacchi e prendo la borsa cercando di non barcollare troppo. “Come sto?” Mi rivolgo alla mia amica.
“Sei perfetta, cadranno tutti ai tuoi piedi, non solo lui” ridacchia e scendiamo le scale per poi entrare nella sua  macchina direzione Boulevard.

Dopo circa 15 minuti di strada ci troviamo in un ampio piazzale con alcune macchine, una scritta al neon illumina l’entrata del locale e qualche ragazzo in fila la anticipa. In qualche minuto siamo dentro, è un posto carino, non so perché ma me lo aspettavo peggio. C’è qualche ragazzo seduto ad alcuni tavolini, mentre altre persone sono attorno al bar ad ordinare da bere. Luke aveva ragione, è abbastanza deserto. 
“Ci sediamo a quel tavolo?” Dico alla mia amica indicando un tavolino abbastanza vicino al palco e subito dopo ci dirigiamo da quella parte e ci sediamo.
“Cosa prendi?” Chiede guardando la lista di alcolici appoggiata al tavolino. 
“Vodka lemon, tu?” 
“Una coca-cola, a differenza tua io devo guidare” dice come se fosse la cosa più triste del mondo. Ordiniamo al cameriere i nostri drink e dopo qualche secondo sono già davanti ai nostri occhi. Faccio due sorsi, le luci si abbassano di colpo e qualcuno annuncia al microfono i “5 seconds of summer” la band che adesso suonerà. Dopo quell’annuncio mi posiziono meglio sulla sedia, guardo in direzione del palco e vedo entrare Luke seguito da due ragazzi che forse avevo incrociato qualche volta nei corridoi insieme ad un terzo ragazzo che sono più che sicura di conoscere. 
“Oh cazzo” dico strattonando il braccio alla mia amica che, confusa si gira anche lei in direzione del palco.
“Ma quello non è..?” Dice abbastanza sconvolta.


“Mio fratello porca troia! Da quando suona in una band?” Ora capisco perché quei due si conoscevano e si parlavano allegri. Appena torniamo a casa mi deve delle spiegazioni.
“Bene, ehm, questo è un brano che ho scritto un po’ di tempo fa,  si intitola Out Of My Limit” una volta finito di introdurre la canzone, Luke si posizionò meglio la chitarra, sistemò il microfono e iniziò a cantare, accompagnato dagli altri ragazzi. Devo dire che aveva veramente una bella voce e che la canzone non era niente male. Appoggiai una mano sulla guancia per reggermi la testa e godermi meglio lo spettacolo. Luke guardò un paio di volte nella mia direzione, mi sorrise e io sorrisi di rimando. Senza rendermene conto avevano già finito di cantare e si sollevò un applauso da parte dei pochi clienti del locale e quando i ragazzi scesero dal palco Violet mi riportò alla realtà.
“Certo che sei proprio persa, non hai smesso di fissarlo nemmeno un secondo e lo conosci solo da stamattina!” Rise di gusto e sorseggiò un po’ della sua coca-cola.
“Non sono persa, sono bravi e la canzone mi piaceva.” Ribatto sorseggiando anche io un po’ del mio drink.
“Sono contento che ti sia piaciuta.” Sentii una voce alle mie spalle. Merda, spero non abbia sentito anche quello che ha detto la rossa o mi scavo una buca e mi ci sotterro all’istante.
“Oh, Luke” cercai di ricompormi “Si, mi è piaciuta. Siete davvero bravi, complimenti.. Mi dispiace solo che ci sia così poca gente ad ascoltarvi, dovreste provare a farvi un po’ di pubblicità.” 
“Ci abbiamo provato ma si vede che non siamo bravi in quello” rise “Potresti darci una mano tu se vuoi.” Ammiccò.
“E se vi porto più clienti cosa ottengo in cambio?” 
“Ci penserò su.” Fece l’occhiolino “Ora devo andare, ci vediamo a scuola? Ciao Faith, ciao amica di Faith!” Disse allontanandosi dal nostro tavolo e non aspettando una mia risposta.
“Amica di Faith? Dice sul serio?” Disse scioccata Violet e scoppiammo a ridere entrambe.




NOTE AUTRICE:
Sono tornata con una nuova FF. Questa volta sui 5 Seconds Of Summer. È un idea che mi è venuta per caso e mi scuso per la confusione che può esserci in questo capitolo. Spero che nei prossimi passi ahahah. Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate e recensite per favore!
Un abbraccio
-Federica
  
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